Curioso di storie. Mi piace ascoltarle e commentarle, con chiunque lo vorrà fare con me.
mercoledì 15 giugno 2011
QUESTIONARIO
Quasi agli inizi di questa bella esperienza del camerlengo, scrissi un post, TUTTO E' RELATIVO , ispiratomi dal bel libro di Luca Sofri, "un grande paese".
Ci misi molto a scriverlo, perché era un tema a cui tenevo e tengo molto : le cose giuste e le cose sbagliate. E NON è vero che tutto è relativo, non del tutto, e soprattutto non nella misura per la quale uno possa arrivare a GIUSTIFICARE qualunque cosa (se stesso ovviamente in primis).
Anche la propria ignavia, il proprio immobilismo, il restare ancorato a delle idee che non sono frutto di studio o quantomeno di vera riflessione , ma così...espressione di ciò che vedo, che penso, che credo di aver capito o peggio, che pensano i più.
Tanto poi potrò sempre dire : questa è la MIA opinione, e chiunque la deve rispettare.
Sofri si è soffermato su questo aspetto, evidenziando che non tutte le opinioni sono uguali, non tutte hanno lo stesso spessore. Insomma anche qui, ci sono quelle giuste e quelle sbagliate.
Un tempo si parlava meno, si usciva anche meno, e internet, la rete, i social network sono esperienze recenti.
Una delle conseguenze di questa facilità di contatto è un dialogo maggiore. Le gente parla di più, e di tutto. Con cognizione di causa ? Non sempre ovviamente. Però parla.
UN tempo c'era più silenzio nelle case. A volte quel silenzio NON era una cosa negativa, era il segno del pudore, della consapevolezza. Se una cosa non la so, o non ne so abbastanza, sto zitto. E magari ascolto.
Non succede più. o succede molto poco.
A distanza di oltre un mese che scrivo su questo blog, da quel post sul libro di Sofri, non è cambiata una virgola. Perché ? Avevi la presunzione che cambiasse ? Forse, magari non presunzione ma la speranza si.
Il desiderio che quel post, e i pensieri riportati di Luca Sofri potessero suggerire un approccio diverso al dialogo, al confronto. E questo approccio è basato sulla lentezza, sul prendere tempo, per ascoltare, e quindi meditare e POI parlare. Anche per dire : Non ne so abbastanza.
Non succede MAI.
Però magari sbaglio, forse, come suggerisce qualcuno che gentilmente mi legge, sono troppo pessimista. E allora lancio un piccolo questionario , magari qualcuno mi risponderà.
E' semplice. Una domanda sola.
Vi capita mai di pensare, leggendo, : "su questa cosa non ci avevo mai riflettuto" , e cambiare idea ?
Direte subito si, ma non vi fidate e fate la prova del nove scrivendo "quando" è accaduto : cosa pensavate prima, cosa avete sentito, visto o letto e poi come avete cambiato idea.
Potreste fare delle scoperte.
Sorriso.
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non sono certa di aver cambiato "radicalmente"idea ma di sicuro ogni concetto che mi ha colpito è stato elaborato nella mia testolina, confrontato e qualcosa ha modificato nelle mie certezze. Non voglio dire che succede ogni qualvolta leggo o ascolto un pensiero diverso dal mio, anzi, spesso lo rafforza, ma è successo
RispondiEliminaSarebbe "carino" se , accogliendo la "provocazione" dicessi come , quando e in che modo Zarina :).
RispondiEliminaTutto è relativo?
RispondiEliminame lo chiedo...
l'ho sempre pensato e continuo a pensarlo
cosa c'è di assoluto?...la nascita e la morte
tutto quello che stà nel mezzo è in relazione a ciò che siamo e a ciò in cui crediamo
poi ci sono i fatti di cose, avvenimenti, situazioni che possiamo definire assoluti
sono quelli, reali, la verità...
ma la verità, i fatti, passano poi attraverso di noi e si relazionano con noi
ne vengono influenzati, influenzati da ciò in cui crediamo, da ciò che sentiamo,
dalle nostre emozioni, sentimenti
allora nascono le opinioni, il confronto...
