Se votassero i giornalisti dei due maggiori quotidiani italiani, Corriera della Sera e Repubblica, il Monti bis invocato da Casini sarebbe cosa fatta. Parlo con sicurezza del Corsera, che leggo tutti i giorni, ma Repubblica è stata ancora più agguerrita nel difendere il governo fortissimamente voluto da Napolitano, e i duelli in punta di fioretto con la nave corsara di quelli del Fatto Quotidiano sono ormai diventati scontri da osteria con tanto di coltellacci a serramanico !
Il discorso in sintesi è questo : l'emergenza non è passata, abbiamo bisogno dell'aiuto europeo, sia politico ( le parole di elogio, di sprone positivo, di apprezzamento per il lavoro in corso, da parte dei maggiorenti europei, della BCE, del FMI , della cancelleria di Berlino ) che finanziario. Monti è ben visto da quel mondo, dove conosce tutti ed è a sua volta conosciuto. Di lui ci si può fidare , mentre pare che l'ultima malefatta berlusconiana sia proprio stata promettere in agosto interventi riformistici poi in parte rimasti lettera morta non appena la Banca Europea, allora guidata da Trichet, si era fidata e aveva comprato i titoli italiani.
Stando così le cose, inutile stare tanto a ciurlare nel manico con "ste elezioni. Le direttive vengono dall'Europa, le politiche economiche e di bilancio non possono discostarsi dal tracciato proveniente da Bruxelles e dintorni, e questo è e sarà così fino a quando continueremo ad avere un debito ed una spesa pubblica estremamente gravosi. La linea di rigore non può essere abbandonata, e se i partiti hanno idee buone per allentare la morsa salvando però i conti, beh le tirino fuori e verranno valutate.
Insomma, la sovranità nazionale, per i paesi deboli dell'Europa, è già molto ma molto ridotta, ancora prima dell'Europa Federale, Unita ecc. ecc. Ed è proprio questa anticipazione sui tempi - non più indipendenti e non ancora europei - che rende così indigesta l'Europa attuale. Ci sentiamo sudditi, visto che non partecipiamo in alcun modo alle decisioni che ci riguardano. I tedeschi, se ritengono la Merkel troppo dura ( o troppo debole, perché in tanti in Germania le contestano questo, non dimentichiamolo ) , potranno non votarla tra un anno e quindi toglierle il potere che oggi il cancelliere ha. Noi no. Noi potremo "gufare", cosa in cui siamo anche piuttosto bravi peraltro (guarda Sarkozy...)
Ed ecco quindi l'agenda Monti, che farà da spartiacque...MA se così è, come fare a spiegare al mondo che l'agenda è fondamentale e il suo gestore NO ?? Se c'è un'agenda Monti da seguire, non sarebbe logico che fosse Monti a farlo ?
In questo senso mi sembrano coerenti i cd. giovani turchi (ma perché si chiamano così ??) del PD, che almeno immaginano un abbandono della linea montiana, con "correzione" dei provvedimenti presi in materia di lavoro e previdenza . Vendola addirittura vuole condividere con Di Pietro il referendum anti riforma Fornero...
Una considerazione giusta credo l'abbia fatta Alfano : potrebbe anche andare bene un Monti bis, però , visto che ci sono le elezioni, che l'attuale Premier si CANDIDI. In fondo, secondo alcuni sondaggisti, una continuità di questo governo è vista con favore dal 37% degli italiani, e se fosse tradotta in voti altro che PD , il partito dato da tutti come maggiore e che supera a stento il 25 ! Alleato con Sel arriverebbero al 31/32 (meno del PD del 2008, che da solo prese il 33) . Insomma, se Monti si candidasse, non ce ne sarebbe per nessuno...Certo, tra il dire e il fare...Però siccome la vittoria della sinistra finora sta scritta sulla carta, e allora anche quella di Monti vale no ? Sempre sondaggi sono...
Io credo che Monti sia un buon venditore del suo prodotto. Col tempo, la sua sobrietà gelida si è attenuata, e amici dei media lo hanno aiutato a sfruttare età , toni pacati, anche una certa ironia british, per migliorarne decisamente l'appeal sul pubblico. Un buon nonno saggio, esattamente come Napolitano ( e infatti in molti pronosticano un suo avvento sul Colle al posto del suo "pigmalione" politico ) .
Il Camerlengo ha espresso la sua forte criticità su quanto fatto finora da Monti, condividendo le osservazioni di economisti provenienti dalla stessa scuola del Premier. Certo, se l'alternativa concreta devono essere Fassina, Bindi e dietro le spalle i pungoli di Camusso e Landini, si capisce bene che opterei anche io per Monti. Ma alla luce del SOLE, non con un'altro editto dittatoriale del tipo "Annibale è alle porte !! ".
