sabato 16 febbraio 2013

GRILLO E LA GOVERNABILITA' DEL PARLAMENTO PROSSIMO VENTURO

 

Trovo molto interessante la riflessione contenuta nell'editoriale odierno del Corriere della Sera , scritta da Michele Ainis (esperto di diritto costituzionale ) su uno scenario CERTO del prossimo parlamento, finora sottovalutato.
Vale a dire la concreta possibilità che Grillo porti un centinaio di "guastatori"in Parlamento. Giustamente, ricorda l'opinionista, non esiste solo la possibilità che al Senato non si formi una maggioranza (anzi, è quasi certo che la Sinistra, pur confermandosi prevalente, avrà bisogno di Monti per superare quota 158 , e forse nemmeno in questo caso...), ma c'è la CERTEZZA che alla Camera, dove pure grazie al Porcellum (per anni vituperato ma alla fine apprezzato e conservato ) una maggioranza, anche con un terzo dei voti si otterrà, ci sarà un'opposizione che si preannuncia niente affatto docile e tanto meno ortodossa.
Sarà il caso, conclude Ainis, che qualche patto si faccia con Grillo perché se 4 radicali, ai tempi, riuscivano a fare ostruzionismo, figuriamoci 100 eletti allo scopo di rovesciare i tavoli della politica "cattiva" (rappresentata dai partiti di sempre).
Certo, sulla disciplina del truppone Grillino i dubbi sono grandi...Quanti, entrati in Parlamento grazie al voto di protesta, una volta dentro scopriranno "senso di responsabilità e di governo"? In altre parole, cambieranno casacca ?
Staremo a vedere, però il problema è concreto e Bersani credo lo sappia.
Buona Lettura

L'INCUBO DELLE CAMERE BLOCCATE

Il regno di Amleto

Il miglior regalo per i prossimi parlamentari? Un vaccino antinfluenzale. Guai ad ammalarsi, infatti, ed anzi guai a distrarsi, con i numeri che si profilano al Senato. Dove tutto lascia immaginare un revival del 2006, quando Prodi governava (si fa per dire) sorreggendosi al bastone dei senatori a vita. O del 1994, quando Scognamiglio strappò a Spadolini la presidenza di palazzo Madama per un solo voto (e il governo Berlusconi durò 8 mesi appena).
Ma nel 2013 c'è il rischio di scavare una doppia trincea: alla Camera, oltre che al Senato. Perché lì il premio garantisce, è vero, una super-maggioranza a chi vince le elezioni; però non gli assicura affatto il controllo dell'attività legislativa. Non quando l'Aula venga presidiata da una super-minoranza, come quella che sta per imbucarvi Grillo. Non se quest'ultima rifiuti ogni stretta di mano, minacciando viceversa il calcio in bocca più letale: l'ostruzionismo. Nel 1976 la Camera venne sequestrata da una pattuglia di quattro radicali; figurarsi cosa potranno combinare un centinaio di deputati del Movimento Cinque Stelle, senza contare gli uomini di Ingroia, ammesso che raggiungano il quorum.
Intendiamoci: l'ostruzionismo non è un crimine. Viene permesso dalle regole, benché le stiri come un elastico fino al punto di rottura. Fu allevato nella culla della democrazia parlamentare: negli Usa fin dal 1841, in Inghilterra dal 1877, per mano della «brigata irlandese», che rivendicava l'autonomia dell'isola. E qui in Italia ha servito non di rado buone cause, come il filibustering praticato nel 1899 contro le misure liberticide del governo Pelloux. Altre cattive, come l'ostruzionismo contro l'adesione al Patto Atlantico (1949) o contro la riforma regionale (1967). Ma le cause per lo più sono opinabili, perché la politica è il regno di Amleto, è un rompicapo dove manca la risposta.
Contano allora gli strumenti, le tecniche parlamentari. Curioso: in origine l'ostruzionismo mirava a sveltire le discussioni, accompagnando gli oratori troppo prolissi con un saluto collettivo di sbadigli, scalpiccii, clamori. In seguito s'avvalse viceversa di maratone oratorie per bloccare questa o quella decisione, e ancora si cita il record di Marco Boato (18 ore filate nel 1981, guadagnandosi l'epiteto di «vescica di ferro»). Poi i regolamenti parlamentari hanno posto un limite di tempo agli interventi, ma restano praticabili altre strategie: emendamenti a pioggia, continue richieste di verifica del numero legale, raffiche di votazioni per appello nominale. Sicché il nuovo Parlamento ben difficilmente emulerà le imprese del vecchio, che ha saputo battezzare alcune leggi in una settimana (sui referendum nel 2009, il salva-liste nel 2010, la manovra del 2011). Anche perché la bozza Quagliariello-Zanda, che avrebbe accelerato l' iter legis , non è mai uscita dal suo bozzolo. Tanto per cambiare.
Ma l'ostruzionismo cambia eccome, se a condurlo è una legione, invece d'un drappello di soldati. Perché a quel punto può sparare l'arma atomica: il ritiro della truppa. Facendo mancare il numero legale, e impedendo perciò ogni deliberazione. Chiunque vinca, farà bene a metterci subito rimedio. Come? Con la politica che s'usa in ogni condominio. Concedendo qualche posto al sole agli avversari, anziché accaparrarsi fino all'ultima presidenza di commissione. Varando finalmente uno statuto dell'opposizione, di cui si parla a vanvera da un decennio almeno. Evitando l'abuso dei voti di fiducia, il muro contro muro. O la legislatura s'aprirà con una tregua, o conteremo i morti sul campo di battaglia.





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