venerdì 16 gennaio 2015

ANCHE STAVOLTA ABBIAMO PAGATO PER LIBERARE CONNAZIONALI IMPRUDENTI. STABILIRE DELLE REGOLE DIVERSE PER IL FUTURO ?



Mi fa piacere che Vanessa e Greta siano state liberate ? Sì, certo, sono moderatamente contento per loro e per i familiari. Approvo che si sia pagato un riscatto, vedremo se di 12, 6 o chissà quanti milioni di euro per la loro liberazione ? No.
Tocca risolverlo 'sto problema dei nostri connazionali che vanno in giro per il mondo, per turismo o per volontoriato, incuranti dei pericoli che corrono. Nel secondo caso io ne apprezzo anche il coraggio (incoscienza ? confine labile), lo spirito di dedizione e sacrificio per gli altri, però so anche che quelle doti potrebbero essere spese in migliaia di altri posti, senza esporsi a rischi così grandi. 
C'è un bel film, con Russel Crowe e Meg Ryan, titolato proprio "Rapimento e riscatto", incentrato  sul sequestro di un americano, un ingegnere dipendente di una società di impianti, con richiesta di un riscatto. E' la FAMIGLIA che si dichiara disponibile a pagare. Segue una sfinente trattativa perché la richiesta iniziale è largamente superiore alle disponibilità economiche di moglie e sorella del rapito (mentre ad uno Stato si può sparare molto più alto). Alla fine l'accordo sulla cifra sembra trovato, ma il film deve proseguire, e quindi le cose si ingarbugliano e Russel Crowe da abile negoziatore si trasforma in eccellente commando e libera con la forza il marito della donna di cui nel frattempo si è innamorato (ricambiato, ma i due rinunceranno generosamente al loro idillio, rimasto casto, per rispetto, l'uomo, affetto, la donna, del povero ingegnere). 
Questa storia per dire  che le responsabilità sono personali, e che non dovrebbe essere lo Stato a pagare le scelte, evidentemente azzardate, dei singoli. 
Ed è questa la mia posizione. Lo Stato italiano dovrebbe stabilire che è impossibilitato - per legge (evidentemente da promulgare, ché non esiste una norma siffatta) - a intervenire a pagare riscatti per persone sequestrate in paesi indicati come ad alto rischio, nei quali viene espressamente sconsigliato di andare, a qualsiasi titolo o motivo.
Del resto, una legge finalizzata a impedire i riscatti in caso di sequestro, bloccando i beni del rapito e della sua famiglia, venne adottata all'epoca della cd. "anonima sarda", quando il fenomeno si era preoccupantemente diffuso. Non so se sia stato merito della legge, so che i sequestri in Italia oggi sono quasi scomparsi. 
La debolezza, cedere al ricatto, normalmente favorisce il perpetuarsi del fenomeno. Nel caso di specie vi è poi un altro ricasco negativo della cosa : quei soldi finanzieranno le file del terrorismo jidhaista, favorendo assassini e vittime.
Abbandonare i nostri connazionali ? Un'alternativa c'è, ed è quella adottata da altri Paesi. Si braccano i rapitori e si cerca di liberare i sequestrati. Certo, il rischio che questi ultimi siano uccisi è decisamente maggiore, ma non ci sono carte buone in una partita del genere. C'è da scegliere il male minore, tenendo conto dei critieri accennati : le responsabilità individuali, le conseguenze del cedere o meno. 
Non mi associo evidentemente a coloro che insultano le due ragazze - di cui mi limito a disapprovare una scelta che alla fine è costata anche ad altri - ma non condivido le consuete scelte mercantili del nostro paese. Siccome alla fine diciamo sempre le stesse cose - non è certo la prima volta che gli italiani pagano dei riscatti - mi piacerebbe che la cosa venisse affrontata politicamente e legislativamente per stabilire delle regole per il futuro.

Per gli amanti del genere (tra cui non mi iscrivo), l'articolo della Sarzanini sul presunto svolgimento della vicenda.

Due video «cifrati» in 15 giorni 
Così i rapitori hanno alzato il prezzo
di Fiorenza Sarzanini
 
 I ribelli: «Pagati 12 milioni di dollari».
La banda di terroristi non è legata all’Isis

