martedì 25 settembre 2012

"PE' PRIMA COSA, QUA AVEMO RUBBATO TUTTI" I MAESTRI DI FIORITO DELLA PRIMA REPUBBLICA



Su Fiorito se ne dicono e se ne leggono di tutti i colori e del resto il soggetto si presta. L'arroganza sorniona, l'incontinenza verbale , il suo rimbalzare da una tv all'altra sostenendo tutto e il contrario di tutto, ora pentendosi, ora dichiarandosi innocente, una volta sostenendo (non con qualche ragione, visto che le eccezioni ci sono ma non folte ) che così fan tutti , che la Polverini sapeva, poi negando....Il classico "impunito" lo ha definito Aldo Cazzullo sul Corriere della Sera. Come ho scritto in vari commenti e discussioni sulla rete, condivido il pensiero di chi rileva come quelli di tangentopoli erano una razza tutto sommato meno peggiore dei mazzettari di oggi. Allora, i soldi giravano per mantenere i partiti, oggi per far fare la vita da signori a politici mediocrissimi di seconda e terza fila. E' sicuramente una semplificazione, perché anche allora c'era  chi poi ci campava sulle mazzette (quando girano i soldi, è facile che un po' te ne restino attaccati tra le mani...) , e oggi chi il denaro pubblico lo spende per fare attività politica. Ma sono le proporzioni che si sono clamorosamente invertite. Ah, ai forcaioli di ieri e di oggi, una bruttissima notizia : fuori dal Raphael, 20 anni fa, anche Fiorito era lì con loro a lanciare monetine...brutti compagni di viaggio direi....
Mentre Er Batman fa folclore, precisando che il suo vero soprannome non è quello che lo accosta  al "cavaliere oscuro" ma bensì "Er Federale di Anagni" (hai capito che miglioramento ?!? ), prima ancora che la Polverini si arrendesse e sdegnosamente infilasse la porta della Regione, un attimo precedente a che la buttassero a calci fuori dalla finestra, compariva su Libero un pezzo gustosissimo tratto da una nuova fatica libraria di Paolo Guzzanti, in cui il giornalista e padre dei fratelli satirici (grande il maschio, meno e ormai intristita e inacidita la femmina) , ricordava una sua intervista a Franco Evangelisti, ai tempi braccio destro di Andreotti , uomo dotato di stomaco forte e di cinismo superiore.
Il pezzo è imperdibile, per una amara, intrinseca comicità. E ricorda, ai nostalgici della prima repubblica, o di quelli che "l'Italia l'ha rovinata Berlusconi "(non l'ha migliorata, certo. L'ha lasciata com'era)., che se oggi Atene piange, ieri Sparta mica rideva !!
Buona Lettura




.....Fui accolto all’ingresso del palazzo con insolita deferenza dallo staff del ministro e scese a prendermi lo stesso Evangelisti in maniche di camicia - era la prima volta che lo incontravo - che mi afferrò per un braccio e mi portò dandomi subito del tu, nel suo stanzone dal mobilio fascista che sembrava un quadro di De Chirico. Ne seguì una conversazione in romanesco greve, l’unica lingua che Evangelisti maneggiasse con disinvoltura e che devo dunque trascrivere con l’opportuna fonetica.

Esordì: «A’ Guzza’, méttete a séde. Prima de tutto: come sta papà? Lo sai, sì, che tu’ padre è amico de Giulio, vero? » Rabbrividii: l’amicizia di mio padre e di mia madre con Andreotti mi era ben nota, ma il tono mi indispose.

Evangelisti proseguì peggiorando la situazione: «A’ Guzza’, ce lo sai, sì, che Scalfari te stima? Te lo posso garanti’. Io j’ho detto: “A’ Eugge’, chi me manni pe’ st’intervista delicata?” E lui m’ha risposto: “Te manno Guzzanti, mica ’no stronzo quarziasi”. Hai capito? Scarfari cià stima de te».

Ero livido. Tirai fuori penna e taccuino.

TACCUINO CHIUSO
Evangelisti mi fulminò: «E mo’ che fai? Scrivi? Chiudi subbito quer quaderno. Te lo dico io quann’è er momento de scrive. Prima te devo spiega’ er brecche graunde (background, retroscena, nda) e poi, co’ commodo, scrivemo l’intervista». Quello “scrivemo” al plurale mi fece andare il sangue alla testa.

