Sono in molti a dire che le elezioni Siciliane saranno una cortina di tornasole per le future politiche. Soprattutto per vedere che impatto avrà l'alleanza dichiarata tra PD e UDC, senza SEL. Laboratori vecchi, per una popolazione, italiana, non solo siciliana, vecchia.
Ieri Panebianco auspicava - ma non solo lui ovviamente - che si cambiasse passo, e che i partiti che si presentano alle elezioni, regionali o politiche che siano, non pensino solo alla sommatoria dei numeretti dei sondaggi, ma a quello che POI saranno chiamati a fare. Possibile che in questo paese tutti apparentemente si lamentino ma poi al momento di votare siano così in tanti a farsi manipolare da promesse assurde per la loro irrealizzabilità ? E questo per gli ingenui ma onesti. MA anche le clientele ? Non si rendono conto che i soldi per certe rendite sono finiti ? Che in un paese economicamente in gravissima difficoltà, ai cui cittadini vengono chiesti sacrifici e doti di resistenza non da poco, per i politici difenda sempre più difficile ottenere denari da distribuire ai "protetti" ? Davide Giacalone si è generosamente candidato come governatore della Sicilia. Non vincerà, però i sondaggi lo accreditano di un 7% che per uno non sponsorizzato da potentati di qualsiasi genere è un ottimo inizio, confidando che quel dato cresca oltre la doppia cifra. Sarebbe un segnale importante , a dimostrazione che ci sono siciliani che credono che possa esistere un sistema diverso, non fondato sull'assistenzialismo parassita così diffuso in tanti settori della popolazione, specie , ahimè ammettiamolo, meridionale .
Gli articoli di denuncia che Giacalone continua a pubblicare, intanto che si prodiga nella sua campagna politica, costituiscono lo specchio fedele di ciò che è e quello che si dovrebbe provare a far diventare che fosse.
Buona Lettura
In Sicilia sono
pazzi
In Sicilia sono
pazzi. E se per la regione è da mettersi nel conto l’arrivo di un commissario,
incaricato di gestire la bancarotta, per molti candidati sarebbe auspicabile
l’arrivo della Guardia di Finanza. Giusto per non eleggere futuri inquisiti.
L’assessore
regionale alla funzione pubblica, Nicola Vernuccio, membro della giunta
Lombardo e candidato nelle liste di Lombardo & famiglia, ha un dubbio: il
prepensionamento dei dipendenti regionali (che auspica) può essere stabilito
per legge o per atto amministrativo? No, va combattuto, escluso, proibito.
Questa è incoscienza allo stato puro, perché sono in bancarotta e ancora
pretendono di fare regali con i soldi degli altri.
La Sicilia spende,
ogni anno, 1 miliardo e 740 milioni per pagare gli stipendi al personale. 10
volte quel che spendono altre regioni. I dipendenti regionali hanno 45 giorni
in più degli statali per assenze retribuite, mentre possono non andare al
lavoro per 9 mesi senza che il loro stipendio sia intaccato. I permessi sindacali
sono 10 volte quelli degli statali. Questa estate l’assenteismo per (falsa)
malattia s’è impennato. Prendono regali sia per i matrimoni (150 euro) che per
i funerali (1000 euro, bella cosa, guadagnare sui morti! se hai una necessità
impellente cominci a guardare cupidamente il nonno). Per i pensionati è stato
creato un fondo (17 milioni) che elargisce prestiti, a tasso agevolato, mentre
regalie sono previste sia per le loro associazioni (2300 euro ciascuna) che per
il loro turismo (300 euro a viaggiatore). In queste condizioni, indecenti e
immorali, questi matti pensano ad altri privilegi, ad altra spesa da sommare
alla bancarotta.
Ci dicono che siamo
contro i dipendenti regionali. Si sbagliano: siamo contro la macelleria sociale
cui sono sottoposti i loro figli, parenti e amici. Per ogni posto improduttivo,
mantenuto per clientela, si bruciano due posti produttivi. Per due posti
produttivi bruciati si cancellano crescita, libertà e consumi. Siamo dalla
parte dei siciliani, fra i quali ci sono anche i dipendenti regionali e i
precari delle pubbliche amministrazioni, ma siamo contro i macellai sociali che
li prendono in giro e, per coccolarli, affamano il mondo che li circonda. Se
poi c’è qualche dipendente regionale che pretende il mantenimento di questa dissennatezza,
allora sì, senza problemi, siamo anche contro questi signori.
Chi si candida a
guidare questo disastro? La campagna elettorale non è ancora ufficialmente
iniziata, ma la Sicilia è coperta da un diluvio di manifesti che reclamizzano
il faccione dei candidati, tanto alla presidenza quanto a un seggio. Lasciamo
perdere il sotto vuoto spinto di slogan e idee, il punto è: chi paga e con che
soldi? Si tratta di decine di milioni. Visto che la Guardia di Finanza s’è
fatta occhiuta con quelli che bevono un caffè, sarebbe bene che non si
lasciasse sfuggire l’occasione di prevenire un male, accertando: a. se è in
regola la documentazione fiscale; b. se sono state emesse fatture per l’intero
importo o se ci sono pagamenti in nero; c. se le fatture sono intestate
regolarmente o a società di comodo; d. come sono giunti i soldi con cui le
fatture vengono pagate, risalendo fino ai finanziatori, controllando la loro
regolarità e rendicontazione; e. se le spese sono sostenute dai partiti è bene
sapere quanti dei fondi per l’attività dei gruppi consiliari sono stati
stornati allo scopo di far tornare quei signori a popolare i gruppi (oltre
tutto diversi, perché all’orgia della spesa s’unisce quella del trasformismo),
f. visto che molti manifesti sono in spazi non consentiti, quindi abusivi,
sicché già incorrono in sanzioni amministrative, se quelli sono stati
distribuiti con regolare bolla d’accompagnamento o sottobanco, quindi in nero.
E’ vero che si
candidano non pochi riciclati, ma è bene che le elezioni non siano occasione di
riciclaggio di denaro sporco. Vuoi anche solo di evasione fiscale. Mentre lor
signori parlano di “voto utile” sarebbe bene impedire la pratica che porta
all’“utile del voto”. Non si può dire ai cittadini che devono pagare con il
denaro elettronico anche la spesa al supermercato, mentre queste milionate
passano sotto il naso di tutti senza efficaci controlli. Che devono essere
anche immediati, perché se capita che qualcuno non sia in regola (speriamo di
no), meglio saperlo subito. Non dopo averli eletti.
Infine, visto che
dopo il referendum che cancellò il finanziamento pubblico dei partiti s’è
passati, con incommensurabile ipocrisia, ai “rimborsi”, se non altro in
ossequio alla lingua italiana, sarebbe bene che, a prescindere da quanti voti
si prendono, nessuno sia mai rimborsato per spese che non sia in grado di
documentare e far rigorosamente controllare. Vale per le regioni come per il
Parlamento nazionale. Se non altro si risparmia.
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