mercoledì 5 settembre 2012

"LO STATO E' UN MALE NECESSARIO. MA PUO' DIVENTARE UN MALE INTOLLERABILE "

Sicuramente Obama non ha avuto una presidenza fortunata. Ha preso il paese tramortito dalla crisi finanziaria, lo scandalo dei derivati sub-prime , il crac di Lehman Brother's, la necessità di salvare le banche americane. Nel mondo, Bush aveva visto fallire il suo disegno di "esportazione" della democrazia. Guerre vinte, dittatori abbattuti, il Mullah Omar in Afghanistan, Saddam in Iraq, ma terre mai pacificate e miliardi di dollari spesi, con un debito pubblico alle stelle. La guerra al terrorismo era un'emergenza, e gli americani non si sono tirati indietro, ma a costi esorbitanti. Nonostante questa situazione difficile, Obama non parlò con lingua "diritta", come dicevano gli indiani dei bianchi che li cacciavano dalle loro terre, calpestando un trattato dietro l'altro, ma evocando "sogni". Un buon modo per vincere, poi però è scontato deludere. Ed è quello che gli è accaduto. Il suo obiettivo primario era la riforma sanitaria, allargare la tutela pubblica in questo settore che. al di là delle convinzioni europee per le quali i poveri americani vengono lasciati morire per le strade perché privi di polizza assicurativa, costituisce già una voragine perle casse dello Stato.
Intanto è la più grande nel mondo