Ma strinsi di nuovo i denti e ascoltai la sua confessione memorizzando come un registratore: «A’ Guzza’» spiegò, «te devi prima de tutto mette in testa che qua avemo rubbato tutti. Avemo dato sordi illegali a tutti. Avemo foraggiato le correnti, l’ommini politici, avemo sempre e grazi’a dio fatto come cazzo ce pare. Hai capito, Guzza’? Tutti, avemo rubbato. Dar primo all’urtimo. Er più pulito cià la rogna. Ecco, allora, tu me dici: “Onorevole Evangelisti, che ce po’ di’, de sta storia dell’assegni”. Scrivi: “Mbe’?” dico io, “ciavevo sti fondi a disposizione e co’ Caltagirone andavamo a fa’ visita nei partiti. Specie a la Democrazia cristiana, ma anche all’artri”. Vedi un segretario, un capocorrente e je chiedi: “Aoh, a’ coso, come te chiami, che te serve? Du’mijoni? Cinque? Venti? E che problema c’è? Ecco l’assegno. A’ Fra’ che te serve? Dimmelo che t’arisorvo er probblema...” Andavamo pure da Zaccagnini (Benigno Zaccagnini, soprannominato “l’onesto Zac”, segretario della Dc, nda) e je dicevo: “A’ Beni’, che te serve?” Quello diceva un tot e ecco fatto... Hai capito, Guzza’? Hai afferato er concetto? Oh, mo’ méttete commodo, e scrivi quello che io te risponno. L’assegni? Be’ effettivamente occore ripristinare una certa trasparenza nel finanziamento de le forze politiche, indubbiamente er costo de la politica va affrontato e regolamentato... vabbè, poi te l’aggiusti tu co’ parole tue, ma hai capito? Bisogna di’ che er probblema c’è, sta a monte, ma che bisogna affrontallo senza pijasse p’er culo fra de noi, bisogna sta’ coi piedi pe’ tera, che tanto è ’n probblema che ciavemo tutti. Pure a Botteghe oscure annavamo (via delle Botteghe oscure, sede storica del Pci, nda). Mica potemo fa’ a chi fjio e a chi fijastra, no? Va’, er resto o’ scrivi come te pare che tanto hai capito tutto e sai come fa’. Ah, ’na cortesia: io sto a partì pe’ Bruccheselle, che ciavemo la riunione de li ministri de la marina mercantile de tutta l’Europa. Tu quann’hai finito da scrive, chiàmame a sto nummero e me leggi l’intervista, così stamo tranquilli tutti e due». E mi passò un foglietto col numero di Bruxelles. Tornai a casa turbato, ma con lo scoop in tasca. Titolo provvisorio: Qua avemo rubbato tutti. Raccontai tutto a Sabina e Corrado, che avevano diciassette e quindici anni e che erano sbalorditi e divertiti: «La scriverai davvero così come ce l’hai raccontata?». «Certo» dissi, «tale e quale».

Andai alla macchina da scrivere e buttai giù l’intervista. Ora dovevo affrontare la parte più difficile: chiamare Evangelisti e leggergliela come promesso e come si usa nel buon giornalismo. Formai il numero di «Bruccheselle ». Rispose lui in persona. Dissi soltanto: «Evangelisti, eccomi qua, ti leggo l’intervista».

E cominciai. Silenzio assoluto dall’altra parte. Si sentivano gli scatti della teleselezione, un ritmico clic clic clic. L’unico suono che mi tornava indietro erano quei clic e un respiro rauco.

Temetti che fosse caduta la linea: «Evangelisti? Sei sempre lì?» Una voce d’oltretomba rispose: «A’ Guzza’, me stai ammazzando. Me stai a rovina’, li mortacci tua. Ma che cazzo scrivi? Ma che, me vòi sottera’?»

LA TELEFONATA
Dissi: «Ho scritto né più e né meno di quello che mi hai detto». Feci ricorso alla retorica, ma dicendo quel che pensavo davvero: «Ministro Evangelisti, con questa intervista tu passerai alla storia». «Alla storia?» si informò il ministro. «Sì, anche quando sarai morto, anche quando non ci sarà più nessuno di noi, si ricorderanno di te: Evangelisti fu l’eroe che per primo ha avuto il coraggio di dire: “Abbiamo rubato tutti”. Ma ti rendi conto?». Era solleticato dalla vanità. «Passamo alla storia, dici?».

«Sei già nella storia. I primi giorni saranno un po’ duri, ma poi sarai un eroe politico».

«Vabbè» fece lui. «Vedemo si è come dici tu».  

Non so se Evangelisti sia passato alla storia, ma noi di quella generazione non ce lo scordiamo di certo. 

2 commenti:

  1. Eccezionale il post e soprattutto l'immagine finale alla pari di quella di Rosi Bindi e Maga Magò che girava in questi giorni in rete. L'hai trovata già fatta o l'hai composta tu? UNCLE

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