lunedì 4 gennaio 2016

E PIERLUIGI BATTISTA DISERTO' LA SACRA GUERRA ALL'EVASORE



Rarissimamente ascolto i discorsi dei presidenti della repubblica a fine anno. Li trovo stucchevoli, noiosi, banali. Dicono un po' di tutto, toccano i problemi più noti spandendo per lo più parole di rammarico per il presente ma di fiducia per il futuro. Potrebbero dire del resto cose diverse ?
Forse no, ma in questo modo lo trovo un discorso per lo più senza valore.
Questo però era l'esordio (ed è per questo che ho provato, con parecchio sforzo, a seguirlo)  di Mattarella, finora distintosi per la sua invisibilità, peraltro dai più prevista al momento della sua elezione. Del resto ci sarà stato un motivo per cui renzino lo ha voluto a tutti i costi al Quirinale, a costo di rompere con Berlusconi e il famoso patto (??) del Nazareno no ?
Mattarella non ha smentito né se stesso né la tradizione, semmai rivelandosi un gradino più qualunquista dei suoi predecessori, ma proprio un filino, che l'esagerazione non è nelle corde dell'uomo. Oltretutto, se gli uomini del Quirinale dirazzano dal solco paludato lo fanno per lo più a settennato avanzato, e magari anche Mattarella obbedirà a questa consuetudine.
Un' amica di FB non ha gradito il mio biasimo per la fiera della banalità a cui avevo assistito e, con polemico garbo mi ha chiesto cosa avrei detto io al posto del presidente.  Sarei sciocco se provassi a buttare giù un discorso sullo stato della nazione. Bisogna starci in quei posti, per magari scoprire che la verità non si può dire. Allora però penso che tacerei, o sarei stringato e sobrio negli auguri, senza inventarmi messaggi al popolo di nessuno spessore.
Una cosa però mi ha colpito, perché mancava un po' dal repertorio dei vertici istituzionali maggiori : la retorica sull'evasione fiscale, con la chiosa finale, ed indigeribile, del "se tutti pagassero, tutti pagheremmo di meno".  Ecco, questa menzogna in bocca al capo dello stato non si può proprio sentire. Se tutti pagassero, lo stato spenderebbe e sprecherebbe di più. Lo dimostra il fatto che la pressione fiscale non rimane mai costante, aumenta sempre e non per sopperire ai buchi dell'evasione, che questo potrebbe avvenire la prima volta, non SEMPRE, ma alla voragine della spesa pubblica e del debito. Luca Ricolfi ci ha scritto anche un libricino arguto e provocatorio nel quale proponeva che tutte le somme recuperate dall'evasione - in media, ultimamente, circa 10 miliardi l'anno - andassero a diminuire la pressione fiscale (è mai avvenuto ? no) , mentre quelle rimediate dalla lotta agli sprechi e dalla spending review ( svariate decine di miliardi) alla spesa sociale migliore (asili nido, per consentire alle madri di lavorare, borse di studio per i giovani più meritevoli...cose così).
Come detto, provocazioni.
E ugualmente è un provocatore Pierluigi Battista che nella sua rubrica sul Corsera si chiede, sarcasticamente, come caspita faccia Mattarella e chi per lui a calcolare l'evasione in maniera così cospicua e precisa !  Ma è una domanda senza risposta perché tanto non è necessario essere scientifici, basta dirlo che c'è (ovviamente che sia vero nessuno lo nega) e buttare la cifra monstre che tanto ognuno può dirne una e tacitare i dubbiosi come traditori della guerra santa all'evasore.
Ah, naturalmente il presidente si è scordato di dire che c'è un'altra cifra, questa sì certa e certificata dai libri fatture delle società - molte delle quali fallite e/o in concordato - che devono avere soldi dallo stato e dagli enti pubblici : 61 miliardi.
Ecco presidente Mattarella, solo io nel mio piccolo conosco una società che se avesse avuto per tempo i pagamenti pubblici che le spettavano, oggi non sarebbe in concordato prefallimentare e 100 dipendenti avrebbero ancora il loro lavoro.
Quando parla di disoccupazione, pensi a questo.




Chi ha ragione sui numeri della lotta all’evasione?
di Pierluigi Battista

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Con tutto il deferente rispetto per il lavoro certosino dei più accreditati istituti di ricerca, per gli scienziati dell’economia, per le istituzioni repubblicane fino ai sommi vertici, per la doverosa guerra agli evasori, con tutto questo rispetto: ma come si fa a calcolare con esattezza l’imponente cifra dell’evasione fiscale, stimandola con puntigliosa precisione ben 122 miliardi di euro all’anno? Qualche anno fa, per dire, un istituto di ricerca aveva calcolato la cifra di 180 miliardi di evasione, qualcosina di più, solo una sessantina di miliardi di differenza.
Chi ha ragione? Ma soprattutto, se siete così capaci di scovare l’evasione fino all’ultimo centesimo, vuole dire che ci sono dei dati certificati, ma se ci sono dati certificati vuol dire che l’evasione è già stata minuziosamente individuata, ma se è stata individuata come si fa a non beccarne i responsabili? O non sarà invece che quella cifra è un po’ all’ingrosso, è una previsione, un’ipotesi, una possibilità, un calcolo a spanne, una cifra presunta, una proiezione teorica ma non un dato accurato, affidabile, scientifico? È diserzione dalla guerra santa contro l’evasione avere qualche dubbio sulla fondatezza di queste cifre? E poi come si fa ad inserire nell’ammontare globale dell’evasione il pagamento in contanti dell’idraulico che dice «300 con fattura, 200 senza» e che, in assenza di detrazioni, viene accettato dal cliente? O la somma da destinare alla babysitter che arrotonda le entrate tenendoti il bambino naturalmente senza fattura. O il negoziante di fiducia che fa pagare molto meno la sua merce alla clientela conosciuta se si evita di emettere scontrino. O le lezioni private che il professore di matematica va a sostenere a domicilio, con banconote e senza contributi. Sono cose che accadono tutti i giorni, come si fa a calcolarle con esattezza? Fanno parte o sono escluse dall’ipotetica cifra di 122 miliardi annui di evasione?
La rete del sommerso, del nero, anche per piccole cifre, è pratica quotidiana, come si fa a incasellarla, quantificarla, registrarla? Come si fa a registrare l’evasione? L’impressione è piuttosto che queste cifre servano a dare il senso di una missione, di esasperare il fervore della guerra santa all’evasione. Creando l’illusione che l’asfissiante pressione fiscale, il 43 per cento di cui siamo tutti vittime, potrebbe essere evitata se si riuscisse a incassare quelle somme sottratte alla Nazione e sparissero gli sprechi della spesa pubblica. Palesi, neanche in nero.

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