Come accennavamo anche ieri, gli articoli in prospettiva di settembre e dell'inizio della campagna elettorale per le votazioni di aprile maggio 2013, si susseguono.
Ieri postavamo quello di Pierluigi Battista, che invocava parole realistiche al posto della solita vacuità, e in precedenza altri autori segnalavano una importante novità rispetto al passato : saranno elezioni attentamente osservate anche all'estero, esattamente come è avvenuto per la Grecia, per vedere se e come i politici italiani intendano proseguire il percoros virtuoso, che con la prospettiva di risanare un debito del 123% ( gli ultimi tre punti sono stati accumulati dal governo Monti però...la cosa merita una riflessione a parte) si proietta nei LUSTRI e non per due o tre anni.
QUesta prospettiva disturba molto le nostre formazioni politiche tranne l'UDC che ha già dichiarato che a Monti deve succedere MONTI, e comunque non ci si potrà discostare dall'agenda tracciata dall'attuale governo.
Molto più dura la questione per gli altri due partiti che assicurano la maggioranza a Super Mario . Sia il PD che (ahinoi liberali traditi) iil PDL, sono formazioni che devono inventarsela una politica e una società che NON viva di debito pubblico.
La gente critica, giustamente , la seconda repubblica. Ha ragione, nella misura in cui questa doveva correggere la degenerazione della prima. Non è avvenuto, ma il debito non se lo è inventato Berlusconi (o Prodi e co, che hanno governato tanto quanto il primo in 18 anni).
E' una malattia che ci ha infettato ( a noi e a tutta l'Europa, solo che da noi in maniera più endemica e virulenta) dagli anni 70 e dalla quale non siamo più guariti.
Alfano parla di eliminare l'IMU sulla prima casa. Giusto, è una tassa iniqua (come altre peraltro, qualcuno giustifica l'irap sui guadagni PRESUNTI ? ) . Dei soldi che non entrano da lì possiamo farne a meno ? Ho qualche dubbio visto che stiamo assumendo altri 21.000 insegnanti (oddio, non è che prima questi non costassero, erano "precari", adesso diventano di ruolo..) e lo scorso anno sempre nella scuola (ma abbiamo veramente bisogno di tanti professori ? siamo certi ??) ne entrarono a vario titolo 67.000. Per un paese che , secondo la spending review, dovrebbe tagliare il 10% dei dipendenti pubblici e il 20% dei dirigenti , non lo vedo buono come inizio....
Bersani parla di patrimoniale (ovviamente anche su questo nel PD sono divisi, ma questa ormai da loro è la regola. La chiamano dialettica democratica, a me sembra di vedere gente che ha in comune solo la speranza di fare parte del carro vincente). e anche qui sorge la domanda ? che tipo di patrimoniale immagina che da sola risolva un problema per la cui soluzione si prevedono anni e anni ? La requisizione ? Ovvio che no, ma allora i dubbi che sia una soluzione efficace sono fondatissimi. Come Hollande che tassa del 75% i ricchi oltre un milione di euro, ottenendo un obiettivo propagandistico, poco gettito reale e in compenso la fuga dei patrimoni francesi all'estero (Cameron ha esplicitamente invitato i Paperoni d'oltre Manica a trasferirsi a Londra dove li aspettano a braccia aperte e tasse inferiori).
Interessante allora la proposta, ancorché non di applicazione immediata, che Maurizio Ferrara fa nell'editoriale odierno del Corriere della Sera. Il giornalista richiama l'esempio Olandese dove una società qualificata prende in esame i programmi dei partiti candidati alle elezioni e sviluppa DUE MESI prima del voto, le possibili conseguenze dell'attuazione degli stessi.
Una figatissima !!! Certo, la vedo difficile da noi la configurazione di una società siffatta : 1) i partiti italinai, abituati a fare propaganda più degli altri, non accetterebbero mai 2) chi si fiderebbe ? Siamo il paese dei Borgia, di Machiavelli, dei complotti.....
Da noi si rivuole il ritorno al proporzionale puro e alle maggioranze che si formano DOPO il voto, tradendo per l'ennesima volta l'esito referendario che nel 90 aveva aperto le porte al maggioritario..
L'Italia è il paese dove il Pareggio è preferito alla vittoria, se l'alternativa concreta è la sconfitta, è quello dove si è tutti contenti se non ci si fa troppo male anche facendo finta di litigare col coltello tra i denti.
