mercoledì 28 marzo 2012

PERCHE' GLI UOMINI UCCIDONO LE DONNE 1°

Adriano Sofri ha scritto un articolo su questo problema grave: gli uomini che uccidono le donne. La media , impressionante, di una donna che muore ogni tre giorni si sta abbassando, visto che dall'inizio dell'anno ne sono state giù uccise 46!!.
L'articolo l'ho letto, e francamente l'ho trovato involuto, come spesso trovo le esternazioni di Sofri. Lo leggo sempre, perché pur ritenendo "pesante" il suo stile, all'interno delle sue analisi trovo spesso pensieri profondi, non usuali. Stavolta no. Non è che scriva cose sbagliate. semplicemente note, ancorché nel suo modo dotto. Forse l'unica cosa che NON concede alla vulgata comune è l'invocazione dell'inasprimento delle pene, sottolineando come si tratti di un serio problema culturale e di civiltà  che non può essere combattuto solo col codice penale (anche). Comunque chi vuole può andarselo a leggere sulla Repubblica on line.
Mi sono soffermato allora sui commenti al pezzo di Sofri. Quelli delle donne erano di rabbia, di paura, esasperati .  Una, partendo dal dato che questi omicidi nascono dalla non accettazione degli uomini della emancipazione femminile, concludeva "dovrete ammazzarci tutte, perché noi indietro non torniamo".....
Molti uomini erano ovviamente d'accordo con lo scrittore e solidali con le donne, ancorché diversi mettevano in guardia dalle generalizzazioni. 120 omicidi in un anno sono un numero tragico, ma gli uomini in Italia sono più di venti milioni.
Alcuni commenti , sempre maschili, mi hanno colpito diversamente.
Uno ha scritto così: " Ogni anno in Italia si suicidano circa 1000 donne e tra i 300o e i 4000 uomini. Praticamente si suicidano due donne ogni giorno e una decina di uomini. Ogni anni in Italia muoiono circa 1500 donne di incidenti stradali e circa 5000 uomini. Praticamente sulle strade muoiono tre donne al giorno e intorno ai dodici uomini. Ogni anno in Italia muoiono CENTINAIA DI MIGLIAIA di donne e uomini in numero uguale per malattie del sistema circolatorio e tumori. Se a fronte di queste cifre riteniamo che sia un'emergenza l'omicidio, che colpisce 100 donne circa all'anno e 500 uomini circa, e in particolare che l'emergenza sia l'uccisione di donne, che nelle morti violente sono la minoranza, significa che siamo in flagrante mala fede o siamo vittime di qualche mostruoso abbaglio. In lingua inglese è quello che chiamano PANICO MORALE. La domanda successiva sarebbe questa, chiedersi chi ci guadagna e in che direzione si rischia di finire, in termini di stato di diritto e convivenza civile, soffiando sul fuoco di emergenze che sostanzialmente non sussistono o sono enormemente minoritarie rispetto a quanto riportato. Ricordiamoci che TUTTI i regimi autoritari hanno sempre fatto loro cavallo di battaglia la difesa della donna dipinta come debole e indifesa e la repressione della violenza del corpo sociale dipinta come fuori controllo. Non facciamoci ingannare dai nuovi autoritarismi che danneggiano tutti, uomini e donne."
Un altro era apertamente critico con Sofri:
"La violenza antifemminile ci riguarda tutti" dice Sofri (insieme a molti altri). Tutti gli uomini sono chiamati a rispondere dei crimini di pochissimi (del presente e del passato). Tutti dunque sono colpevoli e tali devono riconoscersi. A chi osserva che questa è colpevolizzazione e criminalizzazione del genere maschile si obietta che non è vero. Siamo tutti corresponsabili e colpevoli, ma non dobbiamo sentirci colpevolizzati. E' vero che la violenza maschile coinvolge tutti anche te e me e lui, però non dobbiamo sentirci criminalizzati. Dobbiamo sentirci coinvolti, ma non dobbiamo sentirci coinvolti. Veniamo collocati sul banco degli imputati, ma non dobbiamo sentirci sul banco degli imputati. Usare il comportamento di esigue minoranze per criminalizzazione interi gruppi (etnie, popoli etc.) è una delle tecniche di propaganda dell'odio, e tutti noi la aborriamo. La si usa però contro gli uomini, usando i crimini di una minoranza di impotenti che esplodono (e che pagano sempre per i loro delitti, con la pena di morte - il suicidio o l'ergastolo) per criminalizzare l'intero genere maschile ed esigerne la subordinazione psicologica, il riconoscimento della propria inferiorià morale, l'abiura di sé. Si evoca, si esige l'autodafé del Genere Maschile. E non manca - qui - chi chiede che queste parole vengano censurate".
Infine, la testimonianza che non ti aspetti, a ricordare che, qualche volta, la vittima è lui...
"Mi sposo giovane, e già qualche ricatto da fidanzati c'era: "Se mi lasci ti rovino" "Vedrai cosa dirò a tutti". Ma l'amore c'era, e ho pensato che le persone, per amore, cambiano tanto. Cambiare è toccato a me, quando qualsiasi cosa dicessi era sbagliata, ero incapace di capire chi avevo davanti, e quanto le mie azioni danneggiavano la sua carriera. Poi, ogni tanto, qualche cazzotto, magari quando la rabbia era troppa ed era proprio proprio colpa mia. Perché è chiaro, ho iniziato a crederci pure io: non sapevo fare nulla, men che meno capire la sofferenza altrui e gli altrui problemi. Una sera, con un'amica assistente sociale, la fatidica domanda "Tutto bene, in casa?" Ed io, automaticamente, "Certo, poi ora con la bimba in arrivo, le cose vanno ancora meglio", lei "Davvero?" "Si, si , certo!". Pero' il tarlo c'era, e la coppia quella sera all'aperitivo era un po' più pensosa. C'è qualcosa che non va, e mentre il pancione cresce e si fanno i preparativi, iniziamo ad andare da un terapeuta di coppia, ma anche lì non riesco a tirare fuori il problema di fondo, quelle botte che arrivavano in qualsiasi momento, anche mentre dormivo, condite da insulti a me e alla mia famiglia. Una sera, dopo tante minacce, appare per la prima volta un coltello. E io, guardando quella lama davanti la mia faccia, mi preoccupo solo di non dare fastidio e non sporcare troppo, morendo. Alla seconda volta con il coltello, scappo. Lasciando indietro una bimba. Perché? Perché io sono il papà."

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