domenica 9 settembre 2012

L'AUTOPSIA LA FA UN OCULISTA. CONDANNATI ALL'ERGASTOLO DUE ITALIANI IN INDIA. OCCHIO AI MARO'


Estate finita, e i nostri due Marò, Massimiliano Latorre e Salvatore Girone, accusati dal governo indiano di essere gli uccisori di due innocenti pescatori del Kerala, lo scorso 15 febbraio . stanno ancora bloccati lì, non più in prigione ma sempre in attesa che la Corte Suprema indiana decida finalmente sulla competenza del Tribunale che dovrà istruire il processo contro i militari italiani. Sette mesi. C'è da consolarsi pensando alla rinomata lentezza dei nostri Giudici.
Il Camerlengo ha dedicato vari post alla vicenda dei soldati italiani :  http://ultimocamerlengo.blogspot.it/2012/03/i-limiti-di-un-governo-non-eletto-nelle.html
http://ultimocamerlengo.blogspot.it/2012/03/come-gli-indiani-ci-hanno-fregato.html
http://ultimocamerlengo.blogspot.it/2012/03/no-agli-esperti-balistici-italiani-ci.html .
Sergio Romano, ex ambasciatore italiano a Mosca e apprezzato editorialista del Corriere della Sera, scrisse ad un certo punto che, nell'interesse dei nostri giovanotti era meglio che i riflettori si spegnessero, e che si fosse consentito al governo e alla diplomazia di procedere a luci spente.
Questa cosa è stata senz'altro fatta, nel senso che dei Marò italiani non si parla più dall'inizio dell'estate, e per il momento tutto è restato com'era.
Va bene, mentre attendiamo, cerchiamo di non scordarceli, visto che quelli stanno lì perché inviati in missione militare a proteggere una nave commerciale italiana in un mare infestato da imbarcazioni pirata. Proprio durante l'estate, metà luglio,  si è verificato un altro incidente, di una nave americana avvicinata da un'imbarcazione al largo delle coste degli Emirati Arabi. Anche in questo caso la seconda non si è fermata all'alt, e i militari americani hanno aperto il fuoco. Anche qui c'è stato un morto. Dove pensate stiano nave e soldati USA? Bravi, indovinato, A casa loro.
Detto questo, sarà anche opportuno ricordare che se in occidente resiste qualche pregiudizio sullo stato della democrazia e del diritto nei paesi asiatici non è solo per presunzione e/o ignoranza.
Ieri, sulla rubrica di RAI due, è stata riportata la storia di nostri connazionali che sono stati condannati all'ergastolo per l'omicidio avvenuto sul territorio indiano di un terzo nostro concittadino.
Brevemente i fatti narrati in trasmissione  I tre, una coppia ed un amico della stessa, si trovavano in India, per vacanza. Una sera, la donna e il ragazzo amico della coppia escono per fare un giro, l'altro, il marito di lei, decide di rimanere in albergo. Quando tornano, i due trovano l'uomo privo di sensi. Pensando ad un malore, tentano di rianimarlo, poi, rassegnati al decesso, chiamano l'ambasciata italiana per chiedere come regolarsi per denunciare il fatto alle autorità indiane. L'ambasciata si attiva e dice comunque ai due giovani cosa fare. Interviene la polizia e i due italiani si trovano subito indagati per omicidio.
Viene eseguita l'autopsia, da un OCULISTA. Sì, da loro pare non ci siano specialisti autoptici. E quindi un medico vale l'altro, in questo caso è toccato ad un'oculista....
La stessa perizia, sottoposta a veri esperti, viene subito contestata per la superficialità dell'esecuzione e delle conclusioni. Tutti gli elementi che spingono il medico indiano a concludere per lo strangolamento della vittima, sono compatibili e anzi assai più verosimilmente spiegabili con inesperti tentativi di soccorso che i due giovani hanno apprestato al compagno sperando di rianimarlo.
Rpetere l'autopsia? Non si può più. Il corpo, secondo le usanza indiane, è stato cremato...
Il processo si è celebrato più di un anno fa, e si è concluso con l'ergastolo. Le famiglie dei due lamentano : 1) l'inconsistenza dell'appoggio consolare nell'affrontare questa vicenda 2) i costi esorbitanti di una difesa da sostenere da soli in un altro paese. Ad oggi il processo è costato 400.000 dollari. E si sta cercando di riaprirlo 3) Il disinteresse dei mezzi di informazione. Tranne la stampa locale ligure (il giovane e la sua famiglia sono di quella regione) e poco quelle piemontese (la donna è di Torino), nessuno ha seguito questa vicenda, col risultato che i genitori si dicono fortunati di aver evitato la pena di morte, che in quel paese non solo è vigente ma anche non insolitamente applicata.
Del resto, aggiungo io, di cosa stupirsi se per i due marò, che pure di attenzione ne hanno avuta, dopo sette mesi ancora non si sa chi li deve processare?
I fari spenti non sembrano funzionare, ma a parte le scelte "tattiche", siamo sicuri che gli occhi siano sempre bene aperti?

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