venerdì 4 maggio 2012

IL MIRACOLO DEI PARTITI CHE TAGLIANO LA SPESA. PIU' FACILE RIVEDERE GESU' CHE CAMMINA SULLE ACQUE.

Dei tre super commissari chiamati da Monti a rafforzare una squadra pur fatta da tecnici esperti - il che qualche perplessità la suscita - quello col curriculum più promettente è Enrico Bondi, classe 1934. Anzi, è l'UNICO.
Il Professor Giavazzi ha il merito di essere un liberale, di credere fermamente nel mercato e in uno Stato che deve fare meno cose e soprattutto non gestire quelle economiche. Però è un professore anche lui, e abbiamo appena fatto l'esperienza che tra scrivere begli editoriali e governare ce ne passa un bel po' (Monti docet anche in questo ahinoi!). Amato, vabbè.basta il nome e un minimo di età. Incommentabile questa scelta, quasi una provocazione da parte di super Mario.
Bondi invece ha rimesso in carreggiata due colossi quasi falliti come Montedison e Parmalat. Non che questi stiano come prima, no, ma tra essere defunti e tornare a camminare ancorché non più correre o saltare la differenza non è poca.
Certo, recuperare aziende prefallite e mettere mano al disastro della spesa pubblica italiana, non sono la stessa cosa, ma almeno il personaggio è capace, retto e determinato. Non sono qualità da poco.
Si narra che quando arrivò in Parmalat diede disposizione che TUTTI i dirigenti rinunciassero alle vetture aziendali, come faceva lui, incoraggiando l'uso del treno anziché quello dell'aereo (Tanzi ne aveva uno personale. Subito venduto per fare cassa).
Sarà divertente vedere il personaggio alle prese con vari super burocrati impegnati a difendere con le unghie e con i denti i loro orticelli.
Non che gli sprechi manchino, solo i cittadini, in un giorno, sono stati in grado di segnalarne al numero fornito dalla Presidenza del Consiglio, QUARANTAMILA.
Ma il problema è arduo, perché qui si tratta di modificare abitudini incancrenite.
Il benessere di tanti concittadini , la possibilità di tutta una serie di acquisti, piccoli medi e grandi ( dall'IPHONE , al Tablet, all'IPAD, all'auto nuova, ai we, ai viaggi ma l'elenco è infinito ) passa molto dal non avere altri tipi di spese. Per alcuni, diciamolo subito così ci togliamo il pensiero, sono le tasse. Quello che non versano allo stato lo spendono per sé. Per TUTTI, sostanzialmente, sono tutta una serie di servizi gratuiti o quasi : sanità, istruzione, trasporti urbani, costruzione e manutenzione di strade, del decoro urbano, asili nido.....e anche qui potremmo continuare a lungo. La gente dirà che non è vero, che paghiamo le tasse per queste cose. In realtà, quello che paghiamo, UNA FOLLIA, che incide ormai da lustri sulla nostra capacità di crescere come paese, non è comunque sufficiente e anche recuperando l'evasione, non bastano.
Perché per servizi piuttosto scamuffi, con pure eccezioni meritorie, noi paghiamo comunque POCO rispetto ai costi. Un'operazione in ospedale costa 100 anziché 1000 (esempio), il che è giustissimo per le persone che effettivamente e realmente sono disabbienti. Ma per tantissime altre no. Non che 1000 siano nulla per queste ultime, sono eccome. MA SE LO POTREBBERO PERMETTERE. Certo, poi dovrebbero rinunciare a qualcosa...perché non si tratta dei soliti ricchi da appendere a testa in giù (perché chiedete? ma perché sono RICCHI PER DIANA!!!) vuoi mettere quanto è più fico che le cose le paga lo Stato? E con quei 900 risparmiati io mi compro tante belle cose.
Non ci sarebbe nulla di male se questo fosse GRATIS, non avesse un ritorno negativo. E invece pare che non lo sia....
Ma tornare indietro è brutto, basta vedere come i politici non abbiano alcuna vergogna, in questo momento, a lottare per conservare i loro privilegi, assolutamente INACCETTABILI in questo momento.
E se lo fanno loro, che sono ESPOSTI, e criticati e insultati quotidianamente, figuriamoci se lo fanno gli altri.
Così ognuno si arrocca sul suo e indica l'altro...
Tanti auguri Dr. Bondi, Ne avrà un gran bisogno
Di seguito, riflessioni sul tema del "nostro" Davide Giacalone

