giovedì 8 marzo 2012

LA CASA ASSEGNATA ALLA FIGLIA DI 4 ANNI: I GENITORI SI ALTERNANO UNA SETTIMANA PER UNO

La decisione del Tribunale dei minori di Trieste farà discutere, e molto. Però era da un po' che se ne parlava, e non è strano che alla fine qualcuno abbia deciso di fare da pioniere.
Parlo della decisione di assegnare la casa familiare al MINORE, con i genitori ad alternarsi in essa una settimana per uno.
La cosa ulteriormente sorprendente di questo provvedimento è che sia stato adottato in presenza di un bambino  (bimba) di soli  4 anni, un'età che da sempre era considerata di appannaggio materno.
In sostanza, anche con l'introduzione dell'affidamento condiviso o congiunto che dir si voglia, i figli minori, specie se piccoli e quindi almeno fino all'età scolare, restavano di fatto nella gestione quotidiana della madre, ritenuta comunque più idonea a seguirli fino all'acquisizione di un minimo di autonomia.. Si vede che anche questo non è più così scontato, quindi occhio mamme...
In realtà il problema è molto delicato perché in caso di separazione, vengono investiti  interessi e diritti tutti generalmente degni di tutela ma che  sono  difficilmente conciliabili.
Ne menziono solo alcuni:
1) Diritto di proprietà della casa
2) Diritto della donna che , ancora oggi, spesso sacrifica la possibilità di una propria  realizzazione professionale al progetto familiare, non lavorando o comunque scegliendo lavori che le consentano una maggiore presenza in casa accanto ai figli, rinunciando a migliori prospettive di guadagno e di carriera.
3) Diritto del padre a non essere emarginato dalla vita e dalla quotidianità dei figli
4) Diritto dei minori a crescere in un ambiente adeguato sia materialmente che psicologicamente.
Fino all'altro ieri, anno 2006 nel quale è stato introdotto come regola l'affidamento condiviso, si riteneva che l'interesse dei minori, comunque considerato PREVALENTE su tutti gli altri, venisse meglio tutelato attraverso:
A) Affidamento esclusivo alla madre (oltre il 90% dei casi)
B) Assegnazione della casa familiare alla madre, in quanto affidataria dei figli
C) Assegno di mantenimento pagato dal padre alla madre per i figli con lei conviventi
D) Diritti di visita del padre che normalmente consistevano in un giorno infrasettimanale, più spesso senza pernottamento, e un we alternato a settimana (poi c'era una diversa regolazione dei giorni di vacanza scolastica, ma la prevalenza della presenza materna era assoluta).
Questo sistema era favorito da fattori culturali, sociali, appoggiato scientificamente ( o pseudo)  dalla letteratura dominante proveniente dagli  esperti dell'infanzia, dal mammismo diffuso e dall'altrettanto presente menefreghismo paterno. "I figli sono delle mamme":  era un concetto diffusissimo nella generazione ancora di mio padre e direi fino a quelle dell'immediato dopoguerra. Sono quelli nati dal 1950 in poi che lentissimamente hanno cominciato a cambiare un po' ottica.
In realtà, sono state molto anche le donne a favorire l'"autogol" odierno. Pretendendo un aiuto e una presenza sempre maggiori dei padri nella vita dei figli piccoli, gli hanno "insegnato" ad essere "mammi"....ad intervenire e partecipare alle cose dei bambini fin dalla più tenera età, cosa che in passato, e fino almeno alla prima adolescenza, era assai rara. Dargli da mangiare, cullarli per farli dormire, cambiarli, e poi accompagnarli a scuola, alle attività sportive, a seguirli nei compiti....Tutto giusto, ma ovviamente come POI  poter dire, in sede di separazione, "ah, adesso non servi più, fai solo il padre sullo sfondo, che paga i conti e al massimo si esprime e/o interviene in caso straordinari e/o di difficoltà". A questo i padri si sono ribellati, con da una parte  una minoranza, poi cresciuta ( ma tuttora non oltre il 20%), di quelli  che vogliono e si sentono in grado di essere pari in tutto e per tutto alle madri, da un'altra, gli altri , meno dediti ma che hanno ben capito  che i figli sono le chiavi della "cassaforte". E' per l'affidamento dei figli che passa l'assegnazione della casa e l'assegno di mantenimento. L'alleanza tra i due gruppi, i puri e gli interessati, entrambi vessati dal vecchio sistema, ha portato alla riforma del 2006 : l' affidamento congiunto.
