giovedì 13 settembre 2012

UNA MADRE DI UN TEMPO CHE FU



Oggi sono stato a un funerale. A 85 anni è morto il marito di mia zia, l'unica sorella di mio padre rimasta.
Erano quattro fratelli, mio padre, il più grande, tre sorelle. Zia Sara aveva una gemella, Mara. L'ultima si chiamava Antonietta.
Famiglia di altri tempi, mio nonno dipendente della STEFER, l'attuale ATAC diremmo, mia nonna casalinga.
A tutti i figli venne data la possibilità di studiare. In realtà solo mio padre aveva le qualità e la volontà giuste, e infatti divenne un magistrato. Anche la più piccola si laureò, ma con più tempo e meno voglia, in Lettere.
Le due gemelle, non avendo grande entusiasmo per gli studi, non si iscrissero all'università e iniziarono presto a lavorare. Zia Mara per un certo periodo fece pratica in una sartoria. Allora ci si raccomandava per essere presi a imparare un mestiere, e non si veniva pagati, se non dal momento in cui si aveva imparato e si diventava produttivi. Erano gli anni 50/60 e i sindacati non erano diventati folli come da lì a poco. La passione per il cucito le rimase, e le ha tenuto compagnia.
Zia Sara fu la prima a impiegarsi alle care Poste italiane, che hanno accolto non so quante decine di migliaia di italiani, specie se democristiani. Da piccolo credevo che quasi tutti i lavoratori stessero alle POSTE....
Dopo poco tempo, zia Sara aiutò la gemella ad entrare anche lei nei grandi palazzoni ministeriali delle PT.
Dei quattro fratelli, le due gemelle, legatissime tra loro come vuole la letteratura del genere, erano sicuramente quelle dotate di carattere migliore. Pacate, modeste, di buon senso. Persone semplici, con non tantissime idee mi è sempre sembrato , però chiarissime, senza cedimenti : i valori cristiani di dedizione alla famiglia, quella di origine e domani la propria, il sacrificio e l'impegno per la realizzazione di piccoli obiettivi, l'assenza di invidia, la bontà. Delle sante ? No, delle persone di altri tempi.
Zia Mara non si è mai sposata. I suoi figli fummo noi nipoti , i figli dei fratelli, e non è retorica. A tutti noi sette - tanti eravamo, suddivisi tra tre - diede, in momenti della vita, qualcosa di speciale . Quando morì, veramente addormentandosi dietro la mia scrivania ( abitava sopra lo studio, e il pomeriggio scendeva per mettere in ordine) , constatai con piacere che tutti quei sette "figli" piangevano veramente come fosse andata via una "mamma". Zia Sara invece si è  sposata, ed ha avuto tre figlie.
Bene, nei discorsi /discussioni con amiche e conoscenti, io cito spesso proprio lei come modello positivo di madre di un tempo. L'ho potuta osservare bene, perché all'epoca , e per diversi anni, l'estate la passavamo insieme al mare, noi cugini, affidati alla nonna paterna e alle zie gemelle (a luglio zia Sara, ad agosto zia Mara o viceversa). E poi i natali e le pasque, tutti insieme.
Zia Sara non è stata una madre modello post 68, ovviamente. E meno male , aggiungo, visto quello che vedo.
Non ha trattato le figlie come monili preziosi e fragili, da proteggere contro ogni pericolo e turbamento. Non è stata una "creativa" né una ossessionata dalle "attività", ansiata dalla noia dei pargoli o dall'esigenza di parcheggiarli per qualche ora. Era solo PRESENTE. Non giocava con noi bambini, ma ci accompagnava a giocare, restando lì, a osservare con un occhio, mentre magari scambiava due chiacchiere con nonna o con un'altra mamma. Non faceva normalmente i compiti con le figlie, che se la sbrigavano da sole, e ascoltava se loro volevano parlarle, senza assillarle per questo. Non severa, nemmeno "amica". Madre. Che se sbagli te lo dice, ma facendoti sempre sentire che, approvazione o no, nulla potrà cambiare mai. Che tu resti la figlia. il Wright or Wrong my Contry americano, per fare un esempio stravagante. Come tutti, le figlie qualche erroretto , qua e là, l'hanno fatto. E lei tenne sempre questa condotta di sostanziale serenità. Poteva arrabbiarsi, raramente, ma l'ira non credo sappia cosa sia. Zia Mara era uguale. Ben diversi, in questo, gli altri due fratelli...
