domenica 25 dicembre 2011

UN SALUTO AL PARTIGIANO GIORGIO

E' morto Giorgio Bocca, Aveva 91 anni e fino all'ultimo ha scritto i suoi pamplhet. 
Quando ero ragazzo, e fino verso i 30 anni,  leggevo Giorgio Bocca...anche se nel derby con Montanelli ovviamente  stavo dalla parte del giornalista liberale. Non solo per orientamento ideale, ma proprio perché trovavo la prosa di Indro più accattivante. La sua rubrica sull'Espresso, titolata l'"Antiitaliano" , ben rispecchiava la crescente acredine di Bocca per questo paese di cui non approvava nulla (non che avesse tutti i torti....ma lui era diventato una sorta di CATONE IL CENSORE !!). 
Giorgio Bocca è sempre rimasto legatissimo alla sua esperienza partigiana, scrivendo dei libri assolutamente di parte in merito (un po' enfatici diciamo, sopravvalutando in maniera grande sia l'apporto bellico della resistenza , sia il numero degli aderenti alla stessa, diventati molti nel 1945...),  e risentendosi in modo feroce con Giampaolo Pansa quando quest'ultimo iniziò a scrivere libri "revisionistici" della retorica partigiana, descrivendo quegli anni, dal 44 all'aprile del 1945, per quello che realmente furono : una guerra civile. Si può capire : nel 1944 Bocca aveva 24 anni, era pieno di entusiasmo ideale, e forse voleva anche riscattare con l'impegno militare il suo passato di giovanissimo giornalista fascista (come lo fu anche Scalfari). Insomma è piuttosto normale che la giovinezza alteri un po' le sensazioni e, più tardi, i ricordi. La delusione di Bocca per il fallimento della sinistra Azionista fu feroce, credo che non se ne sia mai più ripreso del tutto. Il fermento ideale di quegli anni del dopo guerra per Bocca non si è ripetuto più, e anzi la società italiana si è sempre più abbandonata al consumismo, alla ricerca del benessere come UNICO obiettivo dell'esistenza...Bocca fu, come tutti quelli dell'Espresso e di Repubblica, un fiero oppositore della MIlano da Bere craxiana prima e del Berlusconismo poi.  A me ricordava un po' Vittorio Gasman nel bel film di Ettore Scola : "Ceravamo tanto amati". Insieme a Nino Manfredi e Stefano Satta Flores, Gasman era stato partigiano sulle montagne. A differenza degli altri due amici, finisce per abbandonare gli ideali di gioventù e diventa un cinico industriale. Dentro però gli rimane un senso di crescente rimorso, e , divenuto anziano, solo,  ancorché ricco, si sente invadere dal rimpianto per le scelte fatte. Riandando con la mente ad uno dei momenti in montagna dove era stato sul punto di rimetterci la vita, Gasmann per un momento pensa che sarebbe stato meglio "rimanere" lassù, che vedere il dopo. 
Bocca non è diventato un industriale, però la mia sensazione è che non sia mai veramente sceso da quei monti.

Questa la notizia riassunta dal Corriere .it Giorgio Bocca

MILANO - È morto nel giorno di Natale, nella sua casa di Milano, dopo una breve malattia, Giorgio Bocca. Aveva 91 anni. Tra i grandi protagonisti del giornalismo italiano, Bocca ha raccontato nei suoi articoli e nei suoi libri l'ultimo mezzo secolo di vita italiana con rigore analitico e passione civile, improntando sempre il suo stile alla sintesi e alla chiarezza.
               
L'ULTIMO ARTICOLO - L'ultimo articolo di Bocca risale al 28 novembre 2011. Il tema: l'alluvione in Liguria. «Il dramma di questo Paese è di avere queste contraddizioni che non possono essere guarite dall'intervento del governo, ma sono connaturate alla storia delle popolazioni» si concludeva il pezzo nella rubrica «L'antitaliano» su L'Espresso. L'articolo sottolineava le responsabilità non solo dei politici ma di tutti gli italiani. Risale invece al novembre 2008, una delle ultime apparizioni in tv, aLe invasioni barbariche su La7. «I giornalisti della mia generazione - disse in quella occasione - erano mossi da un motivo etico: ci eravamo messi tragedie alle spalle, perciò il nostro era un giornalismo abbastanza serio. Oggi la verità non interessa più a nessuno» e «l'editoria è sempre più al servizio della pubblicità».
LA VITA E LA CARRIERA - Nato a Cuneo il 28 agosto del 1920, Bocca iniziò a scrivere già a metà degli anni 30, su periodici locali e poi sul settimanale cuneese La Provincia Grande. Durante la guerra si arruolò come allievo ufficiale alpino e dopo l'armistizio fu tra i fondatori delle formazioni partigiane di Giustizia e Libertà. Riprese allora l'attività giornalistica, scrivendo per il giornale di GL, poi lavorando per la Gazzetta del Popolo, per l'Europeo e per Il Giorno e segnalandosi per le grandi inchieste. Nel 1976 fu tra i fondatori del quotidiano la Repubblica, con cui ha sempre continuato a collaborare.
La copertina di «Grazie no»
La copertina di «Grazie no»«GRAZIE NO»: IL LIBRO IN USCITA - Nella sua carriera cinquantennale, Bocca è stato anche autore di numerosi libri, che spaziano dall'attualità politica e dall'analisi socioeconomica all'approfondimento storico e storiografico, senza mai dimenticare l'esperienza partigiana. Il prossimo 11 gennaio uscirà postumo, per Feltrinelli, il nuovo volume Grazie no: un pamphlet contro chi si è assuefatto all'Italia di oggi, dove cose che dovrebbero fare indignare passano sotto silenzio. Sette, in particolare, secondo Bocca, i punti a cui ribellarsi: la crescita folle; la produttività, il nuovo dio; la lingua impura; il dominio della finanza; la corruzione generale; la fine del giornalismo; l'Italia senza speranza. «La gente oggi è più ricca ma è peggiorata culturalmente e intellettualmente» dice il giornalista nella video-intervista che accompagna la scheda del volume. E ancora: «È una crisi di cui nessuno sa niente, nessuno sa quando è cominciata e come finirà. Mai nella storia dell'umanità si era arrivati ad una oscurità di questo genere».
«DIRE SEMPRE LA VERITA'» - Nell'aprile 2008 Bocca ha vinto il premio Ilaria Alpi alla carriera. Disse in quella occasione, ricevendo il riconoscimento: «Tutti quelli che fanno il giornalismo lo fanno sperando di dire la verità: anche se è difficile, li esorto e li incoraggio a continuare su questa strada».


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