mercoledì 3 ottobre 2012

SCUOLA : VERAMENTE ESISTONO LE MENSE DI SERIE A e B ??



E' un articolo meno "ragionato" del solito quello che posto di Davide Giacalone. L'ho letto con attenzione, un paio di volte, e pur condividendo i singoli passaggi, nell'insieme c'è qualcosa che stona. Il "nostro" parte da due notizie : a) bambini della stessa scuola ma con mense "diverse" perché diversa è la rata pagata dai genitori (anzi, magari l'accesso a mensa proprio non c'è ) b) soppressione in Sicilia in varie scuole del trasporto Bus a scuola. Ovviamente, leggere queste cose nei giorni in cui le cronache sono piene di politici , anche di terza fila, come Fiorito, che viaggiano a botte di rimborsi spese per ristoranti e trasporti di decine e centinaia di migliaia di euro, il voltastomaco te lo fa venire. E fin qui.. Che i  soldi da noi versati per le tasse dovrebbero essere destinati proprio a fornire quei servizi ai nostri figli , mentre invece ci chiedono di pagare nuovamente perché i soldi non sono sufficienti. Ma è qui che c'è il corto circuito ! Sì perché io penso, e Giacalone lo pensa prima di me, che gliel'ho letto scrivere decine di volte, che il problema dei servizi carenti non è dato dal fatto che i politici rubano, che i burocrati sprecano e che gli evasori non pagano le tasse. Si certo, accade anche questo, eccome se accade. Però ci sta anche, e anzi economicamente parlando è questa la voce peggiore e il problema più grave, che i servizi che vogliamo sono TROPPI. Che lo Stato onnipresente e protettivo costa TROPPO. Giacalone fa degli esempi che riguardano i bambini, ed è ovvio che istintivamente siamo tutti d'accordo con lui. Però quando io e lui andavamo a scuola le mense proprio NON c'erano (non parliamo degli scuola bus). E siamo cresciuti lo stesso. Le nostre madri lavoravano mezza giornata, o se lavoravano di più erano aiutate dalle loro madri, le nostre nonne. Altri tempi ? Certo, adesso sono di più le donne che lavorano e con orari che spesso investono anche il pomeriggio. Il tempo pieno è una necessità NON educativa ma pratica delle famiglie lavoratrici. Giusto. E come si paga questo ? Con le tasse. Giusto. 
Questa catena di GIUSTO il mondo occidentale l'ha estesa all'infinito, perché tutto se vogliamo  lo è. Nel resto del mondo non se lo possono permettere ? E che ce frega ? Mica siamo il resto del mondo noi ! Ma nemmeno noi occidentali  ce lo possiamo permettere più così AMPIO, onnicomprensivo. E perché mai ? Basta eliminare corrotti , disonesti ed evasori e i soldi ci saranno ! MMMMM, signori, il problema del welfare, dello stato sociale da ridimensionare non  ce l'abbiamo solo noi italiani, gravati da tanti concittadini coi difetti segnalati, ma anche paesi come la Francia, la Gran Bretagna, la stessa ricca Germania !! La spesa pubblica troppo grande, la necessità di ridurla è un problema anche per LORO, più virtuosi (e ricchi) di noi.
Dunque, per carità, dagli al Fiorito, al Lusi, e, se saranno anche loro colpevoli, ai Penati, Errani, Vendola, Formigoni ecc. ecc. , eliminiamo ruberie e sprechi (in che modo? l'ha scritto anche Dacia Maraini, che non credevo ai miei occhi : meno soldi pubblici , meno ladri. Una post comunista l'ha scritto !!!!!!). 
E combattiamo l'evasione, magari lasciando respirare i poveracci (perché tra quelli che evadono ci sono tanti così ) e ponendoci per una volta seriamente il problema della drastica riduzione delle tasse.
Però quando avremo fatto tutto questo, ci accorgeremo che dovremo forse ancora decidere se la mensa ai nostri figli la pagheranno le nostre tasse o ci toccherà metterci ulteriormente le mani in tasca.
Detto ciò, l'immagine di due bambini che escono dalla stessa classe e si dirigono in due mense diverse, è veramente agghiacciante e stento a crederla.
DI seguito l'articolo di Giacalone

