Continua lo strano caso del Professore di Saluzzo, sorta di Dottor Jekill (per il suo paese) e Mr. Hide (per la procura e il gip, tutto minuscolo). E anche tra i giornali questa dicotomia sembra proporsi : La Stampa, che segue il caso dal primo giorno con attenzione non solo cronistica, più dubbiosa, il Corriere della Sera più asettico e portato, senza apparenti eccessi, con finta sobrietà, a stare dalla parte dell'accusa. In realtà , all'interno del giornale di via Solferino c'è questa divisione tra opinionisti, più propensi al garantismo, e giornalisti dediti alla giudiziaria, come la Sarzanini e Ferrarella, che potrebbero tranquillamente trasferirsi a Repubblica, a prendere il posto di un noto collega, deceduto non da molto, famoso per il suo manettarismo.
Se non altro però, qualcosa di più si comincia a intravedere. Ovviamente, continua l'erronea comunicazione per la quale il Prof. Valter Giordano sia penalmente nei guai perché andato con sue allieve minorenni, senza mai accennare all'età delle ragazze, che fa tutta la differenza del mondo.
Abbiamo già scritto, cosa che le persone comuni più spesso non sanno, ma nemmeno i giornalisti di giudiziaria, che in campo sessuale la maggiore età non coincide coi 18 anni, bensì coi 14 ! Che noi facciamo caso, comprensibilmente, al professore che ha 57 anni, ma ci sono migliaia e migliaia di diciottenni e ventenni che se la fanno con ragazze di 14, 15 e 16 (che li sognano, e si danno 20 anni su FB). Sai le denunce che ci dovrebbero essere ??! Pertanto se un maggiorenne va con una 14enne consenziente, non è reato. Di regola. Poi la norma (art. 609 quater codice penale) eleva l'età valida per il consenso da 14 a 16 (e da 16 a 18) in vari casi, dove la posizione del maggiorenne può condizionare la volontà del minore. L'insegnante è tra queste figure. E' improbabile (anzi pare di no) che le allieve o ex (sono due)del professor Giordano avessero all'epoca dei fatti meno di 16 anni. Quindi l'accusa non è di rapporti con minori, ma di violenza sessuale tramite abuso di autorità. In poche parole, il vecchio plagio ( o addirittura la promessa di bei voti). Resta la vicenda strana di un uomo elogiato da tutti (preside, colleghi, allievi, compaesani, anche la ex moglie) e pericoloso per la procura (adesso gli hanno dato i domiciliari, già qualcosa, ma 10 giorni di carcere se li è fatti).
Allo stesso tempo, lo stesso bravissimo insegnante è uno che qualche problema di incontinenza sessuale ce l'ha e il rapporto con le due allieve risulta provato da mail e anche foto hot.
Loro erano sicuramente consenzienti, ma per la procura , dove s'improvvisano psicanalisti, era un consenso viziato dell'autorità (e quindi scatterebbe la violenza sessuale).
Qui è come per i casi richiesti per la custodia cautelare - pericolo di fuga, reiterazione del reato e inquinamento delle prove - che, in astratto possono essere sempre assunti come esistenti. Che senso ha prevedere all'articolo 609 quater che bisogna avere almeno 16 anni perché il proprio consenso sia valido con determinate persone, aventi ruoli particolari nella vita del minore (il professore è tra queste) , se poi si assume, invocando l'articolo 609 bis che descrive i casi di violenza sessuale e mette l'"abuso di potere" tra le condotte sanzionate, che un insegnante, perché tale, "inevitabilmente" esercita tale colpevole suggestione ?
Il sospetto, è che, come spesso gli accade, l'accusa - spesso, lei sì, affetta da psicosi penaliste - sia partita lancia in resta convinta di avere l'orco da sbattere in prima pagina e si è trovata invece una persona sicuramente umanamente debole, che ha commesso errori anche gravi, ma non colpevole di un reato. Oltretutto, portata in palma di mano e difesa dall'intera sua comunità.
E l'impopolarità non piace a nessuno. Tantomeno ai giudici odierni.
E infatti sono arrivati i domiciliari.
