Davide Giacalone, scrittore che sul Camerlengo molti avranno imparato ad apprezzare, denunciò prima di altri che la grave crisi dei debiti sovrani era figlia della miopia e dell'egoismo dei vertici europei, e quindi tedeschi in primis. Se, all'inizio della speculazione sul debito greco, fossero stati messi senza fare storie 100-200 miliardi di euro, gli squali sarebbero stati spazzati via, perché l'Europa avrebbe mostrato che l'EURO non si poteva toccare senza bruciarsi le dita in malo modo, sia che lo si usi a Berlino che ad Atene. Non andò così, per la Grecia di miliardi ne sono stati già spesi 250, e non bastano, per Irlanda e Portogallo altri 120-150 sono stati improntati, ed è notizia di oggi che si preparano altri 100 miliardi per le banche spagnole (magari chiedendo loro di non continuare a finanziare le campagne acquisti di Real e Barcellona, visto che i soldi ora sono dei concorrenti...). Fate il conto e vedete se Giacalone non aveva ragione.
Non solo, altro argomento che mi sembra importante è che la Germania degli aiuti, dagli USA ma anche dall'Europa, ne ha avuti, e non pochi, dal dopoguerra in poi. Non si ripeté l'errore fatto dopo il primo conflitto mondiale, quando le richieste di risarcimento nei confronti degli imperi germanici furono feroci e irreali, affamando la nazione tedesca, alimentandone ostilità e risentimento, creando il terreno fertile per un nazionalismo forsennato e revanscista che fu appunto il nazismo. Così, alla Germania post hitleriana, rasa al suolo peggio del resto del pur devastato continente, non si chiese l'impossibile, e anzi gli americani aiutarono, col piano Marshall, un po' tutti gli europei ma soprattutto proprio gli sconfitti: noi italiani e i tedeschi. C'era poi la guerra fredda, la Germania divisa era il confine lungo il quale si fronteggiavano le due super potenze, Berlino fu divisa da un muro e , per un periodo di tempo, completamente isolata, posta com'era all'interno della DDR. Per tutti quegli anni la Germania dell'Ovest poté contare sulla protezione della NATO, certa di essere difesa, e senza dedicare granché alla spesa militare - come del resto avrebbero fatto anche tutti gli altri paesi sotto l'ombrello americano, tranne un po' Francia e GB, un pochino nostalgiche delle loro perdute glorie coloniali.
Sempre America e Europa aiutarono Kohl al momento della riunificazione tedesca, che in molti, anche ad ovest, guardavano con una certa preoccupazione . E questo aiuto non fu solo politico, ma anche finanziario. Per esempio si consentì che la Germania superasse il livello di deficit annuale, all'epoca fissato ad un rigoroso 3%, proprio in relazione dello sforzo che l'omogenizzazione della ricca repubblica federale di Bonn con quella invece povera di Pankow.
Infine, quando si passò alla Moneta Unica, all'Euro, si consentì un cambio che favorì ancora la Germania, affezionatissima al suo roccioso Marco, che però tanto gli costava in termini di export rispetto a monete più deboli ma anche per questo più "flessibili" come la lira.
Tutto questo per dire che il rigore e anche l'avarizia teutonici, che istintivamente avverto come poco contestabili - scusate, ma voi li prestereste i vostri soldi ai Greci? oltretutto a tassi irrisori per non strangolarli? senza avere alcuna garanzia che in quel paese saranno un pochino meno cicaleggianti ? mmmmmmm ... - poi però, analizzati storicamente, hanno meno ragioni. Anche loro, in 70 anni, sono stati aiutati e non poco.
Questi però sono argomenti che difficilmente hanno un grosso peso, purtroppo.
Forse più efficaci sono altri due :
1) gli USA si stanno incazzando di brutto, e questo non è mai bene a Berlino.
2) se l'Euro salta, salta l'Europa, e anche la grande Germania, capofila della UE, da sola potrebbe essere ben piccola nei confronti di paesi che hanno territori e mercati incommensurabilmente più grandi rispetto ai tedeschi (Cina, India, ma anche il Brasile e , forse, il Sud Africa).
Ecco, la CONVENIENZA potrebbe avere più appeal della gratitudine e della solidarietà europea.
Ecco il commento di Giacalone
La signora Merkel ha un pregio, rispetto ai suoi esangui
colleghi: interpreta un’idea dell’interesse tedesco e non se ne vergogna. Alla
politica rigorista del governo tedesco, resa forte da trattati europei
incompiuti, s’è accompagnato o contrapposto un lungo dibattito fra economisti.
