I PM di Palermo , nel contrastare davanti alla Corte Costituzionali l'obiezione del Quirinale (per il quale sarebbero state lese prerogative di tutela che la Carta (art. 90) prevede a favore del Presidente della Repubblica ) , hanno carinamente parlato di "monarchia".
Deve trattarsi di un lapsus inconscio.
Se c'è una categoria che ha assunto tratti di potere, irresponsabilità, intoccabilità monarchiche è proprio quella dei magistrati.
Anche la recente sentenza della Corte che ha stabilito l'illegittimità costituzionale dei tagli di solidarietà agli stipendi dei vertici pubblici, tra cui ovviamente gli Alti Magistrati , suona assai male. Io non mi cimento in materie di così alto diritto, però che lo Stato decidesse, per i SUOI dirigenti, un taglio solidale in un momento come questo, non mi sembrava una ingiustizia. Il fatto che non riguardasse i privati forse dipenderà che quelli non è lo Stato a pagarli ?? Senza contare che un dirigente privato viene licenziato, uno statale MAI. Insomma , altre prerogative. I magistrati poi : inamovibili, con stipendi che salgono a scatti immancabili per anzianità, con rivalutazione ancorata a quella dei parlamentari...
Per garantirne "autonomia e indipendenza", scrivono i supremi custodi della Carta. E come la mettiamo con l'irresponsabilità ?
Al riguardo , sulla rivista Gli ALTRI, diretta dal bravo Pietro Sansonetti, uno di sinistra non dimentico delle battaglie di garantismo e riforma vera della giustizia, c'è un articolo denuncia sulla bruttissima vicenda dei risarcimenti per ingiusta detenzione. Siccome sono TANTI, che ti fa lo Stato italiano ? Mica mette un freno ai giudici dalla manetta facile...mica dà seguito ad un referendum popolare che aveva stabilito il principio della responsabilità civile dei magistrati...no, troppa paura delle toghe.
Non potendo agire dove sarebbe giusto e civile, resta il problema dei costi...ok, non siamo tenuti, come Stato, a risarcire i danni per accuse sconsiderate, per la diffamazione, per il discredito, per i costi della difesa...qui ce la caviamo. E' ingiusto ? chiessene frega, le leggi le facciamo noi.
Ma come si fa con l'ingiusta detenzione ? Quella ce l'impone l'Europa ....Ed ecco l'idea brillante !
Se il detenuto, assolto irrevocabilmente e definitivamente, in qualche modo ha, con atteggiamenti dolosi e/o colposi, favorito in qualche misura l'ERRORE degli inquirenti , e allora il carcere se lo tiene zitto e mosca...
MA si può ?!?!?!?!?!?!?
E chi lo stabilisce questo ? I giudici che devono così giudicare l'operato dei loro colleghi....(astrattamente sanzionabili dallo Stato che potrebbe rivalersi di quanto sborsato. Successo DUE VOLTE DUE !!! ) , col timore di creare precedenti a loro danno... Dovrebbe essere organizzato un organo TERZO, non in conflitto di interessi , quindi nemmeno lo STATO, destinato a pagare...ma un Collegio Arbitrale....
Non era più semplice e soprattutto GIUSTO stabilire che se uno è riconosciuto innocente con formula piena, come si diceva una volta, deve essere risarcito e BASTA ??? Come avviene nel resto d' EUROPA ??
Per sbaglio, su FB, avevo stabilito un'amicizia virtuale con un giudice pugliese. Durò poco, perché la categoria è molto permalosa, non ama essere criticata. Oltretutto, storicamente, non erano granché abituati. C'era soggezione ma anche rispetto per i giudici. Un tempo. Poi è cambiato.
Loro dicono che la delegittimazione è avvenuta con Berlusconi. Io dico prima.
Con la vena manettara, con le ingiustizie più "mediatizzate" (caso Tortora), e con la crescente evidenza che da potere di garanzia, quale è la Magistratura per Costituzione, sono diventati un potere politico, però NON eletto.
E quindi inamovibile e pure impunito.
Leggere le motivazioni riportate dai giudici milanesi per rigettare la richiesta di risarcimento per sei anni di carcere (SEI !!!) e provare mal di stomaco è tutt'uno. Loro dicono...applichiamo la norma. Quando gli pare a loro !!!!.
Sai se gli era contro come già stava davanti al Palazzo della Consulta "la Norma" ??
Però, a costo di munirvi di Malox, non potete non leggerlo !
Ingiusta detenzione, chi paga?
Il dogma dell’infallibilità del giudice
Soltanto un terzo delle richieste di risarcimento per
ingiusta detenzione trova soddisfazione.
È quanto emerge dagli ultimi dati
forniti dall’Eurispes e dall’Unione delle camere penali italiane. Su una media
di 2500 domande annuali (nel 2011 ne sono state presentate 2369) appena 800
vengono accolte. Il motivo è semplice e al tempo stesso sconcertante: l’Italia
è l’unico paese in Europa dove l’istituto della riparazione per ingiusta
detenzione è regolato da una clausola, inserita nel comma 1 dell’articolo 314
cpp, che esclude il risarcimento nei casi in cui il ricorrente «abbia dato o
concorso a darvi causa per dolo o colpa grave».
