lunedì 22 luglio 2013

IL DOCUMENTO DI D&G CONTRO LA PERSECUZIONE FISCALE


Hanno comprato due pagine di giornale, esattamente sui due quotidiani nazionali più diffusi, Corriere e Repubblica, per pubblicare la loro protesta contro "le accuse della Guardia di Finanza, l'Agenzia delle Entrate , gli attacchi dei PM e la gogna mediatica "
La goccia dell'insulsa e misera esternazione di uno degli assessori della trista giunta Pisapia li ha spinti a chiudere i loro negozi per tre giorni.
Parliamo naturalmente di Dolce e Gabbana che hanno  ricordato come prima che iniziasse questa guerra, loro erano al quarto e quinto posto tra i maggiori contribuenti di Milano , pagando imposte per 13 e 12 milioni di euro, e che tuttora nella loro azienda lavorano oltre 250 persone. Dopodiché la parola è passata ai loro legali.
A mio avviso è un documento da leggere, e quindi il Camerlengo, gratis ovviamente, dà il suo piccolo contributo alla sua diffusione.


"L'accusa penale nei confronti dei due stilisti era questa : voi , che dalla cessione dei marchi avete incassato complessivamente euro 360.000.000, dovete pagare euro 548.842.368 di tasse.
Incredibile ma vero : i due stilisti erano stati accusati di dichiarazione infedele dei redditi per aver fedelmente annotato "solo" il corrispettivo effettivamente percepito e non quello (miliardario, secondo la fantascientifica ipotesi dell'Agenzia delle Entrate ) che avrebbero teoricamente potuto percepire.
Questo eraall'inizio e questo è ancora oggi ciò che sta alla base della richiesta dell'Agenzia delle Entrate, che chiede il pagamento di tasse (si ripete : per redditi mai percepiti) per centinaia di milioni di euro. 
Un caso più unico che raro, che diventa ancora più paradossale e inaccettabile se si considera che proprio quella fantasiosa ipotesi dell'Agenzia delle Entrate (devi pagare tasse ultramilionarie su redditi che non hai mai percepito) per due volte è stata sottoposta all'attenzione di un giudice penale e per due volte è stata giudicata "il fatto non sussiste". 
L'ultima volta il giudice , nonostante fosse maturata la prescrizione, ha ritenuto doveroso assolvere i due stilisti con formula piena, di fatto proclamando la loro completa innocenza.
eppure oggi il fisco chiede a due cittadini, che hanno sempre pagato fino all'ultimo centesimo (e secondo l'aliquota più alta ) le imposte sui redditi che hanno effettivamente percepito, il pagamento di ulteriori tasse su redditi mai (ripetiamo : mai !!) percepiti. 
E' un vero e proprio stravolgimento prima ancora che dei principi dettati dalla Costituzione, delle regole basilari del vivere civile, che togli al cittadino ogni certezza ed impone di vivere con il terrore che prima o poi il fisco possa bussare alla sua porta, anche senza alcun motivo. 
L'opinione pubblica deve sapere che la condanna penale di primo grado che ovviamente sarà impugnata, non è per evasione fiscale dei due stilisti.
Essa riguarda la società Gado, costituita ed operante all'estero, che è stata ritenuta una società residente in Italia e, come tale, con l'obbligo di presentare la dichiarazione dei redditi. La condanna, quindi, è stata nei confronti del suo amministratore e, in relazione a questa contestazione, i due stilisti sono stati ritenuti concorrenti esterni. 
Anche in relazione alla società Gado il fisco ha avanzato pretese milionarie in sede tributaria, dando luogo in questo modo ad una duplicazione inspiegabile e non comprensibile.
C'è poi un'ulteriore inaccettabile peculiarità di questa situazione : la retroattività delle norme.
Infatti, mai nel 2003-2004 (epoca a cui risalgono le contestazioni )si sarebbe potuto prevedere una simile pretesa fiscale, che neppure i vari cambiamenti giurisrudenziali giustificano : la Cassazione ha infatti introdotto la figura dell'abuso della libertà negoziale solo nel dicembre 2008 e, in ogni caso, quella figura non arriva al punto di poter contestare un illecito fiscale in una vendita a prezzo pacificamente reale, su cui sono state pagate tutte le imposte dovute. 
La duplice contestazione per gli stessi fatti , nei confronti di Gado e dei due stilisti, non è la repressione di un abuso, ma è a sua volta un abuso verso gli stilisti e l'intero gruppo e mina la fiducia complessiva dei contribuenti verso lo Stato di Diritto, che solo stimola al lavoro, all'impegno, allo sviluppo, al progresso. 
Si è di gran lunga passato il segno.
Fisco e giustizia devono sicuramente essere talora anche severi, ma non tanto ciechi e incomprensibile come questa doppia ed ingiustificata riscossione evidenzia.

Avv Massimo Dinoia        Avv. Fortunato Taglioretti         Avv. Armando Simbari

1 commento:

  1. Solidarietà piena a D&G. Oramai, forse da un po', un po' tanto, abbiamo superato il limite. Ilva di Taranto, ora anche la sentenza della Fiat di Pomigliano. Basta coi parassiti di Stato. Libertà di intraprendere.

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