Oggi che la quotidiana cronaca di gente che si suicida perché pensa di non farcela a pagare i debiti, con particolare rilievo a quelli fiscali, oggi che TASSE è Bello, provocazione inventata dal povero Padoa Schioppa e fatta propria dal governo Monti come unico sistema per salvare l'Italia (e invece pare che ci affossi di più., perché da quasi 15 anni a questa parte quella che è mancata è la CRESCITA e non la TASSAZIONE!!), non va più di moda e i blitz della GDF e degli agenti del Fisco non riscuotono più gli applausi sperticati di qualche mese fa, Befera è sparito dalle TV.
Buona cosa.
Perché veramente quella propaganda stile Goebbels era divenuta insopportabile e anche pericolosa, nell'aizzare l'odio sociale.
Befera, che pure a volte dice e scrive cose giuste (abbiamo postato ieri - http://ultimocamerlengo.blogspot.it/2012/05/befera-avvertiva-i-suoi-nel-2010.html - ampi stralci di sue missive rivolte ai suoi agenti del tutto condivisibili, ancorché rimaste piuttosto disattese...) si fece prendere la mano da un'euforia del tutto dissennata, rimbalzando da una trasmissione all'altra, rilasciando decine di interviste e dichiarazioni.
Poi sono iniziati i suicidi.
Io non penso ovviamente che la responsabilità di queste morti sia del Capo dell'agenzia delle Entrate, però chi fa il funzionario, bé facesse il suo lavoro e non quello del politico. Perché se no smette la giacchetta di commis d'etat , e va a cercarsi i voti e vede se, allo slogan di "pagare tutti per pagare meno", trova abbastanza allocchi che gli credono e lo votano.
Anzi, così come trovavo indegno da parte del governo e di Befera puntare a far credere che i mali dell'Italia venivano tutti dall'evasione, quando era ed è di solare evidenza che il male grande e irrisolvibile è la spesa pubblica che nessuno sa come riportare in argini congrui alla capacità produttiva reale dei paesi europei, e nostro in particolare, oggi trovo parimenti biasimevole far passare questi suicidi come colpe del governo che questa crisi mostra di non saperla affrontare ma che certo non l'ha creata.
Comunque vi lascio alla lettura del mio ammirato repubblicano!
Da trionfale a funebre
Fa un certo effetto
vedere Attilio Befera lasciato da solo, portato a difendersi con lettere ai
giornali, intento a separare da sé l’immagine di mostro fiscale. Fa effetto sia
in considerazione del fatto che, come noi abbiamo costantemente sottolineato,
sia l’Agenzia delle entrate che Equitalia si muovono nel solco delle leggi
esistenti, elaborate da questo governo solo in minima parte e per il resto
ereditate dal passato, anche assai recente, ma fa effetto anche con riguardo al
modo in cui funziona l’orchestra dei mezzi di comunicazione, capace di passare,
con disinvoltura, dalla marcia trionfale a quella funebre. Noi avevamo
avvertito che Befera stava esagerando, ora osserviamo l’effetto della
collettiva fuga dalle responsabilità.
Sì, Befera aveva
esagerato. Non nel fare il suo mestiere, nel quale, da molti anni, si distingue
per capacità e professionalità. No: aveva esagerato nell’interpretare il ruolo
di combattente contro l’evasione fiscale. Non è stato lui a mettersi a capo sia
dell’Agenzia che di Equitalia (duplice posizionamento sul quale nessuno sembra
avere alcunché da ridire e che, invece, a me pare anomalo assai), ma è stato
lui a salire sul palcoscenico e intonare l’aria della riscossa contro i reprobi
e i bastardi dell’evasione fiscale. Non si è risparmiato nel sottolineare che
ora si suonava la riscossa, mentre in passato si era troppo tollerato (al punto
da occultare alcuni dati, come quello che segnala la crescita della pressione
fiscale, nel corso degli anni precedenti, anche a causa del riassorbimento di
parte dell’evasione). La crisi economica era stata trasformata in una buona
ragione per soffiare sul fuoco del rancore sociale, e lui si presentò con il
mantice. Fummo pochini a vedere il grottesco delle cortinate, mentre i coristi
stiravano l’ugola per festeggiare la caccia al suv, al ricco profittatore, alla
buzzicona del social-cafonal, agli ultimi arrivati delle frequentazioni a
mondanità decaduta. Fermateli, scovateli, multateli. Questo era il coro. Befera
aveva voce tonante, guidava i cantori con sapienza, declinava il codice morale
dei nuovi tempi.
