Ho trovato interessante e istruttivo leggere lo Statuto di Hamas, e invito tutti coloro che si appassionano, o anche semplicemente seguono le vicende del conflitto arabo palestinese, di leggerlo a loro volta.
L'obiettivo primario è risaputo e trova la sua enunciazione nelle parole contenute nell'articolo 11.
Il Movimento di Resistenza Islamico crede che la terra di Palestina sia un sacro deposito (waqf), terra islamica affidata alle generazioni dell’islam fino al giorno della resurrezione. Non è accettabile rinunciare ad alcuna parte di essa. Nessuno Stato arabo, né tutti gli Stati arabi nel loro insieme, nessun re o presidente, né tutti i re e presidenti messi insieme, nessuna organizzazione, né tutte le organizzazioni palestinesi o arabe unite hanno il diritto di disporre o di cedere anche un singolo pezzo di essa, perché la Palestina è terra islamica affidata alle generazioni dell’islam sino al giorno del giudizio.
Non è un delirio, è una missione chiara, un dovere a cui votare la propria esistenza di veri credenti.
Ed è coerente con tutto l'insieme.
Perdetela una mezzora.
Statuto del Movimento di Resistenza Islamico (Hamas)[1]
(18 agosto 1988)
In nome di Allah, il Clemente, il Misericordioso.
“Voi siete la
migliore comunità che sia stata suscitata tra gli uomini, raccomandate
le buone consuetudini e proibite ciò che è riprovevole e credete in
Allah. Se la gente della Scrittura credesse, sarebbe meglio per loro; ce
n’è qualcuno che è credente, ma la maggior parte di loro sono empi. Non
potranno arrecarvi male, se non debolmente; essi vi combatteranno,
volteranno ben presto le spalle e non saranno soccorsi. Saranno avviliti
ovunque si trovino, grazie a una corda di Allah o a una corda d’uomini.
Hanno meritato la collera di Allah, ed eccoli colpiti dalla povertà,
per aver smentito i segni di Allah, per aver ucciso ingiustamente i
Profeti, per aver disobbedito e trasgredito” (Corano 3, 110-112).
“Israele sarà
stabilito, e rimarrà in esistenza finché l’islam non lo ponga nel nulla,
così come ha posto nel nulla altri che furono prima di lui” (parole
dell’imam e martire Hassan al-Banna [fondatore dei Fratelli Musulmani, 1906-1949], possa Allah avere misericordia di lui).
“Veramente, il mondo
islamico sta bruciando, ed è pertanto obbligatorio che ognuno si dia da
fare per occuparsi dell’incendio per quanto può, senza aspettare che lo
facciano altri” (shaykh Amjad al-Zahawi [eminente studioso irakeno della shari’a, 1883-1967], possa Allah avere misericordia di lui).
Introduzione
In nome di Allah, il Clemente, il
Misericordioso, ogni lode sia ad Allah. Cerchiamo il Suo aiuto, il Suo
perdono e la Sua guida, e in Lui confidiamo.
Inviamo pace e
benedizioni sul Messaggero di Allah – la sua famiglia, i suoi compagni,
coloro che lo seguono chiamati dal suo messaggio, i seguaci della sua
via –, possano le benedizioni e la pace su di lui continuare tanto a
lungo quanto durino i Cieli e la Terra. E oltre.
O Popolo:
Da un mondo in tormento, da un mare di
sofferenza, dal battito di cuori credenti, da braccia cui è impedito di
combattere, per senso del dovere e in risposta al decreto di Allah, è
partito l’appello che ha riunito il popolo e lo ha spinto a seguire le
vie di Allah, così che ciascuno possa corrispondere al suo ruolo nella
vita, superare gli ostacoli, sormontare le difficoltà sulla via. La
nostra preparazione è stata costante, e così la nostra disponibilità a
sacrificare la vita e tutto quanto ci è caro per l’onore di Allah.
Così il seme di un movimento si è formato, e
ha cominciato a viaggiare attraverso un mare tempestoso di speranze e di
attese, desideri e aspirazioni, problemi e ostacoli, dolori e sfide,
sia all’interno sia all’esterno della comunità.
Quando l’idea è maturata, il seme è
cresciuto, e la pianta ha messo radici nella buona terra della realtà,
lontano dalle emozioni passeggere e dalla fretta sprezzante, il
Movimento di Resistenza Islamico è emerso per rispondere alla sua
vocazione, che è quella di combattere per l’onore del Signore. Il
movimento ha stretto la mano a tutti i combattenti che lottano per
liberare la Palestina. L’anima dei suoi guerrieri si è unita alle anime
di tutti i combattenti che hanno sacrificato le loro vite nella terra di
Palestina fin da quando fu conquistata dai compagni del Messaggero di
Allah – possano le preghiere e la pace di Allah rimanere con lui – fino
ai giorni nostri.
Il patto del Movimento di Resistenza Islamico
(Hamas) ha così preso forma, svelando la sua identità, precisando la
sua posizione, chiarendo le sue attese, discutendo le sue speranze, e
chiamando ad aiutare, sostenere e aggiungersi ai suoi ranghi. La nostra
battaglia con gli ebrei è molto lunga e pericolosa, e chiede la
dedizione di tutti noi. È una fase cui altre successive ne seguiranno,
un battaglione che dovrà essere sostenuto da molti altri battaglioni del
mondo arabo e islamico, oggi diviso, finché il nemico sia vinto e la
vittoria di Allah sia sicura.
E vorremmo vedere questi battaglioni avvicinarsi quando guardiamo l’orizzonte.
“E tra qualche tempo ne avrete certamente notizia” (Corano 38, 88).
“Allah ha scritto: ‘Invero vincerò, Io e i Miei messaggeri’. In verità Allah è forte, eccelso” (Corano 58, 21).
“Di’: ‘Ecco la mia via: invito ad Allah in
tutta chiarezza, io stesso e coloro che mi seguono. Gloria ad Allah, non
sono uno dei politeisti’” (Corano 12, 107).
Capitolo I
Introduzione al Movimento
Origini ideologiche
Articolo 1
La base del Movimento di Resistenza Islamico è
l’islam. Dall’islam deriva le sue idee e i suoi precetti fondamentali,
nonché la visione della vita, dell’universo e dell’umanità; e giudica
tutte le sue azioni secondo l’islam, ed è ispirato dall’islam a
correggere i suoi errori.
La relazione fra il Movimento di Resistenza Islamico e la Società dei Fratelli Musulmani
Articolo 2
Il Movimento di Resistenza Islamico è una
delle branche dei Fratelli Musulmani in Palestina. Il movimento dei
Fratelli Musulmani è un’organizzazione mondiale, uno dei più grandi
movimenti islamici dell’era moderna. È caratterizzato dalla profonda
comprensione, da nozioni precise, e da una totale padronanza di tutti i
concetti islamici in tutti i settori della vita: nelle visioni e nelle
credenze, in politica e in economia, nell’educazione e nella società,
nel diritto e nella legge, nell’apologetica e nella dottrina, nella
comunicazione e nell’arte, nelle cose visibili e in quelle invisibili, e
comunque in ogni altra sfera della vita.
Struttura e formazione
Articolo 3
Il Movimento di Resistenza Islamico consiste
di musulmani che si sono dedicati interamente ad Allah e che lo adorano
in verità – “Ho creato gli spiriti e gli uomini solo per lo scopo
dell’adorazione” (dice Allah) – e che hanno riconosciuto i loro obblighi
di fronte a se stessi, al loro popolo e alla loro terra. In tutto
questo, hanno avuto timore di Allah e innalzato la bandiera del jihad di fronte agli oppressori, per liberare la terra e il popolo dall’immonda sporcizia, dall’impurità e dal male dell’oppressore.
“Invece no, scagliamo la verità sulla menzogna, che le schiacci la testa, ed ecco che essa scompare” (Corano 21, 18).
