sabato 9 luglio 2011

TUTTO GIUSTO MA COME CI SI RIESCE

 
Giuseppe Turani è uno scrittore di economia conosciuto e apprezzato per la chiarezza e la meritevole semplicità con cui tratta un argomento importante ma certamente non particolarmente accattivante come appunto quello economico.
Leggendolo per anni (un tempo era uno degli editorialisti di punta delle Repubblica, oggi credo un po' meno conservando - almeno fino a quando la leggevo io, mesi fa - una rubrica settimanale la domenica) mi sono potuto fare una piccola infarinatura della materia. Meno suggestivo di Fugnoli ma più intellegibile ( e forse più attendibile....ma sono opinioni).
Nel riportare il suo commento sulla recente manovra economica , che condivido pienamente, mi (gli) domando : le soluzioni che lui suggerisce sono da molti ritenute quelle giuste, ma , come lui stesso afferma, RIVOLUZIONARIE.
Questo governo non le farà, non ha la forza di farle, ma chi mai potrà ?
Se Berlusconi, il vate della rivoluzione liberale, che ha goduto sulla carta di due maggioranze numericamente importanti sia nel 2011 che nel 2008, non c'è andato manco vicino, come potrebbe farlo una sinistra al solito raffazzonata con riformisti veri e concreti come che so, Chiamparino, Ichino, moderati come Letta o Gentiloni, e radicali alla Vendola e Co. ?
Mi piacerebbe leggere l'ottimo Turani su questo angoscioso quesito.
Personalmente, la mia l'ho detta : la situazione è GRAVE. molto, ed è tornato il tempo di un governo di solidarietà nazionale (come ai tempi del pericolo terrorista) per varare le riforma sotto descritte.
Perché in quel caso ci vorranno gli elmetti e si scoprirà che le corporazioni in Italia sono più forti e peggiori del Caimano.
Buona Lettura

La manovra per il riequilibrio dei conti (che tante polemiche ha sollevato) è sbagliata. E non solo perché, tanto per cambiare, va a colpire soprattutto chi è meno abbiente. E’ sbagliata perché molto probabilmente non servirà a niente e consegnerà l’Italia a un lungo (o lunghissimo) periodo di stagnazione. E che questo avvenga sotto un presidente del Consiglio “sviluppista” (almeno a parole) farebbe ridere, se non fosse un po’ tragico. Gli errori più gravi della manovra sono due 
1- Con i consumi fermi e un paese che non cresce, si inventa una serie di balzelli e di misure che cadono esattamente sulla testa di coloro che dovrebbero muoversi, spendere un po’ di più. E che invece faranno, ovviamente, proprio il contrario. Dall’annuncio della manovra tutti hanno capito che sono, già adesso, un po’ più poveri, e quindi si regoleranno di conseguenza. Non ci vuole Brunetta per capire che tutto questo non stimolerà affatto l’economia. Anzi, la deprimerà ancora di più.
2- Ma il vero errore è che dentro la manovra non c’è niente per lo sviluppo. E questo non è solo un formidabile argomento di polemica politica. E’ stato lo stesso governo a dire che ci voleva una frustata all’economia, qui invece è arrivata solo una bastonata in testa. Ma in un paese che sta crescendo meno dell’1 per cento all’anno (e che l’anno prossimo potrebbe andare poco sopra lo 0,5 per cento) non c’è manovra che tenga. Qualunque cosa che si tenta rischia di non centrare il bersaglio. Qualunque cosa che si fa (lasciando perdere per il momento gli aspetti “di classe”) rischia di essere sbagliata. E quindi nel giro di non molto tempo serviranno altre manovre. Con il risultato che, di bastonata in bastonata, l’economia italiana rischia di piegarsi su se stessa e di entrare in una fase di quasi stabile stagnazione.
Ma, d’altra parte, che cosa si può fare? La situazione italiana è ormai chiarissima e i politici non fanno quello che va fatto per la banale ragione che nessuna scimmia taglia il ramo sul quale sta seduta. Mi spiego meglio: l’Italia è come un’azienda che abbia una direzione generale enorme, con una quantità infinita di vice-direttori generali, assistenti dei medesimi e consulenti. In queste condizioni sarebbe stato logico assistere a una politica che fa autocritica e che comincia a tagliare se stessa. Ma non lo stipendio dei deputati: i deputati medesimi. L’America se la cava benissimo con 400  rappresentanti del popolo. L’Italia, che è cinque volte più piccola, ne ha quasi mille. Ma perché?
GIUSEPPE TURANI esperto di economia
Di fronte alla gravità della situazione, e di fronte a una manovra che è la più pesante degli ultimi venti anni, sarebbe stato logico attendersi un intervento “rivoluzionario” sulla macchina-Stato: via le province, accorpamento dei comuni, collocamento sul mercato in tempi brevi di tutte le società di servizi “locali” (quasi 40 mila amministratori), revisione delle strutture sanitarie e universitarie, e via di questo passo. Invece, niente. Forse un po’ meno auto blu (ma dalla prossima legislatura)
Bisogna arrivare, insomma, allo Stato leggero, che costi molto meno di quello attuale. Senza di questo, passeremo da una super-manovra all’altra. E a ogni giro l’economia si deprimerà un po’ di più.


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