Una analisi molto amara quella odierna del Prof. Angelo Panebianco , docente universitario a Bologna e Milano, prestigioso opinionista politico da lustri sul Corriere della Sera.
Per chi lo legge abitualmente, non sono nuovi i concetti espressi oggi, però è il tono che si sta facendo vieppiù cupo, di qualcuno che sta perdendo le speranze...
Certo gli scenari che si vanno allestendo non sono dei più rosei. La legge elettorale che emergerebbe dalle estenuanti trattative, vede un ripristino del proporzionale antico, quello che portò nella prima repubblica ad avere governi di durata media non superiore all'anno di vita..., con finti scontri elettorali ed alleanze che si ricostituivano subito dopo le urne, cercando di sfruttare il decimo di punto in più che si era riusciti a "ruspare" . Il maggioritario ha fallito, sentenziano i soloni. Sì, perché alla riforma elettorale, votata dagli italiani su input di Segni e dei Radicali, non è seguita quella istituzionale, con modifica della costituzione con rafforzamento dell'esecutivo rispetto al Parlamento (nessuna rivoluzione fascista : è quello che avviene nelle elezioni municipali, e funziona ! ) . Può essere che alla fine rimanga il tanto criticato Porcellum, che il PD ha demonizzato per una decina d'anni almeno ma adesso che ne sarebbe favorito...è un po' meno porcata !! Comprensibile, ma quanta retorica parolaia al vento cari onorevoli rossi !
Sburocratizzazione ? Il governo Monti nemmeno ci ha provato. Rompe assai con l'evasione fiscale che oltre ai lati oscuri ha un suo perché economico (riconosciuto a denti stretti da quelli seri, non certo dai demagoghi populisti ) , consentendo a determinati settori di popolazione di sopravvivere, col sommerso. Ma contro i Burosauri, l'impotenza più infeconda ! Eppure è un tumore niente male del sistema italico, notoriamente e con costi quantificati da studiosi seri come Luca Ricolfi in 60 miliardi di euro (al netto della corruzione s'intende ! ). L'elenco si estende ai giudici, ai sindacati e ovviamente alla demagogia politica, alle promesse che non si in che modo potranno mai essere mantenute ma che con l'approssimarsi delle elezioni sono repertorio pare irrinunciabile dei più.
E così Berlusconi parla di abolire l'IMU, ma con quale risparmio o risorse aggiuntive ?
Casini e Bersani parlano, con toni diversi, dell'Agenda Monti, senza spiegare il primo come farà ad allearsi al secondo visto che quest'ultimo se la deve vedere con il compagno di ticket Vendola, che quell'agenda è pronto a bruciarla ?
Grillo, si vede a Parma la capacità di governo dei grillini....Protestare è giusto e pure figo. Governare tutt'altra cosa.
Dopo questo pamphlet amarissimo, Panebianco ci regala una flebile speranza . Ci sono milioni e milioni di italiani che ancora dichiarano la loro volontà di astensione e/o di indecisione sul voto. Si parla del 30% dell'elettorato. Se a questo aggiungiamo un 10% di quelli che oggi si buttano su Grillo per disperazione, diventa un 40%. Un MARE, che mostra uno scetticismo ormai ben radicato. Ecco, forse queste persone, di fronte ad una proposta seria, non demagogica, fondata su un progetto di risanamento realistico, positivo ma nel tempo, potrebbero essere tentate di puntare il loro voto.
Come detto, è solo un lume, ma intorno è buio.
Buona Lettura
DEMAGOGIA E BUROCRAZIA
Tutti i complici del
declino
Ma perché mai
dovrebbe esserci in Italia un futuro di crescita economica, di ampliamento
della ricchezza individuale e collettiva, di assorbimento e valorizzazione
delle energie giovanili, se entrambi i principali strumenti di guida e
controllo della collettività, la politica e il diritto, danno l'impressione di
essere stati plasmati per favorire il declino, l'accelerazione della
de-industrializzazione del Paese, l'accrescimento e la diffusione della povertà?
Partiamo dal
diritto. Si accusano sempre e soltanto i politici per le astruserie delle norme
che regolano l'amministrazione pubblica e i rapporti fra amministrazione e
cittadini. Ma i politici sono solo dei coprotagonisti e, spesso, anche
impotenti (basti vedere come il cavillismo, di cui l'amministrazione pubblica è
maestra, riesca oggi a ritardare, e forse anche a sabotare, l'attuazione di
diverse riforme varate dal governo Monti). Quella impalcatura giuridica,
soffocante e irrazionale, è gestita, plasmata, interpretata da una
«infrastruttura amministrativa», una burocrazia, che, per mentalità prevalenti
e stili di lavoro, è assai poco compatibile con le esigenze di una società
industriale in crescita.
