Le considerazioni che spesso mi trovo a condividere di più sono quelle provenienti da uomini che hanno fatto parte dell'establishment della sinistra democratica : Nicola Rossi, Fabrizio Rondolino, Antonio Polito.
Avevo trovato semplicemente stupendo l'articolo di quest'ultimo, già senatore del PD nell'ultimo governo Prodi (anche Nicola Rossi lo era), che potete rileggere cliccando qui : http://ultimocamerlengo.blogspot.it/2012/08/messa-insieme-la-piu-forte-minoranza.htm.
Oggi torna sul problema della impresentabilità dei partiti odierni, fermi ad uno schema che li aveva viziati per quasi 4 lustri : essere pro o contro Berlusconi. Bastava questo. Programmi , coalizioni realistiche, governabilità...nulla era in realtà necessario, tanto lo schema era quello, non si capisce bene se perché gli Italiani siano stupidi di per sé, o ce li facciano diventare, attraverso la manipolazione mediatica.
Lo scriveva in tempi non sospetti Ilvo DIamanti, un altro di sinistra, quando le crepe dell'era Berlusconi si iniziavano a intravedere ma la caduta era di là da venire : la fine del Berlusconismo avrebbe messo in crisi TUTTO il sistema politico, che su di esso ormai si era del tutto strutturato.
Guardate la difficoltà di gente come Di Pietro, o di giornali come il Fatto Quotidiano, che senza nemico non hanno ragione di esistere !
Non a caso Grillo è più credibile perché, ai tempi, lui non si limitò a dare addosso solo al Caimano, come tutti gli altri "beotos", ma prendendosela sistematicamente con tutti i partiti in parlamento, denunciando un sistema colluso, solo superficialmente antagonista.
Non è che per gli altri vada meglio. Del resto, ora che non basta più dire VIVA o ABBASSO, è dura, specie in un momento di crisi economica e sociale durissima.
Casini , rispondendo a Angelo PAnebianco, dice che lui e l'UDC sono trasparenti e agiscono alla luce del sole.,, Verissimo. Loro dicono chiaramente : andiamo da soli, sperando che dopo le elezioni saremo chiamati da chi ha bisogno di noi per governare. In pieno stile proporzionale puro ante 1994. Alla domanda se non sarebbe meglio dare agli elettori PRIMA del voto l'indicazione con CHI si governerà, con quale programma, Pierfurby non risponde. A me Casini non stava antipatico, e alcune delle cose da lui dette nel corso del tempo a volte le ho anche condivise ( del resto l'uomo, quando può, si trincera dietro un tranquillo e anche banale buon senso), ma adesso sta esagerando . Ha un partito che non supera il 7% dei voti, e chissà se oggi che ha perso il suo acchiappavoti siciliano (Cuffaro) riuscirà a toccare queste, non esaltanti, percentuali, eppure si atteggia a novello Craxi....Il suo programma ? Il continuismo con la linea Montiana, in ottemperanza alle direttive che ci vengono da Bruxelles, temperandole per quanto possibile. Tutto sommato realistico, ma CON CHI ???
Col PD alleato con Vendola ??? MAH,
Nel centro destra rispolverano vecchi temi, slogan liberali..peccato che dopo 18 anni dovrebbero essere altri uomini a riproporli per provare a riavere credito. In questo senso la candidatura di Berlusconi appare suicida. Certo, l'uomo sarà ancora in grado di radunare i suoi fedelissimi, e anche a ottenere il voto di coloro che, pur di votare contro la sinistra, si tureranno il naso, come facevano un tempo votando DC.
Il 20% ? Meglio vedere se ci sia un leader con un gruppo nuovo .
Il PD è il partito che ha preso il posto della DC per numero di correnti interne. Si è arrivati a contarne una decina...ora, va bene la democrazia interna, ma cosa c'entrano nello stesso partito Fassina e Orsini da una parte, ispirati da Camusso e Landini, e un Morando o un Follini o un Renzi dall'altra ? E la sintesi quale sarebbe Bersani ?
Insomma, la confusione è tanta. Ma cambiare si deve, se non vogliono correre il rischio che il Movimento di Grillo faccia il boom ed esca fuori un Parlamento anti europeo.
Prima di lasciarvi alla disamina di Polito, voglio sottolineare due cose che il "nostro" ricorda e che invece in tanti fanno finta di dimenticare.
La seconda repubblica è stata caratterizzata e segnata da Berlusconi, ma NON è vero che lui abbia governato per tutta la durata della stessa. Polito rammenta che destra e sinistra si sono alternati al governo in misura assolutamente paritaria. E le cose che non sono state fatte , prima tra tutte approfittare del buon momento dei tassi bassi di interesse per ridurre l'esposizione debitoria, sono responsabilità da condividere..
Prodi modificò la riforma previdenziale avviata dal secondo governo Berlusconi, rallentando la dismissione delle pensioni di anzianità, che si è dovuto poi riaccelerare, Berlusconi eliminò l'ICI dalla prima casa, provvedimento che è impossibile definire ingiusto, ma che per sostenere il quale ci si è ulteriormente indebitati.
Adesso viene da ridere - per non piangere - al pensiero di questi partiti chiamati a dare risposte su un taglio del debito pubblico di quasi 1000 miliardi sia pure in venti anni. Significa dover fare risparmi di circa 50 miliardi l'anno !!! Certo, dismettendo parte del patrimonio nazionale la cosa si può alleggerire, ma la sinistra già grida allo scandalo all'idea di vendere i "beni pubblici"...