ROMA Lo scambio sarebbe avvenuto tra domenica e lunedì, dopo l’arrivo di un video che forniva la nuova prova in vita delle due ragazze rimaste prigioniere in Siria quasi sei mesi. Un filmato per sbloccare definitivamente la trattativa, con la consegna della contropartita ai sequestratori. Sembra esagerata la cifra di dodici milioni di dollari indicata dai ribelli al regime di Assad, ma un riscatto è stato certamente pagato, forse la metà. E tanto basta a scatenare la polemica, alimentata da chi sottolinea come il versamento sarebbe avvenuto proprio nei giorni degli attentati a Parigi.
È l’ultimo capitolo di una vicenda a fasi alterne, con momenti di grande preoccupazione, proprio come accaduto dopo la strage di Charlie Hebdo e del supermercato kosher, quando i mediatori avrebbero tentato di alzare ulteriormente la posta.
La cattura
Saranno Greta Ramelli e Vanessa Marzullo a fornire ai magistrati i dettagli della lunga prigionia, compreso il numero delle case in cui sono state tenute. Ieri sera, dopo essere arrivate in un luogo sicuro — probabilmente in Turchia — e prima di essere imbarcate sull’aereo per l’Italia, sono state sottoposte al «debriefing» da parte degli uomini dell’ intelligence , come prevede la procedura che mira a ottenere notizie preziose sul gruppo che le ha catturate il 31 luglio scorso e su quelli che le hanno poi gestite nei mesi seguenti.
Attivare i primi contatti per il negoziato non è stato semplice, anche se si è avuta presto la certezza che a rapirle era stata una banda di criminali, sia pur islamici, e non i jihadisti dell’Isis. A metà agosto, quando il Guardian ha rilanciato l’ipotesi che fossero tra gli ostaggi internazionali del Califfo Abu Bakr al-Baghdadi, i mediatori italiani si sono affrettati a smentire proprio nel timore che la trattativa potesse fermarsi. Circa un mese dopo è arrivata la prima prova per dimostrare che le ragazze stavano bene. E da quel momento è partita la trattativa degli 007, coordinata da Farnesina e Palazzo Chigi.
I passaggi di mano
Secondo le notizie iniziali a organizzare il sequestro è il «Free Syrian Army», l’esercito di liberazione della Siria. Ma la gestione delle prigioniere avrebbe avuto fasi alterne, con svariati cambi di «covo» e nell’ultima fase ci sarebbe stata un’interferenza politica di «Jabat al-Nusra», gruppo della galassia di Al Qaeda che avrebbe preteso un riconoscimento del proprio ruolo da far valere soprattutto rispetto alle altre fazioni e contro l’Isis. Non a caso, poco dopo la conferma dell’avvenuto rilascio delle due giovani, un uomo che dice di chiamarsi Muahhed al Khilafa e si firma sulla piattaforma Twitter con l’hashtag dell’Isis posta un messaggio per attaccare «questi cani del fronte al-Nusra che rilasciano le donne crociate italiane e uccidono i simpatizzanti dello Stato Islamico».
I contatti mediati
Del resto è proprio la situazione complessa della Siria ad alimentare sin da subito la sensazione che il sequestro non possa avere tempi brevi. E infatti la «rete» attivata per dialogare con i sequestratori ha a che fare con diversi interlocutori, non tutti affidabili. Con il trascorrere del tempo le richieste diventano sempre più alte, viene accreditata la possibilità che i soldi non siano sufficienti per chiudere la partita, che possa essere necessario concedere anche altro.
A novembre si sparge la voce che una delle due ragazze ha problemi di salute, si parla di un’infezione e della necessità che le vengano dati farmaci non facilmente reperibili in una zona così segnata dalla guerra. Qualche giorno dopo arrivano invece buone notizie, un emissario assicura che Greta e Vanessa sono in una casa gestita esclusivamente da donne. Informazioni controverse che evidentemente servono a far salire la tensione e dunque il valore della contropartita per la liberazione.
Rilancio e ultimo video
A fine novembre c’è il momento più complicato. I rapitori cambiano infatti uno dei mediatori facendo sapere di non ritenerlo più «attendibile». Si cerca un canale alternativo e alla fine si riesce a riattivare il contatto, anche se in scena compare «Jabat al-Nusra» e la trattativa assume una connotazione più politica.
La dimostrazione arriva quando si sollecita un’altra prova in vita di Greta e Vanessa e il 31 dicembre compare su YouTube il video che le mostra vestite di nero, mentre chiedono aiuto e dicono di essere in pericolo. È la mossa che mira ad alzare il prezzo rispetto ai due milioni di dollari di cui si era parlato all’inizio. Quel filmato serve a chiedere di più, ma pure a lanciare il segnale che la trattativa può ormai entrare nella fase finale. Anche perché contiene una serie di messaggi occulti che soltanto chi sta negoziando può comprendere, come il foglietto con la data «17-12-14 wednesday» che Vanessa tiene in mano mentre Greta legge il messaggio, che sembra fornire indicazioni precise.
Si rincorre la voce che entro qualche giorno possa avvenire il rilascio. Ma poi c’è una nuova complicazione.
Il 7 gennaio i terroristi entrano in azione a Parigi, quattro giorni dopo arriva un nuovo video. Questa volta viaggia però su canali riservati. L’intenzione dei sequestratori sembra quella di alzare ulteriormente la posta, la replica dell’Italia è negativa. Si deve chiudere e bisogna farlo in fretta.
L’ intelligence di Ankara fornisce copertura per il trasferimento oltre i confini siriani delle due prigioniere. Ieri mattina gli 007 avvisano il governo: è fatta, tornano a casa.

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