lunedì 5 settembre 2011

MA QUANTO GLI PIACCIONO I REFERENDUM ALLA SINISTRA

La legge elettorale non è un argomento di attualità. Lo è poco in genere, figuriamoci ora dove ogni giorno qualcuno suda al pensiero che magari è così sfigato che tocca proprio a lui pagare qualcosa alla decantata manovra salva Italia ("e che io ? ci pensassero gli altri not!?!?!").
Però al PD, magari anche perché non è che in ordine alla questione economiche vadano molto oltre una serie di niet, ci si dedicano, e hanno iniziato a raccogliere le firme per un referendum teso ad abrogare l'attuale sistema, definita il Porcellum.
All'argomento dedica un articolo più acuto e più ficcante del solito Davide Giacalone, firma di Libero, repubblicano di altri tempi e autore di molte pubblicazioni di carattere politico.
Lo ripropongo per intero augurandovi buona lettura (le sottolineature al solito sono le mie). 
Dell’ennesimo referendum elettorale non importa nulla alle persone normali, quelli, cioè, che non pensano di guadagnarcisi da vivere. Anche perché lo stesso comitato promotore riconosce che si tratta solo di una provocazione, organizzata per sollecitare l’intervento del legislatore. Dato che si tratta delle stesse persone, si sollecitino in altra sede. Eppure la sinistra, attorno alla raccolta delle firme, si sta ulteriormente spappolando. Se si supera la noia e la diffidenza, cercando di capire come sia possibile un tale miracolo demolitore, si scoprono le ragioni profonde del perché la sinistra non riesce ad esistere, se non per negazione. Una sinistra che non è riuscita a costruire una posizione politica alternativa neanche di fronte ad un governo che fra attacchi interni e attacchi esterni, sommati ai distacchi fra il pensare e il fare, non si capisce come faccia a restare attaccato dov’è.

Il comitato promotore, riconducibile a Di Pietro, Parisi e Vendola, cui si sono accodati Prodi, Veltroni e un pezzo consistente del pd, chiede di abrogare il porcellum e tornare al mattarellum, che, per non usare questi termini da deficienti, significa cancellare un sistema a ripartizione proporzionale, ma con premio di maggioranza e tornare a quello a predominanza uninominale. Formule incomprensibili? Semplifico: è un viaggio inutile, perché i due sistemi hanno lo stesso difetto, spingendo alla formazione di coalizioni vaste e disomogenee, con le quali si vincono le elezioni e non si governa mai, e tutti e due hanno portato alla vittoria e alla sconfitta sia della sinistra che della destra. E allora, perché lo vogliono? Risposta: perché il loro obiettivo era fermare un altro referendum, promosso da Stefano Passigli (ex quasi tutto: parlamentare repubblicano nella prima Repubblica, poi eletto dalle coalizioni di sinistra nella seconda, sicché approdato a far da consulente istituzionale per l’Italia dei valori, e ci vuole coraggio anche solo a dirlo, infine convocatore di referendum). Questo referendum concorrente avrebbe puntato ad abrogare non tutta la legge esistente, ma solo il premio di maggioranza. In pratica tornando al proporzionale, sebbene sbilenco e zoppo.

Innanzi all’abbondanza referendaria, sempre oppositoria, Bersani e il pd decisero di non decidere: non avrebbero aderito a nessuno dei due, pur guardandoli con simpatia. Ma era un falso, perché il partitone della sinistra, come il partitone della destra, ci tiene a che i satelliti non escano dall’orbita e il premio di maggioranza aiuta, così come l’uninominale di un tempo. Quindi hanno prima indotto Passigli a sospendere la raccolta delle firme e quando lui c’è cascato, fidandosi dei compagni, hanno preso a firmare per l’altro. I furbacchioni, però, hanno trascurato un dettaglio: una parte dei loro centristi, come tutti quelli desiderosi d’allearsi più con il terzo polo che con gli estremisti, l’hanno presa come una coltellata alle spalle.

Perché la dirigenza del pd continua a preferire l’alleanza con chi li ha ripetutamente gabbati, a Milano come a Napoli, con chi impedisce loro di fare politica, piuttosto che con chi è più vicino all’area elettorale del centro destra, quindi meglio posizionato per raccoglierne i rotolanti cocci elettorali? Perché per fare la seconda cosa si deve essere capaci di pensare politica, proposte, programmi che puntino alla maggioranza dell’elettorato, e loro non lo sono, quindi preferiscono tenersi stretti gli aguzzini, quelli che li stanno divorando, ma con i quali si può essere certi di rispondere alle grandi domande della vita: chi siete? cosa volete? Siamo quelli che sono contro Berlusconi e vogliono mandarlo via. Per fare che? E quante cose vuoi sapere! Per oggi accontentiamoci.

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