Articolo 4
Il Movimento di Resistenza Islamico accoglie
tutti i musulmani che adottano il suo credo e la sua ideologia, compiono
il suo programma, mantengono i suoi segreti, e desiderano unirsi alle
sue fila per mantenere gli obblighi che si è assunto. Allah saprà
ricompensarli.
La concezione del tempo e dello spazio del Movimento di Resistenza Islamico
Articolo 5
Poiché il Movimento di Resistenza Islamico
adotta l’islam come il suo stile di vita, le sue concezioni storiche
vanno indietro fino alla nascita del messaggio islamico, all’epoca dei
pii antenati. Pertanto, Allah è il suo scopo, il Profeta è il suo
modello, il Corano è la sua costituzione. La sua concezione dello spazio
si estende ovunque i musulmani – coloro che adottano l’islam come il
loro stile di vita – vivono, in ogni luogo sulla faccia della Terra. Di
più: si estende fino alle profondità della Terra e alle sfere più alte
dei Cieli.
“Non hai visto a cosa Allah paragona la buona
parola? Essa è come un buon albero, la cui radice è salda e i cui rami
[sono] nel cielo, e continuamente dà frutti, col permesso di Allah.
Allah propone metafore agli uomini, affinché riflettano” (Corano 14, 24-25).
Unicità e indipendenza
Articolo 6
Il Movimento di Resistenza Islamico è un
movimento palestinese unico. Offre la sua lealtà ad Allah, deriva
dall’islam il suo stile di vita, e si sforza di innalzare la bandiera di
Allah su ogni metro quadrato della terra di Palestina. All’ombra
dell’islam, è possibile per i seguaci di tutte le religioni coesistere
nella sicurezza: sicurezza per le loro vite, le loro proprietà e i loro
diritti. È quando l’islam è assente che nasce il disordine, che
l’oppressione e la distruzione si scatenano, e che infuriano guerre e
battaglie.
Come è stato eloquente il poeta musulmano Muhammad Iqbal [1877-1938, nato e vissuto nell’attuale Pakistan], quando ha scritto:
“Quando la fede è perduta, non c’è più sicurezza.
Non c’è vita per coloro che non hanno fede. E chiunque è soddisfatto di una vita senza religione,
egli avrà la caduta nel nulla come compagna per la vita”.
L’universalità del Movimento di Resistenza Islamico
Articolo 7
A causa della distribuzione dei musulmani che
hanno adottato la dottrina del Movimento di Resistenza Islamico in
tutto il mondo, e che lavorano per sostenerlo, mantenere le sue
posizioni e rafforzare il suo jihad, il movimento ha carattere
universale. La sua chiamata è ampia a causa della chiarezza del suo
pensiero, della nobiltà del suo scopo, dell’ampiezza dei suoi obiettivi.
È su queste basi che il movimento deve essere
visto, valutato con equità e riconosciuto nel suo ruolo. Chiunque nega i
suoi diritti, o si rifiuta di sostenerlo, o è così cieco da non vedere
il suo ruolo, in verità sta sfidando il fato stesso. E chi chiude gli
occhi alla realtà, intenzionalmente o meno, si sveglierà per ritrovarsi
sopraffatto dagli eventi e non avrà scuse per giustificare la sua
posizione. Il premio si dà a coloro che arrivano per primi.
L’oppressione da parte dei propri parenti e concittadini è più dolorosa per l’anima del taglio di una spada indiana.
“E su di te abbiamo fatto scendere il Libro
con la Verità, a conferma della Scrittura che era scesa in precedenza e
lo abbiamo preservato da ogni alterazione. Giudica tra loro secondo
quello che Allah ha fatto scendere, non conformarti alle loro passioni
allontanandoti dalla verità che ti è giunta. A ognuno di voi abbiamo
assegnato una via e un percorso. Se Allah avesse voluto, avrebbe fatto
di voi una sola comunità. Vi ha voluto però provare con quel che vi ha
dato. Gareggiate in opere buone: tutti ritornerete ad Allah ed Egli vi
informerà a proposito delle cose sulle quali siete discordi” (Corano 5, 48).
Il Movimento di Resistenza Islamico è uno degli anelli della catena del jihad nella sua lotta contro l’invasione sionista. È legato all’anello rappresentata dal martire ‘Izz-Id-Din al-Qassam [1882-1935, su cui cfr. supra in questo volume]
e dai suoi fratelli nel combattimento, i Fratelli Musulmani del 1936
[che continuarono la lotta dopo che al-Qassam fu ucciso nel 1935]. E la
catena continua per collegarsi a un altro anello, il jihad degli sforzi dei Fratelli Musulmani nella guerra del 1948, nonché le operazioni di jihad dei Fratelli Musulmani nel 1968 e oltre.
Benché gli anelli siano distanti l’uno
dall’altro, e molti ostacoli siano stati posti di fronte ai combattenti
da coloro che si muovono agli ordini del sionismo così da rendere talora
impossibile il perseguimento del jihad, il Movimento di
Resistenza Islamico ha sempre cercato di corrispondere alle promesse di
Allah, senza chiedersi quanto tempo ci sarebbe voluto. Il Profeta – le
preghiere e la pace di Allah siano con Lui – dichiarò: “L’Ultimo Giorno
non verrà finché tutti i musulmani non combatteranno contro gli ebrei, e
i musulmani non li uccideranno, e fino a quando gli ebrei si
nasconderanno dietro una pietra o un albero, e la pietra o l’albero
diranno: O musulmano, o servo di Allah, c’è un ebreo nascosto dietro di
me – vieni e uccidilo; ma l’albero di Gharqad non lo dirà, perché è
l’albero degli ebrei” (citato da al-Bukhari e da Muslim).
Il motto del Movimento di Resistenza Islamico
Articolo 8
Dio come scopo, il Profeta come capo, il Corano come costituzione, il jihad come metodo, e la morte per la gloria di Dio come più caro desiderio.
Capitolo II
Obiettivi
Motivazioni e obiettivi
Articolo 9
Il Movimento di Resistenza Islamico si è
sviluppato in un tempo in cui l’islam si è allontanato dalla vita
quotidiana. Così i giudizi sono stati rovesciati, i concetti sono
diventati confusi e i valori sono stati trasformati; il male prevale,
l’oppressione e l’oscurità infuriano, e i codardi si sono trasformati in
tigri. Patrie sono state usurpate, popoli sono stati espulsi dalle loro
terre o sono caduti riversi nell’umiliazione ovunque sulla Terra. Lo
stato di verità è sparito, sostituito da uno stato di malvagità. Nulla è
rimasto al suo posto, perché quando l’islam è assente dalla scena,
tutto cambia. E queste sono le nostre motivazioni.
Quanto agli obiettivi: combattere il male,
schiacciarlo, e vincerlo cosicché la verità possa prevalere; le patrie
ritornino ai loro legittimi proprietari; la chiamata alla preghiera si
oda dalle moschee, proclamando l’istituzione di uno Stato islamico. Così
il popolo e le cose torneranno ciascuno al suo posto legittimo. E
l’aiuto si chiederà ad Allah.
“Se Allah non respingesse alcuni per mezzo di
altri, la Terra sarebbe certamente corrotta, ma Allah è pieno di grazia
per le creature” (Corano 2, 251).
Articolo 10
Mentre il Movimento di Resistenza Islamico
crea un suo specifico sentiero, offre sostegno ai miseri e difesa a
tutti gli oppressi, con tutte le sue forze. Non risparmierà alcuno
sforzo per stabilire la verità e sconfiggere la menzogna, in parole e
opere, qui e dovunque possa arrivare ed esercitare la sua influenza.