Poi è successo quel
che vedevamo nitidamente, e dettagliatamente scrivevamo: la pressione fiscale è
troppo alta, il moralismo fiscale è un veleno, l’evasione fiscale va
combattuta, chi, come il vostro presente scrivano, lascia il sessanta per cento
del proprio reddito agli esattori non ha dubbi in merito, ma è folle non vedere
e far finta di non sapere che intere fette della nostra economia, anche minuta
e familiare, campano sull’ignobile compromesso: tassazione dissennata ed
evasione tollerata. Non basta non tollerare più. Anzi, può essere pericoloso.
Ma la scena apparve a Befera troppo bella per lasciarsela sfuggire. Non ricordo
più quante interviste ha rilasciato, quante dichiarazioni salaci, quante sue
fotografie, in posa marziale, hanno illustrato articoli e servizi televisivi
ove se ne narravano le gesta ispettive. Il vento è cambiato, però. C’è chi si è
tolto la vita, chi ha perso la testa (e merita la galera). Il pazzoide che ha
sequestrato un intero ufficio dell’Agenzia rappresenta un caso di scuola: ha
duemila euro di debiti, dicono i funzionari, ma lui ribatte che sono 44 mila.
Forse è pazzo, di sicuro va fermato, ma se la cifra che deve è superiore a quei
duemila euro di cui dicono alla fonte ufficiale devono dimettersi e andare via
tutti, da quell’Agenzia.
E mentre il vento
cambiava il governo lasciava l’ottimo Befera da solo. Con il microfono ancora
appoggiato alla bocca, con il faro che ancora lo illumina in primo piano, quel
che era un osanna è divenuto un crucifigge. Sicché tocca a noi dire qualche
cosa. La prima: l’esecutività delle cartelle Equitalia, il principio che nel
mentre ricorri ti porto via i soldi, è abominevole, ma lo varò il governo
Berlusconi, non Befera. La seconda: l’incapacità di distinguere fra chi non può
pagare e chi non vuole pagare, in pratica fra chi non onora quel che dichiara e
chi evade, non è di Befera, ma delle leggi. La terza: quando un governo dice
che se si commettono degli errori nel pagare l’Imu ci sta anche che non si sia
puniti dovrebbe vergognarsi, perché la legge fa pena, i calcoli complicati, il
fai da te un insulto e l’errore è un errore, non un crimine. Provi piuttosto il
governo, a pagare per gli errori che commette (ad esempio gli esodati). Eppure
questo creerà un contenzioso, i cui esiti non saranno colpa di Befera, ma di
chi ha caricato questo meccanismo infernale. Mi fermo qui, ma solo per ragioni
di spazio. Il punto è: Befera è un funzionario, nessuno lo ha eletto, non è
l’incarnazione di alcuna missione e se lo ha creduto si è sbagliato (alla
grande), ma la responsabilità di quel che accade ricade su chi governa e,
proprio per questo, avrebbe fatto bene a dire a Befera prima di stare un po’
zitto e ora di stare tranquillo, perché ha la solidarietà e la copertura di chi
gli ha chiesto di fare quel lavoro.
Le tasse si pagano,
l’evasione va combattuta, i funzionari preposti facciano il loro mestiere.
Evitare che questo favorisca il passaggio dalla malattia alla morte è compito
di chi governa. In questo passaggio, dunque, giungano a Befera i sensi della
nostra solidarietà.
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