La missione di Bondi


La sorte del governo, quindi anche di questa anomala stagione istituzionale, è nelle mani di Enrico Bondi. Il commissario con cui il governo commissariale ha deciso di commissariarsi. La scommessa è quella di effettuare tagli della spesa pubblica in tempi e misura tali da potere evitare, il prossimo settembre, di far crescere di altri due punti l’iva, bastevoli per aggravare la recessione e far salire esponenzialmente la pressione sociale. Temo che tale scommessa sarà fallita, ma credo anche che sarebbe meglio fosse vinta. Quindi va preso sul serio, il lavoro assegnato a Bondi.
I trascorsi professionali di Bondi sono eccellenti, ma incongruenti: lo Stato non è un’azienda e la spesa pubblica non ha nulla a che vedere con il bilancio societario. La continuità che si chiede a Bondi, quindi, consiste non tanto nell’esperienza già fatta, ma nell’autonomia e non condizionabilità già dimostrate. Sono sicuro che tali qualità resisteranno alla prova, lo sono meno che portino al risultato auspicato. Ma lo spero. Teniamo i piedi per terra e cerchiamo di capire cosa e come si può fare, valutandone anche le conseguenze politiche.
La spesa pubblica ammonta (dati 2011) a 820 miliardi. 87 se ne vanno per pagare gli interessi sul debito pubblico. Tale cifra è destinata a crescere, sia perché il debito non si comprime, sia perché i mercati continuano a penalizzarci e la camicia di forza di un euro non governato c’impedisce la difesa, quindi paghiamo tassi d’interesse alti. Per tagliare questa spesa c’è un solo modo: abbattere il debito pubblico. Farlo aumentando la pressione fiscale è suicida, ma anche inutile. La fiscalità forsennata fa scendere produzione e consumi, deprime il prodotto interno lordo e, quindi, fa crescere il peso percentuale del debito. La via sana è quella di vendere il patrimonio pubblico non adeguatamente valorizzato e non essenziale. E’ enorme, il che ci permetterebbe non solo di sdebitarci, rientrando nella media europea, ma di accumulare risorse per investimenti pubblici in infrastrutture, con il doppio beneficio di modernizzare il Paese e far crescere il pil. Fin qui non s’è visto nulla, sicché restiamo in pochi a parlarne.
Tolti gli oneri del debito, meno della metà della spesa rimanente se ne va in pensioni e sussidi ai bisognosi. Si può pensare di togliere qualche sussidio mal indirizzato, si può cancellare qualche invalidità inesistente, si può fare pulizia (che è un bene), ma gran risparmi non se ne fanno. Resta l’altra parte, più della metà, all’incirca il 24% del pil, che è composto da spese fisse: stipendi e acquisti. Posto che la spesa per investimenti è ridotta al lumicino, dato che quando i governi devono tagliare non fanno che accanirsi su quella voce (oramai sono rimasti 36 miliardi), il grosso del lavoro si deve fare sui costi fissi. E qui sono dolori.
Da tempo vado sostenendo che si devono cambiare regole del gioco, lasciando al mercato il compito d’amministrare convenientemente anche risorse dirette a scuola, sanità, giustizia, ecc.. Temi sui quali torneremo, perché da lì, dal bisogno di far dimagrire il ciccione statale, anche ridiscutendo il welfare, non si scappa. Ma restando nello schema attuale, né è credibile che Bondi possa cambiarlo da qui a settembre (gli hanno dato poteri commissariali, mica imperiali e globali), tagliare significa mettere lì le mani. Tenuto presente che le due componenti si reggono a vicenda: più hai dipendenti, più paghi in stipendi, più paghi in strutture e acquisti con i quali occuparli. E’ il mostro statale: più è grosso, più ti costa, più accrescere funzioni, soffocando quelli che producono ricchezza, siano essi imprenditori o lavoratori.
Il Pdl non è stato capace di tagliare questa spesa, riformando la macchina statale. E’ una responsabilità politica, per niente attenuata dall’avere avuto in seno componenti schiettamente stataliste o scioccamente federaliste. Però, almeno, quella parte politica si diceva teoricamente favorevole a un simile indirizzo. Il Pd, invece, non solo non è mai stato favorevole, ma quando un suo esponente, Nicola Rossi, si spinse a ragionare di questi temi lo misero alla porta. Ora, voi volete dirmi che, da qui a settembre, il Pd è pronto a favorire una politica di tagli nel settore stipendi e acquisti, così invertendo la propria posizione e dando torto ai sindacati, in primis alla Cgil? Non è che non mi piacciano i miracoli, è che faccio fatica a crederci.
Tutto ciò senza dimenticare che i tagli devono servire a diminuire la pressione fiscale, altrimenti il loro effetto è recessivo. Meno delle tasse, ma comunque recessivo.

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