Sul quotidiano EUROPA.IT appare un articolo interessante di Beppe Facchetti che partendo dalla presentazione del Manifesto Programmatico del PD per le prossime elezioni, nota come Bersani proponga un'alleanza tra le forze riformiste e progressiste (loro)) e quelle moderate, di centro, LIBERALI.
DI fatto, rilevava il giornalista, Bersani opera una distinzione netta tra progressisti e liberali, collocati questi ultimi nell'alveo dell'area conservatrice.
Senza crederci troppo, l'autore del post ipotizza ua gaffe, ma a mio avviso non si tratta nemmeno di un lapsus ( e lo scrivevamo un anno fa : http://ultimocamerlengo.blogspot.it/2011/08/delusione-bersani-ridate-la-s-al-pd.html ).
Bersani ha semplicemente detto la VERITA'. Il PD , nato come superamento del socialismo e del centro cattolico dì ispirazione più popolare e sociale, con la fusione dei DS e della Margherita, dopo l'elezione di Bersani ha visto la rapida prevalenza dell'anima socialdemocratica a scapito dei moderati riformisti.
Questa cosa, ormai palese, ha fatto sì che uomini come Nicola Rossi, Valerio Zanone ( galantuomo di altri tempi, segretario del PLI quando io facevo il liceo !) , siano usciti dal PD e quelli che sono rimasti, fingendo che il partito non abbia tradito la sua ragione fondativa, sono "generali" senza esercito : Gentiloni, Fioroni, Morando, Renzi, Ichino, Follini.....ma l'elenco potrebbe proseguire a lungo.
Il partito democratico che si costituì al Lingotto eleggendo segretario Veltroni, era "kennediano", quello di oggi è l'equivalente del Partito socialista francese , più a sinistra della SPD tedesca e certamente del labour party britannico.
Quindi, caro Facchetti, è apprezzabile il tuo lamento, e anche la tua denuncia : non si tratta di gaffe.
E' dire le cose come ormai sono. Il PD è tornato indietro, come ho scritto altre volte, può tranquillamente recuperare la "S" originaria. Non c'è nulla di male ad essere socialisti, ed è giusto dirlo alla luce del sole.
Sono i liberali che devono smettere di restare in una casa che li tollera ma dalla quale, se escono, nessuno, ma proprio nessuno, li trattienee tantomeno li rimpiange.
Non è bello stare in paradiso (o all'inferno, sempre dal punto di vista di chi guarda) a dispetto dei santi.
Buona Lettura (anche i commenti sono interessanti e , per quel che vale, da me condivisi)
Pd e liberali, solo una gaffe?
VALERIO ZANONE RICEVUTO DA NAPOLITANO |
I dieci punti della Carta d’intenti di Bersani meritavano
più attenzione, e forse ha ragione Mario Rodriguez quando su Europa osserva che
il Pd ha sciupato, in chiave comunicazionale, una importante opportunità.
Nel merito, Michele Salvati, che sul Corriere ha sviluppato
uno dei pochi commenti approfonditi e ragionati, ha fatto notare che il difetto
del documento, pur di profilo alto ed anche efficace nella sintesi di un lungo
lavoro programmatico, è una certa genericità in molti passaggi (quelli che «non
si possono non condividere»), e soprattutto è sfuggente nell’indicare i costi
politici ed ideologici delle concrete conseguenze derivanti dall’applicazione
coerente dei principi generali. Insomma, aggiungiamo noi, quasi un documento
alla Monti (il Monti professore ed editorialista), ma senza evidenziare che poi
occorre pagare il conto che il Monti premier ti presenta.
Dunque la Carta d’intenti è comunque un buon punto di
partenza, nel deserto di riflessioni serie e di impegno culturale, dell’attuale
politica nazionale. Ma, c’è un ma. Il lettore laico liberale sussulta quando si
arriva alle questioni di schieramento, e non perché la linea di proposta
complessiva sia errata. Anzi: è giustissimo sottoporre i 10 punti al confronto
con la sinistra e poi all’alleanza con l’Udc, facendo giustizia di troppe
ambiguità del passato e superando l’errore veltroniano del regalo 2008 a Idv.
Quel che colpisce – o non si capisce – è la scelta dei
destinatari del «patto di legislatura » che «i democratici e i progressisti si
impegnano a promuovere », dice il testo, con «forze liberali, moderate e di
centro, di ispirazione costituzionale ed europeista».
Sarà una lettura forse un po’ troppo diffidente, ma a noi
sembra chiara la distinzione: da un lato ci sarebbero i democratici e i
progressisti e dall’altro ci sono i liberali, sinonimo di forze moderate e di
centro, con l’aggiunta per fortuna «di ispirazione costituzionale ed
europeista», a ricordare se non altro che i liberali erano europeisti quando
molti avi del Pd attuale erano solo per l’internazionalismo proletario...