Tempo perso, perché l’economista che non conosce e non valuta la storia è, nel
migliore dei casi, un contabile, un magazziniere dell’inutilità.
L’Unione europea è troppo vasta e istituzionalmente debole
non per un caso, ma perché quella è stata la formula con la quale si è potuto
assorbire il disfacimento dell’impero sovietico e si è potuta realizzare la
riunificazione tedesca. La quale si fece con il cambio uno a uno (fra marco
occidentale e marco comunista) perché sorretta e finanziata dal resto dei Paesi
europei. L’ingresso della Grecia nell’area dell’Euro non fu un errore
ragionieristico, ma una scelta politica che accompagnava il progresso del dialogo
per l’ingresso della Turchia nell’Ue. La moneta unica è uno dei pilastri del
rilancio industriale tedesco, che fino a quel momento declinava. Insomma, solo
un branco d’ignoranti possono consentire alla signora Merkel di far da
maestrina, e solo degli incoscienti possono consentire che l’Ue prenda una
piega germanica, sì che le guerre europee che i tedeschi non vinsero con una
potentissima macchina da guerra le vincano con quella economica. Molti se ne
rendono conto, in Germania. Con quelli si dovrebbe dialogare per indebolire la
Merkel, così come la Merkel ha usato forze e interessi degli altri Paesi
europei per indebolire i suoi avversari esterni.
In queste condizioni il treno dell’euro corre veloce verso
lo schianto, destando il terrore dei mercati su cui si scaricherà l’impatto,
conducendo l’Unione europea verso una sconfitta storica, ma lasciando quasi
imperturbati i politici nazionali, o i movimenti di protesta generatisi in
ciascun Paese. Se ne stanno chiusi ciascuno nel proprio scompartimento, dediti
a liti dialettali, felici di consumare vendette, pronti ad aizzare i
risentimenti popolari contro le banche, che li meritano quanto i governi, salvo
che quel treno non si salva di sicuro, senza politica e senza banche. Siamo un
affollato gruppo di pazzi benestanti, cui il destino s’appresta a presentare il
conto dell’incapacità. Beffare quel destino si può, trasformare la corsa al
dirupo in marcia trionfale si può, ma non senza rotture e dolori, che
richiedono idee chiare e parole schiette.
Siccome Merkel è più brava e più dotata di attributi degli
altri, ora prova a far passare due imbrogli: l’Europa a due velocità e
l’integrazione politica che anticipi quella dei debiti. Due bidoni, perché
fuori tempo massimo. L’Europa a due velocità (una parte più integrata e l’altra
dentro e fuori, a geometria variabile) poteva funzionare per costruire l’Unione
(ne era teorico Altiero Spinelli, uno dei tre autori del Manifesto di
Ventotene), non funzionerà per smontarla. E’ impossibile, perché le forze dei
mercati dilanieranno tutto colpendo le banche, oramai prossime alla
dichiarazione d’insolvenza. Non abbiamo banche europee, ed è un male, ma
nessuna banca europea è indipendente dalle altre, il che aggrava il male. In
quanto all’unione politica e istituzionale, il trucco è fin troppo evidente:
siccome i soldi per federalizzare i debiti sovrani vanno messi subito ecco che
la Merkel rilancia, posticipando di anni l’intervento. Possono cascarci degli
allocchi, o dei falsi governanti, privi di spessore.
Attenti, però, a non credere che le colpe della Merkel
coprano quelle degli altri, noi compresi. I debiti pubblici non sono il
riflesso di investimenti per lo sviluppo, ma di spese improduttive. Quella roba
va risanata e cancellata. Per sempre. E si deve farlo all’interno, vendendo
patrimonio pubblico. Meno Stato, per meno spese, per meno tasse. La colpa del
governo Monti è qui: sta andando in direzione opposta. Né si può tacerlo sol
perché neanche gli altri ne furono capaci.
Il punto è questo: avendo costituzionalizzato il pareggio di
bilancio (decisione folle), ciascun Paese ha rinunciato alla propria sovranità,
ma non l’ha consegnata a una sede europea, perché non esiste; da questo
indirizzo o si torna indietro (e salta l’euro), o si sposta il deficit e il
debito a livello federale, iniziando una nuova storia e una nuova era di
sviluppo. La Cina, in crescita, taglia i tassi d’interesse. Gli Stati Uniti
sono pronti a spaccare l’Europa, pur di avere sponde non ostili. Nel vecchio
continente, invece, quattro colonialisti senza colonie pensano ancora d’essere
l’ombelico del mondo, nel mentre i loro cittadini, che del mondo sono fra i più
ricchi, guardano spiritati il baratro della povertà.
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