Ecco l'articolo, più approfondito, del quotidiano torinese
Lo strano caso del prof Valter
tra codice penale e solidarietà
Ieri alle 13,30 Valter Giordano è uscito dal carcere. C’era solo suo figlio davanti a questo portone di ferro. Persino Saluzzo sembrava così lontana da questo spiazzo di campagna sperduto sotto al Monviso, come se per una volta avesse voluto far finta di non vedere. Jeans, una polo e un saccone con tutti gli indumenti da lavare. Lo stesso ufficio del gip che gli aveva negato la libertà tre giorni fa, ha cambiato idea e gli ha concesso gli arresti domiciliari. L’ultima lettera, con tutte quelle firme, Erich non ha dovuto fargliela vedere quando è andato a prenderlo. Ne aveva altre e si era segnato dei nomi su un bigliettino perché aveva paura di non ricordarseli. Dice che «si è commosso».
Non dev’essere un caso se tutti questi studenti gli dedicano tante belle parole: «E’ un uomo che sa far ridere e coinvolgerti talmente tanto nella recitazione del “Conte Ugolino” da farti venire da piangere, lì, sul banco. Lui l’ha fatto. E’ un uomo che non si vanta mai, che non si crede superiore a nessuno, che ci chiedeva sempre scusa perché dovevamo sopportarlo. E’ uno che ha aiutato chiunque a qualsiasi prezzo. E’ uno che diceva: “amo il mio lavoro in modo viscerale. Finirò in ospedale il giorno della mia pensione”. Le sue lezioni ci hanno dato la forza di gioire delle piccole cose e ci hanno insegnato a guardare il mondo».
Quello che riesce difficile da capire è la distanza tra queste parole, - e quelle quasi di una comunità intera -, e le accuse della Procura, che lo ha mandato in carcere per i rapporti con due sue studentesse, una delle quali minorenne. E’ che forse tutti gli uomini hanno il loro peccato, e a volte può essere soltanto la nostra debolezza, o la nostra solitudine. I colleghi e gli allievi l’hanno sempre descritto come «un uomo minuto, molto perbene, umile, innamorato del suo lavoro e dei suoi studenti». Non è l’orco delle fiabe. Probabilmente, è solo un uomo.
Ieri, quando Erich è andato a prenderlo per portarlo in una «Casa famiglia» della zona, dice che la cosa che più l’ha colpito è tutta questa solidarietà. In un paese è più difficile, eppure è successo, e anche questo, forse, vuol dire qualcosa. Quando al mattino era andato a trovarlo in carcere con sua mamma, non sapeva ancora degli arresti domiciliari, e l’aveva visto molto giù, perchè diceva che era da quando era entrato lì dentro che non aveva potuto quasi dormire, chiuso in una cella singola, senza televisioni e senza giornali, la luce sempre accesa, e l’eco dei rumori e delle voci che rimbombano come la condanna di un incubo. Era stato arrestato dieci giorni fa, dopo il ricovero in ospedale per un tentato suicidio. L’avevano salvato dei passanti mentre si buttava da un ponte. Quando l’avevano dimesso, c’erano i carabinieri che l’aspettavano, in un giorno così diverso da questo, nella vizza calura della tarda estate, sotto un cielo bianco come uno schermo vuoto, dove tutto in fondo doveva essere ancora scritto e filmato, anche il suo volto com’è invecchiato adesso, appena prosciugato dalla sua caduta e dall’incombere delle responsabilità.
Ma è che tutto in questa storia, pare sempre in bilico fra estremi opposti. Il professore rischia condanne pesantissime. Può un uomo perbene far così del male? Non è solo il limite della legge e del suo freddo distacco dai sentimenti, a renderci oggetti senza anime in ogni processo, ma è anche, molto di più, l’abisso incomprensibile delle tragedie umane, che ci travolgono senza che noi possiamo far niente per fermarle. Per Giordano, molto, invece, sta succedendo. Adesso pure i suoi colleghi hanno scritto accorate righe in sua difesa: «Non ci si improvvisa professori stimati e ricordati in modo tanto unanime e duraturo dagli studenti, dai colleghi e dalle famiglie. Sulla competenza e sull’umanità del professor Giordano, sulla sua generosità e dedizione agli studenti e alla scuola, sulla sua cultura fuori dal comune, nessuno può nutrire il minimo dubbio».
