domenica 11 novembre 2012

GLI IMPROBABILI PARAGONI TRA ROMNEY E BERLUSCONI




Trovo interessante l'operazione logica fatta ieri da Antonio Polito nell'editoriale del Corsera. In pratica prende spunto dalle elezioni americane - in questi giorni lo fanno TUTTI, come se i due paesi fossero uguali, ma vabbè... - per dare dei "suggerimenti" ad Alfano, immaginato come alfiere del nuovo centro destra, non dimenticando di sottolineare spunti più propriamente destinati al Cavaliere.
L'articolo risulta vivace e facile da leggere, come sempre con Polito, ma non sempre condivisibile, anche per l'annotazione già fatta : per gli USA l'Italia sono un paese assai lontano....E non è che gli uomini di Obama, nonostante l'apparente feeling tra il presidente e Monti (più in funzione anti Merkel credo ) , ci citino come modello...anzi , anche per loro siamo l'esempio negativo, la fine da NON fare. Con ricette diverse, ma la conclusione resta : come l'ITALIA NO.
Detto questo, la lezione americana è che si deve occupare bene il centro (non proprio una novità...),  e Romney, che pure era il candidato più moderato della destra americana ( Polito anche lo ricorda), ha però sostenuto posizioni troppo radicali in materia di welfare e di diritti civili e questo gli sarebbe costato.
Non condivido quest'analisi. Non che sia inverosimile, infondata. Però mi sembra più centrata quella di Mario Calabresi di qualche giorno fa, che metteva l'accento piuttosto sulla modifica della mappa etnico demografica degli USA. I Bianchi sono ancora la maggioranza relativa degli americani (ancora per poco, tra pochi decenni saranno superati ) , ma le minoranze afro, asiatiche e latinos sono cresciute molto e il loro voto è compatto per i democratici, da cui si sentono più protetti. Questo è il problema con cui il GOP deve fare i conti. E paradossalmente, in un periodo di recessione, il Presidente uscente,  pure responsabile, almeno temporalmente, dell'economia in difficoltà, stavolta non paga pegno perché COMUNQUE si presenta come più "protettivo". Il "ragazzi rimboccatevi le maniche, abbiate fiducia in voi stessi " funziona molto meno del "abbiate fiducia ancora in me, datemi più tempo i IO risolverò i vostri problemi". Quale dei due atteggiamenti è più adulto ? Quale quello più semplice e più comodo (almeno nella promessa ) ?
Infatti vince il secondo.
Berlusconi ai tempi vinse perché faceva promesse che PIACEVANO alla maggior parte delle persone : più libertà, meno burocrazia e meno tasse. Anche oggi uno che si presentasse con QUESTO programma, e fosse credibile, avrebbe tantissimi voti. Ma non c'è. E in più , con tassi di disoccupazione crescenti e consolidata precarietà del lavoro esistente, l'attenzione di tanti, che ieri credevano nel centro destra, si è concentrata sul LAVORO. E quindi le chimere di un lavoro INTOCCABILE, PER SEMPRE, tornano ad avere un appeal molto forte. In entrambi i casi, i SOGNI funzionano sempre nelle campagne elettorali, a dispetto della "radicalità". Diverso se invece i programmi restano per lo più realistici (come dovrebbe essere peraltro)   e questo negli  USA è accaduto in misura sufficiente in quanto nessuno si è sentito di promettere la bacchetta magica, l'uscita dalla crisi senza sacrifici. Ed ecco dunque che la "protezione" dei democratici suona comunque meglio del "diamoci da fare" dei repubblicani. Specie sulle minoranze descritte, che votando compatte (mentre tra i bianchi il GOP ha sì una netta maggioranza, ma non oltre il 60% ) hanno determinato il risultato finale. RESTA che al Congresso, i repubblicani hanno confermato la loro maggioranza, il che smentisce anche l'assunto di un'America che vira nettamente a Sinistra. Anzi, quel risultato conferma la divisione verticale che si sta realizzando anche negli USA (brutta cosa) e da questo punto di vista, oltre al citato fattore etnico - demografico ci sta anche il fattore Carisma. E in questo, Obama, per quanto ingrigito (in tutti i sensi) risulta senz'altro più leader di Romney.
Comunque, ecco l'articolo di Polito
Buona Lettura