Insomma , l'Europa , come istituzione unitaria, è molto mal messa.
Ma se Sparta piange, Atene ((noi italiani) non ride davvero-
Buona Lettura
DECLINO E RIPRESA
Il doppio alibi dei partiti che non sanno rifondarsi
Su World Affairs, una testata americana, ho letto questa
frase: «Mario Monti ha formato un governo in larga parte fatto di professori ed
esperti, una cosa comune negli Usa ma non in Italia, dove i posti di governo
più importanti sono spesso occupati da persone senza una laurea e talvolta
sprovviste di un qualsiasi curriculum».
Nell’infuriare della polemica nostrana, mentre i partiti
rivendicano il loro primato come l’essenza stessa della democrazia, ci eravamo
dimenticati che in quella più grande del mondo i politici non fanno i ministri,
e i ministri non fanno i politici quando smettono.
Ovviamente la loro legittimazione democratica discende dal
capo del governo, che lì è eletto direttamente dai cittadini, e dal vaglio del
Parlamento che ha sufficienti poteri per bocciarli. Però resta il fatto che
negli Stati Uniti il governo della cosa pubblica non è prerogativa di chi ha
una tessera e una corrente. Il tema è tornato d’attualità ora che si avvicinano
le elezioni e i partiti, soprattutto quelli che sperano di vincerle, vogliono
esorcizzare l’eventualità che a un governo Monti ne succeda uno simile; ipotesi
presentata come un vulnus alla democrazia, cui punterebbero, marciando divisi
per colpire uniti, i populisti e i tecnocratici, i grillini e i montiani, tutti
protesi a impedire che lo scettro torni nelle mani del popolo sovrano.
Sarebbe in effetti sperabile che i partiti si rimettano
presto in condizioni di presentabilità e dignità tali da potersi riprendere la
gestione del bene comune, ed è per questo che li si esorta da tante parti a
rinnovarsi, ad autoriformarsi, a cambiare la legge elettorale. Non c’è dubbio
infatti che, almeno in Europa, il sistema democratico si è storicamente
innervato sui partiti di massa. E però non è un caso se in Italia questa
normalità è oggi sospesa, e la ragione non è solo nel trauma finanziario, in un
accidente che ha colpito l’ultimo governo democraticamente eletto. L’intero
bilancio della Seconda Repubblica è infatti una bocciatura dei partiti, di
tutti i partiti che l’hanno governata. Il declino italiano comincia all’inizio
degli anni 90: in quel decennio, mentre il resto d’Europa faceva boom, il
nostro Pil è cresciuto solo del 15%; e nel successivo primo decennio del
Duemila, dal 2001 al 2010, la crescita si è ridotta a un deprimente uno per
cento. In vent’anni siamo diventati così una Cenerentola del continente,
impoverendoci e gettando un’ombra sinistra sul futuro dei nostri figli. Non
tutto questo disastro può essere addebitato ai partiti, ma una parte
considerevole sì. Certo, distinguendo tra l’uno e l’altro, ma anche sapendo che
centrodestra e centrosinistra hanno governato pressoché lo stesso numero di
anni e che tutti i leader dei partiti odierni erano già in politica agli inizi
degli anni 90, con l’eccezione di Berlusconi. Vergini, insomma, in giro non ce
ne sono.
Del resto tutto ciò i partiti lo sanno benissimo; per questo
hanno lasciato il passo a Monti o lo hanno dovuto sostenere. Se non lo
sapessero, non starebbero ora a discutere di liste civiche per raccattare voti
che evidentemente non si sentono in grado di chiedere con il loro nome. Lo
smarrimento di apparati che hanno sempre meno contatti con la società, anche
quando provengono da grandi storie passate, è reso evidente da tanti segnali.
Il partito di Bersani, per esempio, pretende dalla nuova legge elettorale la
garanzia che la sera delle elezioni gli italiani sappiano chi li governerà.
Però la sua proposta di alleanze prevede che la sera delle elezioni cominci una
trattativa con l’Udc per decidere chi e come governerà. Allo stesso modo
Berlusconi, che negli ultimi otto anni su dieci ha gestito la politica
economica tramite Tremonti, deve ora rivolgersi a un gruppo di professori
stranieri per inventarsene una nuova di zecca, à la carte, dando l’idea molto
poco rassicurante di procedere a tentoni.
Non è poi così strano, allora, se gli elettori dubitano
della capacità dei partiti di riprendere in mano il Paese. È la ragione per cui
spuntano nuovi movimenti come funghi, alcuni di grande successo; è la ragione
della pletora di appelli e manifesti che provengono da una società civile in
cerca di autore; è la ragione per cui persino i sindaci, che per legge non si
possono candidare alle elezioni, vogliono presentare proprie liste alle
elezioni.
Il primato della politica è una cosa, la volontà di potenza
è un’altra.
Bisogna aiutare i partiti a recuperare il primo impedendo
loro l’esercizio della seconda. In questi vent’anni i soli poteri forti sono
stati loro, visto che gestivano una spesa pubblica che vale più della metà del
Pil nazionale. Ma ora bisogna aiutarli a difendersi dall’unico potere che si è
dimostrato più forte di loro, quello dei mercati, perché è nell’interesse
nazionale. Speriamo solo che si lascino aiutare.
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