Capitolo III
Strategie e mezzi
Strategie del Movimento di Resistenza Islamico: la Palestina è un sacro deposito per i musulmani
Articolo 11
Il Movimento di Resistenza Islamico crede che la terra di Palestina sia un sacro deposito (waqf),
terra islamica affidata alle generazioni dell’islam fino al giorno
della resurrezione. Non è accettabile rinunciare ad alcuna parte di
essa. Nessuno Stato arabo, né tutti gli Stati arabi nel loro insieme,
nessun re o presidente, né tutti i re e presidenti messi insieme,
nessuna organizzazione, né tutte le organizzazioni palestinesi o arabe
unite hanno il diritto di disporre o di cedere anche un singolo pezzo di
essa, perché la Palestina è terra islamica affidata alle generazioni
dell’islam sino al giorno del giudizio. Chi, dopo tutto, potrebbe
arrogarsi il diritto di agire per conto di tutte le generazioni
dell’islam fino al giorno del giudizio?
Questa è la regola nella legge islamica (shari’a),
e la stessa regola si applica a ogni terra che i musulmani abbiano
conquistato con la forza, perché al tempo della conquista i musulmani la
hanno consacrata per tutte le generazioni dell’islam fino al giorno del
giudizio.
E così avvenne che quando i capi delle armate
musulmane conquistarono la Siria e l’Iraq, si rivolsero al [secondo]
califfo dei musulmani, ‘Omar ibn al-Khattab [591-644], chiedendo la sua
opinione sulle terre conquistate: dovevano dividerle fra le loro truppe,
lasciarla a chi se ne trovava in possesso, o agire diversamente? Dopo
consultazioni e discussioni tra il califfo dei musulmani, ‘Omar ibn
al-Khattab, e i compagni del Messaggero di Allah – possano le preghiere e
la pace di Allah rimanere con lui – decisero che la terra dovesse
rimanere a chi ne era in possesso affinché beneficiasse di essa e della
sua ricchezza. Quanto alla titolarità ultima della terra, e alla terra
stessa, occorreva considerarla come waqf, affidata alle
generazioni dell’islam fino al giorno del giudizio. La proprietà della
terra da parte del singolo proprietario va solo a suo beneficio, ma il waqf
durerà fino a quando dureranno i Cieli e la Terra. Ogni decisione presa
con riferimento alla Palestina in violazione di questa legge islamica e
nulla è senza effetto, e chi la prende dovrà un giorno ritrattarla.
“Questa è la certezza assoluta. Rendi dunque gloria al Nome del Tuo Signore e del Supremo!” (Corano 56, 95).
L’opinione del Movimento di Resistenza Islamico sulla patria e sul nazionalismo
Articolo 12
Secondo il Movimento di Resistenza Islamico,
il nazionalismo è parte legittima del suo credo religioso. Nulla è più
vero e profondo nel nazionalismo che combattere un jihad contro
il nemico e affrontarlo a viso aperto quando mette piede sulla terra dei
musulmani. Questo diventa un obbligo individuale per ogni uomo e donna
musulmani: alla donna è permesso combattere il nemico anche senza
l’autorizzazione del marito, e allo schiavo senza il permesso del
padrone.
Nulla di simile si ritroverà in alcun altro
sistema; questo è un fatto innegabile. Mentre altre forme di
nazionalismo si basano su considerazioni materiali, umane o
territoriali, il nazionalismo del Movimento di Resistenza Islamico
accoglie in sé tutto questo, ma comporta in più fattori divini molto più
importanti, che gli infondono spirito e vita, giacché e collegato alle
origini stesse dello spirito di chi dà la vita, e leva nel cielo della
patria una bandiera divina che collega la Terra al Cielo con un legame
strettissimo. Quando Mosè si presenta e leva il suo bastone, in verità
la magia e i maghi sono ridotti al silenzio.
“La retta via ben si distingue dall’errore.
Chi dunque rifiuta l’idolo e crede in Allah, si aggrappa all’impugnatura
più salda senza rischio di cedimenti. Allah è audiente, sapiente” (Corano 2, 256).
Pace, iniziative di pace e conferenze internazionali
Articolo 13
Le iniziative di pace, le cosiddette
soluzioni pacifiche, le conferenze internazionali per risolvere il
problema palestinese contraddicono tutte le credenze del Movimento di
Resistenza Islamico. In verità, cedere qualunque parte della Palestina
equivale a cedere una parte della religione. Il nazionalismo del
Movimento di Resistenza Islamico è parte della sua religione, e insegna
ai suoi membri ad aderire alla religione e innalzare la bandiera di
Allah sulla loro patria mentre combattono il jihad.
“Allah ha il predominio nei Suoi disegni, ma la maggior parte degli uomini non lo sa” (Corano 12, 21).
Di tanto in tanto, si sente un appello a
organizzare una conferenza internazionale per cercare una soluzione al
problema palestinese. Alcuni accettano l’idea, altri la rifiutano per
una ragione o per un’altra, domandando il rispetto di una o più
condizioni come requisito per organizzare la conferenza o per
parteciparvi. Ma il Movimento di Resistenza Islamico – che conosce le
parti che si presentano alle conferenze e il loro atteggiamento passato e
presente rispetto ai veri problemi dei musulmani – non crede che queste
conferenze siano capaci di rispondere alle domande, o restaurare i
diritti o rendere giustizia agli oppressi. Queste conferenze non sono
nulla di più che un mezzo per imporre il potere dei miscredenti sui
territori dei musulmani. E quando mai i miscredenti hanno reso giustizia
ai credenti?
“Né i giudei né i nazareni saranno mai
soddisfatti di te, finché non seguirai la loro religione. Dì: ‘È la
Guida di Allah, la vera Guida’. E se acconsentirai ai loro desideri dopo
che hai avuto la conoscenza, non troverai né patrono né soccorritore
contro Allah” (Corano 2, 120).
Non c’è soluzione per il problema palestinese se non il jihad.
Quanto alle iniziative e conferenze internazionali, sono perdite di
tempo e giochi da bambini. Il popolo palestinese è troppo nobile per
mettere il suo futuro, i suoi diritti, e il suo destino nelle mani della
vanità. Come afferma un nobile hadith: “Il popolo della Siria è
la frusta di Allah sulla Terra. Con loro si prende la sua rivincita su
chi vuole. Ai loro ipocriti è vietato regnare sui loro credenti, e
muoiono nell’ansia e nel rimorso” (riferito da al-Tabarani, come
rintracciabile attraverso una catena di fonti fino al Profeta, e da
Ahmad, la cui catena di trasmissione è incompleta. Ma deve trattarsi di
un vero hadith, perché queste storie sono credibili, e Allah è veridico).
I tre circoli
Articolo 14
La liberazione della Palestina è legata a tre
circoli: il circolo palestinese, il circolo arabo e il circolo
islamico. Ciascuno ha un ruolo da giocare nella lotta contro il
sionismo, e ha specifici doveri da compiere. È un grave errore e un
orribile atto di ignoranza dimenticare uno di questi circoli, perché la
Palestina è terra islamica dove la prima quibla [luogo verso cui
si volge la preghiera] e il terzo santuario più santo [la moschea di
al-Aqsa] sono situati, così come il luogo in cui il Profeta – possano le
preghiere e la pace di Allah rimanere con Lui – ascese al Cielo [il
riferimento è al viaggio estatico notturno di Muhammad – isrâ’ - a Gerusalemme, da dove partì la sua ascensione al Cielo – mi‘raj - per mezzo di una scala celeste].
“Gloria a Colui che di notte trasportò il Suo
servo dalla Santa Moschea alla Moschea remota di cui benedicemmo i
dintorni, per mostrargli qualcuno dei Nostri segni. Egli è Colui che
tutto ascolta e tutto osserva” (Corano 17, 1).
Considerando questa situazione, la
liberazione della Palestina è un dovere individuale, obbligatorio per
ciascun musulmano dovunque si trovi. È su queste basi che il problema
della Palestina deve essere visto, e ogni musulmano deve saperlo.
Quando il problema è affrontato su questa
base, quando tutte le potenzialità dei tre circoli sono mobilitate,
allora le circostanze presenti possono cambiare, e il giorno della
liberazione si avvicina.
