sabato 2 luglio 2011

EMMA BONINO E LE QUOTE ROSA : "SERVE BEN ALTRO"

Quello riportato è il preannunciato post relativo all'opinione di EMMA BONINO in ordine al tema delle "quote Rosa". 
Lo riporto integralmente, sottolineando i passaggi per me più significativi.
Buona lettura 
EMMA BONINO 

Senato della Repubblica, 15 marzo 2011
Dichiarazione di voto di Emma Bonino, vice Presidente del Senato, sul ddl  in materia di parità di accesso agli organi di amministrazione delle società quotate in mercati regolamentati, c.d. ddl "Quote rosa"

Onorevoli colleghe e colleghi,
Ho seguito con rispetto il lavoro che ha accompagnato la discussione di questo ddl fino all'attuale compromesso che state per approvare. D'altronde, il tema delle quote ha caratterizzato il movimento femminile di questi anni.
Mi auguravo che voi aveste ragione ma non mi sono convinta... per ragioni di metodo e di merito.
Di metodo:  io non condivido e mi sforzo di non praticare una politica per la quale il fine giustifica i mezzi, anzi sono sempre  più convinta che i mezzi prefigurano i fini:  sicché non voglio arrendermi  a considerare positivo  il mezzo ed il fine di una società  organizzata per quote: tot bianche tot neri, tot uomini tot donne, tot immigrati tot autoctoni,  tot del sud tot del nord, tot giovani e tot vecchi. Ma continuo a  lavorare  per  una società basata sull'individuo  e  sul merito,  criterio spesso invocato e quasi mai praticato e in assenza del quale non è difficile prevedere da quali filiere familiari, elettorali o clientelari si tenderà a scegliere, o meglio cooptare,  le componenti di queste quote. Legalizzarle non aiuta.
So perfettamente che molte amiche con cui ho lavorato e con cui spero di continuare a lavorare per la valorizzazione del patrimonio al femminile del nostro paese  sono entusiaste di questa misura, altre la accettano  quasi per sfinimento, per rassegnazione vista la situazione patetica  in cui versano le bravissime donne italiane,  presenti in tutti i settori della società, ma impedite  ad accedere a ruoli decisionali, a partire dalla politica per intenderci e mi si dice che appunto serve uno scossone "transitorio" per cambiare marcia.
Solo che quello che abbiamo di fronte - e qui vengo al merito - non mi pare neppure uno scossone:  per i limiti temporali in esso previsti, per il suo campo di applicazione ambiguo, per la debolezza  del sistema sanzionatorio in caso di inadempienza, e infine per quel che riguarda il "temporaneo" che, nel sistema italiano, si traduce spesso e volentieri in "permanente".
Continuo a pensare più proficuo, e continuerò a lavorare - come ci chiede peraltro la direttiva 54 della Comunità europea - per cambiamenti più strutturali come l'istituzione di un'autorità indipendente contro le discriminazioni di genere, contro gli stereotipi limitanti quando non umilianti, e perché i "risparmi" provenienti dalla equiparazione dell'età pensionabile siano utilizzati finalmente per una politica attiva  etc etc  che sollevi le donne italiane da quei servizi di assistenza e cura dei bambini e degli anziani che ad oggi gravano esclusivamente su di loro.
Per questo noi 3 senatori radicali non intendiamo partecipare al voto. Sono certa, però, che al di là della differenza di oggi, troveremo nel futuro un lavoro comune su altri temi che ci vedono tutti appassionati.

Tutto condivisibile tranne forse il riferimento alla cura degli anziani.  Noi italiani, la maggior parte di noi, lo deleghiamo alle badanti straniere. Chi non lo fa, è per motivi economici e non è minimamente interessata alle "quote rosa". Anzi non sa nemmeno cosa sono. 

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