venerdì 31 agosto 2012

"DISCOLPATI !" E NAPOLITANO CESSÒ DI ESSERE IL PRESIDENTE DI TUTTI GLI ITALIANI

Ai tempi di Berlusconi, odiato da un terzo degli italiani (con un altro terzo adorante e la restante parte sbigottita dalla foga e dall'insensatezza dei "rusticani"), non erano certo Bersani, Casini , Di Pietro o i Magistrati a godere del favore unanime del paese, anzi. Parti degli schieramenti in lotta, erano capaci di subire critiche anche dai loro aficianados. L'uomo che restava immune, o quasi, da critiche, era Napolitano, visto come garante delle istituzioni, figura autorevole e rispettata nel contesto internazionale dove gli scandali - abilmente pubblicizzati - dell'allora Premier ne demolivano la reputazione.
Il gradimento e la fiducia riposti nell'uomo del Colle superava l'80%, in tempi in cui la politica TUTTA tornava ai minimi storici dei primi anni 90 (Tangentopoli).
Poi ci si è messa di mezzo la Procura di Palermo, Ingroia. la questione della trattativa tra Stato e Mafia a rovinare questo idillio tra Re Giorgio e il Popolo. A dire la verità, i PM, come di consueto, avevano Berlusconi nel mirino, convinti del teorema per cui il fondatore di Forza Italia fosse colluso con la Mafia e avesse collaborato con Cosa Nostra al tempo delle stragi....Poi però qualcuno gli ha fatto osservare che Scarantino era un mentitore assoluto (e così sono saltati processi e condanne DEFINITIVE, basate su un pentito poi rivelatosi, come spesso è accaduto nella storia del "pentitismo", un bugiardo totale) e poi i tempi non combaciavano. Forza Italia nasce nel 1994, prima delle elezioni poi incredibilmente vinte, mentre gli anni centrali dell'inchiesta sono il '92 e il '93. Delusi, hanno però continuato, nella loro ottica per cui i Magistrati hanno un ruolo anche etico ed è giusto che contribuiscano, con le loro inchieste, a fare luce sulle zone d'ombra della storia d'Italia. Cosa NON vera, tanto che lo stesso Ingroia, richiesto di indicare quale altra democrazia occidentale vedesse i giudici impegnati in tali compiti, ha risposto "nessuno". Aggiungendo però che in Italia , dagli anni 90 in poi, si è creata una situazione "emergenziale", un vuoto della politica che la magistratura "ha dovuto" coprire. La famosa "supplenza", di cui parlarono ai tempi anche Borrelli e Ambrosio.
I risultati li vediamo.
Indagando e intercettando, i PM di Palermo si sono imbattuti in un paio di conversazioni tra l'indagato Mancino e il Presidente della Repubblica. Invece di interrompere subito l'intercettazione , o distruggerla una volta accertato che all'altro capo del telefono c'era il Capo dello Stato tutelato dall'art. 90 della Costituzione, i PM hanno proseguito sull'assunto che "tanto la conversazione era secretata e sarebbe spettato al GIP, nel contraddittorio con le difese degli indagati, deciderne la sorte delle registrazioni".
Il Capo dello Stato ha giustamente portato tutto davanti alla Consulta per il conflitto istituzionale creatosi.
Ovviamente il danno era fatto. L'ombra del sospetto, così caro agli italiani dietrologi e complottisti per eccellenza (io ho amici "paranoici" in questo. anche nella vita privata, normale. Tra una spiegazione facile, lineare, e una "sospettosa", intrigante, preferiscono SEMPRE la seconda. Non credo si viva bene in questo modo. Tra i due estremi, meglio ingenui!!) ormai è stato seminato, e si allarga la schiera di coloro che sono convinti che il presidente sia colluso o quantomeno copra amici suoi che lo sono.
Si chiede la trasparenza perché solo così può tornare la fiducia nel Quirinale, che la "Legge è uguale per tutti" e quindi nemmeno il Capo dello Stato deve avere prerogative particolari (una cazzata allucinante, ma tant'è, vaglielo a far capire a quelli dell'" Intercettateci tutti", "male non fare paura non avere"...come se le responsabilità di un uomo di Stato siano comparabili a quelle del cittadino comune).
Sia come sia, Napolitano si trova nel fango, e non ha più il seguito di prima. Non viene più avvertito come uomo "al di sopra della parti", uno che ha a cuore solo l'interesse del Paese, ma è diventato nella percezioni di molti  un politico come gli altri, quindi "non pulito". Ovviamente non è la maggioranza che lo pensa, visto anche la difesa compatta dei maggiori quotidiani nazionali (Corriere e Repubblica), dei relativi opinionisti, del PD e dell'UDC compatti e del PDL con distinguo. Però il fiume dell'antipolitica ha abbracciato anche lui.
Indiscrezioni dicono che Berlusconi, che nega recisamente di essere il "mandante" di Panorama e gli altri giornali del gruppo che hanno iniziato a cavalcare la vicenda (finora era il FATTO che faceva da rompighiaccio) abbia manifestato una certa soddisfazione per quanto sta capitando a Napolitano.
"Adesso sa cosa si prova". Come non capirlo??
Oggi l'Editoriale del Corsere vede Polito occuparsi del problema. Condivido ogni riga.
Buona Lettura