“Voi mettete nei loro cuori più terrore che Allah stesso, poiché invero è gente che non capisce” (Corano 59, 13).
Il jihad per la liberazione della Palestina è un obbligo individuale
Articolo 15
Quando i nemici usurpano un pezzo di terra musulmana, il jihad
diventa un obbligo individuale per ogni musulmano. Di fronte
all’usurpazione della Palestina da parte degli ebrei, dobbiamo innalzare
la bandiera del jihad. Questo richiede la propagazione di una
coscienza islamica tra il popolo a livello locale, arabo e islamico. È
necessario diffondere lo spirito del jihad all’interno della umma, scontrarsi con i nemici, e unirsi ai ranghi dei combattenti.
Il processo educativo deve coinvolgere gli ‘ulama
così come i professori e i maestri, gli uomini della pubblicità e dei
mezzi di comunicazione così come i dotti, e specialmente la giovinezza
dei movimenti islamici e loro docenti. Introdurre cambiamenti
fondamentali nei programmi scolastici e universitari è obbligatorio, per
ripulirli dalle tracce dell’invasione ideologica degli orientalisti e
dei missionari. Questa invasione ha cominciato a sommergere il mondo
arabo dopo la sconfitta delle armate crociate da parte del Saladino
[1138-1993]. I crociati compresero che era impossibile sconfiggere i
musulmani senza prepararsi prima attraverso un’invasione ideologica che
confondesse il pensiero dei musulmani, rendesse impura la loro verità, e
screditasse i loro ideali; solo in seguito un’invasione militare
avrebbe potuto avere successo. L’invasione dell’ideologia prepara la
strada all’invasione imperialista, e così il generale [inglese Edmund
Henry Hynman] Allenby [1861-1936] poteva dichiarare entrando a
Gerusalemme [il 9 dicembre 1917]: “Ora le Crociate sono finite.” E il
generale [francese] Gorot [sic: trascritto come “Gorot” in tutte
le versioni inglesi a me note dello statuto; in realtà
Henri-Joseph-Eugène Gouraud, 1867-1946], ritto di fronte alla tomba del
Saladino, disse [nel 1918]: “Ecco, siamo ritornati, o Saladino”.
L’imperialismo ha aiutato l’avanzata dell’invasione ideologica e ha reso
più profonde le sue radici; e continua a farlo. Tutto questo ha portato
alla perdita della Palestina.
Dobbiamo instillare nelle menti di
generazioni di musulmani l’idea che la causa palestinese è una causa
religiosa, e deve essere affrontata su queste basi. La Palestina include
santuari islamici come la moschea di al-Aqsa, che è collegata alla
Santa Moschea della Mecca da un legame che rimarrà inseparabile fino a
quando i Cieli e la Terra non passeranno, dal viaggio del Messaggero di
Allah – possano le preghiere e la pace di Allah rimanere con Lui – fino
alla stessa moschea di al-Aqsa, e alla sua ascensione da essa.
“Proteggere i musulmani dagli infedeli nella
causa di Allah per un giorno è migliore del mondo intero e di tutto
quanto è alla sua superficie, e un posto in Paradiso così piccolo come
quello occupato dalla frusta di uno di voi è migliore del mondo intero e
di tutto quanto sta sulla sua superficie; e il viaggio di un mattino o
di una sera che il credente compie per la causa di Allah è migliore del
mondo intero e di tutto quanto sta alla sua superficie (riferito da
al-Bukhari, Muslim, al-Tirmidhi, e ibn Maya).
“Da colui nelle cui mani è la vita di
Muhammad, amo essere ucciso – sulla via di Allah – poi essere
resuscitato alla vita, quindi essere di nuovo ucciso e di nuovo
richiamato alla vita, e ucciso ancora una volta” (riferito da al-Bukhari
e Muslim).
Educazione delle giovani generazioni
Articolo 16
Dobbiamo offrire alle giovani generazioni
islamiche nella nostra area un’educazione islamica fondata
sull’applicazione dei nostri precetti religiosi, sullo studio
coscienzioso del Libro Sacro, sullo studio della sunna e della
storia ed eredità islamiche basato sulle sue fonti più affidabili, sotto
la guida di esperti e studiosi musulmani, e usando programmi che
inculchino nei musulmani un modo corretto di pensare e la fede. È anche
necessario studiare con coscienza il nemico e il suo potenziale
materiale e umano, identificare le sue debolezze e i suoi punti di
forza, e riconoscere i poteri che lo sostengono e lo appoggiano. È anche
necessario essere al corrente dei fatti del giorno, seguire le notizie e
studiare le relative analisi e commenti, programmare il presente e il
futuro ed esaminare ogni fatto nuovo, così che il combattente musulmano
viva la sua vita consapevole dei suoi scopi, obiettivi, mezzi e di tutto
quanto lo circonda.
“‘O figlio mio, anche se fosse come il peso
di un granello di senape, nel profondo di una roccia o nei Cieli o sulla
Terra, Allah lo porterà alla luce. Allah è dolce e ben informato. O
figlio mio, assolvi all’orazione, raccomanda le buone consuetudini e
proibisci il biasimevole e sopporta con pazienza quello che ti succede:
questo è il comportamento da tenere in ogni impresa. Non voltare la tua
guancia dagli uomini e non calpestare la terra con arroganza: in verità
Allah non ama il superbo vanaglorioso’” (Corano 31, 16-18).
Il ruolo della donna musulmana
Articolo 17
La donna musulmana ha un ruolo non minore di
quello dell’uomo musulmano nella guerra di liberazione; è forgiatrice di
uomini e ha un ruolo tra i più importanti nella guida e nell’educazione
delle nuove generazioni. I nemici hanno compreso il suo ruolo; e
credono che, se riusciranno a guidarla ed educarla come vogliono,
allontanandola dall’islam, avranno vinto la guerra. Pertanto li vedete
perseguire questo scopo attraverso i mezzi di comunicazione e il cinema,
l’educazione e la cultura, utilizzando come intermediari i loro
manutengoli che sono parte dell’organizzazione sionista e assumono vari
nomi e forme, come la massoneria, i Rotary Club, e le cricche
spionistiche, tutti covi di sabotatori e di sabotaggi. Queste
organizzazioni sioniste hanno grandi risorse materiali, che permettono
loro di svolgere la loro funzione nelle diverse società al servizio dei
loro scopi sionisti, e di introdurre concetti che fanno il gioco del
nemico. Queste organizzazioni operano laddove l’islam è assente ed è
lontano dal popolo. Pertanto, i militanti islamici adempiono al loro
obbligo quando si oppongono agli schemi di questi sabotatori. Dove
l’islam riesce a controllare la vita dei musulmani, elimina queste
organizzazioni, che sono ostili all’umanità e all’islam.
Articolo 18
La donna, nella casa e nella famiglia
combattenti, si tratti di una madre o di una sorella, ha il suo ruolo
più importante nell’occuparsi della casa e nell’allevare i figli secondo
i concetti e i valori islamici, e nell’educare i figli a osservare i
precetti religiosi preparandosi al dovere del jihad che li
aspetta. Pertanto è necessario prestare attenzione alle scuole e ai
programmi per le ragazze musulmane, così che si preparino a diventare
buone madri, consapevoli del loro ruolo nella guerra di liberazione.
Le donne debbono avere la consapevolezza e le
conoscenze necessarie per gestire la loro casa. La frugalità e la
capacità di evitare gli sprechi nelle spese domestiche sono requisiti
necessari perché ci sia possibile continuare la lotta nelle difficili
circostanze in cui ci troviamo. Le donne dovranno sempre ricordare che
il denaro equivale al sangue, che non deve scorrere se non nelle vene
per assicurare la continuità della vita sia dei giovani sia dei vecchi.
