Mi domando cosa avrà spinto Gianfranco Fini ad andare ai funerali di Rauti. Io non stimo l'uomo, troppo trasformista e opportunista per i miei gusti. Magari non era così dall'inizio, non avrebbe scelto una strada in salita come il partito post fascista della fiamma tricolore nell'Italia degli anni 70, il periodo in cui iniziò la sua milizia politica a tempo pieno, se puntava solo a far carriera. Né Almirante, che era uomo discutibile quanto si vuole ma dalla schiena assolutamente dritta (quando morì Berlinguer, Almirante andò alla Camera ardente per salutarlo e pregare. Nessuno osò fermarlo, anzi Pajetta, accortosi che era in fila, lo accompagnò direttamente al capezzale) e di sicuro acume, lo avrebbe scelto come suo delfino. Evidentemente dentro a quel giovane da un eloquio meno affascinante di quello del maestro ma comunque chiaro e fluente, da una intelligenza pronta e tattica (pure troppo), aveva pensato ci fosse anche la tensione ideale del Capo. Si sbagliava, e forse ebbe anche il tempo di accorgersene.
No, quello che mi chiedo è perché da Rauti. Non poteva non sapere che sarebbe stato trattato come un traditore e non per il suo recente passato, che gli è valso il biasimo e il dileggio dei più, ma per quello che fece ALLORA, a quella gente che credeva nel fascismo sociale, popolare, terzista. Idee fuori del mondo, d'accordo. Però queste erano quelle di Rauti e della poca gente che era rimasto attorno a lui.
Fini non poteva essere gradito, tollerato. E infatti non lo è stato.
L'uomo può essere poco piacevole, però non è stupido.
Quindi perché ?
Ecco la notizia di cronaca riportata dal Corriere On Line
Fini contestato al funerale di Rauti
Fischi, boati e sputi contro il presidente della Camera al
suo ingresso nella Basilica di San Marco a Roma
Si è conclusa nella basilica di San Marco la cerimonia
funebre dell'ex leader del Movimento sociale italiano e intellettuale della
destra Pino Rauti morto mercoledì nella capitale. All'uscita del feretro in
piazza San Marco centinaia di militanti hanno gridato «camerata Pino Rauti
presente» per tre volte. Il carro funebre si è allontanato tra qualche saluto
romano e slogan come «Boia chi molla è il grido di battaglia».
I funerali di Pino Rauti tra i saluti romani
LA CONTESTAZIONE - Durissima contestazione al presidente
della Camera, Gianfranco Fini, al suo arrivo nella Basilica di San Marco a
Roma. All'arrivo di Fini, sia fuori dalla Chiesa che all'interno è esploso un
boato di «buu», «vattene» e «fuori, fuori». E perfino qualche sputo
all'indirizzo del presidente.
CERIMONIA SOSPESA - Fortissimi i fischi da parte dei
partecipanti (oltre alle grida di «traditore» e «buffoni» e perfino «Badoglio»)
alla cerimonia che è stata anche sospesa. Dopo qualche minuto è stata la figlia
di Rauti a prendere la parola mentre il parroco officiava il rito, e a chiedere
il silenzio dei partecipanti. Il presidente ha lasciato poi la chiesa dall'uscita
posteriore, scortato da una guardia del corpo, a metà della cerimonia, subito
dopo l'omelia funebre.
LE REAZIONI - E sulle urla e gli sputi al presidente della
Camera si è espresso l'ex ministro e parlamentare del PdL Gianfranco Rotondi:
«Ridurre il ricordo di Rauti al folklore dei saluti romani è una provocazione
che proviene da chi non ha avuto il privilegio di ascoltare i suoi discorsi e
leggere i suoi scritti».
LA CERIMONIA - A prendere la parola per un ricordo di Pino
Rauti, dopo la cerimonia religiosa e prima del ricordo di Isabella Rauti, è
stato l'ex direttore del Secolo Gennaro Malgieri e il figlio del sindaco e
Isabella, Manfredi, che ha letto dei passi dai 'Canti pisanì di Ezra Pound. Nel
suo intervento la figlia dell'ex segretario del Movimento sociale ha precisato
che la decisione di allestire la camera ardente in via della Scrofa è stata
presa in quanto quella «era prima di tutto la sede del Movimento sociale». Fra
gli altri intervenuti al funerale Alfredo Mantovano, Roberta Angelilli, Andrea
Ronchi, Mario Landolfi, Marco Marsilio.
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