Ma il punto è: non avevamo sempre detto che i liberali sono
una componente del crogiolo democratico del Pd? Non è forse vero che i liberal
Pd sono il primo gruppo statutariamente riconosciuto come identitario da questa
segreteria Pd? Chi sono allora i liberali a cui occorre proporre il «patto»? A
chi vogliamo regalarli? A Casini? Ad una scissione del Pdl o addirittura della
Lega? Se dobbiamo costituire un gruppo liberale esterno al Pd per poi governare
insieme, basta dirlo. La tattica, in politica, può anche prevalere
temporaneamente sui contenuti. Ma lo si spieghi ai liberali (pochi, è vero, ma
non bisogna scoraggiarli) che sono nel Pd dalla fondazione, compresi quelli che
hanno votato Bersani alle primarie. Forse questa (involontaria?) gaffe è solo
un riflesso derivante da vecchi schematismi che collocavano il liberalismo a
destra, mai ricordando che i liberali in tutto l’Occidente sono l’antitesi dei
conservatori, persino quando si alleano temporaneamente ad essi come oggi in
Gran Bretagna e Germania (ma in altri tempi, e molto proficuamente, con
laburisti e socialdemocratici).
Eppure nel documento si parla più volte dei limiti del
liberismo, che la tradizione liberal democratica, proprio in Occidente, ha per
prima analizzato e criticato. Possiamo anche pensare che la gaffe sia frutto di
buona fede e che anzi si volesse valorizzare l’utilità dell’apporto liberale ad
un progetto di governo, ma forse Bersani deve decidere cosa fare, visto che nei
discorsi della domenica la qualità “liberale” del Pd non viene mai dimenticata,
insieme a quelle cattolica, socialdemocratica e ambientalista... Lo si può
anche fare per finta, e possiamo anche consolarci, visto l’uso sciagurato
dell’attributo liberale fatto per anni dalla politica berlusconiana, ma proprio
perché siamo alternativi a queste destre, la proprietà di linguaggio è
sostanza.
Un certo snobismo, nelle “distrazioni” del Pd, può nuocere
profondamente, soprattutto ora che il partito si candida al governo senza più
ammucchiate e su base programmatica, e occorre sollecitare l’approvazione di
molti elettori ancora diffidenti. Non si è mai riflettuto abbastanza su certe
sbrigative superficialità nel rapporto con le componenti politiche che saranno
anche minori ma fanno sicuramente parte dello schieramento riformista
nazionale, ancora troppo fragile perché si possa tranquillamente far a meno di
questo o quello. Se non si superano le antiche diffidenze diessine verso
socialisti e liberali, il Pd non decolla veramente. E gli esempi non mancano. È
un errore grave l’atteggiamento di irritato distacco verso l’apporto del
partito radicale nel gruppo parlamentare Pd, è un errore grave aver applicato
acriticamente schemi giustizialisti al caso Del Turco, o aver lasciato andar
via quasi con soddisfazione il “nuclearista” Veronesi, o il liberal Nicola
Rossi, regalato a Montezemolo, o il liberale doc Valerio Zanone, regalato
all’Api.
Tutti casi di “distrazione” che un grande partito di
governo, chiamato nel 2012 a preparare una politica davvero nuova, non può
permettersi, scrollando solo le spalle. Proprio il Pd che è nato come un
partito nuovo non come un nuovo partito, deve sapere che la differenza la fanno
le piccole cose, e che le sensibilità attente alle minoranze culturali fanno di
un partito un pezzo di stato.
E allora, caro Bersani, togli la parola liberale
nell’offerta del patto di legislatura. Va benissimo parlare al centro e ai
cosiddetti moderati. Ma i liberali considerali già compresi nel pacchetto
d’offerta.
Beppe Facchetti
Ed ecco i commenti di vi accennavo, anche questi da leggere.
da mirco inviato il 9/8/2012 alle 11:2
giusto. Preferisco che il Pd assuma una identità
liberalsocialista moooolto laica.Piuttosto preferisco che se ne vadano i
cattolici dalla bindi a fioroni.
oppure se il pd assumerà una identità solo marcatamente
socialdemocratica occorre che l'altro soggetto contrapposto dell'architettura
politica sia un partito liberale laico non cattolico come prima del 1922
repubblicanie socialisti da una parte e liberali laici dall'altra. In fondo a
contribuire a creare al dittatura fascista sono stati i popolari di sturzo. e
certi massimalismi comunisti.Quindi : superare i comunisti e i cattolici che
hanno danneggiato l'italia sia nel 1922 sia in questi 60 anni dir repubblica (
art. 7 costituzione docet).
da Glauco inviato il 9/8/2012 alle 12:5
Caro Facchetti, come ha ben colto, chi fa politica è
difficile faccia "distrazioni". Nel caso specifico la candidatura e
l'affermazione di Bersani all'ultimo congresso del PD seguono un progetto chiaro
che si sta piano piano portando a compimento. E in questo progetto i
liberaldemocratici non trovano posto dentro il PD (questo PD). Già da un pò
sono "ospiti"; qualcuno che non si accontenta di questo ha già
cercato altre strade che forse porteranno a rapporti tra alleati... altri
stanno ancora aspettando o forse si accontentano; mentre ci sarebbe molto
bisogno del loro contributo. Non per il PD, per l'Italia che cita spesso
Bersani.
da Michele Luccisano inviato il 10/8/2012 alle 6:47
Carissimo Facchetti,
lucida analisi, corretta la considerazione sul vecchio
peccato d'origine degli ex Ds (ma anche ex Pds ed ex Pci), ancora poco coerente
la conclusione.
Nel senso che aspetto anche io che lucide intelligenze come
la tua lascino un partito - il pd - che con i liberaldemocratici semmai si
allea per convenienza.
Michele Luccisano
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