Curioso di storie. Mi piace ascoltarle e commentarle, con chiunque lo vorrà fare con me.
venerdì 7 febbraio 2014
GRASSO E BOLDRINI, LA MELA AVVELENATA DI BERSANI
Grasso e Boldrini giustificano da soli l'auspicio della fine della legislatura, che è insopportabile vedere due così presidenti delle camere. Bersani - auguri sinceri per la sua salute - dopo l'imprevista sconfitta elettorale era in evidente stato di shock e solo così si spiega l'elezione manu militari di questi due individui. Un ex magistrato, che di politica non comprende nulla se non quello che altrove gli dettano, e una pasionaria di Sel.
Non mi piaceva la Pivetti, avevo timori per Bertinotti (che invece si comportò decentemente in quel ruolo), di molti non mi sono nemmeno accorto (ed è un bene, che anche nelle gare sportive si dice che il buon arbitro è quello che non si fa notare). Con Fini è iniziata la partigianeria sistematica di un ruolo super partes. Con questi due il fondo non si vede.C'è un'altra spiegazione alla sciagurata scelta dell'ex segretario del PD : la vendetta. Non mi avete voluto come presidente del Consiglio, e io vi lascio questa mela avvelenata...
Ovviamente la mia è una provocazione. Penso che Grasso e Boldrini volessero essere il recupero dell'elettorato della sinistra radicale che avevano votato Grillo, il canto della sirena volto a sedurre i grillini in parlamento per riuscire a varare quel governo del "cambiamento" rimasto invece nella mente ormai compromessa di Pierluigi, persona per bene ma non immune da cantonate e risentimenti.
Il risultato è che lui è sparito dai radar , e questi invece ce li dobbiamo tenere. Per fortuna non per cinque anni, ma per un altro temo di sì, che alla fine queste elezioni anticipate le vuole solo - e manco lui è più sicuro - Renzino.
La gazzarra dei grillini ha oscurato la pessima conduzione della seduta della Camera da parte della Boldrini il giorno del salva decreto bankitalia, e ora la performance di Grasso, che ignorando il parere della commissione di presidenza, che aveva votato contro la costituzione di parte civile del Senato nel processo in fieri avverso Berlusconi ( al 50mo gli regaleranno un orologio d'oro quelli della procura ? ) ha deciso, motu proprio, di dare mandato in questo senso, che poi non ho capito quale organo legale si occuperà della cosa, che l'avvocatura dello Stato aveva espresso le sue forti perplessità in merito.
Grasso lo avverto come un uomo viscido, ma questa è solo una sensazione personale. Lo ascoltai in una trasmissione in cui lo avevano chiamato a rispondere delle accuse a suo tempo mossegli da Travaglio sempre in ordine alla vexata quaestio della trattativa Stato Mafia e non mi era piaciuto nemmeno un po' (eppure io sulla vicenda, come in realtà su tutto, ero avverso alle tesi travagliesche).
C'era, in questo inedito storico di un Senato, organo istituzionale, che esce dalla Camera Alta per entrare come parte in un tribunale, qualcosa che non mi tornava, che mi disturbava. Probabilmente il fastidio per il panpenalismo imperante, l'abboccare agli ami delle procure per coinvolgere tutto e tutti nei loro processi, in modo che gli stessi non siano mai solo cose di legge ma sempre anche di politica, il fatto che quando c'è di mezzo Berlusconi accadono sempre cose "inedite" (come l'abolizione del voto segreto sulla decadenza, anche lì la mano di Grasso).
Bene, a questo disagio ha dato voce e spiegazione lucida il bravo Ostellino, voce autorevole e pragmatica - che rifugge quindi alla retorica "indignada" che inflaziona la nostra stampa e la nostra vita - che però nella circostanza usa parole durissime nei confronti del sig. Grasso.
Sicuramente arriverà lettera di protesta del soggetto che il direttore del Corsera ospiterà con fin troppo riguardo.
Intanto però da leggere l'intervento del bravo opionionista
"Senato parte civile contro Berlusconi. Una rinuncia alla divisione dei poteri"
La personale decisione del presidente Grasso di costituire il Senato parte civile contro Berlusconi nel processo promosso dalla Procura di Napoli per la cosiddetta compravendita di senatori è il caso esemplare dell’inadeguatezza e dell’incompetenza istituzionali di chi, oggi, incarna e rappresenta l’Ordinamento giuridico e della cialtroneria del sistema politico. È la sanzione — da parte di un magistrato che continua a pensare, e ad agire, da magistrato — della subordinazione di uno dei poteri dello Stato (il legislativo) ad un altro (il giudiziario) che sovverte secoli di pensiero sulla divisione e la separazione dei poteri nello Stato moderno; cancella, in fatto e in diritto, la sovranità popolare, retrocede i suoi rappresentanti a un rango inferiore a quello della magistratura, l’organismo burocratico di gestione del sistema giudiziario, costituito da impiegati dello Stato, stipendiati dalla funzione pubblica ed elevati a custodi e rappresentanti della democrazia sostanziale attraverso un concorso...
