sabato 21 luglio 2012

FARI SPENTI SULLA SORTE DEI MARO'. MAGARI CONVIENE.


Nel mio estremo piccolo, cerco di stare dietro alle vicende che ho deciso di seguire, ancorché non siano più in prima pagina (anzi, a volte non ci sono proprio più e punto!). Una di queste è quella dei Marò italiani.
Sono passati oltre cinque mesi , sappiamo che sono usciti dal carcere dove erano stati rinchiusi, sia pure con qualche privilegio, e adesso sono stati trasferiti in  una sorta residence in regime sostanzialmente di arresti domiciliari. Sul Corriere di oggi Sergio Romano pubblica la lettera indirizzatagli da un paio di lettori che riprende la questione e suggerisce "silenzio e attesa". A me sembra che la sua opzione sia assolutamente fatta propria dal nostro Governo : più silenzio e attesa di così ....
Comunque le considerazioni del lettore e la risposta del vecchio ambasciatore italiano (a Mosca), sono interessanti e offrono spunti di riflessione.
1) In molti si è formata la convinzione che i due marò siano responsabili della morte dei due indiani. Condotta colposa ( quando mai?? se spari, e oltretutto sei un soldato, lo sai che puoi sbagliare e uccidere!) o no, sopravvalutazione della minaccia (scambiato il peschereccio per un'imbarcazione di pirati, che infestano quelle acque, per questo la nave era scortata) o meno, si vedrà nel processo. Però gli uccisori sarebbero Latorre e Girone .
2) Al di là delle dichiarazioni delle parti, resta controversa  la presenza o meno della Lexie in acque internazionali o piuttosto indiane. Ovviamente si tratta di elemento dirimente : nel primo caso il processo si dovrebbe indiscutibilmente fare in Italia, nel secondo in India (anche se poi ci sarebbe la questione che i marò hanno agito in una situazione di apparente pericolo di una nave italiana, quindi a difesa di "territorio" nazionale).
3) Battere i pugni sul tavolo, suggerisce Romano, mobilitare l'opinione pubblica, creare un braccio di ferro tra nazioni solleticando l'orgoglio patriottico è controproducente, visto che tra l'altro, ormai, i nostri militi sono in mano indiana. Meglio agire a fari spenti, confidare che l'attenzione della pubblica opinione locale si sposti su ALTRO, e a quel punto confidare che l'azione diplomatica possa avere meno ostacoli di quanti incontrati finora.
Niente da dire. Machiavellicamente tutto sensatissimo.
Personalmente , continuo a chiedermi perché mai dei soldati addestrati e preparati ( i due non erano alla prima missione) avrebbero dovuto perdere il controllo e sparare, uccidendo, degli innocui pescatori.
Nelle prime ricostruzioni, si parlava di un altro conflitto a fuoco avvenuto in zona prossima a quello della Lexie e si ipotizzava che in quello i due pescatori fossero rimasti uccisi. Che ne è di questa ipotesi ?
MESI per una perizia balistica, fatta senza una nostra partecipazione effettiva .
MESI per la corte indiana centrale per pronunciarsi sulla questione della competenza territoriale.
Dubbi grandi sulla gestione italiana del caso, lasciati come al solito soli dalla burlesca unione europea (per la moneta saremo anche uniti, tacci loro, ma ogni volta che succede qualcosa nel mondo, ognun per sé!), ma probabilmente anche poco capaci a sollecitare gli "amici" (USA in primis).
Quindi Romano avrà anche ragione, anzi è probabile. Però quei due giovanotti restano prigionieri lì, e dopo MESI non si sa il da farsi.
Non un granché vi pare?
Ecco lo scambio di corrispondenza.

 IL CASO DEI MARÒ IN INDIA QUANDO È MEGLIO IL SILENZIO
È da tempo che seguo con attenzione la vicenda dei nostri due marò ancora trattenuti nel Kerala (India) e per i quali si è mobilitata tutta l’Italia. Ritengo giusto che l’Italia contesti la legittimità della giustizia indiana nel processare i nostri due militari essendosi «l’illecito» consumato in acque internazionali con la conseguenza che essi devono essere giudicati da un tribunale della Repubblica italiana. Non ci sono dubbi sul fatto in sé: per le due morti c’è una chiara responsabilità dei due marò. (???? in base a che il lettore scrive così ? n.d.C) Ci troviamo di fronte a un tragico incidente, a un reato configurabile quale omicidio o colposo o preterintenzionale. A riprova di ciò c’è l’indennizzo da parte dell’Italia alle due famiglie che hanno subito la perdita dei loro cari, affinché non si costituiscano parte civile, unitamente alle doverose scuse dei due militari alle rispettive famiglie. Giunti a questo punto aiutiamo in tutti i modi i nostri connazionali che si stanno comportando con serietà, dignità e facendo onore all’Italia, ma non trasformiamoli in eroi! La qual cosa suonerebbe come un’offesa alla giustizia indiana, che forse anche per tale motivo cercherà di rinviare il loro trasferimento in Italia. Quando i due marò rientreranno nel nostro Paese, e ciò avverrà sicuramente visto che l’India e il Kerala in particolare non nutrono sentimenti ostili verso di noi e vorranno finalmente rispettare la convenzione internazionale, (speriamolo, ma come mai sono passati quasi sei mesi e ancora nulla?  n.d.C).

Claudio Eccher; 


I nostri due soldati detenuti in India che fine hanno fatto? Non se ne parla più ormai da mesi. Lei sa qualcosa?
Renato Moradei , imoradei@gmail.com

La risposta di SERGIO ROMANO : 

Cari lettori, Nella vicenda dei marò le cose che non so e non ho capito sono più numerose di quelle che credo di avere capito. Non so se questo tragico incidente sia accaduto in acque totalmente internazionali. Non so se vi siano stati altri colpi di fucile oltre a quelli sparati dai soldati italiani. Non ho ancora capito perché alla loro nave sia stato permesso di entrare in un porto indiano. Non mi è piaciuto che l’opinione pubblica italiana desse per scontata la loro innocenza e non vorrei che qualcuno ora desse per scontata la loro colpevolezza. E mi piacerebbe capire infine perché i pescatori indiani, con i tempi che corrono, continuassero a navigare nei pressi di una nave straniera che lanciava verosimilmente segnali d’allarme. È questa la ragione per cui, dopo avere pubblicato qualche lettera sull’argomento, abbiamo pensato che valesse la pena di stare ad aspettare. A lei, caro Moradei, e ad altri lettori che hanno inviato lettere simili alla sua, rispondo che il silenzio, in questo momento, conviene a tutti. Conviene al governo italiano che può negoziare senza essere continuamente nella luce dei riflettori. Conviene al governo indiano che deve tenere conto delle reazioni nazionalistiche della propria pubblica opinione e farà un passo indietro soltanto quando l’attenzione della società indiana sarà assorbita da un altro avvenimento. E conviene ai marò, probabilmente consapevoli, a questo punto, del fatto che una decisione a caldo è sempre peggiore di una decisione a freddo

2 commenti:

  1. direi una situazione vergognosa, se sifossero chiamati urru sarebbero già a casa.

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  2. @Anonimo:
    A parte che Urru è tornata a casa dopo 9 mesi di prigionia, non vedo perché la devi tirare in ballo. Non confondiamo la persona e il ruolo di Rossella Urru con quello di Giuliana Sgrena...

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