martedì 24 luglio 2012

IL MONDO ALLA ROVESCIA: QUANDO BARCELLONA DEVE CHIEDERE AIUTO A MOURINHO


A me piace molto la Spagna, e mi piacciono gli spagnoli. Essendo italiano non è strano.  Parlano una lingua che è facile da capire, e anche divertente da ascoltare. Sono stato a Madrid, Barcellona e Valencia, e da anni sogno di fare il classico giro per l'Andalusia (Siviglia, Granada e Cordoba ). Nei miei giri, che sono stati recenti, trovavo un popolo più allegro del nostro, nonostante qualche scricchiolio sinistro ormai si sentiva.
Sta cosa di alzarsi tardi, di iniziare tutto "più tardi"....mi dava un piacevole senso di "slow life".
Certo, ci spiegano, vivere "rilassati", non di corsa, poi si concilia poco con l'ambizione del benessere, di una vita agiata. A meno che non ti scopri un altro Perù da svaligiare, non si può fare la vita dei caballeros senza trabajar muy fuerte .
I cinesi questo lo sanno molto bene, tanto da "disprezzare" gli occidentali che, per poter continuare a vivere a loro modo, vorrebbero imporre a tutto il resto del mondo le loro regole e i loro ritmi, in modo da non esser "superati"... Non hanno tutti i torti, certo che competere con chi non conosce né diritti del lavoro, né misure previdenziali, tanto per citare due fardelli della civiltà giuslavoristica occidentale, è decisamente dura...
Tornando alla Spagna, da buon italiano non potevo mancare di schierarmi nel derby Madrid - Barcellona, e, da buon conservatore ho preso le parti della città del Re !
In realtà le due città mi sono piaciute moltissimo entrambe, però , siccome sono uno che  "sceglie", la mia preferenza l'ho data ai madrileni.
Sono golosissimo di Paella e di Sangria, e trovo che la Spagna sia ancora un paese da prezzi per il turismo onesti (come non lo siamo più noi, nella maggior parte delle nostre località, ma magari adesso ci rinormalizzeremo...).
Nell'ascoltarli, gentili e allegri, li vedevo oscurarsi un po' solo quando gli parlavi dei "rivali", e non a livello meramente calcistico. In realtà l'autonomia da loro è una cosa molto seria,  grave, legata com'è anche agli eccidi della guerra civile e alla dittatura   franchista.
Catalani e Castigliani, per non parlare dei Baschi, che fino a ieri hanno continuato a combattere per l'indipendenza, sembravano uniti solo dai successi dello sport : Calcio in primis, ma anche tennis (Nadal ), Automobilismo (Alonso) .
Ora arriva la notizia  che la Catalogna chiede AIUTO al governo centrale perché non sa come pagare i DEBITI.
E' come se uno leggesse che i Padani del Lombardo Veneto, dopo aver detto per anni che sono pronti a pagare il debito italiano pur di essere lasciati "liberi", ad un certo punto rivelassero che non hanno soldi per pagare gli stipendi e le pensioni e bussassero cassa esattamente come i siciliani, tanto criticati e irrisi.
Certo loro si giustificano dicendo che non hanno una  propria  Banca ( e che ti pare ...) , ma i debiti però sono stati capaci di farli, e anche grossi ....
Insomma, veramente questa NON è una crisi come le altre.
Tutti ad aspettare che finisca, che il mondo torni a girare come prima.
Prima o poi capiremo anche noi testoni che il mondo assolutamente continuerà a girare, non ha mai smesso, ma nulla sarà come prima.
Buona Lettura


IL TERZO CASO IN POCHI GIORNI DOPO LE RICHIESTE DI AIUTI DELLE COMUNITÀ DI VALENCIA E MURCIA
Crolla il mito della Cataluňa ricca e autonomista

Il ministro del Bilancio della regione Catalogna Andreu Mas-Colell (El Mundo)
«Connotaciòn catastrofista», è il mantra ripetuto ai media internazionali. Un modo di gettare acqua sul fuoco, nel momento più difficile della storia recente spagnola. Un atto d'accusa contro chi sta giocando alla roulette, soffiando sulle debolezze del Paese che solo qualche anno fa sembrava aver messo la freccia sorpassando l'economia (ingessata) del nostro Paese (ricordate Zapatero trionfante nel 2007?).
LO SMACCO - Di più: l'indiscrezione rilanciata ai quattro angoli del mondo, secondo la quale anche la Generalitat, il modo con cui viene unanimemente indicato il governo autonomo della regione Catalogna, avrebbe chiesto a Madrid di accedere «a ogni linea di credito», assume una valenza simbolica straordinaria. Perché avvita del tutto i rapporti di coesistenza conflittuale tra stato centrale e le sue periferie, da sempre tallone d'Achille della Spagna post-franchista. Il portavoce del governo autonomo, Francesc Homs, ha evitato accuratamente di pronunciare la parola "salvataggio" per far fronte alle richieste ineludibili dei creditori dopo un buco-monstre da 42 miliardi di euro (per inciso la Spagna - per il suo sistema bancario travolto dal ciclone Bankia - ha ottenuto dalla Ue una linea di finanziamento da 100 miliardi di euro).
L'EFFETTO-DOMINO - Soprattutto preoccupa il nuovo ipotizzato default catalano dopo le richieste pressanti di aiuti da parte delle comunità autonome di Valencia e Murcia. E' il terzo caso in pochi giorni e profetizza quanto aveva sussurrato a mezza bocca il ministro del bilancio spagnolo, Cristobal Montoro, che tre giorni fa aveva detto che senza un aiuto della Bce gli spagnoli non avrebbero percepito stipendi e pensioni. Il governo catalano presieduto da Artur Mas annuncia quindi ufficialmente di voler chiedere risorse per facilitare la «nostra tesoreria». Insistendo sulla teoria (eccentrica) di una vasta operazione mediatica con il fine di screditare la Generalitat e l'amministrazione centrale dello Stato. Per uscire dall'angolo il ministro regionale catalano con delega alle finanze, Andreu Mas Colell, ha rilasciato un'intervista alla Bbc in cui ha spiegato che la richiesta è necessaria, «perché non abbiamo altra banca all'infuori del ministero del Tesoro spagnolo».

IL RISCHIO-DEFAULT - D'altronde i problemi della regione autonoma sarebbero in realtà atavici e avrebbero costretto in questi ultimi gli amministratori locali a una corsa contro il tempo nella richiesta di prestiti (anche emettendo obbligazioni a tassi d'interessi che sfiorano l'usura). Ad esempio pende come una spada di damocle una linea di credito da 800 milioni di euro con una banca, ora in fase di rinegoziazione. Soprattutto preoccupano gli oltre 5,7 miliardi di euro di debito già emesso sul mercato e in scadenza nei prossimi sei mesi. I creditori sono alle porte e a Barcellona si riscoprono statalisti e centralisti per salvare la barca che sta affondando, riponendo nel cassetto persino la rivalità calcistica, ma anche culturale, persino filosofica con la Madrid con la camiseta bianca, spesso sinonimo di clientelismo e corruzione

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