Racconto spesso un episodio di zia Sara che mi colpì e che secondo me riassume un po' le cose che ho provato a dire finora. La più piccola delle figlie, fidanzata da anni con un ottimo ragazzo, decise con lui di andare a convivere. Zia Sara è una cattolica vera. Non una bigotta. Una credente, in Dio e nei valori cristiani insegnati dalla Chiesa. Non fu quindi contenta della scelta.della figlia. Tanto che le disse, sempre con calma ma fermezza, che lei non sarebbe entrata nella sua nuova casa dato che non era sposata. Però questo non voleva dire che lei cessasse di essere la figlia!! Loro avrebbero continuato a sentirsi tranquillamente, a vedersi come prima (spesso a pranzo,visto che la scuola  dove allora mia cugina insegnava  era vicino alla casa materna) , ad andare a passeggiare insieme...Non solo, l'accompagnò in tutti i giri fatti per comprare le cose della nuova abitazione consigliandola, se richiesta, facendole un bel regalo.  come anche tutti gli altri della famiglia. Ora, si può non essere d'accordo sulla posizione assunta da mia zia, però io apprezzai il modo pacato, fermo ma "circoscritto" di quella sua decisione. Non so se tenne fede tra l'altro a questa cosa, penso di sì ma non sono sicuro. Da li a un anno o poco più mia cugina e il  compagno si sposarono e la cosa fu bella che risolta.
Zia Sara è nonna oggi di quattro nipotine, a cui si dedica totalmente e sempre nel modo suo, sobrio, presente, "antico". Ha dato una mano alle figlie che abitavano lontano, vicino Roma ma un po' fuori, spostandosi con i mezzi. E questo anche con gli anni che avanzavano. A chi sbalordita le chiede come faccia, risponde : "Mia madre ha fatto così con me e le sue nipoti. Io cerco di fare lo stesso per le mie".
Le mie tre cugine hanno sempre amato profondamente la madre, punto di riferimento certo, semplice ma marmoreo, inossidabile, e provano , oltre all'amore,grande, un giusto sentimento di gratitudine per una donna eccezionale.
Oggi era il funerale del marito, uomo con cui ha vissuto più di  50 anni e che ha sempre accudito con grande pazienza (ce ne voleva), in particolare negli ultimi anni di varie malattie (per lei, la promessa matrimoniale " nella fortuna e nella disgrazia, in salute e in malattia" non è stata di mere parole) . In Chiesa aveva un sorriso dolce per tutti quelli che l'avvicinavano per una parola di cordoglio e di vicinanza.
Credo che nell'eccezionalità di zia Sara ci sia anche il suo forte senso cristiano, una fede che dà senso alla vita e consola il dolore. E' una fortuna avere un dono così. Ma lei ha saputo meritarlo e conservarlo.
Io da tempo non ho più rapporti con quella famiglia con cui pure sono cresciuto da piccolo. Morta zia Mara, finì anche la tradizione di vedersi nelle ricorrenze di Natale, Pasqua, qualche compleanno.
Peccato, mi piaceva.
Nemmeno con zia Sara ho conservato veri rapporti, ma la mia ammirazione per lei è sempre rimasta, anzi è cresciuta diventando adulto e vedendo come lei rimaneva unico testimone per me (che ho fatto tutt'altra vita) di un mondo che fu, e che considero migliore del mio.
Per questo oggi ero in chiesa.
Per salutare lei.

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