“In verità i musulmani e le musulmane, i
credenti e le credenti, i devoti e le devote, i leali e le leali, i
perseveranti e le perseveranti, i timorati e le timorate, quelli che
fanno l’elemosina e quelle che fanno l’elemosina, i digiunatori e le
digiunatrici, i casti e le caste, quelli che spesso ricordano Allah e
quelle che spesso ricordano Allah, sono coloro per i quali Allah ha
disposto perdono ed enorme ricompensa” (Corano 33, 35).
Il ruolo dell’arte islamica nella guerra di liberazione
Articolo 19
L’arte ha regole e criteri attraverso i quali
si può determinare se si tratta di arte islamica o miscredente. Uno dei
problemi della liberazione islamica è che ha bisogno di un’arte
islamica che possa elevare lo spirito, e non si concentri su un solo
aspetto umano a detrimento degli altri, ma valorizzi tutti gli aspetti
in modo uguale e armonioso.
L’uomo è un essere strano e miracoloso, fatto
di un pugno di terra e del soffio dello spirito. L’arte islamica si
rivolge all’uomo su queste basi, mentre l’arte miscredente si rivolge al
corpo e considera centrali gli elementi di terra. Quindi tutti questi
libri, articoli, bollettini, discorsi, opuscoli, canzoni, poesie, inni,
spettacoli teatrali e quant’altro che contengono le caratteristiche
dell’arte islamica sono necessari per la mobilitazione ideologica, per
il continuo nutrimento sulla via, e per il ristoro dell’anima. La strada
è lunga e la sofferenza è grande, e l’anima rischia di stancarsi: ma
l’arte islamica rinnova il vigore, ravviva il movimento, e fa nascere
ampi concetti e corretta condotta. “Nulla corregge meglio l’anima quanto
accompagnarla da una situazione all’altra”.
Si tratta di cose serie, non di un gioco, perché la umma che combatte il jihad non conosce giochi.
Solidarietà sociale
Articolo 20
La società musulmana è una società solidale.
Il Messaggero – possano la preghiera e la pace di Allah rimanere con lui
– disse: “Che persone meravigliose sono gli Ashariti. Quando si
trovavano in difficoltà, sia a casa loro sia in viaggio, mettevano
insieme tutte le loro proprietà e le dividevano tra loro in parti
uguali”.
È questo spirito islamico che dovrebbe
prevalere in ogni società musulmana. Una società che ha di fronte un
nemico malvagio e nazista nella sua condotta, che non fa differenza tra
uomini e donne, giovani e vecchi, deve essere la prima ad adornarsi di
questo spirito islamico. Il nostro nemico usa il metodo della punizione
collettiva, rubando al popolo la sua terra e le sue proprietà,
cacciandolo in esilio e confinandolo nei campi. È arrivato a spezzare
ossa, a sparare su donne, bambini e vecchi, con o senza ragione, e a
gettare migliaia e migliaia di persone nei campi di prigionia dove
devono vivere in condizioni inumane. Questo in aggiunta a distruggere
case, rendere orfani bambini, e pronunciare sentenze ingiuste contro
migliaia di giovani, che passeranno i migliori anni della loro vita nel
buio delle prigioni. Il nazismo degli ebrei se la prende anche con le
donne e i bambini; terrorizza tutti. Questi ebrei rovinano la vita delle
persone, rubano il loro denaro, e minacciano il loro onore. Nelle loro
orribili azioni trattano la gente come i peggiori criminali di guerra.
La deportazione lontano dalla propria patria è una forma di omicidio.
Per opporsi a queste azioni, il popolo deve
unirsi nella solidarietà sociale e affrontare il nemico nell’unità, così
che, se uno dei suoi organi è colpito, il resto del corpo risponda con
prontezza e fervore.
Articolo 21
Solidarietà sociale significa aiutare chi è
nel bisogno, sia materiale sia morale, e portare effettivo aiuto. È un
dovere dei membri del Movimento di Resistenza Islamico prendersi cura
degli interessi del popolo nello stesso modo in cui si occupano dei loro
personali interessi, senza risparmiare alcuno sforzo. Devono evitare di
fare qualunque cosa che possa mettere in pericolo il futuro della
società o delle giovani generazioni. Il popolo è parte del movimento e
per il movimento; il suo potere è il potere del popolo e il suo futuro è
il futuro del popolo. I membri del Movimento di Resistenza Islamico
devono condividere le gioie e i dolori del popolo, rispondere alle sue
domande e fare quanto è in loro potere per soddisfare il suo interesse,
che è anche quello del movimento. Con questo spirito, il movimento e il
popolo diventeranno migliori compagni di strada, la cooperazione e la
compassione prevarranno, l’unità sarà stabilita, e si diventerà più
forti di fronte al nemico.
I poteri che sostengono il nemico
Articolo 22
Il nemico ha programmato per lungo tempo
quanto è poi effettivamente riuscito a compiere, tenendo conto di tutti
gli elementi che hanno storicamente determinato il corso degli eventi.
Ha accumulato una enorme ricchezza materiale, fonte di influenza che ha
consacrato a realizzare il suo sogno. Con questo denaro ha preso il
controllo dei mezzi di comunicazione del mondo, per esempio le agenzie
di stampa, i grandi giornali, le case editrici e le catene
radio-televisive. Con questo denaro, ha fatto scoppiare rivoluzioni in
diverse parti del mondo con lo scopo di soddisfare i suoi interessi e
trarre altre forme di profitto. Questi nostri nemici erano dietro la
Rivoluzione francese e la Rivoluzione russa, e molte delle rivoluzioni
di cui abbiamo sentito parlare, qua e là nel mondo. È con il denaro che
hanno formato organizzazioni segrete nel mondo, per distruggere la
società e promuovere gli interessi sionisti. Queste organizzazioni sono
la massoneria, il Rotary Club, i Lions Club, il B’nai B’rith, e altre.
Sono tutte organizzazioni distruttive dedite allo spionaggio. Con il
denaro, il nemico ha preso il controllo degli Stati imperialisti e li ha
persuasi a colonizzare molti paesi per sfruttare le loro risorse e
diffondervi la corruzione. A proposito delle guerre locali e mondiali,
ormai tutti sanno che i nostri nemici hanno organizzato la Prima guerra
mondiale per distruggere il Califfato islamico. Il nemico ne ha
approfittato finanziariamente e ha preso il controllo di molte fonti di
ricchezza; ha ottenuto la Dichiarazione Balfour [del 2 novembre 1917,
che sostiene “il diritto degli ebrei a costituire un focolare nazionale
in Palestina” e prende il nome dall’allora ministro degli esteri
britannico e già primo ministro Lord Arthur James Balfour, 1858-1930], e
ha fondato la Società delle Nazioni come strumento per dominare il
mondo. Gli stessi nemici hanno organizzato la Seconda guerra mondiale,
nella quale sono diventati favolosamente ricchi grazie al commercio
delle armi e del materiale bellico, e si sono preparati a fondare il
loro Stato. Hanno ordinato che fosse formata l’Organizzazione delle
Nazioni Unite, con il Consiglio di Sicurezza all’interno di tale
Organizzazione, per mezzo della quale dominano il mondo. Nessuna guerra è
mai scoppiata senza che si trovassero le loro impronte digitali.
“Ogni volta che accendono un fuoco di guerra,
Allah lo spegne. Gareggiano nel seminare il disordine sulla Terra, ma
Allah non ama i corruttori” (Corano 5, 64).
I poteri imperialisti sia nell’Ovest
capitalista sia nell’Est comunista sostengono il nemico con tutta la
loro forza, in termini materiali e umani, alternandosi in questo ruolo.
Quando l’islam si risveglia, le forze della miscredenza si uniscono per
combatterlo, perché la nazione dei miscredenti è una.
“O voi che credete, non sceglietevi
confidenti al di fuori dei vostri, farebbero di tutto per farvi perdere.
Desidererebbero la vostra rovina; l’odio esce dalle loro bocche, ma
quel che i loro petti secerne è ancora peggio. Ecco che vi manifestiamo i
segni, se potete comprenderli” (Corano 3, 118).
