venerdì 15 giugno 2012

INGROIA, CALUNNIARE BERLUSCONI ERA PIù FACILE


Giovanni Conso appartiene a quella categoria di persone che in Francia chiamerebbero, e onorerebbero, come grande Commis d'Etat. Oggi, per ringraziarlo, una procura della Repubblica Italiana , quella di Palermo, a firma di quel testa d'uovo di Ingroia (prego tutti i giorni che Diliberto se lo porti con se' in parlamento al più tardi nel 2013), lo indaga per falsa testimonianza....
Io la vicenda l'ho seguita poco, perché il dottore mi ha vietato di seguire le indagini ma anche solo le esternazioni del procuratore Ingroia,  per evitare l'ulcera e peggio.
Sapevo che, tanto per stare un po' a ruota con i colleghi di Milano, cercava sempre qualcosa a carico del povero Berlusca, e, data la collocazione regionale, ha pensato bene di collegarlo alla Mafia.
Senza esito e con diverse brutte figure. Però, cerca che ti ricerca, alla fine è andato a sbattere contro i nomi sbagliati ....e allora, non sapendo che fare, ha preso di mira il più galantuomo. La cosa pare non sia piaciuta nemmeno ai suoi colleghi, visto che alcuni si sarebbero rifiutati di firmare l'atto di chiusura dell'inchiesta.
Davide Giacalone, che tra l'altro è siciliano, per anni  ha seguito le vicende successive alle uccisioni di Falcone e Borsellino, occorse giusti 20 anni fa (altra prova di come la nostra giustizia marci magari non velocissima, ma implacabile. Anche un po' cieca, ma NON nel senso che non guarda in faccia a nessuno, che sarebbe giusto, ma perché proprio non ci azzecca!), e sulla questione del patto tra Stato e Mafia per far cessare la strategia "stragista" di Riina ha sollevato vari interrogativi.
Propongo il suo articolo di oggi

Logica e trattativa
Pare che prima d’inviare l’avviso di garanzia a Giovanni Conso si sia litigato, presso la procura della Repubblica di Palermo. Non so se sia vero, in effetti taluni non hanno firmato quell’atto. L’insanabile litigio è, piuttosto, fra il teorema accusatorio e la logica. Noi leggiamo, ragioniamo e usiamo la logica. Che difetta in quelle carte. Qualche lettore mi ha scritto: hanno finalmente letto le cose che avete pubblicato. Le hanno lette, forse, ma non le hanno capite.
Quando si cominciò a parlare della trattativa fra lo Stato e la mafia l’attenzione era tutta rivolta verso Silvio Berlusconi, che si sarebbe servito di Marcello Dell’Utri (se non altro come interprete). Poteva essere? Perché no? Ma i conti non tornavano. Arrivò Massimo Ciancimino, figlio di Vito, ex sindaco di Palermo e sempre mafioso, defunto. Le cose che diceva mi sembravano fesserie. Lo incontrai in un pubblico dibattito e mi domandai come si potesse credere a uno di quella fatta. Ciò non di meno gli va riconosciuto un merito: tirò fuori le condizioni poste da Totò Riina allo Stato. Erano tutte follie, salvo la richiesta di far cessare il regime di carcere duro, previsto dal 41 bis (istituito dopo la morte di Giovanni Falcone, sicché quelli che scrivono che la bomba fu l’inizio della campagna per ottenere quel risultato non sanno quel che dicono). Dato che l’indagine era politicamente indirizzata, ben l’accompagnavano le numerose dichiarazione di Carlo Azelio Ciampi, secondo il quale le bombe di mafia erano indirizzate contro di lui e, difatti, cessarono con la sua dipartita. Chi fu il successore? Berlusconi. I conti tornano.
Presi il calendario e usai la logica: le morti di Falcone e Paolo Borsellino (1992) stanno su un conto diverso, cui non è estranea la procura di Palermo, quelle erano bombe stragiste; le bombe dell’estate 1993 sono state messe presso luoghi di culto e in modo da non fare vittime (ce ne furono, ma accidentali). Segno che stavano parlando con qualcuno. La rivelazione venne dalla testimonianza di Giovanni Conso, allora ministro della giustizia, il quale disse di avere disapplicato il 41 bis per fermare le bombe. Che infatti cessarono, quando ancora a palazzo Chigi c’era Ciampi. La prima deduzione logica è stata: se è vero che ci fu una trattativa (ne dubito), e se è vero che puntava agli obiettivi del papello, posto che l’unico conseguito è la cessazione de carcere duro, ne deriva che si chiuse con le due mancate firme di Conso, nel 1993.
Non credo Conso abbia mentito (è un assoluto galantuomo), fu eterodiretto. Da chi? Ecco la catena, della quale, a lungo, parlammo da soli: da monsignor Cesare Curioni, capo dei cappellani carcerari, che si rivolse a Oscar Luigi Scalfaro, suo grande amico, cui segnalò Adalberto Capriotti, quale nuovo capo dell’amministrazione penitenziaria, in modo da cacciare Nicolò Amato, contrario all’attenuazione del 41 bis. In sintesi: la proposta fu vaticana e l’esecuzione politica a cura di Scalfaro. Il che aiuta a spiegare le bombe in quei luoghi, posto che i mafiosi sono feccia incolta e disonorata. Ciampi fu forse raggirato, Conso indotto ad agire come stabilito.
Torniamo alla logica: se la trattativa ci fu, è a quel terzetto che si deve chiedere. Peccato che due siano morti, nel frattempo. La procura palermitana che fa? lascia intatto il teorema, accusa chi lo smentisce di falsa testimonianza e pretende che si sia trattato fino al 1994. Peccato che quell’anno si ripristina l’uso del 41 bis. Escluso che Berlusconi abbia fregato anche la mafia, il presupposto non regge.
Secondo la procura chi mente lo fa “al fine di assicurare ad altri esponenti delle istituzioni l’impunità”. Processano lo Stato, anziché la mafia.