e questo confronto è passato attraverso epoche e periodi che ci ha visti cambiare ed evolverci..nulla di esterno negli anni precedenti aveva modo di invadere e sostituire la nostra voce o i nostri pensieri che peraltro non venivamo molto spesso espressi, perchè la gente non era capace di renderli noti, in quanto repressi da timidezze e paure generazionali. C'era un'incapacità al dialogo che puntualmente veniva mimato dai silenzi che raccontavano attraverso gli occhi, un vissuto e una disperazione che voleva in qualche modo essere custodita, facendo emergere quel pudore di se stessi che non dava poi modo di esprimere i propri molteplici concetti. Ma i tempi cambiano e le generazioni mutano e cosi pure la consapevolezza di togliere le briglie a quelle parole che sono state per lungo tempo inespresse e da qui nasce il desiderio di dialogo, di apertura mentale che ha bisogno di confrontarsi, di uscire allo sbaraglio anche se questo può far rischiare di dire cose sbagliate, ma è ragionevolmente autorizzato da una democratica facoltà, laddove i concetti hanno diritto di essere sviscerati e dove una parola in più è sempre doverosa e di diritto essere formulata. Oggi si parla di più è vero e si ha modo di argomentare ogni cosa con diritto di replica coadiuvata da strumenti socialmente utili e che dovrebbero ahimè essere usati con parsimonia per non rischiare di essere poi un artefatto dell'uomo..per non rischiare di farci sopprimere e di diventare vittime di una virtualità che prevaricandoci, potrebbe inibire la nostra evoluzione orale e comportamentale. Ma è palesemente logico anche cambiare idea su tutto e questo non vuol dire cambiare bandiera, ma semplicemente rendersi conto che ciò che la mente aveva elaborato in un primo momento, può modificarsi in base al ragionamento che può per certi versi aver illuso i nostri pensieri e capita, si, di tornare sui propri passi e rendersi conto di aver erroneamente dato un parere poi sovvertito da una successiva introspezione. Questo è il confronto sano, quello che vuole rendere diversi e liberi nell'espressione verbale gli uomini..ma certo è che soggettivamente si ha modo di capire se è utile il dialogo oppure parlare necessariamente quando si deve? la riflessione a questo punto è d'obbligo..
Cambiare idea parzialmente o radicalmente a seguito della lettura di un libro o di un articolo di giornale....Pensando al passato mi viene in mente principalmente l'università. Esame di filosofia del diritto. Materia sconosciuta e ostica pregiudizialmente. Poi, il fatto di "doverla" studiare mi ha permesso di cambiare idea, facendomi scoprire non solo dati a me sconosciuti, ma una capacità di comprensione che mi ha poi aiutato nel proseguo del percorso universitario.
RispondiEliminaMi viene in mente poi la lettura di un libro, scelto casualmente in un particolare momento della vita (ma Jung parlerebbe di "conicidenza significativa" ;-))) della Jole Baldaro Verde - Illusioni d'amore. Le motivazioni inconsce nella scelta del patner. - che mi ha fornito una diversa chiave di lettura rispetto alle mie valutazioni su determinati comportamenti negativi rilevati su una persona a me cara.
Poi però mi vengono in mente incontri personali e scambi e/o ascolto di idee diverse dalle mie.
E qui il Camerlengo (nella sua dimensione personale) ha avuto ed ha un grosso peso. Molto spesso, anzi direi quasi sempre, questi scambi di idee mi hano dato spunto per riflessioni su svariati argomenti, soprattutto di politica, che è argomento da me conosciuto poco approfonditamente. Non ho ancora cambiato radicalmente le mie idee, ma certamente ho sempre valutato con attenzione tutte le sue giuste considerazioni ;-)).
Anche se mi affascina ed emoziona sempre molto quando, in alcuni libri, articoli di giornali o post del Camerlengo trovo che gli autori abbiano saputo dare voce ai miei stessi pensieri ma con una chiarezza ed una acutezza psicologica a me inaccessibile.
Ma penso anche al vicino di casa settantenne che ho incontrato più spesso per motivi di lavoro e che mi ha raccontato cose della sua vita che me lo hanno fatto vedere con occhi diversi. O, ancora più spesso, penso che ho incontrato, sempre per lavoro, persone che difficilmente avrei incorciato nella mia vita per abitudini diverse e diversi ambienti culturali e sociali che mi hanno permesso di accedere e valutare uno spaccato di vita del quale avrei potuto solo leggere o informarmi.Per questo concordo nel ritenere che spesso il racconto e lo scambio delle storie delle persone sia altrettanto interessante di un libro ben scritto.
Perchè non è detto che la ricchezza di idee provenga necessariamente solo da persone colte.
Anzi, credo che bisognerebbe distinguere tra erudizione e saggezza. La prima intesa come corredo di cognizioni e informazioni. La seconda come equilibrio tra consigli e comportamento.
E interessarsi di chiedere chi sa meglio NON chi sa di più.
Pertanto mi approprio, modestissimamente, della prima lezione di umiltà tramandata da uno di più grandi filosofi antichi, Socrate, dicendo che io "so di NON sapere nulla".
Ma diffido dall'arroganza polemica e fastidiosa di chi nutre una cieca fede e una tale sicurezza in se stesso da non prendere mai nemmeno in considerazione le idee degli altri.
Reputo che libri, giornali, cose e persone nuove possano restituire prospettive cancellate dalla sicumera provinciale, dalla quale tutti, più o meno ci siamo fatti toccare qualche volta, incoraggiandoci a crescere con la mente più aperta.
E la riflessione su tale argomento, alla quale ci invita così calorosamente il nostro Camerlengo, non può che arricchire tutti noi. Grazie Stefano! :-)))