Tale uso perverso
del diritto da parte di burocrati addestrati a non fare i conti col principio
di realtà non caratterizza solo l'amministrazione. Tanti operatori giudiziari
sono dello stesso conio, figli della stessa tradizione giuridica che ha formato
gli amministratori. Basti vedere come viene giudiziariamente gestita la vicenda
dell'Ilva di Taranto. Non sembra che si voglia contemperare a tutti i costi,
tenendo conto dei dati di realtà, bonifica e salvataggio della continuità
produttiva e delle quote di mercato dell'azienda. Sembra piuttosto che si voglia
dare, anche lì, un contributo alla de-industrializzazione del Paese. Come se la
disoccupazione e la conseguente povertà non fossero anch'esse attentati alla
salute, cause di mille malattie. Oppure pensiamo ai ricorsi Fiom contro la
Fiat. La Fiom ha già vinto un importante ricorso su Pomigliano. Poniamo che
anche altri magistrati le diano ragione. Non sarebbe forse quello, alla fine,
un ottimo argomento per spingere la Fiat a prender su baracca e burattini e
andarsene definitivamente? È da dubitare che ci sarebbe in tal caso una
vittoria dei «diritti dei lavoratori»: quei diritti, comunque definiti, si
estinguerebbero, non essendoci più i lavoratori.
Guardiamo ora alla
politica. È troppo comodo, è troppo facile dire che la «demagogia» è solo
quella di Beppe Grillo. Se per demagogia si intende promettere senza tener
conto dei dati di realtà, senza precisare come, con quali soldi, e presi dove,
e con quali conseguenze, si onoreranno le promesse, allora la demagogia è di
casa ovunque: è il modo dominante mediante il quale i politici, vecchi e nuovi,
si rivolgono all'opinione pubblica.
Dario Di Vico
(Corriere , 22 settembre) ha ben illustrato a cosa abbia condotto la demagogia
nella vicenda dell'inceneritore di Parma. I grillini avevano promesso di
bloccare l'opera senza però precisare quale salasso ciò avrebbe comportato per
le già disastratissime finanze comunali: una penale di 16 milioni di euro. E
senza badare al fatto che la «soluzione» cosiddetta alternativa (esportare i
rifiuti, secondo il luminoso esempio napoletano) imporrebbe ai contribuenti
costi altissimi.
Ma, come si è detto,
è facile prendersela con i grillini: con il no all'inceneritore non stanno
facendo nulla di diverso da ciò che, prima di loro, hanno già fatto altri
amministratori in altre zone del Paese.
Oppure, si prenda il
caso di Berlusconi: promette di abolire l'Imu ma dimentica di dire da dove
prenderà le risorse. O quello di Bersani, il quale, nel rigoroso rispetto della
«agenda Monti» (qualunque cosa questa espressione significhi) si circonda di
uomini che intendono rovesciare come un guanto la suddetta agenda, dalle
pensioni al lavoro.
O si pensi a chi
invoca patrimoniali in un Paese già super tassato. O a chi vaneggia di
politiche industriali (che, tradotto dal politichese o dal sindacalese,
significa massicci investimenti pubblici) per «sostenere l'occupazione», come
se vivessimo ancora nel mondo relativamente chiuso e protetto del 1960 anziché
in quello, globalizzato e iper competitivo, del 2012. Eppure, forse per la
prima volta nella storia del Paese, c'è la possibilità che la demagogia abbia
stancato una parte almeno dell'opinione pubblica e che quella parte attenda
solo che qualcuno se ne accorga. Magari, chissà?, si è aperto uno spazio per
l'anti demagogia (quella vera), la quale consiste nello spiegare
dettagliatamente che cosa si intenda fare, con quali costi e quali conseguenze
prevedibili, tenuto conto degli stringenti vincoli posti dalla realtà. Magari,
il primo che riesca a dare di sé una vera immagine di serietà e di rigore
potrebbe avere uno spazio elettorale che, data la nostra tradizione, è sempre
stato fin qui negato ai non-demagoghi. Per esempio, chi scrive è convinto che
se non si abbasseranno drasticamente le tasse, le tante parole che si spendono
a favore della crescita economica resteranno solo chiacchiere. Ma è altrettanto
convinto che se si vogliono abbassare le tasse bisogna spiegare
dettagliatamente come e dove si recupereranno le risorse occorrenti.
Cattive abitudini
politiche e cattivo uso del diritto spingono il Paese sulla strada del declino.
Urgono idee fresche su come rovesciare la tendenza.
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