mercoledì 29 febbraio 2012

ITALIA FEDERALE? STAVAMO SCHERZANDO

Il Federalismo era un bel progetto, al di là che lo portasse avanti in modo piuttosto controverso la Lega.
L'idea di una crescente responsabilizzazione sia della base, i cittadini, che dei politici, più facilmente conoscibili e controllabili con riferimento al territorio, non era cattiva. Certo l'idea non piaceva a tanti che dell'assistenzialismo di Stato avevano fatto il modo di vivere o di campare.
I federalisti venivano chiamati, da questi signori preoccupati della cessazione delle prebende di Roma, Egoisti.
Spesso questa accusa parte dai soggetti nulla facenti e parassiti.
Ma davvero si può pensare che alla NOSTRA vita ci debba pensare SEMPRE qualcun altro?
Per carità, ci stanno i deboli, coloro che obiettivamente non lo possono fare. Ma può questo riguardare mezza Italia intera?
Comunque, come scrive Sergio Romano, l'idea federale è archiviata, forse se ne tornerà a parlare ma certo non ora e chissà tra quanto. Lo Stato ha bisogno di soldi, e questi non devono essere più sprecati. E si perché Regioni e Comuni, per lo più, le loro autonomie finanziarie le hanno molto male usate, in realtà moltiplicando i casi di corruzione, clientelismo e sperpero.
Per cui ecco il bel giro di vite che l'ex ambasciatore plaude come necessario alla particolare bisogna
Buona Lettura

UNA MARCIA INTERROTTA (FORSE PER SEMPRE)

C'era una volta il federalismo
Nelle intenzioni del governo che l'ha istituita, l'Ici (Imposta comunale sugli immobili) era destinata a essere la chiave di volta del federalismo municipale. Ancor prima di trasformarsi in Imu (Imposta municipale unica) è diventata una indispensabile fonte di gettito per il bilancio dello Stato. Le Tesorerie comunali erano un simbolo dell'autonomia municipale. Una norma del decreto sulle liberalizzazioni prevede che i Comuni versino al ministero delle Finanze tutti i «residui attivi», vale a dire le somme stanziate ma non utilizzate. Il turismo è una delle competenze assegnate alle Regioni, ma il ministro Piero Gnudi non nasconde che le cose andrebbero meglio se di questa materia si occupasse lo Stato. La Sanità è certamente una competenza regionale, ma il federalismo sanitario si è rivelato molto costoso e ha avuto l'effetto di rendere ancora più drammaticamente visibile il divario di efficienza tra le regioni del Nord e quelle del Sud. Queste riflessioni coincidono con un periodo in cui lo Stato è costretto dalle circostanze a cercare, dovunque sia, il denaro di cui ha bisogno. È possibile che la marcia verso il federalismo, passata la bufera, riparta con il consenso pressoché unanime di questi ultimi anni?
Non ne sono sicuro. Sapevamo ormai da molto tempo che gli organi di governo locale (con l'eccezione di numerosi Comuni) sono diventati al tempo stesso sportelli di spesa e agenzie di collocamento. I loro organici e gli immobili costruiti per ospitarli hanno soltanto un rapporto remoto con le funzioni e le esigenze dell'ente. Servono a organizzare eventi spesso inutili (a ogni città il suo festival), a stipendiare consulenti, ad assumere nuovi funzionari e impiegati, a presidiare aziende di pubblica utilità. Servono, in ultima analisi, a conquistare voti nelle prossime elezioni. Se l'Italia fosse seriamente federalista, la Lega dovrebbe essere in prima fila tra coloro che chiedono la eliminazione delle Province. Ma il partito di Bossi, per conservare la sua base elettorale e continuare a sventolare la bandiera della Padania, ha bisogno, paradossalmente, dell'ente meno federale dello Stato italiano.
La crisi ha avuto un grande merito. Ha scoperchiato la pentola del cattivo federalismo e ha reso ancora più evidenti gli sprechi di cui è responsabile. Ha dimostrato che il sistema ha creato un nuovo feudalesimo e ha reso l'Italia più disunita di quanto fosse all'epoca dei festeggiamenti per il suo primo centenario. Il governo Monti non può perdere tempo prezioso per scrivere una nuova versione del Titolo V della Costituzione e non ha interesse a distrarsi dai suoi compiti principali per scendere in guerra contro tutti i baroni di questo federalismo clientelare. Ma la classe politica dovrà ricordare che l'Italia ha qualche possibilità di essere federale soltanto se il sistema verrà radicalmente pulito e rinnovato. Anche un buon federalista dovrebbe ammettere che il Paese, in questo momento, ha soprattutto bisogno di buoni prefetti.
 

Nessun commento:

Posta un commento