domenica 26 giugno 2011

UN PAESE POCO LIBERALE

Non riesco a recuperare l'editoriale odierno di Angelo Panebianco sul Corriere che parimenti al pezzo di Polito, invece altrove integralmente ripreso, merita di essere letto .
VALERIO ZANONE
Ex Segretario Partito Liberale Italiano
Provo a sintetizzarne i contenuti. o meglio la parte che a me ha colpito.
In sintesi il bravo giornalista rileva una sorta di contraddizione emergente dai commenti e analisi del recente declino del Premier, sul quale invece siamo tutti d'accordo (pensa che figuraccia se quello risorge per la terza o quarta volta...) . In sostanza ci sono due visioni opposte : da un lato quelli che vedono nel declino Berlusconiano il segno di un mutamento dei tempi, il ritorno ad una visione più "collettivista" dello Stato e della gestione dell'econoni dopo quasi un trentennio dall'affermazione reaganiana e thatcheriana. degli anni 80 .Dall'altra  invece l'esatto contrario : Berlusconi è stato liberale e liberista solo a parole, nelle promesse, mentre nei fatti della tanto decantata rivoluzione liberale si è visto poco e nulla.
Ora, non c'è dubbio che queste siano state le analisi prevalenti ( a cui aggiungerei anche che, dopo 17 anni di politica e più di 20 di visibilità assoluta tra TV e Milan, non si può certo dire che Berlusconi potrà mai più essere "Il nuovo che avanza", e il "cambiamento" per noi elettori  ha sempre un suo appeal in sé, al di là del merito) ma perché contraddittorie ? Certo sono opposte, ma pur sempre lati della stessa moneta.
Non c'è dubbio che le crisi finanziarie prima ed economiche poi di questo primo decennio del terzo millennio D.C: hanno molto sbiadito la vulgata liberale che aveva dominato il decennio successivo ai famigerati anni 70 , fino ad arrivare al crollo del comunismo nel 1989.  Senza contare che mentre per i paese del nord Europa , non parliamo poi dell'America, il Mercato, la libertà individuale e d'impresa sono "filosofici", ancor prima che strutturali, nel sud dell'Europa, e quindi da noi, non è propriamente così. E , diciamocelo senza ipocrisia, la nostra pure nobile e apprezzabile Costituzione, sta un po' li a dimostrarlo. Del resto i padri costituenti che la scrissero, non è che fossero proprio dei "crociani" e meno che mai dei cultori di Adam Smith di cui molti dubito avessero mai letto nulla.
Quindi il nostro è un paese piuttosto "paternalistico"...ci piace fare un po' come ci pare, però se poi le cose non vanno bene ci deve essere un papà (lo Stato) che mette a posto le cose. Sto parlando dell'incoerenza del nostro centro destra e dei liberali di sinistra. La sinistra vera e propria invece è coerente : il privato, che pensa a fare soldi,  è male, non ci credono alla fiaba della mano invisibile di Adam Smith che equilibra al meglio lo sforzo di ciascuno per sé facendolo diventare benessere per tutti. E quindi è bene che le cose vengano governate dello Stato, rappresentante della collettività, che distribuirà a tutti secondo i bisogni .Ma i meriti ? E non se po' avè tutto !
Pertanto la cattiva prova di sé dell'economia capitalistica  ha ridato fiato alla parte politica e all'elettorato più tradizionalmente di sinistra "ortodossa". E Berlusconi certo rappresenta il capitalismo in difficoltà.
Allo stesso tempo sono ancora (vasta) minoranza, in Italia, e ancor di più nel resto del mondo occidentale, quelli che pensano che si possano recuperare  politiche economiche dirigiste e a prevalenza pubblica, specie tra chi ha maggiore cognizione delle risorse esistenti, degli equilibri, dei concetti di "fattibilità e sostenibilità".  In Portogallo e Spagna la stessa profonda crisi che morde l'Italia ha segnato la sconfitta elettorale delle sinistre al governo , con cambio di guida nel primo paese e con Zapatero che non si presenterà alle elezioni del prossimo anno nel secondo.
La sensazione, che ovviamente può essere sbagliata, è che , come ha scritto bene Dario DI Vico qualche giorno fa, i problemi sul tavolo sono tornati "labouristi" , ma le risposte continuano ad essere liberali.
Ma un liberalismo VERO, non quello di facciata e quasi sempre disatteso nel nostro paese, chiunque ci sia alla sua guida, da noi non si è mai visto. E forse non si vedrà mai. Questione di DNA.
BENEDETTO CROCE

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