Pasteggiare a spesa pubblica


Mangiare e mettere in conto alla spesa pubblica è facile, se sei adulto, ben pasciuto ed eletto da qualche parte, risulta, invece, complicato se sei bimbo e vai a scuola. Essere trasportati a spese della collettività è un gioco da ragazzi, se solo accedi alla cassa di regioni che hanno rappresentanze diplomatiche in giro per il mondo (perché il nuovo titolo quinto della Costituzione, esempio preclaro di follia, assegna loro anche i rapporti internazionali), ma è molto difficile se si è dei ragazzi e la mattina si vuole andare a scuola. Nei giorni scorsi ho letto, con raccapriccio, due notizie: a. nelle scuole restano a digiuno, o hanno un menù più povero, i bimbi i cui genitori non pagano la retta; b. invocando il patto di stabilità alcune regioni, fra le quali la Sicilia, dicono di non potere pagare gli autobus per gli studenti. Sono due infamie, due truffe, due scandali, due vergogne.
Sono alieno da ogni forma di egualitarismo ideologico, interessandomi solo che a ciascuno sia offerta la corretta possibilità di dimostrarsi più bravo e meritevole di altri. Ma l’idea che due bambini, compagni di banco, si separino al momento di mangiare, andando verso piatti diversi, in ragione del fatto che la loro famiglia abbia pagato o meno la retta, mi da il voltastomaco. Anche perché ciò denota, oltre ad un selvatico decadere della decenza, un fraintendimento di fondo: non è che pago le tasse e poi, se mi serve qualche cosa, pago il servizio, è che, pagando le tasse, ho diritto a dei servizi. La mensa di quei bambini l’abbiamo già pagata tutti: i loro genitori, quelli che hanno figli a scuola e anche quelli che non hanno figli. Se poi altri si sono mangiati quei soldi, talché non ce ne sono per riempire la scodella dei pargoli, che li sputino fuori. Se l’appalto alle mense è dato in modo diseconomico (come fa a costare 30 euro a Catanzaro e 116 a Torino?) si vada a impedire il pasto di chi ha ordito la gara, non di chi va a scuola.
Il patto di stabilità europeo, vale a dire il vincolo alla spesa pubblica, comprende tutte le voci (e dovrebbero essere esclusi gli investimenti). Se qualcuno dice che non si possono pagare i trasporti, altrimenti si sfora, imbroglia: si sfora perché l’amministrazione non è capace, o non vuole, comprimere la spesa pubblica corrente. La scusa è sempre la stessa: tagliamo servizi perché la scuola è povera. Falso: per la scuola si spende tantissimo, sommando la spesa pubblica a quella privata, ma si spende male. Nei libri di testo si buttano fiumi di quattrini, laddove costerebbe la metà digitalizzare la didattica (a Roma si deve andare in libreria con il codice Iban, perché lo stesso testo scolastico ha diverse edizioni e versioni, utili solo a frammentare il mercato e impedire il riuso, il tutto a beneficio di quattro stampatori che ci vuole fantasia a chiamare “editori”). Le scuole senza mensa hanno spesso o bar interni o macchinette con bibite e merendine, ma mentre ai bar della Camera e del Senato i prezzi sono più bassi di quelli esterni, nelle scuole va di lusso se sono uguali (pur essendo i clienti obbligati a quel fornitore).
E mentre il Fondo Monetario Internazionale ci fa sapere che da noi si pagano troppe tasse (grazie, eravamo al corrente), da noi non si fa altro che colpevolizzare il contribuente, reo di non svenarsi con gioia per pagare una marea di roba inutilissima, quando non direttamente dannosa. Oltre a colpevolizzare il pagatore di tasse ora si colpevolizza anche il genitore che non paga la mensa del figlio, non mettendo in conto che se si tratta di un “furbo” (da noi si chiamano così gli stronzi) non è quello il modo per colpirlo, e se si tratta di una persona in difficoltà, ci si stupisce solo del fatto che, umiliato e offeso innanzi alla prole, non colpisca a casaccio chi gli capita a tiro.
Mense e trasporti, da noi già pagati e che ci chiedono di ripagare, nel mentre chi legifera e amministra si strafoga e viaggia nel lusso, sono la materiale dimostrazione di quanto quel mondo viva fuori dalla realtà. E nei giornali legga solo delle proprie feste, forse considerando indegno d’attenzione chi s’è ridotto a elemosinare i propri diritti.

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