Nel mio estremo piccolo, cerco di stare dietro alle vicende
che ho deciso di seguire, ancorché non siano più in prima pagina (anzi, a volte
non ci sono proprio più e punto!). Una di queste è quella dei Marò italiani.
Sono passati oltre cinque mesi , sappiamo che sono usciti
dal carcere dove erano stati rinchiusi, sia pure con qualche privilegio, e
adesso sono stati trasferiti in una sorta residence in regime
sostanzialmente di arresti domiciliari. Sul Corriere di oggi Sergio Romano
pubblica la lettera indirizzatagli da un paio di lettori che riprende la questione
e suggerisce "silenzio e attesa". A me sembra che la sua opzione sia
assolutamente fatta propria dal nostro Governo : più silenzio e attesa di così
....
Comunque le considerazioni del lettore e la risposta del
vecchio ambasciatore italiano (a Mosca), sono interessanti e offrono spunti di
riflessione.
1) In molti si è formata la convinzione che i due marò siano
responsabili della morte dei due indiani. Condotta colposa ( quando mai?? se
spari, e oltretutto sei un soldato, lo sai che puoi sbagliare e uccidere!) o
no, sopravvalutazione della minaccia (scambiato il peschereccio per
un'imbarcazione di pirati, che infestano quelle acque, per questo la nave era scortata)
o meno, si vedrà nel processo. Però gli uccisori sarebbero Latorre e Girone .
2) Al di là delle dichiarazioni delle parti, resta
controversa la presenza o meno della Lexie in acque internazionali o
piuttosto indiane. Ovviamente si tratta di elemento dirimente : nel primo caso
il processo si dovrebbe indiscutibilmente fare in Italia, nel secondo in India
(anche se poi ci sarebbe la questione che i marò hanno agito in una situazione
di apparente pericolo di una nave italiana, quindi a difesa di "territorio"
nazionale).
3) Battere i pugni sul tavolo, suggerisce Romano, mobilitare
l'opinione pubblica, creare un braccio di ferro tra nazioni solleticando
l'orgoglio patriottico è controproducente, visto che tra l'altro,
ormai, i nostri militi sono in mano indiana. Meglio agire a fari spenti,
confidare che l'attenzione della pubblica opinione locale si sposti su ALTRO, e
a quel punto confidare che l'azione diplomatica possa avere meno ostacoli di
quanti incontrati finora.
Niente da dire. Machiavellicamente tutto sensatissimo.
Personalmente , continuo a chiedermi perché mai dei soldati
addestrati e preparati ( i due non erano alla prima missione) avrebbero dovuto
perdere il controllo e sparare, uccidendo, degli innocui pescatori.
Nelle prime ricostruzioni, si parlava di un altro conflitto
a fuoco avvenuto in zona prossima a quello della Lexie e si ipotizzava che in
quello i due pescatori fossero rimasti uccisi. Che ne è di questa
ipotesi ?
MESI per una perizia balistica, fatta senza una nostra
partecipazione effettiva .
MESI per la corte indiana centrale per pronunciarsi sulla
questione della competenza territoriale.
Dubbi grandi sulla gestione italiana del caso, lasciati come
al solito soli dalla burlesca unione europea (per la moneta saremo anche uniti,
tacci loro, ma ogni volta che succede qualcosa nel mondo, ognun per sé!), ma
probabilmente anche poco capaci a sollecitare gli "amici" (USA in
primis).
Quindi Romano avrà anche ragione, anzi è probabile. Però
quei due giovanotti restano prigionieri lì, e dopo MESI non si sa il da farsi.
Non un granché vi pare?
Ecco lo scambio di corrispondenza.
IL CASO DEI MARÒ IN INDIA QUANDO È MEGLIO IL
SILENZIO
È da tempo che seguo
con attenzione la vicenda dei nostri due marò ancora trattenuti nel Kerala
(India) e per i quali si è mobilitata tutta l’Italia. Ritengo giusto che
l’Italia contesti la legittimità della giustizia indiana nel processare i
nostri due militari essendosi «l’illecito» consumato in acque internazionali
con la conseguenza che essi devono essere giudicati da un tribunale della
Repubblica italiana. Non ci sono dubbi sul fatto in sé: per le due morti c’è
una chiara responsabilità dei due marò. (???? in base a che il lettore scrive così ? n.d.C) Ci troviamo di fronte a un tragico
incidente, a un reato configurabile quale omicidio o colposo o
preterintenzionale. A riprova di ciò c’è l’indennizzo da parte dell’Italia alle
due famiglie che hanno subito la perdita dei loro cari, affinché non si
costituiscano parte civile, unitamente alle doverose scuse dei due militari
alle rispettive famiglie. Giunti a questo punto aiutiamo in tutti i modi i
nostri connazionali che si stanno comportando con serietà, dignità e facendo
onore all’Italia, ma non trasformiamoli in eroi! La qual cosa suonerebbe come
un’offesa alla giustizia indiana, che forse anche per tale motivo cercherà di
rinviare il loro trasferimento in Italia. Quando i due marò rientreranno nel
nostro Paese, e ciò avverrà sicuramente visto che l’India e il Kerala in
particolare non nutrono sentimenti ostili verso di noi e vorranno finalmente
rispettare la convenzione internazionale, (speriamolo, ma come mai sono passati quasi sei
mesi e ancora nulla? n.d.C).
I nostri due soldati
detenuti in India che fine hanno fatto? Non se ne parla più ormai da mesi. Lei
sa qualcosa?
Renato Moradei , imoradei@gmail.com
La risposta di SERGIO ROMANO :
direi una situazione vergognosa, se sifossero chiamati urru sarebbero già a casa.
RispondiElimina@Anonimo:
RispondiEliminaA parte che Urru è tornata a casa dopo 9 mesi di prigionia, non vedo perché la devi tirare in ballo. Non confondiamo la persona e il ruolo di Rossella Urru con quello di Giuliana Sgrena...