Illazioni e Allusioni
Dal momento in cui sono state registrate era inesorabile arrivare a questo punto

«Autentici falsi». Questo ossimoro, contenuto nel comunicato del Quirinale, è una descrizione accurata del processo kafkiano in cui è stata trascinata la più alta istituzione dello Stato, l'unica rimasta in piedi tra le macerie della Seconda Repubblica. 
Dal momento in cui sono state registrate, su mandato della Procura di Palermo, le telefonate del capo dello Stato con l'ex ministro Mancino (all'epoca non indagato), era inesorabile arrivare a questo punto: formalmente segrete, esse sono diventate oggetto di illazioni e allusioni, e ormai vengono apertamente usate come strumento di lotta politica. Esattamente il rischio dal quale la Costituzione voleva mettere al riparo la Presidenza, dichiarata irresponsabile politicamente per sottrarla a ogni condizionamento o ricatto. Ed esattamente ciò che il Quirinale, con il suo ricorso alla Consulta, chiede ora che venga risparmiato ai futuri presidenti.

Se infatti è falso il contenuto di quelle telefonate definito autentico da Panorama , siamo di fronte al grave tentativo di gettare discredito sul presidente usando un gossip privo di fonti; se invece è autentico il contenuto, è falsa la garanzia di riservatezza che aveva fornito la Procura di Palermo, e siamo di fronte al grave tentativo di gettare discredito sul presidente usando atti giudiziari. E tutto questo per conversazioni che l'accusa definisce del tutto prive di utilità per l'inchiesta sulla presunta trattativa tra pezzi dello Stato e pezzi della mafia.

I pm tendono ad escludere la «fuga di notizie». Secondo il procuratore capo Messineo, anche perché «il fatto che sia Panorama a pubblicare queste notizie esclude che possano essere uscite dalla Procura di Palermo»; dal che si deduce che anche le fughe di notizie «autentiche» sono politicamente selezionate. Il pm Ingroia però aggiunge che, oltre a un numero imprecisato di magistrati che le hanno ascoltate ma non trascritte, «anche gli indagati conoscono il contenuto delle telefonate»: che sia stato Mancino a parlare con Panorama ?

Come si vede la situazione, pur essendo così grave da giustificare l'appello di Napolitano «a chiunque abbia a cuore la difesa del corretto svolgimento della vita democratica», è tutt'altro che seria. Anzi, è il punto più basso raggiunto da un'agitazione politica che sta facendo strame dell'equilibrio dei poteri e del rispetto delle regole. Essa si basa sullo smercio di una concezione «trasparente» della democrazia il cui modello, nella migliore delle ipotesi, è un Grande Fratello con il telecomando in mano alle Procure; ma che nella realtà diventa uno squallido peep-show , perché qui c'è solo un buco nella parete da cui i guardoni vedono un particolare e pensano sia l'insieme.

Ancora ieri c'era chi invitava Napolitano a rendere pubblico il testo di quelle telefonate, di cui peraltro non dispone. In nome della legalità lo si invitava cioè a commettere un reato, visto che le telefonate sono secretate. Contro il capo dello Stato si leva un «discolpati» che più della democrazia è degno del «crucifige » della demagogia, così ben descritto in un suo libro da Gustavo Zagrebelsky. 

2 commenti:

  1. Ottimo post, come sempre.
    Segnalo però una svista potenzialmente pericolosa per l'autore: non Scarpinato era il "mentitore assoluto", bensì Scarantino.
    Il lapsus è evidente, ma meglio correggere per evitare azioni legali da parte di Scarpinato, PG alla corte d'appello di Caltanissetta. Un saluto, Domenico

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