In realtà sarebbe fantastico avere meno risse (finte o vere che siano), ma una onesta e chiara competizione politica e programmatica, dove chi vince GOVERNA, senza tanto ostruzionismi, e chi perde possa contare nella rivinxita.
Con i sindaci questo siamo riusciti a farlo, e in fondo anche nelle regioni. Ma per il governo nazionale NO.
Siccome i sistemi che funzionano già li abbiamo in uso, sia pure a livello locale, ecco dimostrato che ho ragione quando sostengo che la non applicazione a livello nazionale passa da una paura assolutamente trasversale dei partiti di PERDERE e/o essere emarginati dai giochi consociativi. Tutti che parlano di governabilità ma in realtà pensano solo alla loro (migliore) sopravvivenza.
Riporto degli stralci dell'articiolo di Ferrara che ritengo possano incuriosire
Buona Lettura
CAMPAGNA ELETTORALE E PROGRAMMI
I cani da guardia della serietà
Alla ripresa autunnale inizierà di fatto una lunga campagna
elettorale. È bene che tutti i partiti in lizza siano consapevoli di una
importante novità: essi si troveranno a parlare non solo ai cittadini italiani
ma anche alle opinioni pubbliche europee e ai mercati internazionali. I
tedeschi, gli olandesi, i finlandesi non esprimeranno preferenze dirette, ma le
loro valutazioni peseranno molto sulle decisioni delle autorità Ue. I grandi
investitori internazionali invece «voteranno» con i loro ordini di
compravendita sui titoli di Stato italiani. La posta in gioco è altissima.
La madre di tutti i nostri problemi è evidente: riusciremo a
evitare il default ? Dovremo chiedere salvataggi esterni, con vincoli umilianti
per quel che resta della nostra sovranità democratica? Francesco Giavazzi ha
spiegato che, rimboccandoci le maniche, possiamo ancora «farcela da soli» (
Corriere , 4 agosto). Le proposte di tutti i protagonisti del confronto
elettorale dovranno essere valutate in rapporto a questa sfida.
Alle opinioni pubbliche dei Paesi virtuosi e ai mercati
interessano soprattutto due cose: governabilità e impegni di governo. La prima
dipenderà essenzialmente dalla nuova legge elettorale: qualsiasi nuovo sistema
dovrà essere in grado di produrre maggioranze chiare, stabili e di far emergere
premier e compagine di governo subito dopo i risultati.
Gli impegni del nuovo esecutivo dipenderanno in larga misura
dai programmi che verranno elaborati dai partiti. In Italia i manifesti
elettorali sono documenti lunghi ma molto generici e servono essenzialmente per
formare e tenere assieme le coalizioni. Negli altri Paesi essi sono invece
delle piattaforme di governo, frutto di un accurato lavoro tecnico. Spesso
esistono organismi indipendenti che fungono da «cani da guardia». Il caso più
eclatante è quello dell'Olanda. Qui un ente pubblico di ricerca e
programmazione ( CPB-Netherlands Bureau for Economic Policy Analysis, Ufficio
olandese per le analisi di politica economica) passa al setaccio i programmi e
quantifica i loro effetti sullo status quo: che cosa succederebbe al bilancio
pubblico, al potere d'acquisto delle famiglie, ai profitti delle imprese,
all'occupazione, alla qualità dell'ambiente e così via se venisse attuato il
programma di questo o quel partito? Le valutazioni del CPB vengono rese note un
paio di mesi prima delle elezioni. Dopo, nessuno può parlare a vanvera, il
confronto elettorale si concentra sugli scenari e le divergenze messe a nudo
dalle analisi degli esperti.
Sarebbe molto utile, inoltre, predisporre un documento che
illustri le implicazioni e quantifichi i costi di un'eventuale sparizione
dell'euro o di un'uscita unilaterale dell'Italia. Per la prima volta alle
prossime elezioni si presenteranno formazioni politiche dichiaratamente anti
Ue. A queste è doveroso chiedere di prendere atto e giustificare le conseguenze
di ciò che propongono.
È quasi superfluo aggiungere che il ruolo di «cane da
guardia» sulla serietà delle varie proposte politiche dovrà essere svolto anche
dalla società civile, nelle sue varie articolazioni, e in ultima analisi dagli
elettori. È sulle loro spalle, infatti, che ricadranno i benefici o i costi del
confronto elettorale e, questa volta più che mai, delle valutazioni che ne
trarranno gli osservatori stranieri.
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