Io capisco chi vota SEL, e capisco anche chi vota Rifondazione Comunista. Non sono persone che la pensano come me, ovviamente, però capisco l'idea di una società di "UGUALI", dove il merito non conta o comunque è del tutto subordinato al principio che di debba essere tutti sullo stesso piano.
L'Uguaglianza dei punti di "arrivo" la chiamava Bobbio, distinguendo questa utopia, tipica della sinistra, da quella liberale dei punti di "partenza". Il marxiano " da ciascuno a secondo della sua capacità, a ciascuno secondo il suo bisogno". Ripeto, non sono i miei ideali, però comprendo che possono avere affascinato milioni di persone . Insomma si tratta di ideologie che hanno una storia, un passato e c'è chi ancora si batte per esse, nonostante le sconfitte subite. Io quelli che proprio non riesco a capire sono quelli che votano Di Pietro e il suo IDV. Ancora ancora 20 anni fa, con lui rappresentante di spicco del pool di Mani Pulite (e chissene se Borrelli voleva farlo buttare per le scale a calci se si fosse ripresentato in Procura dopo il celebre "lascio la toga") . Nessun programma se non il "piazza pulita dei corrotti". Ma per quello oggi c'è GRILLO, che è NUOVO , per il momento non ha nelle sue fila soggetti con guai vistosi con la giustizia, ma soprattutto non è chiacchierato proprio come il leader dell'Italia dei Valori !
Buon ultimo a contestare Tonino per l'eccesso di familismo e di "risparmio", arriva REPORT, della celebrata Gabanelli, che dopo il triste caso Maruccio, della vicepresidente della regione Liguria Marylin Fusco, i casi più recenti e noti di uomini dell'IDV costretti alle dimissioni, punta i riflettori sul gran capo. Non ne escono cose belle.
Nemmeno inedite, per chi legge ANCHE altri giornali. Ma ovvio che chi i quotidiani di destra li disprezza a priori, certe cose finisce per non saperle, finché che il Re è nudo non ti viene confermato anche dalla Gabanelli rossa, e allora tocca crederci...In fondo è un po' come il Gulag sovietico e i crimini stalinisti, finché non l'ha detto Krusciov...
E allora io, per tigna, non riporto il sunto di Report, pubblicato sul Corriere On Line, ma l'articolo di Paolo Bracalini , del Giornale, che a Di Pietro ha dedicato tempo e studio già in passato e che oggi ha pubblicato questo graffiante articolo.
Roma - Un conto è se le domande le fa il Giornale, un conto
se le fa Report. Allora, per Antonio Di Pietro, è difficile sottrarsi alla
«macchina del fango», ma quanta fatica poi davanti alla telecamera, che
nervosismo, la bocca s'impasta nei panni dell'interrogato.
La donazione della contessa Borletti (erede dell'impero
delle macchine per cucire «Borletti, punti perfetti»), usata in parte per la
politica, in parte per comprare immobili. Di Pietro non ricorda con precisione
la cifra ricevuta nel '95, eppure non sono spiccioli. «Credo 500 milioni di lire,
o 250 milioni, non ricordo». «Quasi un miliardo» precisa Report; «No no, no no»
replica Di Pietro. Cui la memoria fa però difetto, perché erano 954.317 milioni
di lire, poco meno di un miliardo, i soldi regalatigli dalla Borletti. Che poi
Di Pietro usa anche per comprare un appartamento. Un altro appartamento
personale, a Roma, viene ristrutturato coi soldi del partito. È troppo. «A voi
interessa più lo stuzzicadente della trave! Report realizza così il servizio
pubblico? Chiamatemi Maruccio» dice Di Pietro stizzito. Sì proprio quel
Maruccio, il suo fidato avvocato, non ancora indagato per peculato sui fondi
del gruppo Idv Lazio.Ma poi c'è l'elenco delle proprietà della famiglia Di
Pietro, così come periziata dal geometra D'Andrea. Un patrimonio notevolissimo,
accresciuto molto dal 2002
in poi, anni in cui crescono i figli, ma pure i rimborsi
elettorali per Idv, gestiti da tre sole persone: Di Pietro, la moglie e la
tesoriera on. Silvana Mura. «Per il periodo 2002/2009 la famiglia ha
incrementato notevolmente i volumi investiti acquistando beni per un valore
complessivo stimato di 3.840.272 euro». Nel dettaglio, in quegli otto anni il
leader Idv si intesta 8 nuove proprietà e ne vende 4; la Antocri Srl,
immobiliare di cui è unico socio, ne compra 4; la moglie Mazzoleni 6; la figlia
Anna se ne vede intestare 8; il figlio Giuseppe Antonio 7, il figlio Cristiano,
ora consigliere regionale in Molise, 3. «In tutto 36 nuove unità immobiliari di
varia tipologia acquisite dal 2002 al 2009 dalla famiglia».
Quante case, quanti
soldi, ma quanti problemi con le presunte mele marce del cesto. L'ex capogruppo
dipietrista Paolo Nanni è indagato (peculato) per l'uso di circa 450mila della
Regione Emilia Romagna. Un vortice di cene (a volte simultanee, decine di
migliaia di euro ogni anno), spese di rappresentanza, noleggi di auto, soldi a
tv locali, convegni che si sospetta non essere mai stati fatti, anche se
indicati come giustificativi delle spese, quelle sì fatte. Spesso, tra i
relatori, c'erano anche parlamentari, tra cui anche la tesoriera Mura. Come nel
convegno del marzo 2006 su «Il ritorno ai grandi valori della costituzione
repubblicana», enfatico titolo per una più godereccia location: l'Antica
trattoria del Cacciatore a Bologna. I pm stanno riscontrando che a volte i
convegni in trattoria coincidevano con i compleanni in casa Nanni, dove moglie
e figlia festeggiano lo stesso giorno. Alla trattoria del Cacciatore, ad
esempio, il convegno concomitante coi due compleanni viene annullato, la cena
no: 2mila euro il conto. Sempre in date prossime con le ricorrenze ci sarebbero
anche spese per mazzi di fiori. Lui si difende temerariamente: anche la figlia
e la moglie lavoravano per l'Idv, quindi niente di strano se alle «cene di
partito» ci fossero anche loro. Peccato che «la distribuzione familistica degli
incarichi» è proprio una delle accuse che riguardano i cinque anni di Nanni in
Regione. In un video del 2009 rintracciabile su Youtube l'ex capo dei giovani
Idv di Bologna, Gian Lorenzo Spisso, pone una domanda via chat a Di Pietro,
allora suo capo: «Cosa sa di Nanni? Ricandidato in Regione nonostante gli
scarsissimi risultati e la distribuzione familistica degli incarichi!?». Di
Pietro risponde difendendo il futuro indagato Nanni, dicendosi «molto
orgoglioso» di averlo nell'Idv: «È una persona per bene, io Nanni me lo tengo
stretto» (per dire poi, dopo l'inchiesta giudiziaria, che «Di Nanni è piena
l'Italia»). Dunque era informato di stranezze? «Alla tesoriera Mura avevamo
provato a raccontare quel che stava succedendo, inutilmente» racconta Spisso,
ora uscito dall'Idv (che su Twitter rilancia con l'hashtag#italiadeivoraci).
«Con Di Pietro non riuscii mai a parlare, perciò fui costretto a scrivergli
pubblicamente in quella chat con Zoro» su Excite tv. Messo in guardia, Di Pietro
decise comunque di fidarsi, come per Maruccio. Anche qui, Di Pietro poteva non
sapere.
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