Che significa il mantenimento della potestà genitoriale di entrambi, e quindi la compartecipazione a tutte le decisioni di qualche rilevanza della vita dei figli (per esempio, la scelta della scuola), e, sempre avendo riguardo all'interesse prevalente del minore ( un autentico mantra) cercando di stabilire una sostanziale parità di presenza di entrambi i genitori anche nella vita fisica, materiale, degli stessi.
Il famoso  timore dei figli che diventino  "pacchi postali", che ancora si sente molto nei discorsi comuni, e che aveva portato in passato a giustificare la ridotta presenza paterna (i padri sono quelli che solitamente escono da casa ) per evitare un eccessivo stress di trasferimenti dei bambini da una casa all'altra, anche con la conseguenza di un "disorientamento" su quale fosse la loro VERA CASA di riferimento, veniva ritenuto, con la riforma del 2006,  un danno minore rispetto all'esautorazione della figura paterna.
Di qui un aumento significativo del tempo attribuito anche all'ALTRO genitore, quello uscito di casa, laddove questi lo chieda ovviamente. Come detto, non accade ancora spesso, la maggioranza dei padri italiani continuano a volersi occupare dei figli in maniera meno quotidiana e stringente, delegando molto volentieri il compito alle madri, però la minoranza non è più esigua e tende a crescere.
ORA, la sentenza del Tribunale dei Minori di Trieste apre scenari INEDITI.
Risolto il problema dei bambini stressati dai troppi trasferimenti dalla casa di un genitore all'altro. LORO, i figli, restano sempre nella casa familiare che viene loro assegnata. Saranno i genitori a "viaggiare", vivendo una settimana per uno nella casa coi figli e l'altra dove sceglieranno ( meglio potranno...). Di case adesso quindi ce ne vorranno TRE anziché due ? Pazienza, affari dei grandi. I bambini saranno un po' disorientati da questa alternanza ? Si abitueranno, del resto non è che l'altro regime di vai e vieni fosse meno caotico. E il metodo ancora precedente di fatto eliminava il padre dalla genitorialità o quasi.
Insomma, in caso di separazione, NON ci sono soluzioni ideali, ma la ricerca di mali MINORI.
Francamente l'idea del Tribunale di Trieste la trovo audace ma non da bocciare a priori. Certo controindicazioni ne ha, ma come le altre. Sicuramente appare più onerosa, per il fatto già citato che così facendo le case da reperire diventano tre e non più due, con tutto quello che ne segue. Le donne dovranno accantonare credo per SEMPRE l'idea di dedicarsi solo o anche prevalentemente alla famiglia, ai figli, a meno che non si sposino persone più che benestanti ( e il matrimonio duri abbastanza per giustificare un adeguato assegno di mantenimento). E ancora, quandogli effettivi  proprietari di casa potranno richiedere ai figli di restituire la casa nella quale sono cresciuti come "padroni"?
Questa notizia compare l'8 marzo, il giorno consacrato alla festa della donna. Non mi esprimo sulla ricorrenza perché mi voglio bene. Ma restando sul tema aperto dalla inedita decisione del Tribunale di Trieste, sicuramente penalizzante per le madri, per i motivi sopra detti, mi domando cosa diranno i tanti movimenti e associazioni ancora esistenti e che tutelano le appartenenti al sesso femminile.
La perfetta parità tra padre e madre, che si sta facendo strada, non metterà ancora di più in risalto la REALE differenza che ancora oggi penalizza le donne nel mondo del lavoro?
La parità è bella ma quando è effettiva.
Sappiamo benissimo che la società italiana NON è attrezzata per aiutare effettivamente le donne madri e senza il doppio lavoro di queste ultime moltissime famiglie non andrebbero avanti.
Dunque ?
Nel 1975 la riforma del diritto di famiglia e la legge sul divorzio restituivano alle donne la libertà di scegliere se vivere o no all'interno di un matrimonio infelice.
Il costume e poi cambiato, e quelle norme, e la loro applicazione, andava adeguata, il che è giusto.
Ma le riforma che vediamo peccano al solito di astrattezza, immaginando una società "svedese" di cui da noi non vi è la più pallida traccia.
Una cosa è certa, la ripeto ormai da anni: fare dei figli il centro della propria esistenza è una scelta ormai FOLLE. Vera Autonomia, vera Indipendenza, economica ed emotiva, sono i traguardi irrinunciabili della donna di oggi. Raggiunti i quali, si potranno fare le altre scelte.
Prendetene atto e regolatevi di conseguenza.

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