venerdì 24 febbraio 2012

CONTRO ORDINE COMPAGNI: GLI OPERAI FIAT VANNO REINTEGRATI

Accusati di aver boicottato la produzione attraverso la manomissione di un carrello, furono licenziati dalla Fiat di Marchionne, determinata a far vedere che in fabbrica le cose dovevano cambiare sia a livello contrattuale che comportamentale.
In via d'urgenza il Giudice del Lavoro accolse la richiesta dei tre operai di rientrare al lavoro, sospendendo l'efficacia del licenziamento. La Fiat disse subito che gli operai, i due che avevano incarichi sindacali, potevano frequentare gli appositi spazi destinati al sindacato, ma non accedere alla linea produttiva.
In primo grado, la Fita vinceva, il licenziamento veniva dichiarato legittimo.
Ora arriva la sentenza d'appello di Potenza che ribalta ancora la decisione, dichiara nullo il licenziamento perché anti sindacale e reintegra, ex art. 18, i tre operai.
Non conosco le carte del processo, i fatti accaduti se non per le versioni contrapposte, e quindi non esprimo giudizi di merito. Ricordo solo, ai romantici della certezza del diritto, di come questa sia solo un'aspirazione alta e vana degli uomini...come l' alternanza delle sentenze, comprese quelle dei giudici della legge ( le corti di Cassazione, i custodi della giurisprudenza), stanno lì ampiamente a dimostrare.
Ah, la Fiat si è sbrigata a mandare un telegramma ai tre : restate tranquillamente a casa, vi verranno pagati gli stipendi ma allo stabilimento non vi vogliamo. Non letterale, ma la sostanza è questa.
La società presenterà naturalmente ricorso in Cassazione.
Questa la breve notizia di agenzia:

Fiat: restano a casa i 3 operai reintegrati
Dopo la sentenza che obbligava al ritorno, l'azienda manda tre telegrammi: Non è necessaria la vostra prestazione
I tre operai  (Infophoto)
I tre operai (Infophoto)
MILANO- State a casa. La Fiat in un telegramma comunica di «non ritenere necessario, allo stato attuale, di avvalersi della prestazione lavorativa». I destinatari sono i tre operai dello stabilimento di Melfi, reintegrati dalla Corte d'Appello di Potenza, dopo che erano stati licenziati dall'azienda perchè ritenuti responsabili di aver bloccato un carrello durante una manifestazione.
IL PRECEDENTE- Dunque Giovanni Barozzino, Antonio Lamorte e Marco Pignatelli non torneranno a lavorare. La casa a utomobilistica corrisponderà gli stipendi ai dipendenti, ma non permetterà loro di tornare sulle linee. Una decisione analoga a quella di agosto 2010, quando dopo l'accoglimento del ricorso per condotta antisindacale, ai tre lavoratori fu concessa solo la permanenza nella sala delle Rsu. I tre si opposero alla decisione dell'azienda e uscirono dallo stabilimento lucano: quindi dal luglio del 2010, quando furono licenziati, i tre non sono mai più andati a lavorare sulle linee di produzione.

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