martedì 4 ottobre 2011

I NUOVI NUMERI DAL PIANETA DIVORZIO PARTE SECONDA

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Continuiamo la nostra passeggiata per il pianeta Divorzio.
Abbiamo visto come i dati aggiornati confermino le opinioni generalmente diffuse ma con numeri spesso diversi da quelli immaginati. E così l'assegno per la moglie ricorre solo in un caso su 5 (sempre invece, e ovviamente, per i figli) e la ex casa coniugale resti assegnata a lei circa nel 60% dei casi, un numero alto ma lontano dalla pressoché totalità di un tempo come molti continuano invece a credere.
L'entità di questo assegno poi varia ormai molto, e di quel 20% che ne fruisce sono poche quelle che ci vivono agiatamente. A volte per motivi giuridici, con giudici che di fronte a matrimoni di breve durata e donne ancora giovani sono reticenti a concedere l'assegno di mantenimento (ma, lo abbiamo visto, su questo l'orientamento non è conforma, anzi ) e poi siamo in tempi economicamente grami, per cui il marito, già gravato del contributo per i figli, giustamente preminenti sulla madre, adulta, ha ben poche residue risorse per la ex coniuge.
DI qui l'esortazione accorata alle giovani donne, sia della giornalista che aveva redatto la ricerca che degli esperti interpellati, di NON investire sul matrimonio in modo esclusivo e prevalente, ma viceversa badare SEMPRE ad avere una posizione economicamente indipendente.
Sembra impossibile dover leggere una simile esortazione nel XXI secolo e invece è così.
Riprendiamo da qui il nostro viaggio...
Le donne si separano , gli uomini divorziano. 3 volte su 4 la separazione è chiesta dalle donne, mentre sono più gli uomini a chiedere il divorzio.