Non è invano che il verso precedente finisce con le parole di Allah: “se potete comprenderli”.
Capitolo IV
La nostra posizione su alcuni punti specifici
A. I movimenti islamici
Articolo 23
Il Movimento di Resistenza Islamico considera
gli altri movimenti islamici con rispetto e ammirazione. Anche quando
si trova in disaccordo con loro su un particolare aspetto o punto di
vista, rimane d’accordo con loro su altri aspetti e punti di vista.
Considera questi movimenti come compresi nella categoria dello ijtihad
[cioè dell’interpretabile], fin quando hanno buone intenzioni,
rimangono devoti ad Allah, e la loro condotta rimane nei confini del
circolo islamico. Ogni mujtahid [cioè chi è capace di interpretare la legge divina] ha la sua ricompensa.
Il Movimento di Resistenza Islamico considera
tutti questi movimenti come suoi, e chiede che Allah guidi e ispiri
retta condotta a tutti. Non mancherà di continuare a innalzare la
bandiera dell’unità, e a sforzarsi di realizzarla sulla base del Libro e
dell’insegnamento del Profeta.
“Aggrappatevi tutti insieme all’accordo di
Allah e non dividetevi tra voi e ricordate la grazia che Allah vi ha
concesso: quando eravate nemici è Lui che ha riconciliato i cuori vostri
e per grazia Sua siete diventati fratelli. E quando eravate sul ciglio
di un abisso di fuoco, è Lui che vi ha salvati. Così Allah vi manifesta i
segni Suoi affinché possiate guidarvi” (Corano 3, 103).
Articolo 24
Il Movimento di Resistenza Islamico non
permette l’offesa o la diffamazione di individui o gruppi, perché un
credente non diffama né insulta. Tuttavia, è necessario differenziare
tra l’insulto e le posizioni e modi di condotta di individui e di
gruppi. Pertanto, quando una posizione o condotta non è corretta, il
Movimento di Resistenza Islamico ha il diritto di sottolineare l’errore,
di mettere in guardia contro di esso, di insistere nel sottolineare la
verità e nel giudicare il problema cui si trova di fronte con
imparzialità. La sapienza è lo scopo del credente, e vi si deve
aggrappare dovunque la trovi.
“Allah non ama che venga conclamato il male,
eccetto da parte di colui che lo ha subito. Allah tutto ascolta e
conosce. Che facciate il bene pubblicamente o segretamente o perdoniate
un male, Allah è indulgente, onnipotente” (Corano 4, 148-149).
B. Movimenti nazionalisti nell’arena palestinese
Articolo 25
Hamas rispetta i movimenti nazionalisti,
comprende le condizioni in cui si trovano e i fattori che li influenzano
e li circondano. Li sostiene, nella misura in cui essi non si alleano
con l’Est comunista o con l’Ovest crociato. Rassicura coloro che ne sono
membri o simpatizzanti che il Movimento di Resistenza Islamico è un
movimento di jihad morale, responsabile nella sua visione della
vita e nelle sue azioni verso gli altri. Ha in orrore l’opportunismo e
vuole solo il bene degli altri, che si tratti di individui o di gruppi.
Non ricerca il guadagno materiale o la fama personale, né chiede premi
per sé al popolo. Si affida alle sue stesse risorse, per quanto siano
disponibili, così come è scritto: “Preparate, contro di loro, tutte le
forze che potrete” (Corano 8, 60). Tutto è fatto per compiere il proprio dovere e conquistarsi il favore di Allah. Non ha ambizioni al di fuori di questa.
Tutte le correnti nazionaliste che operano
nell’arena palestinese per la liberazione della Palestina possono essere
sicure che Hamas è, definitivamente e irrevocabilmente, una fonte di
aiuto e di assistenza per esse, nella parola e nell’azione, nel presente
e nel futuro. È qui per unire, non per dividere; per conservare, non
per disperdere; per mettere insieme, non per frammentare. Valorizza ogni
parola gentile, ogni sforzo devoto e opera buona. Chiude la porta ai
dissensi marginali e non ascolta le voci e i pettegolezzi, per quanto al
tempo stesso si riservi il diritto all’autodifesa. Tutto quanto sembra
essere contrario o contraddire questi orientamenti è propaganda diffusa
dal nemico o da coloro che lo aiutano, allo scopo di seminare
confusione, dividere le fila e trascinarci in controversie marginali.
“O credenti, se un malvagio vi reca una
notizia, verificatela, affinché non portiate, per disinformazione,
pregiudizio a qualcuno e abbiate poi a pentirvi di quel che avrete
fatto” (Corano 49, 6).
Articolo 26
Per quanto il Movimento di Resistenza
Islamico veda con favore quei movimenti nazionalisti palestinesi che non
sono leali all’Est, né all’Ovest, si riserva il diritto di discutere
gli eventi, sia locali sia internazionali, che riguardano il problema
palestinese. Questo dibattito obiettivo mette alla luce in quale misura
questi eventi coincidano con l’interesse nazionale, ovvero lo
danneggino, alla luce di un punto di vista islamico.
C. L’Organizzazione per la Liberazione della Palestina
Articolo 27
L’Organizzazione per la Liberazione della
Palestina (OLP) ci è più vicina di ogni altra organizzazione: comprende i
nostri padri, fratelli, parenti e amici. Come potrebbe un buon
musulmano respingere suo padre, suo fratello, il suo parente o il suo
amico? La nostra patria è una, la nostra tragedia è una, il nostro
destino è uno, e il nemico è comune.
A causa delle circostanze in cui è avvenuta
la formazione dell’OLP, e la confusione ideologica che prevale nel mondo
arabo a causa dell’invasione ideologica che lo ha colpito dopo le
Crociate e che è proseguita con l’orientalismo, il lavoro dei missionari
e l’imperialismo, l’OLP ha adottato l’idea di uno Stato laico, ed ecco
quello che ne pensiamo. L’ideologia laica è diametralmente opposta al
pensiero religioso. Il pensiero è la base per tutte le posizioni, i modi
di comportamento e le decisioni.
Pertanto, nonostante il nostro rispetto per
l’OLP – e per quello che potrà diventare in futuro –, e senza
sottovalutare il suo ruolo nel conflitto arabo-israeliano, ci rifiutiamo
di servirci del pensiero laico per il presente e per il futuro della
Palestina, la cui natura è islamica. La natura islamica della questione
palestinese è parte integrante della nostra religione, e chi trascura
una parte integrante della sua religione certamente è perduto.
“Chi altri avrà dunque in odio la religione di Abramo, se non colui che coltiva la stoltezza nell’animo suo?” (Corano 2, 130).
Quando l’OLP avrà adottato l’islam come il
suo sistema di vita, diventeremo i suoi soldati e la legna per i suoi
fuochi che bruceranno i nemici. Fino a quando questo non avvenga – ma
preghiamo Allah perché avvenga presto – la posizione del Movimento di
Resistenza Islamico rispetto all’OLP è quella di un figlio di fronte al
padre, di un fratello di fronte al fratello, di un parente di fronte al
parente che soffre per il dolore dell’altro quando una spina gli si è
conficcata addosso, che sostiene l’altro nella sua lotta con il nemico e
gli augura di essere ben guidato e giusto.
I fratelli, i fratelli! Colui che non ha
fratello è come chi va in battaglia senza armi. Un cugino per un uomo
svolge il ruolo delle migliori ali, e forse il falco si leva in volo
senza ali?
D. Gli Stati e governi arabi e islamici
Articolo 28
L’invasione sionista è veramente malvagia.
