lunedì 2 aprile 2012

RIPRENDE IL PROCESSO AI "MOSTRI" DI RIGNANO FLAMINIO: SOLO POSTI IN PIEDI

Il processo per le sevizie subite dai  21 bambini dell'asilo Olga Rovere di RIGNANO FLAMINIO.
Siamo alla requisitoria del Pubblico Ministero, che chiede 12 anni di carcere per i cinque imputati: le tre maestre,  il marito di una di queste e una bidella.
All'inizio, quando la notizia uscì, restammo tutti agghiacciati: come erano state possibili simili mostruosità? Violenza sessuale di gruppo, maltrattamenti, corruzione di minore, sequestro di persona, atti osceni, sottrazione di persona incapace, turpiloquio e atti contrari alla pubblica decenza.  
E questo NON ad opera di UN MOSTRO, diabolico e abile, ma di un gruppo. Man mano che uscivano le solite indiscrezioni l'orrore aumentava...
Poi, nel 2007, il Tribunale del Riesame disponeva la scarcerazione dei MOSTRI. La procura faceva ovviamente ricorso in Cassazione che però confermava la decisione che negava la custodia cautelare degli imputati.
Ma fin qui, poteva trattarsi di un "eccesso" (per noi non lo è, quasi mai, ma non facciamo testo ) di garantismo da parte dei giudici di diritto. Leggendo le motivazioni dei due provvedimenti non si trattava (solo) di questo.
La sentenza del tribunale del riesame, che a maggio del 2007 aveva scarcerato gli indagati dopo 16 giorni di detenzione, ammetteva una “forte e tenace pressione”. Cinque mesi più tardi, la Cassazione, intervenuta dopo il ricorso del pm,  suggellava: “Il quadro indiziario è insufficiente e contraddittorio”. Spesso le parole dei bambini emergevano da“testimonianze inducenti degli adulti“.
Ma le pressioni sui ragazzini, per la Cassazione, erano state palesi anche da parte del primo consulente del pm, la psicologa Marcella Battisti: “Ha effettuato indagini che non le competevano, ha usato un metodo non controllabile, non ha considerato che i sintomi di disagio potevano avere altre cause oltre l’abuso”.
Bacchettate niente male, comprese quelle alla procura.
Tra gli orchi era finito anche un benzinaio cingalese, Kelum Weramuni De Silva. Entra nell’inchiesta dopo le dichiarazioni dei genitori di una bambina: mentre fanno rifornimento si accorgono del rapporto amichevole che l’uomo ha con la figlia. Gliene chiedono conto. Lei risponde che si chiama Maurizio: “Faceva i giochi della scuola con loro, mascherandosi da scoiattolo“. Sono avvertiti altri genitori, che a loro volta domandano al figlio. Il bambino conferma: li costringeva ad avere rapporti orali (!!!!). Il cingalese è arrestato.
Solo dopo verrà interrogato il padrone della pompa, le sue parole scagionano il dipendente. Un errore...che ovviamente verrà risarcito dallo Stato (cioè noi, ma non ce lo ricordiamo mai).
L'ingresso dell'Olga Rovere (Proto)
L'INGRESSO DELL'ASILO 
E questi, le bocciature del tribunale del riesame, della Cassazione, la liberazione definitiva del ragazzo cingalese, sono FATTI. Non opinioni. 
Passando invece alle tesi dei difensori, tra cui spicca Franco COPPI, sicuramente un principe (se non IL)  del foro di Roma , leggiamo come a corroborare gli errori di metodo venga invocata anche la logica. Bambini presi dalle loro classi, spariti per ore senza che nessuno se ne accorgesse: gli altri insegnanti e i dipendenti dell’asilo non hanno mai notato nulla. E poi: mentre le maestre torturavano i malcapitati, chi accudiva gli alunni rimasti? I bambini sarebbero poi stati trasportati in macchina. Ma in un paesino qualcuno avrebbe dovuto accorgersene. Niente, invece: nessun abitante ha visto movimenti sospetti, così come i vicini di casa degli “orchi”.
Restano quindi le dichiarazioni “de relato” dei genitori. E poi quelle, indotte o meno, dei loro figli. Eppure, anche agli adulti dovrebbe sorgere qualche dubbio. I loro figli patiscono le peggiori attrocità. Dopo rientrano a scuola. Infine alle 12.45 escono vocianti dall’istituto: sereni, con i capelli asciutti, senza ferite. Nessun evidente turbamento. Terrorizzati dalle minacce dei loro aguzzini, non aprono bocca, come incalliti ergastolani. Solo alla fine dell’anno scolastico una madre coglie nelle pulsioni della figlia inequivocabile traccia di violenza. 
Nemmeno i pediatri
 che seguono i ragazzini notano stranezze. Per il pmallarmanti sarebbero invece i quadri clinici emersi dai controlli fatti all’ospedale Bambino Gesù di Roma. Una piange quando le toccano i genitali. Un’altra ha la stipsi. Uno ha un’erezione. Un altro mostra “disagio emotivo correlato al corpo e al pene”. Indizi inequivocabili, per la procura.
Nessun testimoneNessun segno di violenza. I Ris nella casa della maestra Del Meglio e del marito Scancarello, palcoscenico delle violenze,non trovano tracce dei minori violati. Le telecamere piazzate a scuola non registrano stranezze.
Restano le dichiarazioni dei bambini. Carpite a volte fino allo sfinimento. “Ti stanchi sempre! Vuoi che queste maestre cattive non facciano male ad altri come te?” chiede la psichiatra a un ragazzino. “Se non capiamo quali erano i giochi, non ti possiamo aiutare fino in fondo. Se ce li fai vedere, noi con la polizia…”. Il ragazzino però è esausto:  “Lo famo dopo. Adesso so’ stanco”.
Insomma per i difensori tutte le accuse sono state formulate sulla base delle denunce dei genitori. “Si sono condizionati l’un l’altro. È stata una psicosi collettiva”, ha dichiarato Roberto Borgogno, codifensore di Coppi di Del Meglio e Scancarello. “Gli adulti hanno poi indotto i figli a suffragare tesi e aspettative sostiene l’avvocato di Magalotti, Giosuè Bruno Naso. 
Ma il PM Mansi non si è abbattuto e nonostante le mortificazioni subite dai Giudice del Riesame e ancor dipiù della Cassazione, ha ottenuto il suo processo e ora siamo alle battute finali. Stralci delle sue conclusioni :
«Ci sono i racconti dei bambini, agghiaccianti, le perizie, e i riscontri sui luoghi dove sono stati portati», ha detto nella sua requisitoria il pm Mansi. «La responsabilità degli imputati è provata. Sono loro gli orchi cattivissimi indicati dai piccoli. Vanno condannati». Il pm nei giorni aveva calato anche quello che riteneva il suo ultimo asso (in un primo tempo scartato in aula per un presunto vizio di forma): l’audizione in cui il professor Marcello Chiarotti - docente alla Cattolica e responsabile del Laboratorio di Tossicologia Forense dell’università, uno dei massimi esperti nel campo delle analisi tricologiche – ha ricostruito che, a distanza di tempo, sui capelli di due bambini sono state trovate tracce di benzodiazepine, annoverate proprio da Chiarotti tra le “rape drugs” cioè droghe da stupro.
Vedremo come verrà valutato questo asso, di super perizie poi cadute come castelli di sabbia la cronaca giudiziaria recente, da Meredith e Busco, per citare solo i casi più noti, è sufficientemente piena.
La sentenza si prevede a maggio. In fondo, sono passati solo sei anni...


 

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