lunedì 27 giugno 2011

IL PAESE IMMOBILE


Dal POST , pubblicazione sul web che (credo per sbaglio) ha dato lo scorso we una "visibilità" al Camerlengo stupefacente ( e lo scrivente farà bene a scordarsela temo !!) , ha dato risalto, come tutti gli organi di informazione a quanto accade in Val di Susa, con gli scontri tra Polizia e esponenti del movimento NO TAV.
In modo schematico e ritengo chiaro, il POST illustra le posizioni contrapposte e ognuno potrà leggere e farsi quantomeno un'idea.
Quello che io ritengo molto discutibile è come certa minoranza intende far valere le proprie ragioni. Va bene manifestare e cercare di dare evidenza alla propria protesta e ragione. Va bene sensibilizzare ma : 1) nella Legalità 2) accettando che poi si arrivi ad una sintesi.
Da quello che si legge, e non solo sul POST, rispetto ai progetti originari diverse delle obiezioni e delle osservazioni dei comuni locali, rappresentanti della gente del posto, sono state recepite tanto è vero che si è giunti ad un progetto diverso e meno "invasivo".
Insomma , si è realizzato un "compromesso" che poi è quello che la Politica, quella "buona", cerca più spesso di realizzare. 
Questo non è bastato ad una parte che la parola "compromesso" non sa nemmeno come si scrive. Per loro esiste una sola ragione, la Loro. E' minoritaria ? Alla fine ci sono delle leggi da rispettare ? E chissene...
E quindi o il governo cede, oppure deve ricorrere alla forza, e diventa "despota" e "tiranno". 
Sono passati 10 anni da Genova e il G8 dove morì il giovane Giuliani, speriamo che la gente contraria alla TAV ma PER BENE , sappia smarcarsi da facinorosi anarcoidi la cui unica vera vocazione è la violenza e il ribellismo nascosti da un ideologico e sempiterno NO a qualsiasi cambiamento. 

Che cosa vogliono

Come suggerisce il nome, i No TAV sono contrari alla costruzione della nuova linea ferroviaria ad alta velocità per mettere in collegamento Torino con Lione, in Francia, attraverso la Val di Susa. L’opera fa parte del Progetto Prioritario 6 che mira a collegare trasversalmente l’Europa da ovest a est ed è considerata strategica dall’Unione Europea. I No TAV, in realtà, esistevano già nei primi anni Novanta e si battevano contro la realizzazione delle linee ad alta velocità tra Bologna, Firenze e Roma. Per la Val di Susa ipotizzano un potenziamento e un miglioramento dell’attuale linea storica, che dicono sia usata ad appena un terzo della sua capacità, senza dover costruire un’opera completamente nuova che richiede lo scavo di nuovi tunnel e un maggiore impatto ambientale.

Che cosa pensano della TAV
Chi aderisce al movimento ritiene che la linea ad alta velocità sia inutile, perché non giustificata da livelli sufficienti di traffico per merci e passeggeri, ed estremamente costosa da realizzare, con una spesa che in buona parte ricadrebbe sulla società. I No TAV dicono che la tratta avrebbe per decenni un bilancio di esercizio in passivo, perché costosa da mantenere e poco utilizzata, che verrebbe ripianato dal pubblico. Agli aspetti economici delle ragioni del no si affiancano anche quelli ambientali. Per costruire viadotti, gallerie e le altre infrastrutture il progetto originale prevede la creazione di numerosi cantieri, di dimensioni considerevoli come nel caso della Maddalena, verso i quali muoverebbero ogni giorno centinaia di camion e mezzi. La costruzione dei tunnel non piace ai No TAV perché secondo loro gli scavi porteranno a emissioni di polveri di amianto, al passaggio lungo vene di uranio e alla deviazione o distruzione di molte sorgenti d’acqua naturali sotterranee, come accaduto già nella zona del Mugello.

Che cosa dicono le istituzioni
Secondo il governo italiano, quello francese e l’Unione Europea, la tratta ad alta velocità tra Torino e Lione è un tassello fondamentale per lo sviluppo della rete ferroviaria europea. Le loro stime parlano di chiari e tangibili benefici per l’ambiente a opera conclusa che consentirà di ridurre il traffico in Val di Susa di almeno 600mila passaggi di camion in una prima fase, riducendo di 2,5 milioni di tonnellate le emissioni di inquinanti nocivi. Constatata la fortissima opposizione di una parte degli abitanti della zona, nel 2006 il governo italiano ha deciso di confrontarsi nuovamente con movimenti e istituzioni locali, insieme all’Unione Europea. Il confronto ha portato alla nascita di un Osservatorio Tecnico, che ha da poco prodotto un nuovo progetto che prevede l’utilizzo di meno cantieri e la creazione di una linea mista, dove le nuove tratte convivranno con quelle vecchie.

Il “progetto leggero”
Da qui al 2023 – 2025 il piano prevede la costruzione di tre opere prioritarie in Italia: due tunnel da una dozzina di chilometri e la risistemazione lungo tre chilometri nell’area di Susa, una delle città principali della valle. Si realizzerebbero così 29 chilometri degli 81 previsti e fino al 2035 la linea storica sarà utilizzata tra Avigliana, nella parte terminale della Valle di Susa verso la pianura, e Bussoleno. Questa soluzione consentirebbe di non attivare gli otto cantieri previsti nella bassa valle. La costruzione del resto dell’infrastruttura, nella proposta dell’Osservatorio Tecnico, resterebbe condizionata dai volumi di traffico: se saranno sostenuti, come previsto, si costruirà il resto, altrimenti rimarrà la soluzione ibrida con un risparmio di 4 miliardi di euro sugli 8,6 previsti per l’intera opera. Il progetto leggero accoglie le richieste di parte del movimento No TAV e dell’Unione Europea, che da tempo chiede tempi certi per la realizzazione delle opere, pena la revisione dei finanziamenti.

I Si TAV
Anche a causa degli episodi violenti contro le forze dell’ordine, di una intransigenza ritenuta eccessiva e della grande esposizione mediatica dei NO TAV, complice l’impegno di Beppe Grillo sul tema, negli ultimi anni in Piemonte si è sviluppata una certa insofferenza nei confronti di chi si batte contro l’alta velocità. Non esiste un movimento Si TAV vero e proprio con forme di organizzazione paragonabili a quello dei No TAV, tuttavia chi ritiene che la tratta ferroviaria debba essere costruita ha dato vita a presidi, siti web e manifestazioni, sostenute anche dai principali partiti. Nel gennaio del 2010, alcuni esponenti del Partito Democratico e del Popolo della Libertà organizzarono al Lingotto l’incontro Si TAV per sostenere la costruzione della linea ferroviaria. In quell’occasione Sergio Chiamparino, all’epoca sindaco di Torino, ricordò che la protesta di popolo era ormai finita e che ci si doveva confrontare con «una protesta, legittima, ma di militanti» aggiungendo che l’obiettivo era «fare una manifestazione per dire cosa vuole fare la stragrande maggioranza dei cittadini».

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