“meno donne lo chiedono (il divorzio) perché  in misura minore vogliono risposarsi e anche perché hanno meno chance, soprattutto se hanno figli che vivono con loro – dice Saraceno -. Se guardiamo i nuovi matrimoni in cui uno dei due proviene da uno precedente si vede che si risposano di più i vedovi delle vedove, i divorziati delle divorziate”.
 “Tutte le ricerche – prosegue però Saraceno – mostrano che è più facile separarsi quando si ha un lavoro. A due anni dalla separazione chi non lo aveva, lo ha cercato. È più facile che una donna decida di rompere il matrimonio perché ha aspettative più elevate, non solo in termini economici ma in termini relazionali e affettivi. Accetta meno che il matrimonio non funziona. Oltre ai suoi aspetti negativi, l’instabilità coniugale è anche un segno di accresciuti gradi di libertà. Non a caso nel Mezzogiorno ci si separa meno, perché si hanno meno risorse per uscirne”. Nel 2009 al Sud si sono registrate 198,6 separazioni per mille matrimoni contro le 374,9 per mille matrimonio del Nord-ovest, punta massima italiana.
Veniamo ora allo spettro della povertà, conseguente alla separazione. Notoriamente gli avvocati più seri (in genere quelli di studi grandi, e non matrimonialisti, che non hanno un bisogno esasperato di clienti...) fanno notare come la separazione sia roba da "ricchi". E' una semplificazione, ma sicuramente per persone non benestanti il fallimento matrimoniale significa un grosso danno economico . Per entrambi, anche se per il marito, quello che normalmente si deve trovare una nuova abitazione, (almeno 6 volte su 10) e che paga l'assegno per i figli ( e 1 volta su 5 alla ex moglie) , ovviamente il peso è maggiore (ma in genere anche il reddito). Ma anche per la donna, appunto dotata di un reddito più basso ( a volte inesistente, se la scelta , sciagurata, è stata votarsi alla sola famiglia) non è che ci sia da stare allegri.
Inoltre la vita di relazione per la madre,  quasi sempre il genitore dove i figli vivono per la stragrande maggioranza del tempo, incontra più difficoltà a manifestarsi, avendo meno tempo libero, specie la sera.
Marino Maglietta, come ricordato nella prima puntata di questo "dossier" ,  il padre dell'affidamento condiviso, della assoluta parità di doveri ma anche diritti dei DUE genitori, ammette con amarezza che alla fine, nel 2011, resta l'85% la percentuale di padri ben contenti di lasciare alla madre il compito di "badare" ai figli. Quindi tutte queste battaglie epocali sono per il cambiamento di un costume ancora fortemente radicato non solo tra le madri ma anche tra i padri ....Se s'interrogano uomini di una certa età, diciamo dai 60 in su, TUTTI vi risponderanno che "i figli sono della madri" , vedendo come fatto NATURALE che gli stessi quindi restino affidati alla donna. Psicologi e studiosi dell'età evolutiva hanno spiegato che , passati i primissimi anni di vita (chi dice 3, chi 5....chi arriva massimo alla fine delle scuole elementari) , la madre non ha più questo ruolo primario e la fungibilità dei genitori è assoluta.
Ma all'85% degli uomini , come detto, va benissimo com'è sempre stato, quello che gli va decisamente meno bene è la loro penalizzazione economica (che però è principalmente legata PROPRIO al fatto che i figli restano con le madri !).
Quanto quindi propugnato da studiosi del problema, come Vezzetti e Maglietta, e cioè arrivare ad una perfetta ripartizione dei tempi tra i due genitori, con i figli che restano nella casa familiare e i genitori che si alternano, è molto ambiziosa , non è affatto detto che sia giusta, per i bambini, e comunque NON in linea con quello che la maggior parte dei genitori vogliono .
Certo resta quel 15% di padri che vorrebbero veramente passare più tempo coi loro figli, tanto quanto assegnato alle madri, e in quel caso è giusto verificare strade diverse, ancorché avallate da verifiche, caso per caso, su quella che potrà essere la soluzione migliore specie per i minori.
Basta che non si cada nel vizietto di certe persone illuminate di voler "educare" e "creare" il genitore perfetto. E quindi OBBLIGARE i padri ad essere come LORO, questi "esperti", vorrebbero che fossero.
Se dopo 50 anni dal 68, e decenni di rotture di palle delle donne sull'uomo che doveva imparare a badare ai figli esattamente come loro,  i cd. "MAMMI" (piaciuto il risultato signore ? ) , alla fine solo il 15% dei padri si battono per questa "bi-genitorialità", ebbé forse il dubbio che non sia una cosa da imporre dall'alto tocca che Maglietta e soci se lo facciano venire.
Ultima considerazione sul dato della apparente NON litigiosità, visto che la grande maggioranza delle separazioni e dei divorzi sono consensuali ( o finiscono consensualmente). Non vi fidate. E' solo merito della LEGGE, che stabilisce delle regole piuttosto serrate e immodificate, per cui litigare non vale spesso la pena : i risultati cambieranno di poco o niente. IN questo caso però non ci troveremo di fronte a veri patti condivisi, ma con soggetti che ritengono di essere stati COSTRETTI a cedere. Queste persone , per nulla pacificate, resteranno ostili.
Recentemente ho vissuto questa esperienza. Casa di lui, con mutuo sopra di circa 900 euro, il padre con 1.800 euro di reddito , la madre 1.000. Figlio di 4 anni. Lei decide di separarsi. Mi chiede quali sono le sue prospettive....le spiego che può :1) rimanere nella casa del compagno, con lui tenuto ad allontanarsi, e un assegno modesto per il figlio, non oltre i 300 euro considerato che lui dovrà continuare a pagare il mutuo e trovarsi un'altra abitazione.....2) trovarsi LEI una casa in affitto e ottenere un assegno più alto dall'ex compagno, ma che comunque, dato i redditi sul tavolo, non poteva essere superiore ai 900 euro....
Alla fine lei ha trovato una casetta che le piaceva a 600 euro di affitto e ha concordato col padre del figlio un assegno di altrettanti. Facendo i conti della serva, rispetto alla prima soluzione lei ha circa 300 euro in meno a disposizione ( 1.000 il suo stipendio + 300 assegno del padre e zero spese di affitto nel primo caso, mentre così facendo gliene rimangono 1000, visto che i 600 dell'assegno sono azzerati dai 600 dell'affitto).
Io ovviamente ho fatto presente questa aritmetica differenza, ma condivido la sua scelta : meglio non arroccarsi su posizioni garantite dalla legge in un rapporto che comunque dovrà proseguire in ragione del figlio in comune. Non per questo si deve arrivare a sottomettersi, ma rinunciare a qualcosa si può.
E lei così ha fatto. Nemmeno un'aquila, però a volta basta il buon senso.
“I buoni genitori sono forse la maggioranza - dice Marino Maglietta - ma purtroppo il sistema legale favorisce i padri assenti e le madri prepotenti”.
Non è proprio così, ma ci assomiglia abbastanza...

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