A favore del Prof. Conso si sono mobilitati in tanti, persino tra i giudici di MD il che è veramente tutto dire !.

Tra i moltissimi estimatori, l'Avv. Domenico Battista , storico e stimato esponente della Camera Penale di Roma, che quando s'indigna si muove senza indugi o timori reverenziali, ha stimolato pubbliche prese di posizione alcune delle quali riporto a mera testimonianza : 

"A nome della Camera Penale di Bari invito tutte le Camere Penali ad esprimere solidarietà e stima al Prof. Giovanni Conso che secondo quanto riportato dai giornali figurerebbe come indagato per aver reso false dichiarazioni al pubblico ministero nel procedimento in corso a Palermo sulla c.d. trattativa tra Stato e mafia.
Tutti conosciamo il prof. Conso per le Sue qualità di studioso , di uomo retto che ha servito la Repubblica anche come Ministro, e che non avrebbe mai potuto accettare una trattativa con la mafia senza contraddire se stesso.
Soltanto ipotizzare una accusa di tal fatta sembra a dir poco assurdo.
Nuovi teoremi che si stanno costruendo solo sulla base di dichiarazioni di vecchi e nuovi pentiti, non potranno neanche scalfire l’immagine prestigiosa di uno dei più grandi giuristi italiani.
E questo dobbiamo affermarlo ad alta voce."
Egidio Sarno – Presidente

"La Camera Penale di Lucca esprime profondo sconcerto e viva preoccupazione a fronte della notizia che vuole il Prof. Giovanni Conso indagato dalla Procura della Repubblica di Palermo per aver reso false informazioni al Pubblico Ministero: sconcerto e preoccupazione che fondano su un’iniziativa giudiziaria che le indiscusse ed indiscutibili doti umane ed etiche di uno dei più insigni giuristi ed accademici italiani rendono sì manifestamente esorbitante le finalità ed il corretto agire dell’amministrazione della giustizia da connotarsi per “impudicizia”.
Si unisce alla Camera Penale di Bari nel rinnovare la propria sincera solidarietà e stima al Prof. Giovanni Conso, un uomo che ha dedicato la propria esistenza a servire, con umiltà, sapere e rettitudine massime, le Istituzioni dello Stato ed al quale le Istituzioni medesime devono massimo rispetto e massima deferenza.
Invita le Camere Penali Italiane ad esprimere coralmente e pubblicamente la propria indignazione per l’improvvida iniziativa giudiziaria della Procura della Repubblica di Palermo ed a rinnovare l’interminabile applauso che al Congresso Straordinario dell’Unione delle Camere Penali Italiane svoltosi a Torino accompagnò l’onore della presenza e delle parole del Prof. Giovanni Conso".
Lucca, 15 giugno 2012
Il Presidente della Camera Penale di Lucca
Lodovica Giorgi

Sulla bacheca del citato Avv. Battista campeggia un grande io sto dalla parte del Prof. Conso  
Seguito dal seguente post :
TRATTO DAL DOCUMENTO DELLA GIUNTA U.C.P.I. OTTOBRE 2009  
 "CONSO, Giovanni: un intervento, il suo, che vale tutto un Congresso. In modo inatteso ha chiesto la parola perché finalmente libero –ha detto- da ruoli e funzioni istituzionali. E quando è entrato nel merito e ha detto di essere, dopo avere cambiato idea, un sostenitore della battaglia per la separazione delle carriere un’ ovazione ha interrotto il suo discorso. E’arrivato alle 15 del venerdì al Congresso e se ne è andato alle 14 della domenica, senza mai alzarsi, non perdendo una battuta degli interventi. Un esempio per tutti e un grande riconoscimento di un giurista che ha ricevuto un tributo di affetto e simpatia che prescindono, come ha chiarito il Presidente Dominioni, dalla sua presa di posizione congressuale."

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