martedì 8 novembre 2011

I MERCATI GLOBALI: I NUOVI DEI CAPRICCIOSI DELLA MITOLOGIA GRECA?

Vi capita mai di avere domande a cui non sapete trovare una risposta? A scorrere i post e gli status (in italiano, commenti e opinioni pubblicati sulla "lavagna" del social network) di FB sembrerebbe di NO.
Tutti convinti e sicuri delle loro tesi.
Io rimango colpito da questa cosa, francamente, osservando come nella gestione  della LORO vita amici e conoscenti   queste certezze granitiche non le mostrano, e nella quotidianità vedo tante umane debolezze e mediocrità.
Insomma si parla di spread, di finanza, di politica, anche estera, e poi a casa litighiamo su dove o con chi passare il natale...Mah...
Tornando all'esordio, io una domanda che mi assilla da un po' ce l'ho (veramente ne ho altre, anche quelle di piccolo respiro di cui accennavo prima...) ed è: ma questi MERCATI che sono?
Diciamoci la verità, quanti di noi si sono un po' rotti le balle di sentire che dobbiamo fare questo o quello perché così vogliono i mercati? 
Eppure io sono un liberale, appartengo ad una casa politica che sul mercato ha costruito parte delle sue fondamenta ( i pilastri, che amo, sono dati dalla affermazione e difesa della libertà individuale, contro i monarchi ieri, contro gli stati padri-padroni oggi) .
Ma il mercato che conoscevo io , o credevo di conoscere, era un posto dove un'azienda andava, con il suo progetto, e lo sottoponeva ai risparmiatori che, se lo approvavano, compravano le sue azioni o le sue obbligazioni. Se l'azienda andava bene, erano premiati dai dividendi degli utili e dall'aumento del valore delle azioni acquistate, altrimenti il contrario.
Mi sembrava una cosa buona fatta così.
Ancora negli anni 70 inizi 80 leggevo che gli operatori di borsa, i consulenti finanziari o come allora si chiamavano, per suggerire e orientare gli investimenti studiavano i cosiddetti dati fondamentali dell'economia delle aziende : fatturato, spese, costi fissi, capitalizzazioni ecc. ecc.
Non che tutto fosse così razionale e freddo, c'erano anche allora elementi emotivi dati da fattori come un cambio di guida manageriale, e ovviamente la politica economica del governo. Ovvio che se m'invento la scala mobile, con quello che significa per i costi di un'impresa, magari gli azionisti non fanno un salto di gioia. Così se aumento le tasse sull'impresa, chiudo o apro alla concorrenza e così via. Purtroppo per alcuni, per fortuna per altri, lo Stato conta(va?) eccome, con le sue leggi, sull'andamento dei mercati.
Poi è accaduto che il mondo si è "globalizzato" ed ecco che le singole politiche statali si sono dimostrate molto più carenti  nel gestire e condizionare i mercati.
Ed è come se questi ultimi intendessero prendersi la rivincita "punendo" chi per oltre un secolo ha voluto arginarli.
Sta di fatto che negli ultimi anni i mercati sono diventati sempre più finanziari e meno "economici". Non si guarda alle aziende "sane" ma a quelle che più velocemente promettono business e numeri.
Sorgono centinaia di strutture parallele alle banche che raccolgono il risparmio e lo mettono nella borsa assicurando  performance generose. Il denaro che produce denaro, senza fare nulla.
Bellissimo (mostruoso? anche qui, punti di vista inconciliabili).
La computerizzazione, quindi la possibilità di dare ordini in un secondo, la globalizzazione, come detto prima, fa si che nulla è più come prima e strumenti tradizionali, come il famoso taglio degli interessi operato dalle banche centrali, costituisce un pannicello caldo di fronte alle turbolenze moderne. Negli USA da anni il denaro non costa nulla eppure stanno sempre lì... In Europa, dove regna il rigore tedesco, il costo del denaro è all'1,25%!!!  Eppure l'economia vera, nonostante il denaro per gli investimenti costi così poco, langue (forse perché le imprese sono comunque strozzate dalle TASSE?? ).
Il problema, come detto è mondiale, non solo italiano. Siccome gli altri paesi, come USA, GB, Francia, Germania, le riforme strutturali che noi dobbiamo fare le hanno già fatte da tempo (flessibilità del mercato del lavoro, concorrenza, giustizia civile più veloce, fedeltà fiscale) qual'è la cosa che ci accomuna? Facile: il DEBITO. La montagna di denaro che serve per il welfare occidentale.
Quindi i Mercati punirebbero i paesi indebitati? E ovviamente in misura maggiore quelli più monelli?
Potrebbe essere una spiegazione.
Ma resta una domanda. Perché l'altalena? Se i mercati sono così intelligenti, così perfetti nella loro freddezza valutativa e decisionale, perché la volatilità?

A un conosciuto commentatore economico italiano, Giuseppe Turani ho quindi chiesto:
1) come fa la borsa a salire insieme agli spread? Non sono segnali contraddittori? 
2) che opinione si deve avere dei mercati? DEI capricciosi e onnipotenti? Mi spiego meglio. Dopo il vertice europeo, quello dove ci siamo presentati con la letterina di promesse di diventare buoni e virtuosi, e dopo che sono state approvate misure sulla costituzione del fondo salva stati, le borse hanno registrato impennate vertiginose: + 7 Milano, + 5 tutte le altre. Ok, i mercati erano soddisfatti. Dopo quanti? Due giorni? Di nuovo giù... Ma questo è solo l'ultimo esempio. Negli ultimi tempi se ne potrebbero fare tanti. Allora mi viene un dubbio che le sottopongo. Non è che la forbice tra finanza globale e realtà politica economica dei paesi è diventata troppa ampia e quindi insostenibile in assoluto? Lasciamo un attimo da parte il nostro paese, dove possiamo influenzarci con il tifo politico, e prendiamo la Francia. Lo scorso anno Sarkozy ha sopportato tre mesi di scioperi a catena per la riforma delle pensioni, poi approvata. Bene. Oggi ci deve rimettere le mani perché per "i mercati" è insufficiente. Ma è roba che i risultati della prima ancora si devono vedere!!! La politica, ma anche l'economia reale, hanno tempi più lunghi di un clic sul computer. Troppo, la prima, ma quand'anche li acceleri non potrebbe mai arrivare a quelli di un freddo calcolatore. Di qui la sensazione di essere tornati un po' in balia di Dei seduti sull'Olimpo che ci premiano e ci puniscono anche in modo capriccioso. Ovvio che è una metafora, spiegata dalla premessa.  

Il Dr. Turani ancora non mi ha risposto, ma io ascolto con attenzione chiunque sia così volenteroso da dare una risposta plausibile.

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