Secondo la norma per avere diritto al risarcimento non è
sufficiente avere dalla propria parte una sentenza d’assoluzione irrevocabile,
secondo una delle formule previste dal codice: il fatto non sussiste, oppure
non è stato commesso o non costituisce reato o non è previsto dalla legge come
tale. Non basta nemmeno che la giustizia abbia riconosciuto l’illegittimità
della misura cautelare. Chi ha ingiustamente subito il carcere deve dimostrare
di non aver tenuto un comportamento tale da aver tratto in inganno i magistrati
con atteggiamenti omissivi o perché non si è avvalso delle funzioni difensive,
che pure restano un diritto fondamentale della persona sottoposta a indagini o
imputata, ma anche sotto il profilo delle proprie frequentazioni.
Ciò vuol dire che le sentenze assolutorie non sono valutate
come tali ma sottoposte ad un nuovo processo che conduce ad esaminare e
giudicare sotto il profilo morale la personalità di chi è stato assolto,
introducendo un criterio discriminatorio che inanella una serie impressionante
di violazioni: dal ne bis in idem, all’invenzione di una sorta di quarto grado
di giudizio capace di resuscitare la colpa al di là di ogni assoluzione fino
all’inversione dell’onere della prova.
Nel giugno scorso, la quinta sezione penale della corte
d’appello di Milano ha rigettato l’istanza di risarcimento per ingiusta
detenzione di una persona assolta in via definitiva dopo aver trascorso 6 anni
nelle carceri speciali, sostenendo che «nessun diritto alla riparazione spetta
a chi, frequentando terroristi, o comunque soggetti appartenenti all’antagonismo
politico illegale, abbia colposamente creato l’apparenza di una situazione che
non poteva procurare l’intervento dell’Autorità giudiziaria. Poco importa, ai
fini che qui interessano, l’esito del giudizio penale. Occorre distinguere –
prosegue il collegio – l’operazione logica compiuta dal giudice del processo
penale da quella, diversa, del giudice della riparazione. La reciproca
autonomia dei due giudizi comporta che una medesima condotta possa essere
considerata, dal giudice della riparazione come contributo idoneo ad integrare
la causa ostativa del riconoscimento del diritto alla riparazione e, dal
giudice del processo penale, elemento non sufficiente ad affermare la
responsabilità penale».
I magistrati hanno teorizzato un doppio criterio di
giudizio: il primo sottoposto alle vigenti leggi processuali; il secondo che
riabilita la colpa tipologica e non si cura degli effetti legali
dell’assoluzione, che seppure elimina la colpa mantiene il sospetto e
soprattutto conserva la responsabilità. Siamo di fronte ad un perenne “diritto
del nemico” che trasforma in un accessorio a geometria variabile la presunzione
d’innocenza recepita dall’art. 27 della Costituzione. Chi viene assolto per
reati avvenuti in luoghi dove è presente la criminalità organizzata, diventa
responsabile del fatto di aver frequentato contesti che brulicano di
pregiudicati; chi è assolto da reati di eversione, se ha frequentato luoghi di
conflitto, recepito culture antagoniste, anticonformiste e irregolari secondo
la norma politico-morale dominante, è ritenuto responsabile di una corrività
ambientale che ha indotto la coscienza del giudice a sbagliare. È una colpa di
natura etico-morale quella che qui viene scovata e sanzionata con il mancato
risarcimento.
Non sfugge che attraverso questo dogma dell’infallibilità
assoluta del giudice, come fu per il concilio Vaticano I° che nel 1870
introdusse l’infallibilità ex cathedra del pontefice, si opera il passaggio
dalla filosofia del diritto alla teologia giudiziaria. Un’arrogante pretesa che
spiega l’errore ricorrendo all’alibi della “colpa apparente”, giustificata non
da una cattiva valutazione degli elementi probatori a carico o discarico ma
dalla doppiezza e dall’ambiguità della persona sottoposta a indagine o
giudizio, alla stregua del maligno che con le sue arti malefiche confonde e
trae il mondo in inganno. Sarebbe tempo di riportare la giustizia dalle sfere
della santità celeste ad una più terrestre dimensione profana.
E qui scatta un lungo, amarissimo applauso (colmo di rabbia ).
MANUEL SARNO
RispondiEliminaQuesta, purtroppo, e' giurisprudenza consolidata della V Corte di Milano. Tempo addietro per altrettanti anni di cautelare mi negarono la riparazione per le cattive frequentazioni dell'accusato...beh, avendo dimostrato che all'epoca dei fatti era detenuto (e si dovette arrivare fino all'appello, con una condanna a 19 anni in primo grado) è pacifico che le contiguità non fossero state con la crema della società...i problemi di cassa, credo, non siano estranei al rigore interpretativo
LODOVICA GIORGI
RispondiElimina....e i problemi della rivalsa...
MARCO SIRAGUSA
RispondiEliminaÈ una contraddizione logica: un diritto (quello al silenzio) diventa la ragione per negare un altro (quello ad essere ri-parati)
Avevo postato, sul sito di OK Notizie di Virgilio, il post di denuncia del negato indennizzo a 2/3 delle persone vittime di ingiusta carcerazione. E' un sito dove i lettori esprimono , come su FB, un ok o NO, e a volte lasciano dei commenti. Ebbene, ho visto che tre persone hanno votato "no" alla notizia, ma purtroppo non hanno lasciato nessun pensiero. Peccato, perché mi sarebbe piaciuto capire come una persona, degna di questo nome, possa essere favorevole ad un principio per il quale a una persona che sia stata riconosciuta INNOCENTE non spetti un risarcimento ( lo chiamano ipocritamente "indennizzo" ) per l'ingiusta detenzione che si è fatta. Forse approvano la norma vile e opportunista , esistente SOLO in ITALIA, che prevede un giudizio discrezionale, di "buona condotta". A persone così si può solo augurare : speriamo che la prossima volta tocchi a voi !
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