venerdì 9 marzo 2012

DELL'UTRI: "NESSUN IMPUTATO DEVE AVERE PIU' DIRITTI DEGLI ALTRI, MA NEMMENO DI MENO"

Quando studiavo legge a Giurisprudenza, ricordo che amici più grandi del circolo dove giocavo a tennis mi chiedevano cosa volessi fare dopo la laurea. Una volta risposi " il Pubblico Ministero"...Stupiti eh??  Però lo sarete meno sentendo il seguito della conversazione di allora. "Quindi l'accusa " e io di rimando: "Ma no, non necessariamente. Il Pubblico Ministero cerca di accertare la verità prima e anche durante il processo, e in qualsiasi momento, se arriva alla convinzione che un indagato o un imputato, è innocente, chiederà l'archiviazione o l'assoluzione".
A 20 anni si è un po' ingenui. Magari, quando il PM aveva un maggiore distacco dalla polizia, non era ancora diventati una sorta di super poliziotto, restando più fedele al suo ruolo di Magistrato, chissà, magari era maggiormente possibile che questa mia visione ideale trovasse riscontro nella realtà. Ai giorni nostri direi proprio di no e io non risponderei (non l'ho mai più fatto) come allora.
EPPURE, a volte succede. Accade che un Procuratore si accorga, ritenga, che non ci siano prove adeguate per un giudizio di colpevolezza, o addirittura che ce ne siano di favorevoli alla persona processata, e ne chiede l'assoluzione, o, se questa convinzione si forma nel terzo grado di giudizio, e cioè in Cassazione, la riforma della sentenza con rinvio a nuovo procedimento.
Oggi per esempio è successo nel processo Dell'Utri, che condannato in appello a 7 anni di carcere per concorso esterno in associazione mafiosa, ha visto il Procuratore Generale della Cassazione, il Dott. Francesco Iacoviello chiedere l'ANNULLAMENTO della condanna d'appello e quindi la disposizione di rinvio a nuovo giudizio.
Io non conosco il processo Dell'Utri. So benissimo che TUTTI gli anti berlusconiani giurerebbero sulla testa dei figli che è il contatto tra Berlusconi e la mafia. Io questa cosa NON la so. Mi chiedo come gli altri siano così certi, qualche risposta me la do', e comunque, e per fortuna, non sono  i "tifosi" a decidere.
So invece  che il reato di  concorso esterno ad associazione criminale non esiste in nessun codice o testo di legge: è una sorta di "creazione giurisprudenziale" e su di esso le polemiche sono al calor bianco da anni.
E sentire il Procuratore Generale dire che  "Il concorso esterno è ormai diventato un reato autonomo, un reato indefinito al quale, ormai, non ci crede più nessuno" mi lascia piacevolmente sbalordito.
Ma c'è di più e di meglio: i principi enunciati dal Dr. Iacoviello nella sua requisitoria sono quelli del GARANTISMO, e la cosa mi riempie il cuore di gioia e di speranza per la nostra giustizia.
"Nessun imputato deve avere più diritti degli altri ma nessun imputato deve avere meno diritti degli altri: e nel caso di Dell'Utri non è stato rispettato nemmeno il principio del ragionevole dubbio» 
Ecco la notizia dal Corriere.it

Dell'Utri attende la sentenza nella sua casa di Milano
MARCELLO DELL'UTRI
 Il sostituto procuratore generale presso la Cassazione Francesco Iacoviello chiede l'annullamento con rinvio della sentenza di condanna a sette anni di reclusione per Marcello Dell'Utri, accusato di concorso esterno alla mafia. In alternativa il pg ha proposto che la vicenda sia trattata dalle sezioni unite penali. Una richiesta che deve ancora passare al vaglio dei giudici ma che rappresenta comunque un punto a favore del senatore del Pdl. Il procuratore Iacoviello ha parlato di «gravi lacune» giuridiche della sentenza d'appello per mancanza di motivazione e mancanza di specificazione della condotta contestata a Dell'Utri, che a suo avviso deve essere chiarita. Il pg inoltre ha voluto dare atto alla V sezione della Cassazione di essere di «grandissimo e indiscusso profilo professionale». Rispondendo in modo esplicito alle critiche di quanti avevano indicato il presidente Aldo Grassi come un fedelissimo di Corrado Carnevale detto «ammazzasentenze».
IL RAGIONEVOLE DUBBIO - «Nessun imputato deve avere più diritti degli altri ma nessun imputato deve avere meno diritti degli altri: e nel caso di Dell'Utri non è stato rispettato nemmeno il principio del ragionevole dubbio». Ha aggiunto Iacoviello nella sua requisitoria. E ancora a suo dire «l'accusa non viene descritta, il dolo non è provato, precedenti giurisprudenziali non ce ne sono e non viene mai citata la sentenza 'Mannino della Cassazione, che è un punto di riferimento imprescindibile in processi del genere». Per questo ha chiesto l'inammissibilità del ricorso della procura di Palermo che aveva chiesto addirittura un inasprimento della pena. « Il concorso esterno è ormai diventato un reato autonomo, un reato indefinito al quale, ormai, non ci crede più nessuno  - ha detto inoltre Iacoviello rivolto ai giudici- Spetta a voi il compito di smentirmi».
Dell'Utri attende la sentenza nella sua casa di Milano
LA DIFESA - Prima che iniziasse l'udienza i legali di Dell'Utri avevano detto di sperare in un esito positivo. «Confidiamo in un annullamento della sentenza emessa dalla Corte d'appello di Palermo: abbiamo presentato molti motivi di ricorso e siamo convinti che ricorrano tutti i presupposti per un nuovo giudizio di rinvio» ha detto l'avvocato Giuseppe Di Peri che ha difeso Dell'Utri anche nella sentenza di merito che in appello si è concluso con la condannato a sette anni per concorso esterno in associazione mafiosa.
L'ATTESA DI DELL'UTRI - «La conferma della sentenza di Palermo sarebbe veramente drammatica» ha aggiunto Di Peri. Se arrivasse una sentenza di condanna infatti per Dell'Utri si aprirebbero le porte del carcere e perderebbe anche il seggio di senatore.  
IL PG FRANCESCO IACOVIELLO

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