Non esita a prendere ogni strada e a ricorrere ai mezzi più disonorevoli
e ripugnanti per compiere i suoi desideri. Nelle sue attività di
infiltrazione e spionistiche, si affida ampiamente alle organizzazioni
clandestine che ha fondato, come la massoneria, il Rotary Club e i Lions
Club, e altri gruppi spionistici. Tutte queste organizzazioni, siano
segrete o aperte, operano nell’interesse del sionismo e sotto la sua
direzione. Il loro scopo è demolire le società, distruggere i valori,
violentare le coscienze, sconfiggere la virtù, e porre nel nulla
l’islam. Sostengono il traffico di droga e di alcol di tutti i tipi per
facilitare la loro opera di controllo e di espansione.
Ai paesi arabi che confinano con Israele
chiediamo di aprire i loro confini ai combattenti, ai figli dei popoli
arabi e islamici, per permettere loro di svolgere il loro ruolo, e di
unire i loro sforzi a quelli dei loro fratelli, i fratelli musulmani
della Palestina.
Come minimo, gli altri Stati arabi e islamici devono aiutare i combattenti concedendo loro libertà di movimento.
Non dobbiamo mancare di ricordare a ogni
musulmano che, quando gli ebrei hanno conquistato la nobile Gerusalemme
nel 1967, di fronte alle porte della benedetta moschea di al-Aqsa,
gridavano con gioia: “Muhammad è morto, e ha lasciato dietro di sé solo
donnicciole”.
Israele, in quanto Stato ebraico, e i suoi ebrei sfidano l’islam e tutti i musulmani. “Così gli occhi dei codardi non dormono”.
E. Associazioni nazionaliste religiose, istituzioni intellettuali del mondo arabo e islamico
Articolo 29
Il Movimento di Resistenza Islamico spera che
le associazioni nazionaliste religiose lo sosterranno a tutti i
livelli, lo aiuteranno, adotteranno le sue posizioni, promuoveranno le
sue attività e azioni, e solleciteranno per esso ulteriore aiuto, così
trasformando i popoli islamici nei suoi amici e sostenitori, e
aiutandolo a entrare in tutti i campi umani e materiali così come nei
mezzi di comunicazione, nel tempo e nello spazio. Questo scopo potrà
essere ottenuto organizzando conferenze di solidarietà e pubblicando
dichiarazioni di chiarificazione, articoli di sostegno, e opuscoli
religiosi che rendano le masse consapevoli del problema palestinese, di
che cosa il movimento ha di fronte e di quanto si complotta contro di
esso. Dovranno pure mobilitare i popoli islamici dal punto di vista
ideologico, educativo e culturale, così che possano svolgere il loro
ruolo in questa decisiva guerra di liberazione, così come svolsero il
loro ruolo nello sconfiggere le Crociate, mettere in fuga i tartari, e
salvare la civiltà umana. E tutto questo non è difficile per Allah.
“Allah ha scritto: ‘Invero vincerò, Io e i Miei messaggeri’. In verità Allah è forte, eccelso” (Corano 58, 21).
Articolo 30
Gli scrittori, gli intellettuali, gli
operatori dei mezzi di comunicazione, i predicatori, gli insegnanti e
gli educatori, e tutti i diversi settori del mondo arabo e islamico,
tutti sono chiamati a svolgere il loro ruolo e a compiere il loro dovere
di fronte alla ferocia dell’invasione sionista, alla sua infiltrazione
in molti paesi, e al suo controllo di ricchezze e di mezzi di
comunicazione, con tutto quel che ne consegue, nella maggioranza dei
paesi del mondo.
Il jihad non è limitato a portare le
armi e affrontare militarmente il nemico. La parola buona, l’articolo
eccellente, il libro utile, sostengono e aiutano dal canto loro il jihad
per la gloria di Allah, fino a quando le intenzioni sono sincere e si
intende fare della bandiera di Allah il vessillo più alto.
“Chiunque offre l’equipaggiamento a un
cavaliere per la gloria di Allah, è come se fosse cavaliere egli stesso.
E chiunque ha aiutato efficacemente il cavaliere rimanendo con la sua
famiglia, davvero è stato egli stesso cavaliere” (riferito da
al-Bukhari, Muslim, Abu-Dawud, e al-Tirmidhi).
F. I membri di altre religioni
Articolo 31
Il Movimento di Resistenza Islamico è un
movimento umanistico. Si occupa dei diritti umani, e si impegna a
mantenere la tolleranza islamica nei confronti dei seguaci di altre
religioni. È ostile solo a coloro che mostrano ostilità nei riguardi
dell’islam, si mettono di traverso al suo cammino per arrestarlo o
ostacolano i suoi sforzi.
All’ombra dell’islam, è possibile ai seguaci
delle tre religioni – islam, cristianesimo ed ebraismo – coesistere in
pace e sicurezza. Anzi, pace e sicurezza sono possibili solo all’ombra
dell’islam, e la storia antica e quella recente sono le migliori
testimoni di questa verità.
I seguaci di altre religioni devono smettere
di combattere l’islam a proposito del dominio di questa regione. Perché
se fossero loro a dominare, non ci sarebbero altro che lotta, torture ed
esilio; sarebbero disgustati gli uni degli altri al loro interno, per
non parlare dei seguaci di altre religioni. Il passato e il presente
sono pieni di prove di questa verità.
“Vi combatteranno uniti solo dalle loro
fortezze o dietro le mura. Grande è l’acrimonia che regna fra loro. Li
ritieni uniti, e invece i loro cuori sono discordi: è gente che non
ragiona” (Corano 59, 14).
L’islam concede a ciascuno i suoi diritti, e impedisce l’aggressione contro i diritti degli altri.
Le pratiche naziste dei sionisti contro il
nostro popolo non dureranno neppure per il tempo della loro invasione.
“Perché lo stato di oppressione dura soltanto un’ora, mentre lo stato di
giustizia dura fino al giorno del giudizio”.
“Allah non vi proibisce di essere buoni e
giusti nei confronti di coloro che non vi hanno combattuto per la vostra
religione e che non vi hanno scacciato dalle vostre case, poiché Allah
ama coloro che si comportano con equità” (Corano 60, 8).
Il tentativo di isolare il popolo palestinese
Articolo 32
Il sionismo mondiale e le forze imperialiste
hanno tentato, attraverso astute manovre e un’attenta programmazione, di
rimuovere gli Stati arabi, uno dopo l’altro, dal circolo del conflitto
con il sionismo, così da trovarsi di fronte al popolo palestinese da
solo. L’Egitto è già stato rimosso dal circolo del conflitto, in gran
parte attraverso gli accordi traditori di Camp David, e ha cercato di
trascinare altri Stati arabi in accordi simili, per rimuovere anche loro
dal circolo del conflitto.
Il Movimento di Resistenza Islamico chiama i
popoli arabi e islamici a fare uno sforzo serio e incessante per
prevenire la realizzazione di questo orribile piano e per rendere le
masse consapevoli del pericolo di ritirarsi dal circolo del conflitto
con il sionismo. Oggi si tratta della Palestina, domani di uno o più
altri paesi. Perché lo schema sionista non ha limiti, e dopo la
Palestina cercherà di espandersi dal Nilo all’Eufrate. Quando avrà
digerito la regione di cui si è cibato, guarderà avanti verso
un’ulteriore espansione, e così via. Questo è il piano delineato nei Protocolli degli Anziani di Sion,
e il comportamento presente del sionismo costituisce la migliore
testimonianza di quanto era stato affermato in quel documento.
Abbandonare il circolo del conflitto con il sionismo è alto tradimento e risulterà in una maledizione sul colpevole.
“Chi in quel giorno volgerà loro le spalle –
eccetto il caso di stratagemma per [meglio] combattere o per raggiungere
un altro gruppo – incorrerà nella collera di Allah e il suo rifugio
sarà l’Inferno. Qual triste rifugio!” (Corano 8, 16).
Dobbiamo mettere insieme le nostre forze e
capacità per affrontare questa invasione malvagia, nazista e tartara.
Altrimenti, perderemo le nostre patrie, i loro abitanti perderanno le
loro case, la corruzione si diffonderà sulla Terra, tutti i valori
religiosi saranno distrutti. Che ognuno sappia che ne sarà responsabile
di fronte ad Allah.
