Proprio ieri postavamo un intervento (http://ultimocamerlengo.blogspot.it/2012/07/la-nave-affonda-e-befera-continua.html ) in
cui davamo del mistificatore al Dr. Befera in ordine alla causa della
insopportabile pressione fiscale che il paese subisce e che strangola
letteralmente l'economia. Uomini di sinistra, non accecati dall'ideologia e dal
radicalismo, spiegano che il Paese deve crescere e per farlo bisogna favorire
le imprese e il lavoro, e per questo più che a pensare a grandi lavori pubblici
(con altro debito) si dovrebbe diminuire il prelievo fiscale. Parliamo non solo
di Piero Ichino, che ormai i comunisti duri e puri vogliono morto, ma anche
studiosi come Luca Ricolfi (illuminante il suo libro "La Repubblica delle
Tasse").
Viceversa noi abbiamo tasse che, nella loro somma, portano
ad un prelievo che può arrivare quasi al 70% su una impresa, mentre quello
sulle persone, indicato al 45% ( quarti nel mondo !), in realtà, tenuto conto
appunto dell'evasione, arriverebbe fino al 55% su quelli che pagano. Io non so
questi numeri , partoriti dalla Confcommercio, come vengano calcolati, però
Befera, presente al convegno, li ha sostanzialmente confermati, cogliendo come
sempre l'occasione per ripetere il suo MANTRA : la pressione è alta perché alta
è l'evasione....Ora, questa è la bugia della sinistra radicale, che infatti
come unica soluzione alla situazione drammatica dell'economia italiana ed
europea, cosa ti risponde ? Patrimoniale e lotta all'evasione fiscale.
Io vorrei vedere cosa farebbero i mercati, e cosa accadrebbe
allo spread, se un domani avessimo Fassina ministro dell'Economia che
annunciasse questa manovra come risolutiva, e tutto il resto resti com'è (anzi,
magari tornando indietro sulle pensioni e sulle restrizioni date all'art. 18 )
.
Già Giuseppe Turani (anche lui esperto di economia di
matrice progressista, assolutamente avverso a Berlusconi) scrisse (http://ultimocamerlengo.blogspot.it/2012/07/bersani-si-metta-lanima-in-pace-chi-ha.html) come
una coppia di ministri come Vendola e Fassina il mondo (economico) non la
vuole.
Oggi un solare editoriale di Angelo Panebianco ribadisce di
diffidare da questi spacciatori di fumo : le tasse abbassate tramite la lotta
all'evasione fiscale.
Il principio SANO è contenere la pretesa fiscale in termini
accettabili, e con questo favorire la fedeltà tributaria dei cittadini . Per
far questo, bisognerebbe capire che un Paese può spendere nella misura delle
risorse pretendibili, e NON immaginando uno Stato astratto e meraviglioso dove
tutto è gratis o quasi.
Pensare di lavorare per guadagnare che so, 10, tanto lo
Stato mi regalerà servizi per 20, non si può fare più.
In realtà non si sarebbe MAI dovuto fare, ma è stato fatto,
e tornare indietro è ora dolorosissimo.
Buona Lettura
PRESSIONE FISCALE, SPESA PUBBLICA
Dobbiamo proprio sperare che la pressione dei mercati sul
nostro Paese si attenui, che i pronostici più infausti si rivelino sbagliati.
Se questo accadrà, finita l'estate, comincerà subito, di fatto, la
(lunghissima) campagna elettorale. Quali temi la caratterizzeranno? A fronte di
una pressione fiscale che ha raggiunto il 55% (e oltre), è facile scommettere
che quello fiscale sarà l'argomento che più terrà banco. Tutti, o quasi tutti,
diranno di voler ridurre le tasse. Nella schiacciante maggioranza dei casi si
tratterà di bluff o di promesse da marinaio. Come riconoscere i bluff? Ci sono,
sostanzialmente, due modi per bluffare in materia di tasse. Il primo è proprio
di coloro che promettono drastiche riduzioni della pressione fiscale senza
spiegare dove troveranno le risorse necessarie, senza spiegare come, dove, e di
quanto, taglieranno la spesa pubblica al fine di mantenere la promessa. Questo
è un bluff facile da scoprire, inganna solo chi vuole essere ingannato.