LEZIONI AMERICANE
L'estremismo che non paga


Nel suo meritorio tentativo di far sopravvivere il Pdl alla fine del berlusconismo, Alfano potrebbe segnalare al riluttante Cavaliere qualche lezione americana, appena appresa dalla sconfitta di Romney. Berlusconi, che ha costruito prima le sue tv e poi la sua politica sul modello americano, dovrebbe capire.
La prima lezione è che l'estremismo non rende più. Per questo l' establishment del Partito repubblicano aveva scelto un candidato centrista. Ma per vincere le primarie Romney ha dovuto prendersi sulle spalle tutti i radicalismi della destra; e questo è stato il suo più forte handicap, che gli è rimasto appiccicato addosso nonostante una tardiva svolta moderata. La riforma dell'assistenza sanitaria di Medicare, proposta dal suo vice Paul Ryan, ha spaventato gli elettori anziani; la faccia feroce sull'immigrazione ha spaventato gli elettori ispanici; l'impegno a licenziare Ben Bernanke, il Presidente della Fed, ha spaventato tutti. Quattro anni fa vinse la «speranza» di Obama, stavolta ha vinto la «paura» della Destra. «I Repubblicani sono diventati un partito di Torquemada», ha scritto l' Economist . E se l'ondata dei «Tea Party» ha perso la sua spinta propulsiva intellettuale e politica in America, è difficile che un «partito delle amazzoni» possa resuscitarla in Italia.
La seconda lezione è che la crisi economica si è inghiottita tutte le culture war e i conflitti etici che sembravano essere diventati il contenuto stesso della battaglia politica moderna. La conversione anti-abortista di Romney, che da governatore del Massachusetts era invece pro-choice , non ha portato voti. L'azzardo di Obama, che si è dichiarato favorevole alle nozze gay, non gli ha tolto voti. Nel generale disincanto, i vescovi cattolici si sono trovati schierati con un mormone, ma gli elettori hanno votato pensando al portafoglio. Il bipolarismo etico sembra in declino perfino nella sua terra d'origine.
La terza lezione è che non basta rinfacciare al governo un'economia stagnante per vincere le elezioni. Dalla Grande Depressione in poi mai nessun presidente era sopravvissuto a un primo mandato concluso con una disoccupazione così alta e una crescita così anemica. Se Obama c'è riuscito, nonostante i modesti risultati e la grande delusione, è perché gli americani gli hanno riconosciuto di aver fermato il Paese sull'orlo del baratro e gli hanno concesso una seconda chance. È probabile che chi volesse condurre da noi un'analoga battaglia elettorale contro Monti, attribuendo a lui la recessione, risulterebbe altrettanto poco credibile presso gli elettori moderati, soprattutto se faceva il premier o il ministro del Tesoro fino a un anno fa.
La quarta lezione è che l'irresponsabilità fiscale non paga. Perfino in America, dove c'è una Banca centrale che può stampare moneta come piace a Berlusconi e lanciare banconote dagli elicotteri, si avvicina il baratro del fiscal cliff . Il debito non può crescere ad libitum per sempre, nel mondo reale nessuno ti rimette i debiti (questa lezione vale anche per i neo-keynesiani del Pd). Si deve dunque ridurre il deficit; non si può farlo solo con più tasse sui ricchi, ma non si può farlo nemmeno solo con tagli alla spesa sociale per i poveri. La Destra non è stata considerata credibile su questo punto in America, dove pure ha una tradizione di successo in economia; meglio non provarci in Italia dove questa tradizione, per usare un eufemismo, non c'è.
Se Alfano snocciolasse davvero queste 4 lezioni americane a un Berlusconi ancora convinto che basti un suo clone per risolvere il problema, potrebbe sentirsi rispondere più o meno così: ma Romney ha perso proprio perché non aveva il carisma e la personalità di un capo; dunque, caro Alfano, cura te ipsum . È un'obiezione efficace, con un forte contenuto di verità. Alla quale il segretario del Pdl potrebbe però replicare con la quinta lezione americana: la sconfitta di Romney dimostra anche che i miliardari non vanno più di moda, soprattutto se cambiano idea ogni giorno. Con i tempi che corrono, i capitani d'industria possono al massimo aiutare a vincere le elezioni, come Marchionne con Obama, se fanno bene il loro lavoro e danno lavoro. Ma è altamente improbabile che un altro Berlusconi, giovane gelataio o attempato billionaire che sia, possa ripetere il suo miracolo politico.

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