Invitato a fornire una qualche spiegazione al proprio singolare operato, il presidente Grasso ha precisato, in un pasticciato e incoerente discorso in Aula, che la sua decisione sarebbe revocabile se «tutta l’Assemblea» si pronunciasse in tal senso: la trovata di un furbetto, che sa che, date le forze in campo, ciò sarebbe impossibile, o l’ignoranza di chi non sa neppure che la democrazia è il metodo col quale si prendono, a maggioranza, non unanimemente, le decisioni: vince chi ha più voti? Caro presidente Grasso, si rassicuri: non l’accuso di essere di parte — come fa impropriamente la destra, che non coglie l’essenza istituzionale del caso e ne fa un problema politico, o come hanno fatto i grillini, accusando di faziosità la presidente della Camera, la signora Boldrini, per aver troncato una discussione parlamentare solo per delirio di onnipotenza e per demagogia
. Io le rimprovero ben di peggio: di non saper fare il suo mestiere, di essere culturalmente incompetente e inadeguato al ruolo che ricopre e di sudditanza al giustizialismo e al demagogico e populista principio del politicamente corretto che sta a suo fondamento.
A dire il vero, a me era già parsa un’abdicazione alle proprie prerogative e una negazione delle funzioni istituzionali del Senato che i senatori, membri dell’Ufficio di presidenza, convocato per consultazioni da parte del presidente, si fossero pronunciati, otto a favore, dieci contro, sulla decisione di costituire una branca del potere legislativo parte civile in un processo. Se avessero anche solo un barlume di conoscenza della divisione dei poteri e del proprio ruolo di parlamentari, non si sarebbero neppure pronunciati; avrebbero semplicemente respinto l’idea come istituzionalmente improponibile. Non sarebbe stata neppure una decisione politica — ascrivibile alle diverse posizioni politiche — bensì, tecnicamente, (solo) strettamente istituzionale.
Dato il livello di inadeguatezza e di cialtroneria tecnico-istituzionale cui è approdata la politica, non ci sarebbe, a questo punto, altro da aggiungere a quanto già detto. Ma, purtroppo, non si tratta solo di inadeguatezza e di cialtroneria — che peraltro il sistema informativo si guarda bene dal rilevare e denunciare — bensì del modo, occulto e surrettizio, di servire un disegno antiriformista e reazionario. La sinistra aveva sempre sostenuto, anche in un recente passato, che le decisioni — persino quelle di governo, per non parlare di quelle riguardanti le regole del gioco della democrazia — dovevano essere prese con la partecipazione, e l’accordo, di tutti. Ma adesso che Matteo Renzi applica il principio, una parte della sinistra ha cambiato idea e gli rimprovera di coinvolgere Berlusconi, un «delinquente» già condannato dalla magistratura — copyright della stampa di sinistra — in un progetto comune.
Insomma, le decisioni prese all’unanimità, tutti assieme appassionatamente, contravvenendo al principio democratico della maggioranza, andavano bene se erano il modo di perpetuare il consociativismo al servizio del corporativismo sociale già istituzionalizzato dal fascismo, cioè se erano la negazione del principio che, in democrazia, governa chi ha più voti nel rispetto delle minoranze; vanno malissimo se sono funzionali a un progetto di cambiamento riformista che la sinistra, contraria a ogni cambiamento, condanna da posizioni palesemente reazionarie. Che chiama progressismo...
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
MASSIMO PUGLIOLI
RispondiEliminaMi piaceeeeeee !!
ANNA CONTI
RispondiEliminaBravissimo Stefano. Anche tu non te la cavi niente male
Ma ti mi vuoi bene Anna, si sa
EliminaANNA CONTI
EliminaChe io ti voglia bene è fuori discussione, ma che tu oltre che avvocato sei anche un grande opinionista, Pure!
Opinionista? Lo considererei un'offesa se fossi in te. In effetti nel tuo caso si tratta di una opinione e di una posizione da condividere al 100%. Per il resto mi limiterei ad apprezzare la tua interpretazione della realtà e a ribadire che purtroppo di opinionisti in generale, di pennivendoli intellettualoidi da strapazzo , ne abbiamo le tasche e i giornali pieni.
RispondiEliminaTu proponi in maniera fin troppo discreta le tue opinioni , non le compri e soprattutto NON LE VENDI. Questo fa di te un fedele interprete della realtà socio politica di questo bislacco paese. Mi risulta che tu faccia un altro mestiere che non quello per me "dispregiativo" di opinionista.
Grazie delle belle parole Giorgio. Quanto al mestiere, credo non sia mistero che il camerlengo per vivere faccia l'avvocato. Scrivere di attualità è invece una passione.
Elimina