e questo sia come costo procapite che come percentuale sul PIL (oltre il 16%). E' vero che il dato mischia l'assistenza sanitaria finanziata privatamente con quella pubblica. E' altrettanto vero che i costi dei due comparti si sono nel tempo quasi equiparati, con forte crescita del secondo settore.
Obama voleva operare il sorpasso. La mancanza di maggioranza al Congresso gli ha impedito di realizzare compiutamente questo progetto, e Romney ha tra i suoi obiettivi quello di azzerare quanto fatto dal suo predecessore.
L'economia stenta, nonostante l'aiuto della FED e Bernanke, il teorizzatore dei dollari da lanciare dagli elicotteri pur di far spendere gli americani e far ripartire imprese , consumi ed occupazione.
Cliccare sull'immagine per ingrandirla Per il resto, Guantanamo è ancora lì, in Afghanistan si sono usati i droni , l'amicizia con l'Islam è di là da venire, alleati occidentali in Africa sono caduti per via della Primavera Araba che ha sostituito autocrati dittatoriali con regimi musulmani, in Siria si assiste passivi ai bombardamenti sulle città laddove in Libia ci si era affrettati a "salvare" Bengasi e favorire l'abbattimento di Gheddafi e, last but not least, l'Iran tra poche settimane potrebbe avere completato il suo programma atomico concretando una minaccia esiziale per Israele.
Non c'è male in soli 4 anni.
E così . nonostante il grande entusiasmo suscitato al momento della sua elezione, il primo nero alla Casa Bianca, il Kennedy bianco, la tradizione che vuole gli americani concedere in genere un secondo mandato al Presidente per portare a termine il programma per cui lo hanno eletto (in effetti 4 anni, tenuto conto del tempo per impratichirsi della "macchina" e la necessità di assicurarsi il secondo mandato, sono un po' pochini ) , Obama corre il rischio di essere un nuovo Carter, licenziato senza gloria dopo la prima chance.
Possibilità che sarebbe stata certezza se il candidato dei repubblicani fosse stato l'ottantenne Clint Eastwood , uomo dotato di grinta, intelligenza e carisma. Romney spero sia intelligente, immagino di sì se è lì. Ma le altre due doti non le ha. Non assomiglia ad un Capo. E questo invece per gli americani conta.
In ogni caso il messaggio del candidato repubblicano è limpido, cristallino.
LO STATO NON è LA SOLUZIONE.
Magari non vincerà, ma già solo il fatto che possa essere un manifesto elettorale ci fa rimpiangere le sponde americane. Da noi sarebbe il cartello del suicidio, visto come siano  gli italiani, ma la maggior parte degli europei, attaccati alle mammelle dello stato .
Ovviamente in Italia le simpatie della stampa illuminata vanno a Obama. Non che non si ammetta che ci si aspettava di più...però si confida in un miglioramento. E poi, meglio lui che un nuovo Reagan...
Per Repubblica questo è Romney, dimenticando forse che l'ex attore è stato il presidente più amato del dopoguerra dagli americani, quello che ha ridato loro orgoglio e rispetto  dopo la batosta del Vietnam col psicodramma collettivo successivo, e che ha sfinito economicamente l'URSS incapace di stare dietro al colosso americano nella gara di modernizzazione degli arsenali fino al suo collasso. Magari Romney fosse un Reagan , uomo capace di tenere la scena e di circondarsi di uomini giusti ! Detto questo, il pensiero politico a cui si richiama il candidato repubblicano è più antico e profondo.
Uno dei padri fondatori della Costituzione USA , Thomas Paine scrisse che "il governo nel migliore dei casi è un male necessario, nel peggiore un male intollerabile". 
Alexis de Tocquville, pensatore caro anche ai radical chic, metteva in guardia dalla forma di oppressione cui pure potevano essere soggetti i popoli "democratici" : " sarà un potere  immenso e tutelare, assoluto, particolareggiato, regolare, previdente e mite. Rassomiglierebbe all'autorità paterna se, come essa, avesse lo scopo di preparare gli uomini alla virilità, mentre cerca di fissarli irrevocabilmente nell'infanzia......Lavora volentieri al loro benessere, ma vuole essere l'unico agente e regolatore, provvede alla loro sicurezza e ad assicurare i loro bisogni, facilita i loro piaceri, tratta i loro principali affari, dirige le loro industrie, regola le loro successioni, divide le loro eredità...Ogni giorno esso rende meno necessario e più raro l'uso del libero arbitrio, restringe l'azione della volontà in più piccolo spazio e toglie a poco a poco a ogni cittadino perfino l'uso di se stesso". 
Era il 1835. Quasi due secoli fa. Gli Stati Uniti d'America , nati dalla volontà di liberarsi da un Monarca lontano e da un governo che imponeva loro regole e tasse senza dare loro rappresentanza e quindi voce in capitolo, hanno sempre guardato con giusta diffidenza l'ingerenza statale, non a caso scegliendo una forma di unione federale ed un sistema di equilibri istituzionali finalizzati ad evitare la deriva statalista descritta dal grande pensatore moderno. La grande crisi del 1929 minò la fiducia americana in un modello di società che comunque offriva possibilità di successo e di miglioramento, il mito positivo del self made man,  e aprì la strada al new deal roosveltiano e all'applicazione delle teorie keynesiane.
Tornando dalle nostre parti, il tanto di moda Luigi Einaudi ( capisco l'ammirazione trasversale per l'integerrimo uomo di stato , ma l'appropriazione del suo pensiero da parte della sinistra ?? ) scrisse " in Italia lo Stato è uno dei più efficaci strumenti per comprimere lo slancio dell'iniziativa individuale sotto il peso di imposte irrazionali e vessatorie e per divergere gli scarsi capitali dalle industrie naturalmente feconde , per avviarli a quelle che diventano produttive solo grazie ai premi, ai dazi protettori , alle estorsioni esercitate in guise svariate a danno dei contribuenti ".
Dopo essere stato Capo della Banca d'Italia e dello Stato, da senatore a vita disse ancora : " Migliaia, milioni di individui lavorano, producono, e risparmiano, nonostante tutto quello che noi possiamo inventare per molestarli, incepparli, scoraggiarli". 
Ecco, questi sono i padri spirituali di Romney, e di Reagan e della Thatcher .
Non gentucola direi.
Ah, se c'era un motivo in più per tifare Romney, è giunta la notizia che Bondi voterebbe Obama.
La famosa prova del nove....

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