Come ricorda il buon Dario di Vico, (marcando in questo una netta divergenza dalla evidentissima linea del suo giornale, il Corriere che, come detto, è dichiaratamente schierato per la prosecuzione del governo Monti esattamente con gli attuali partiti di sostegno, sperando che questi abbiano i numeri necessari ) il cui articolo posto e condivido, l'Italia sarebbe l'unico paese europeo ad avere un governo tecnico e non politico. Perché mai ? Hanno ragione i comunisti alla Asor Rosa che auspicavano una sospensione della democrazia elettiva per favorire il governo dei "migliori" (loro ovvio ) ?
Si dice sempre che alla fine il popolo sa essere saggio. Io qualche dubbio ce l'ho, però credo ancora che la democrazia sia un valore da preferire agli altri, con tutti i suoi evidentissimi limiti e difetti.
Per cui che le formazioni che intendono presentarsi lo facciano con chiarezza, dicendo come pensano di fare se intendono discostarsi da questa famosa agenda, visto che, volenti o nolenti, QUELLA piace all'Europa CHE CONTA. E poi la gente voterà.
Buona Lettura
GOVERNO TECNICO ECCEZIONE E NON REGOLA
Decideranno gli
elettori
Si è aperto in
questi giorni in contemporanea al meeting di Cernobbio un confuso dibattito
sull'eventualità di ricorrere a un governo Monti bis dopo le elezioni.
L'ipotesi ha fatto leva anche sull'apprezzamento dell'operato dell'esecutivo
espresso dagli imprenditori presenti al convegno. Detto che la nostra
Costituzione non assegna ancora alle riunioni delle grandi élite italiane il
potere di indicare il capo di un governo per di più post elettorale, sostenere
oggi il Monti bis è un errore. Nell'immediato non ci aiuta nel cammino di
risanamento/riforma intrapreso e soprattutto introduce un elemento di ambiguità
nel rapporto tra istituzioni e Paese reale. Non è un caso del resto, come ha
ricordato ieri lo stesso Mario Monti, che l'Italia sia l'unico Paese tra i 27
della Ue amministrato da un esecutivo di tecnocrati mentre tutti gli altri sono
guidati da governi espressione di una reale competizione elettorale.
Una parte di coloro
che sostengono l'idea del Monti bis è animata dalla sincera volontà di segnare
la continuità, di rassicurare Bruxelles, Berlino e i mercati che il cammino
avviato dal governo tecnico non sarà interrotto.
Ma la sacrosanta esigenza di
rispettare le compatibilità europee e di imporci all'attenzione come un Paese
coerente, giustamente sostenuta su questo giornale da Sergio Romano e Francesco
Giavazzi, non vale il rischio di aprire una frattura nella tradizione
democratica italiana.
«Non posso credere che un Paese non sia in grado di
esprimere un leader politico capace di governarlo» ha commentato Monti. E se
fosse il contrario sarebbe grave, perché segnalerebbe non solo l'anomalia del
sistema politico ma l'incapacità di una più larga comunità nazionale di
selezionare la classe dirigente e prendersi cura dei propri problemi. Se da
anni ci battiamo per abolire il Porcellum non possiamo poi pensare di adottare
un modello di rappresentanza in cui il voto diventa un mero sondaggio di
popolarità, tanto già si sa chi siederà nella stanza dei bottoni.
Decideranno gli
elettori - che, non va dimenticato, hanno votato tutti i provvedimenti di Monti (qui ci dev'essere un refuso dell'autore, che evidentemente si riferiva ai partiti eletti che hanno appoggiato fin qui MOnti ndC) - di non fare scherzi e non cedere alla demagogia di promettere in campagna
elettorale quello che una volta al governo non potranno mai mantenere. Esigiamo
da loro che riformino la legge elettorale e approvino le norme anticorruzione.
Spingiamoli pure ad organizzare al proprio interno competizioni primarie per la
scelta dei candidati. Facciamo tutto questo con la giusta tensione civile ma
giuriamoci anche di rispettare l'esito delle urne quale esso sia. Il governo
tecnico è stata un'eccezione, speriamo felice, ma deve rimanere tale, non può
diventare la regola.
I tecnici vengono
chiamati alla guida nei momenti di massima emergenza, sono come dei medici
dotati di grande competenza e serietà. Un Paese però non può consumare tutti i
suoi giorni in ospedale, ha bisogno di ricominciare a pensare a lungo termine.
Tutto ciò nel linguaggio delle democrazie moderne prevede che gli schieramenti
si affrontino con programmi e ricette alternative tra loro, che i cittadini
esprimano la loro preferenza e i vincitori siano chiamati a governare. Sarebbe
singolare che, mentre esaltiamo le più moderne forme di partecipazione che la tecnologia
ci ha regalato, alla fine congelassimo quella su cui è fondato il nostro patto
di civiltà.
Tutto francamente condivisibile, ancorché alla fine della lettura un amaro dubbio mi sorge : Dario Di Vico scriverebbe le stesse cose se oggi in Italia il centro destra fosse dato per favorito ?
Spero di sì, visto che lo stimo. Ma sicuro non lo sono poi tanto. Vedo tutti giornalisti schierati, lui solo parla per principi ?
Nessun commento:
Posta un commento