“Chi avrà fatto [anche solo] il peso di un
atomo di bene lo vedrà, e chi avrà fatto [anche solo] il peso di un
atomo di male lo vedrà” (Corano 99, 7-8).
All’interno del circolo del conflitto con il
sionismo, il Movimento di Resistenza Islamico si considera la punta di
lancia o l’avanguardia. Si unisce a tutti coloro che sono attivi
nell’arena palestinese. Quello che rimane da fare è un’azione continua
da parte dei popoli arabi e islamici, e delle organizzazioni islamiche
nel mondo arabo e musulmano, perché sono queste a essere meglio
preparate per la prossima fase della lotta contro gli ebrei, i mercanti
di guerre.
“Abbiamo destato tra loro odio e inimicizia
fino al giorno della resurrezione. Ogni volta che accendono un fuoco di
guerra, Allah lo spegne. Gareggiano nel seminare disordine sulla Terra,
ma Allah non ama i corruttori” (Corano 5, 64).
Articolo 33
Il Movimento di Resistenza Islamico parte da
questi concetti generali, che sono coerenti con norme universali e
seguono il corso del destino nel confronto e nella lotta con il nemico
in difesa dell’essere umano musulmano, della civiltà islamica, e dei
santuari islamici, primo fra i quali è la benedetta moschea di al-Aqsa.
Chiede con urgenza ai popoli arabi e islamici, ai loro governi, e alle
loro associazioni popolari e ufficiali di mostrare timore di Allah nel
loro atteggiamento di fronte al Movimento di Resistenza Islamico e di
essere, secondo la volontà di Allah, i suoi sostenitori e partigiani,
garantendogli l’aiuto e l’assistenza finché il dominio di Allah sia
assicurato. Così ogni fila seguirà l’altra, i combattenti del jihad seguiranno altri combattenti del jihad, e le masse sorgeranno da ogni parte del mondo islamico in risposta all’appello al dovere, ripetendo: Venite al jihad!
Questo appello squarcerà le nubi nei cieli, e risuonerà finché la
liberazione non sia realizzata, gli invasori siano vinti, e la vittoria
di Allah sia assicurata.
“Allah verrà in aiuto di coloro che sostengono [la Sua religione]. In verità Allah è forte e possente” (Corano 22, 40).
Capitolo V
La testimonianza della storia
Il confronto con gli aggressori nel corso della storia
Articolo 34
Fin dall’alba della storia, la Palestina è
stata l’ombelico della Terra, il centro dei continenti, e l’oggetto
dell’avidità per gli avidi. Il Messaggero – possano le preghiere e la
pace di Allah rimanere con lui – sottolinea questo fatto in un suo
nobile hadith, in cui si rivolge al suo venerabile compagno Mu’az
bin Jabal [?-640], dicendo: “O Mu’az, Allah conquisterà la Siria per
te, quando sarò morto, da al-‘Arish all’Eufrate. I suoi uomini, donne e
schiavi diventeranno guardie di frontiera fino al giorno della
resurrezione. Se qualcuno di voi sceglierà di rimanere nelle pianure
siriane o palestinesi, rimarrà sempre in stato di jihad fino al giorno della resurrezione”.
Gli avidi hanno posto gli occhi sulla
Palestina più di una volta, e la hanno invasa in armi perseguendo le
loro aspirazioni. Fu invasa da orde di crociati, che portavano con sé la
loro fede e alzavano la loro croce. Riuscirono a vincere i musulmani
per un momento, e per circa due decenni i musulmani non riuscirono a
rialzare la testa, finché si riunirono all’ombra della loro bandiera
religiosa, furono capaci di unirsi, resero gloria al loro Signore e
partirono per il jihad sotto la guida del Saladino. Così venne l’ovvia vittoria, le Crociate furono sconfitte, e la Palestina liberata.
“Di’ ai miscredenti: ‘Presto sarete sconfitti. Sarete radunati nell’Inferno. Che infame giaciglio!’” (Corano 3, 12).
Questa è l’unica via alla liberazione. La
testimonianza della storia non lascia dubbi. È una delle regole
dell’universo, è una delle leggi dell’esistenza. Solo il ferro può
spezzare il ferro, solo la vera fede dell’islam può sconfiggere la loro
credenza falsa e corrotta. La fede può essere combattuta solo dalla
fede. In ultimo, la vittoria appartiene alla verità, perché la verità
non può essere che vittoriosa.
“Già la Nostra Parola pervenne agli inviati
Nostri servi. Saranno loro a essere soccorsi, e le Nostre schiere
avranno il sopravvento” (Corano 37, 171-173)
Articolo 35
Il Movimento di Resistenza Islamico considera
seriamente la sconfitta dei crociati per opera del Saladino e la
liberazione della Palestina da loro, così come la disfatta dei tartari a
‘Ain Jalut [il 3 settembre 1260], quando la loro schiena fu spezzata
per mano di [Sayf al-Din] Qutuz [?-1260, sultano dell’Egitto dal 1259 al
1260] e al-Zahir Baybars [1223-1277, generale del sultano Qutuz, poi –
dopo avere assassinato Qutuz – sultano dell’Egitto dal 1260 al 1277] e
il mondo arabo fu riscattato dal flagello dei tartari, che aveva
distrutto tutti gli aspetti della civiltà umana. Il movimento trae le
sue lezioni e i suoi esempi da questi eventi. L’invasione sionista dei
nostri giorni è stata preceduta dall’invasione crociata dall’Ovest, e –
tra l’altro – dalle invasioni tartare dall’Est. Così come i musulmani
hanno fatto fronte a queste invasioni e hanno concepito piani per
combatterle e sconfiggerle, così ora possono affrontare l’invasione
sionista e batterla. Questo non è certo difficile per Allah se le nostre
intenzioni sono pure, se la nostra determinazione è sincera, se i
musulmani traggono lezioni utili dall’esperienza passata, se si liberano
delle vestigia dell’invasione ideologica occidentale, e se mettono a
frutto l’esperienza dei loro predecessori.
Conclusione
Il Movimento di Resistenza Islamico e i suoi soldati
Articolo 36
Mentre continua la sua avanzata, il Movimento
di Resistenza Islamico ricorda incessantemente a tutti i figli del
nostro popolo, e ai popoli arabi e islamici, che non ricerca per se
stesso fama, guadagno materiale, o avanzamento sociale. Il movimento non
si dirige contro alcun membro del nostro popolo per competere con lui o
per prendere il suo posto. Non c’è nulla di simile. Non sarà mai contro
alcun figlio di musulmani, né contro i non musulmani che mantengono nei
suoi confronti intenzioni pacifiche, qui o altrove. Sosterrà solo le
associazioni e organizzazioni che operano fattivamente contro il nemico
sionista e i suoi manutengoli.
Il Movimento di Resistenza Islamico accetta
l’islam come uno stile di vita. È la sua vita e il suo standard
normativo. Chiunque concepisce l’islam come uno stile di vita, qui o in
altri paesi, che si tratti di un gruppo, un’organizzazione, uno Stato,
ogni altra realtà, troverà all’interno del Movimento di Resistenza
Islamico i suoi soldati, nulla di meno.
Chiediamo ad Allah di guidarci, e di guidare altri verso di noi, e di essere giudice fra noi e il nostro popolo con verità.
“O Signore nostro, giudica secondo verità, tra noi e il nostro popolo; Tu sei il Migliore dei giudici” (Corano 7, 89).
La nostra ultima preghiera è che sia lode ad Allah, il Signore dell’universo.
[1] Le citazioni coraniche sono tratte da Il Corano, cura e traduzione di Hamza Roberto Piccardo. Revisione e
controllo dottrinale della Unione delle Comunità ed Organizzazioni
Islamiche in Italia, Newton & Compton, Roma 1996. Le parentesi quadre all'interno del testo dello Statuto sono del CESNUR.
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