Il secondo modo è più sottile, più subdolo: è proprio di
coloro che attribuiscono la responsabilità dell'elevata tassazione vigente
all'eccesso di evasione fiscale e, per conseguenza, promettono di colpire gli
evasori fiscali al fine di ridurre le tasse. Anche se è molto popolare,
condivisa da tanti, la tesi secondo cui per ridurre le tasse bisogna prima
contenere l'evasione fiscale, è falsa. È vero infatti l'esatto contrario. Per
contrastare, come è doveroso fare, l'evasione fiscale, non basta, anche se è
ovviamente necessario, usare gli strumenti repressivi: bisogna anche ridurre in
modo cospicuo le tasse. Soltanto una riduzione della pressione fiscale,
infatti, può spingere l'evasore, o il potenziale evasore, a rifare il calcolo
delle proprie convenienze, a cambiare la propria valutazione dei vantaggi e dei
rischi dell'evasione. Senza di che, nemmeno la più vigorosa e puntuta «lotta
alla evasione» potrà mai ottenere seri e durevoli risultati. La controprova è
data dal fatto che quando aumentano le tasse aumenta anche l'area dell'economia
sommersa. Si tratta di un movimento a spirale: più crescono le tasse più cresce
l'evasione. Abbassare sostanzialmente le tasse, passare da un regime di tasse
alte a un regime di tasse basse, è sicuramente il mezzo più sicuro per
contenere l'evasione.
Oltre che falso l'argomento secondo cui non si possono
ridurre le tasse se non si riduce prima l'evasione, ha anche il difetto di fare
distogliere lo sguardo dalla principale causa del regime di tasse alte: la
presenza di un amplissimo stuolo di rent-seekers , di cercatori e percettori di
rendite che campano di spesa pubblica, che prosperano grazie a un sistema
pubblico che combina alti costi di mantenimento e, soprattutto in certe zone
del Paese, l'erogazione di servizi scadenti. È lì che si annidano i più strenui
difensori del regime di tasse alte. La contrazione della spesa pubblica e, con
essa, dell'area della rendita, brulicante, per usare una vecchia espressione di
Paolo Sylos Labini, di «topi nel formaggio», è l'unica strada possibile per
ridurre la pressione fiscale. Ma è anche una strada politicamente molto
impervia.
I percettori di rendita da spesa pubblica sono
numerosissimi, e ciò li rende assai potenti, sanno come ricattare
elettoralmente i partiti, tutti i partiti. Per giunta, hanno dalla loro parte
le norme (o meglio: le prevalenti interpretazioni delle norme) e la
giurisprudenza. La sentenza della Corte costituzionale che ha colpito le
liberalizzazioni dei pubblici servizi locali è stata certamente accolta con
applausi e brindisi da tutti i rent-seekers sparsi per la Penisola. Anche le
iniziative, abbastanza timide fino ad oggi, del governo Monti in materia di
spending review rischiano di infrangersi contro un sistema amministrativo e un
sistema giudiziario costruiti per proteggere la rendita da spesa pubblica a
scapito del mercato e dei consumatori. Se non si disbosca quella giungla la
riduzione delle tasse resterà un sogno irrealizzabile.
Ci sono coloro che, scambiando il sintomo con la causa, sono
convinti che a provocare le guerre siano i mercanti d'armi (non è così
naturalmente: i mercanti d'armi guadagnano grazie a guerre che hanno
all'origine ben altre cause). Allo stesso modo, ci sono coloro che non
comprendono, o fingono di non comprendere, che l'evasione fiscale è un
deprecabile effetto, ma non la causa, delle tasse alte. Converrà guardarsi da
costoro nella prossima campagna elettorale.
Le tasse sono alte perché la spesa pubblica è ben oltre la metà del PIL, a livelli da socialismo reale, e di questo l'evasione non ha colpa.
RispondiEliminaInvece questo spaventoso giro di soldi che fa sì che l'unico ad avere risorse, malgrado affermi il contrario, sia lo stato insieme con i suoi cassieri, le banche.
Oltre metà del PIL gestito con criterii politici e clientelari trasforma l'economia da produttiva a parassitaria (si veda Confindustria), distruggendo la competetitività e svendendo il paese alle economie emergenti.
Con questo fiume di soldi sottratti ai cittadini i politici sono alla perenne ricerca di mafiosi dai quali comprare il consenso, così che la mafia ingrassa con gli appalti pubblici.
La presenza asfissiante dello stato, lungi dal contrastarla, è la sua linfa vitale.
Lo spaventoso incremento della spesa pubblica ordito ed attuato in pochi decenni ci ha trasformato da economia emergente ad economia sommersa, poi a paese deindustrializzato e infine, prossimamente, in paese povero.
La trasformazione è, ahimé, irreversibile.
La colpa, come sempre, sarà data alle vittime.
HAI centrato in pieno. Sei più brano di me che alla "SPERA" (prima dell'alba) . prendevo le beccacce al loro fulminio passaggio -era nel 1968.!!!
EliminaHanno "raschiato il sudore degli italiani e convertito il denaro con "già crediti" nei paradisi fiscali, Italia in debito, e noi da pagare.- I soci delle banche gozzovigliano .-
Hanno ridotta l'italia,l'europa al fallimento. Pochi riescono a capire che il "potere" di acquisto insito nella carta/denaro è dovuto dal lavoro- ossia dal sudore di chi lavora .- Disoccupati.??? perde il potere la moneta. con tutto il seguito... a noi venduto con tante chiacchiere.!!!