mercoledì 11 gennaio 2012

ANCHE SULLE LIBERALIZZAZIONI SUPER MARIO NON SI SBAGLIA: INIZIA DAI DEBOLI.

Quando l'ossessione fiscale molla un po' la presa si parla anche di altro. Uno degli argomenti di moda sono le famose liberalizzazioni , uno dei punti salienti della fase 2 del governo di Super Mario....
Quest'ultimo, da Fazio, nella finta intervista di domenica sera a "Che tempo che fa",  ha precisato che il termine liberalizzare per lui significa: aprire alla concorrenza, favorire i giovani.
E' una caratteristica di Monti: dice tutte cose suadenti, con la sua faccia molto per bene e con la sua suppongo meritata fama di competenza.  Però, sarà perché di Premier che le cose le sapeva dire bene, anzi per molti anche meglio, ma poi ben poco realizzava  ne abbiamo appena dismesso uno prima di questo, ora qualche dubbio viene e si cerca di guardare ai fatti (cosa utile sempre, ma a volte si è vittime di "fascinazioni").
E allora si vede che , almeno finora, il governo dei professori, stimato in Europa, e forte di una maggioranza parlamentare MAI vista dall'avvento della Repubblica, non è che i fatti siano così positivi.
E infatti lo Spread, tra alti e bassi, NON scende mai sotto quota 500, livello che fu considerato la vigilia dell'Armageddon ai tempi del Caimano e con il quale pare riusciamo a convivere benissimo...
E coloro che parlano di clima rasserenato ( i partiti silenti, tranne la Lega). in realtà stanno contribuendo ad un ripristino della "lotta di classe", con i "poveri" (i dipendenti) impoveriti dai ricchi evasori....Una cosa disgustosa.....Una vera campagna propagandistica e mistificante, volta a distogliere l'attenzione dalla VERE cause dell'enorme debito pubblico e quindi dai VERI rimedi.
Ciò detto, la propaganda credo si faccia anche in tema di liberalizzazioni.
Anche qui, è facile trovare un vasto consenso delle persone in ordine alla prospettiva che la penalizzazione di vari gruppi produca vantaggi e convenienze per sé.
Trovare un taxi al volo come a NY, i negozi aperti quando ti fa comodo (che poi nel mondo vorrei sapere in quante città veramente succede !!!), i prezzi magari anche un po' più bassi, è una gran figata.
Il dubbio che mi viene è se tutto questo a me mi giovi in termini di mera comodità e pochi euro in più in tasca, mentre costi assai di più  alla categorie votate alla concorrenza più veemente.
Da liberale mi sta anche bene, però la domanda mi resta perché vedo le liberalizzazioni della benzina, dove tra un gestore e l'altro le differenze di centesimi mi sembrano una presa in giro...e così per le bollette della luce...
Insomma non registro  in questi settori cambiamenti e benefici clamorosi al momento....Del resto, anche al mercato, dove puoi trovare di seguito una decina di banchi che vendono TUTTI le stesse cose, le oscillazioni di prezzo sono infinitesimali. Già è diverso se cambi di ZONA : una cosa è fare la spesa a Ponte Milvio oppure a Torre Spaccata...
Vedremo.
Intanto però mi sembra giustissimo quanto scritto da Antonio Polito oggi sul Corriere , che appunto evidenziava come si puntino i riflettori su tassisti, farmacisti ecc.  e invece su altre settori (Credito e Energia per esempio) si dice che al momento NON SONO priorità del governo.
Eppure intervenire nei settori NON prioritari porterebbe a ben altri risparmi , secondo i calcoli di istituti competenti, rispetto a quelli presi subito di mira.
E allora la puzza di bruciato, che da mo' si avverte,  aumenta....
Buona Lettura


A PROPOSITO DI LIBERALIZZAZIONI

 
La pagliuzza e la trave 
Come Fiorello, che ne ricava un divertente video quotidiano su Twitter , ognuno di noi alla mattina va dal giornalaio, scambia due chiacchiere col benzinaio, saluta la farmacista, salta su un taxi. Sono giornate di grandi discussioni. Noi consumatori sosteniamo che se questi mestieri si aprissero a un po' di concorrenza, spenderemmo qualche euro in meno e avremmo qualche occupato in più. Loro ci mostrano i volti di gente modesta e lavoratrice, che di certo non ha passato le vacanze a Cortina, e che comincia a soffrire di una sindrome da accerchiamento. Su un punto hanno ragione: non meritano di portare da soli la croce dei ritardi italiani in materia di libero mercato, né di essere additati come l'ostacolo principale alla crescita.

L'altra sera in tv Antonio Catricalà ha detto che il governo sarà «senza pietà» con chi evade, e analoga inflessibilità ha annunciato nei confronti delle categorie cosiddette protette. Ma lo stesso sottosegretario, a una domanda sui vantaggi che porterebbe la separazione proprietaria tra Eni e Snam rete gas, ha invece risposto che «non è una priorità» del governo. Ora, poiché noi italiani paghiamo il gas fino al 50% in più del Paese più liberalizzato d'Europa, la Gran Bretagna (fonte Istituto Bruno Leoni), e poiché negli ultimi dieci anni abbiamo pagato il gas il 43,3% in più (fonte Cgia di Mestre), e poiché una famiglia tipo pagava 1.050 euro nel 2010 e ora ne paga 1.209 (fonte senatore Morando e onorevole Testa), ci domandiamo perché mai non sia una priorità intervenire in questo settore. Quanti giornalai e tassisti e farmacisti liberalizzati ci vogliono per fare un mercato del gas liberalizzato?

L'equità, stella polare dichiarata di questo governo, deve valere anche per i lavoratori autonomi e i professionisti. Prima di cercare la pagliuzza nell'occhio dei «piccoli» e dei «privati», bisogna rimuovere la trave in quello dei «grandi» e dei «pubblici». Sono infatti i mercati in cui il soggetto dominante è pubblico quelli dove c'è più grasso da raschiare. Negli ultimi quattro anni l'impennata maggiore l'hanno registrata le bollette dell'acqua (+25,5%) e i biglietti dei trasporti ferroviari (+23,6%), a fronte di un'inflazione del 4,9%. Si parla tanto di concorrenza nell'Alta velocità, ma pochi sanno che un recente decreto legge del governo Berlusconi proibisce ai concorrenti delle Fs sulle tratte regionali di effettuare fermate tra una regione e un'altra, con l'esplicita finalità di... evitare la concorrenza alle Fs, i cui treni locali sono sussidiati con i soldi dei contribuenti.
Quanto ci costa tutto ciò? E quanto ci costa spostare un conto corrente da una banca a un'altra? E quanto pesa sulle nostre bollette il grande business degli incentivi che paghiamo non solo alle energie «rinnovabili» ma anche a quelle cosiddette «assimilate», al punto che in Italia in nome dell'ambiente diamo soldi perfino ai petrolieri? E perché le tariffe della raccolta dei rifiuti urbani sono cresciute del 60% in dieci anni, e quelle delle assicurazioni auto quattro volte più dell'inflazione dal '94 a oggi? 
Di barriere da rimuovere per liberare la crescita il governo ne ha dunque a sufficienza. Siccome è tecnico, non può avere timore di cominciare da quelle che proteggono i santuari più ricchi e più inaccessibili. 

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