Non sappiamo se tutto questo ha un senso o una logica. Non l’abbiamo capito e forse non possiamo nemmeno. Certo che tutto quello che sta succedendo a Saluzzo, questa piccola città che difende il suo professore, sembra appartenere quasi a un romanzo o a uno di quei film sull’attimo fuggente. Simona, Alice e tutti gli altri ragazzi dicono che per loro era «un secondo papà». Ricordano che lui alla prima lezione li ammoniva sempre che i «voti non sono importanti! Sono solo dei numeri, che non diranno mai che persone siete!». E sembra di vederli, nelle loro aule a studiare la vita, così lontani dal mondo fuori alla mercé delle passioni, in cui la gente urla o piange con la stessa insensatezza e repentinità con cui gli incidenti e gli omicidi accadono sui giornali.
Da ex alunna del Liceo Linguistico G. Soleri mi dico INDIGNATA per quello che sta succedendo in questi giorni al prof. Giordano. Un uomo con una conoscenza davvero invidiabile, che spiegava Dante e Manzoni come pochi altri docenti, nel corso della mia educazione scolastica, hanno saputo fare. Inutile dipingerlo come un pedofilo che regala voti in cambio di sesso, perché è sempre stato molto corretto e non ha mai concesso favoritismi. Mi pare che "abuso di potere" sia davvero eccessivo, nonché fuori luogo, perché non credo abbia obbligato nessuna delle due studentesse a fare qualcosa contro la loro volontà. Il sesso, da che mondo è mondo, si fa in 2. Anziché sbattere in prima pagina l'accaduto, infangando la sua reputazione e dipingendolo come un mostro che si nasconde dietro la sua personalità sempre cordiale, i media locali dovrebbero almeno avere la decenza di continuare a mantenere alto il suo nome, che merita RISPETTO.
RispondiEliminaGentile Krizia, ti rigrazio per il tuo intervento, che costituisce testimonianza diretta di quello che peraltro il giornalista della Stampa riporta : il prof. Giordano gode di una invidiabile stima e considerazione nella sua scuola e in chi lo ha conosciuto come insegnante. Sul fatto penale, ho scritto come la penso. Secondo me l'accusa credeva di aver trovato il solito orco di bambine, e adesso si trova in imbarazzo per la difesa dell'intero paese.
EliminaDire che non conta la personalità del prof. Giordano, del suo essere considerato un ottimo insegnante, come pare aver detto qualcuno in procura, significherebbe solo che , come qui viene ripetuto spesso, non conta vincere un concorso di uditore giudiziario per diventare dei buoni giudici. Peraltro, non sappiamo perché gli inquirenti siano convinti dell'ipotesi di violenza sessuale. Perché questa è l'accusa, Krizia. Quindi NON l'avere avuto dei rapporti con delle minorenni (che, come scritto, potrebbero comunque avere avuto un'età adeguata per un valido consenso) , ma per averle "costrette" mediante un condizionamento dovuto al proprio ruolo. DI qui il riferimento a voti non meritati.
Quanto alla reputazione, il prof. Giordano potrà contare sulla considerazione di persone come te, che lo hanno conosciuto e apprezzato, e non sono disposte a rovesciare il proprio giudizio per una condotta circoscritta, ancorché, se confermata, biasimata dai più. Per gli altri, come puoi leggere nel giudizio che segue, e che riporto, per il professor Giordano nessuna pietas.
Samuele Marchetti
RispondiEliminaposso dire, quantomeno, che mi fa un po' schifo un uomo di 57 anni che va con una ragazzina, sia essa sedicenne o diciannovenne? e che reputo (opinione mia personale), sarebbe giusto tale condotta fosse sanzionata, anche se si tratta del miglior professore di questo mondo?
iL GIUDIZIO MORALE CI STA, anche se poi ognuno è più o meno indulegente con le debolezze dell'essere umano. E ci sta anche il provvedimento disciplinare, del provveditorato, in base a quelle che saranno le risultanze definitive. Se parliamo invece di sanzione penale, allora vale la famosa battuta di Boskov, trasportata dal calcio alle aule di giustizia : rigore è quando arbitro fiscgia, diceva il saggio e simpatico serbo, Ecco, reato è quando lo dice la legge. E quindi l'età conta. 15 anni sono una cosa, 16 un'altra, 19 non staremmo nemmeno qui a parlarne.
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