La Tobin Tax...a chi potrebbe mai fregare qualcosa ? Vabbé, se la semplifichiamo al massimo, e quindi la traduzione è tassare di un quid, anche poco (si gioca sul numero immenso delle operazioni svolte) , OGNI transazione finanziaria, al di là dell'esito (i redditi sono già tassati, anche se si vorrebbe sempre di più, ovviamente...), l'idea appare a molti una gran figata.
I mercati, con le loro milioni di operazioni , si arricchiscono mentre gli Stati sovrani, condizionati dagli umori dei primi, soffrono ? E che paghino allora ! Almeno restituiranno una parte del "mal tolto".
Alzi la mano chi, messa così, non è d'accordo.
Però non è esattamente così. E soprattutto, se la Tobin Tax viene applicata solo dal neo socialismo europeo, sai le risate !!
La cosa che non funziona nel dirigismo statalista, nel XXI secolo, è che i veri RICCHI, quelli che fanno la diffferenza, le imprese funzionanti, i grandi capitali, NON sono più imprigionabili (dal XIX secolo lo sono sempre stati di meno, figuriamoci oggi in epoca informatizzata e globalizzata).
Quindi, come sta accadendo in Francia - e li chiamano "traditori" i beoti !! - chi può, e i ricchi possono, se ne vanno. Restano gli altri, e si è tutti più poveri. Una genialata....
Lo spiega benissimo in suo articolo Davide Giacalone, che al pregio dell'intelligenza aggiunge quello della chiarezza, anche su temi economici
Buona Lettura
Tobin dei poveri
Da ieri il moralismo fiscale ha conquistato una dimensione
quasi continentale, con l’adesione di undici Paesi europei alla Tobin tax. Non
è un mal comune mezzo gaudio, ma un mal comune doppio danno. Tutto è sbagliato,
in quell’idea, a cominciare dal fatto che alcuni europei, e gli italiani fra
questi, hanno dovuto chinare il capo innanzi a un diktat, che in tedesco
significa “dettato”. I più entusiasti sono i francesi, il cui governo
socialista gode all’idea che si tassino le transazioni finanziarie, così
colpendo i ricchi. Fra breve si accorgeranno che, ove un simile disegno vada in
porto, le transazione disposte a farsi tassare saranno pochine, mentre a pagare
saranno i poveri. A spingere sono i tedeschi, che tanto si finanziano gratis,
grazie all’euro e agli spread.
Il progetto è quello di tassare allo 0,1% le transazioni
relative a azioni e obbligazioni, e allo 0,01 quelle dei derivati. Un piccolo
prelievo che, proiettato sull’enormità degli scambi quotidiani, darebbe un
grande gettito. Solo che lo proietteranno esclusivamente al cinema, perché
quelle transazioni saranno allocate fuori dall’area dell’arroganza fiscale. Se
il fantasma di James Tobin si presentasse ai governanti europei il rumore che
si sentirebbe non sarebbe quello delle catene trascinate, ma l’ululato di
rabbia per il modo in cui è stata distorta la sua idea. Supporre che i proventi
di quella tassazione possano servire ad alimentare la spesa pubblica o
diminuire i debiti di questo o quello Stato è non solo difforme dall’originale,
ma destinata a insuccesso. A dispetto della fregola tassatoria il mondo va dove
lo porta il portafogli. La regola è: i soldi soggiornano dove li si tratta
meglio.
I mercati finanziari spostano ricchezza per un volume pari a
70 volte il prodotto annuo mondiale. Pensateci: una follia. Nessuno chiede di
tornare all’epoca del baratto, scambiando mele contro uova. Ma neanche possiamo
restare in un mondo in cui si assume che un chilo di pere vale dieci milioni e
un uovo cinque, sicché scambiando un chilo contro due ovi si realizza una
transazione da venti milioni. Le cose si sono terribilmente complicate da
quando il globo è diventato piccino, il che è successo a partire dal giorno in
cui abbiamo smesso di farci la guerra e s’è diffusa la telematica. Due fatti
positivi. Bellissimi. Ma che possono essere utilizzati per farci del male.
Muovendo denari per 70 volte il pil mondiale, facendolo da
ogni dove e 24 ore al giorno, questa roba ha superato la fantasia della
Spectre, accumulando un potere largamente superiore, non imbrigliabile da
nessuno stato nazionale. A guidarla, poi, non c’è un Tizio che liscia il micio,
ma migliaia di Caio e Sempronio anonimi che se ne stanno dietro i computers, a
far da protesi umana del programma che guida acquisti e vendite. Nel 1795
Immanuel Kant scrisse della necessità del governo mondiale per porre fine alle
guerre, vivesse oggi proporrebbe la stessa cosa, ma per regolare la finanza.
L’idea di Tobin era tassare le transazioni a breve e in valuta
straniera, in modo da stabilizzare i mercati. Solo che è stata fatta nel 1972 e
si riferiva al mondo post Bretton Woods, quando Nixon liberò il dollaro
dall’essere la valuta stabile, cui gli altri avevano il dovere di riferirsi.
Quel mondo lì e il nostro non hanno nulla in comune. Ma, comunque, Tobin
pensava, correttamente, a un accordo globale, con proventi da mettere a
disposizione della comunità internazionale. Se si tassano le transazioni solo
in un’area del mondo si ottiene il risultato di vederle migrare da un’altra
parte, in virtù del principio che i soldi vanno dove rendono di più e sono meno
tassati. Cameron, che guida il Paese dove si trova la piazza di Londra, ha già
detto che non se ne parla nemmeno. Ma ove anche cedesse (e non lo farà) il risultato
non sarebbe maggiore gettito, ma più veloce transumanza dei quattrini, alla
ricerca di verdi pascoli.
Lo snaturamento di quell’idea viene venduto come se fosse
possibile tassare gli speculatori, i profittatori, i porcelli della finanza,
secondo un’iconografia cara ai fascisti, ai nazisti e ai comunisti. In realtà
si interviene fiscalmente in un momento in cui i tassi d’interesse su alcuni
debiti sovrani, come il nostro, sono troppo alti, quindi, alla fine, pagheranno
i poveri, che dovranno meglio remunerare gli investitori, anche per averli
voluti tassare. All’errore s’unisce la finzione: gli stessi Paesi che oggi
aderiscono continuano a farsi concorrenza fiscale fra di loro, e chi non ci
credesse vada a vedere quante aziende chiudono da noi e non riaprono in Cina,
ma in Austria o in Polonia.
Imbrigliare i mercati finanziari è necessario, ma gli
strumenti non possono che essere diversi e globali. Tutto questo per dire,
quindi, che i governanti europei sono miopi e piccini, affetti da statolatria
fiscocentrica, quindi destinati a prender sganassoni dagli statunitensi, che
esportano la loro crisi, e lezioni di mercato dagli asiatici, che importano i
nostri soldi. Speriamo il fantasma di Tobin (defunto nel 2002) visiti le loro
notti.
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