Così piccoli, devo dire che genitori scemi ancora non ne vedo, forse un paio, il che, su una settantina di bambini tra i 5 e i 7 anni mi sembra un'ottima media.
Ma poi si sa, si legge e si ascolta, le cose cambiano, e TANTO.
Al punto che molti genitori finiscono per non segnare più i figli al calcio non per lo sport ma per l'ambiente, genitori infoiati in primis.
Leggo oggi su una rivista di aggiornamento delle più recenti pronunce giurisrudenziali, una sentenza che punisce i genitori di un figlio reo di un comportamento violento all'interno del campo di calcio: una testata.
Ecco la notizia:
Il fenomeno della violenza correlata al gioco del calcio non costituisce più un fatto sporadico legato ad eventi sportivi di particolare rilievo, ma come nel caso in esame, anche una partita di calcio tra ragazzi può rivelarsi pericolosa e con gravi e dannose conseguenze. La partecipazione emotiva di chi gioca a calcio è ambivalente, può determinare atteggiamenti altamente emozionali inseriti in un comportamento civile (gioire, disperarsi, applaudire ecc.) e comportamenti aggressivi (aggredire fisicamente, insultare ecc.). Nel gergo dei telecronisti sportivi quest’ultimi comportamenti sono definiti “gesti folli”, in particolar modo quando, sono compiuti a gioco fermo ai danni dell’avversario.
Del ‘gesto folle’, ovvero una testata rifilata all’avversario, dovrà risponderne, però, non solo l’autore, ma anche i suoi genitori. La Suprema Corte con la sentenza 6 dicembre 2011, n. 26200, Terza sezione Civile, ha ritenuto questi ultimi responsabili per le carenze nell’attività educativa, condannandoli a risarcire i danni alla vittima. Il comportamento violento, impulsivo e ingiustificato in danno di un altro minore, è il segno della mancanza di un adeguato insegnamento educativo da parte degli adulti. Un monito, dunque, ad educare i figli che giocano a pallone nel rispetto del vivere civile e delle regole del gioco.
“Ai sensi dell'articolo 2048 del codice civile - si legge in sentenza - i genitori sono responsabili dei danni cagionati dai figli minori che abitano con essi, per quanto concerne gli illeciti riconducibili a oggettive carenze nell'attività educativa, che si manifestino nel mancato rispetto delle regole della civile coesistenza, vigenti nei diversi ambiti del contesto sociale in cui il soggetto si trovi a operare". La terza sezione civile, dunque, ha sottolineato che l'inadeguatezza dell'educazione impartita e della vigilanza esercitata su di un minore, è stata palese nel fatto illecito in sé, che ha rivelato il grado di maturità e di educazione del ragazzo, conseguenti al mancato adempimento dei doveri incombenti sui genitori.
Nuovi e splendidi orizzonti risarcitori si aprono per noi avvocati!!
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