sabato 29 settembre 2012

TRA LE SPARATE DI BERLUSCONI E IL NULLA DEGLI SLOGAN DI BERSANI URGE TERZA VIA



So di ripetermi e me ne scuso (del resto, con 1.200 post pubblicati in meno di un anno e mezzo, è quasi inevitabile temo ) , ma leggendo l'editoriale di Antonio Polito sulla prima pagina del Corsera di oggi, non posso che ribadire che l'ex direttore de Il Riformista, nonché già senatore del PD nell'ultimo governo Prodi, è il migliore esemplificatore delle cose che accadono in quel partito e nella sinistra in generale.
Alla fine la cosa è semplice. Bersani, vinte le primarie (io sono convinto che le vincerà anche se i sondaggi danno Renzi in rimonta ) , affronterà le elezioni dovendo fornire una risposta più chiara al quesito fondamentale : cosa conserverà e cosa modificherà delle riforme Montiane, e come proseguirà il lavoro.
Finora, si è limitato a dettare piccoli slogan : saremo seri come Monti (che vuol dire ? che non faranno feste a casa propria ? non credo che basterebbe alla Merkel e ai mercati ) , e che sulle riforme già avviate metteranno più lavoro (in che modo ? tornando a spendere ? eliminando la modifica , tra l'altro debole, dell'art. 18 ? ) , più equità (anche qui, come ? riportando le pensioni di anzianità come dicono Fassina e la Camusso ? , facendo piangere anche i ricchi con non si sa quante patrimoniali ? ), più giustizia ( vasto programma, di cui si aspetta il "Piano lavori"). Gentile Bersani, sarai pure lì  non per pettinare le bambole, o a smacchiare i giaguari, però tra le bugie di Berlusconi e il NULLA di questi slogan non è che la differenza sia molta. In più c'è il solito problema dell'alleanza con la sinistra radicale, cioè Vendola. Prodi fu affossato da Bertinotti nel suo primo governo e comunque zavorrato da rifondazione nel secondo. In che modo Bersani pensa che Vendola sarà migliore ? Uno che tra Di Pietro e Casini ha già dichiarato espressamente di preferire il primo e comunque di non accettare il secondo ? Che contro l'art. 18 si è alleato con Di Pietro per l'abrogazione della riforma...Dicono in tanti che Monti ha salvato l'Italia. Forse è vero, ma non certo per quello che ha finora fatto, quanto perché grazie a lui hanno continuato e tenerci a galla comprando i nostri titoli pubblici. In questo momento, purtroppo, è cosa essenziale per noi, quindi Bersani in che modo pensa di rassicurare l'Europa ? Portando al governo la gente che ha a sinistra ?
Buona Lettura

IL DISTACCO TRA IL PD E MONTI
Il sostenitore riluttante


Il problema del Monti bis è il Pd. Di quella ipotesi, per cui spingono fortemente tutti i nostri partner internazionali, il partito di Bersani è insieme la causa e l'impedimento. Essa nasce infatti da una diffusa sfiducia nella capacità del vincitore delle elezioni di proseguire il risanamento; ma il maggior ostacolo alla sua realizzazione sta proprio nella resistenza del probabile vincitore delle elezioni, cioè il Pd.

Se sulla fede di Casini non si possono infatti aver dubbi, è facilmente prevedibile che anche un Berlusconi sconfitto alle elezioni aderirebbe senza esitare a un Monti bis pur di restare in gioco. È solo ipocrita agitazione, dunque, quella di oggi contro la Germania, Paese di cui il Cavaliere minaccia l'espulsione dall'euro con la stessa credibilità con cui Woody Allen si vantava di aver preso a nasate il ginocchio del rivale in una rissa.

Resta quindi il Pd. Nessuno ovviamente pretende che il candidato vincente alle primarie firmi oggi un atto di abdicazione a favore di Mario Monti: sia Bersani sia Renzi si rifiutano. Ma un netto e credibile impegno di continuità sì che si può pretendere, e non arriva. La promessa di Bersani di non fare passi indietro rispetto alla serietà e alla sobrietà del governo attuale davvero non basta. Nessuno infatti dubita della serietà e sobrietà di Bersani. Ciò di cui si dubita è che un governo da lui guidato abbia la forza e la volontà di andare nella stessa direzione del governo Monti. Per tre ragioni.

La prima è politica, e macroscopica: Bersani propone un'alleanza con Vendola, il quale si propone di ribaltare l'agenda Monti. La seconda ragione è programmatica: i responsabili Economia e Lavoro, Fassina e Damiano, assicurano che il Pd cambierà la riforma delle pensioni e quella del mercato del lavoro, una volta al governo, cioè il cuore dell'agenda Monti. E non sono chiacchiere: alla Camera c'è già un disegno di legge che reintroduce l'istituto della pensione di anzianità. D'altra parte, se il Pd dichiara di voler tornare indietro sull'articolo 18 per via legislativa, Vendola fa più uno e propone di cambiarlo per via referendaria. La terza ragione è sindacale: la Cgil ha appena bocciato, sconfessando il suo stesso leader di categoria, l'intesa innovativa che era stata raggiunta sul contratto dei chimici, orientata proprio a quel recupero di produttività su cui l'agenda Monti punta per curare il male italiano della bassa crescita.

È il riflesso quasi pavloviano di queste rincorse a sinistra, peraltro ben note ai governi Prodi, a far temere che un governo Bersani non si limiterà a correggere l'agenda Monti «mettendoci un po' di equità in più», ma possa smarrirla presto: per esempio nella primavera del 2014, quando dopo un solo anno di legislatura dovrà schierarsi sul referendum firmato dal ministro Vendola.

Se il Pd volesse davvero scongiurare un Monti bis, dovrebbe paradossalmente fare proprio il programma del Monti bis, proporsi esso stesso come il bis. E infatti c'è un'ala consistente di quel partito che lo chiede. Per risolvere un tale scontro di linea politica servirebbe un congresso. Nel Pd si faranno invece le primarie. Ma dietro la gara di personalità tra Bersani e Renzi si intravede il profilo del convitato di pietra. È su Mario Monti e sulla sua eredità che il Pd è in realtà chiamato a decidere. 

 

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