Contradditoriamente, un Blog di nome Camerlengo non si è occupato dell'elezione del nuovo Papa.
In realtà, chi mi legge sa che l'autore è un laico, sostanzialmente agnostico. Peraltro sono un invidioso ammiratore di chi è toccato dalla Fede religiosa in modo positivo. Laddove per positivo intendo uno status personale, interiore, in primo luogo, e il proselitismo , se praticato, deve passare per le vie della persuasione e dell'amore. Il tutto immerso nel rispetto e nella tolleranza reciproci.
Questa è la mia posizione. Detesto quindi le frange radicali dei clericali, dei fanatici, così come quelle dei mangia preti, feroci anticlericalisti. Siccome mi capita più spesso , da laico, di avere a che fare coi secondi che coi primi, registro con soddisfazione fenomeni di gioiosa partecipazione come quelli andati in onda l'altra sera, prima e durante la comunicazione della nomina del nuovo Papa.
Piazza San Pietro e Via della Conciliazione erano gremiti , e le inquadrature mostravano gente sorridente, emozionata, famiglie con bambini. Bello, anche per uno come me. Sconcertante, e peggio, per coloro che vedono nella Chiesa Cattolica il ricettacolo di moltissimi mali.
La nostra è una società ormai prevalentemente secolarizzata, alla stregua dell'Occidente, ancorché in misura minore rispetto al Nord Europa. I cristiani, e i cattolici, sono in diminuzione in questa parte del mondo da cui pure la parola di Cristo prese le mosse per affermarsi nel pianeta, mentre crescono invece i fedeli in Africa e in Asia.
A tuttoggi , come ho più volte ricordato, la religione fondata su Cristo è ancora la più diffusa : oltre due miliardi di fedeli (di cui la metà cattolici, mezzo miliardo di protestanti, quasi 300 milioni di ortodossi).
L'Islam, l'altra grande religione monoteista, ha un miliardo e mezzo di credenti (divisi , anche sanguinosamente a volte, tra Sunniti, comunque la grande maggioranza, Sciiti e Kharigiti ) , gli Ebrei sono "solo" 14 milioni, mentre l'Induismo ha un miliardo di fedeli. Il Confucianesimo e il Taoismo, incentrati in Cina, arrivano a 800 milioni di seguaci circa. mentre il Buddismo ne ha oltre mezzo miliardo.
Insomma. i Cristiani, ancora oggi, con un'Europa sempre più atea o agnostica, e la crescente islamizzazione, è ancora la religione più diffusa, riguardando un terzo della popolazione mondiale.
Il Papa è il Capo spirituale di oltre un miliardo di Cattolici.
Tanta roba, di cui io non sono in grado di parlare, ma che mi infonde rispetto. Magari critico a volte.
Ma rispetto.
Credo sia la stessa posizione di uno dei miei opinionisti preferiti, Davide Giacalone, che scrive così
Cimento papale
L’insediarsi di una nuova guida della cattolicità è
questione che può sollecitare le riflessioni di un laico. Chiarendo che in
questa autodefinizione c’è un margine d’equivoco: nelle altre lingue il “laico”
è colui il quale non è prete, o non appartiene a un determinato ordine, ed è
così anche in italiano (si pensi al “laicato cattolico” o ai “laici” del
Consiglio superiore della magistratura, così intendendosi i non magistrati). Da
noi ha anche un significato politico: quanti hanno convinzioni politiche che
non si richiamano all’insegnamento della chiesa. Cosa largamente imprecisa, che
ha origine storica, visto che il nostro è l’unico Paese che ha il Vaticano nel
suo seno e nel quale il potere temporale dei papi è stato, a lungo, dominio
effettivo. Quando si parla di fede, invece, si dovrebbe dire “non credenti”, o
“atei”. Fine della premessa, chiedo scusa.
Se si guarda la composizione del conclave, con riferimento
alla provenienza geografica, si coglie la natura europea, e in essa la
prevalenza italiana della cattolicità. I cardinali non europei sono larga
minoranza. Se da questi si sottraggono quelli di discendenza europea, ne
restano ben pochi. Al contrario di quel che è stato detto e scritto, Jorge
Mario Bergoglio non è il primo papa non europeo. A parte il primo, ve ne furono
altri provenienti dalla Palestina e tre dall’Africa, ma sempre durante la
dominazione romana, quindi europeizzati. In ogni caso, l’ultimo papa non
europeo (Gregorio III), morì nel 741. Di tempo ne è passato parecchio.
Bergoglio è il primo che arriva dal Sud America, ma è anche quasi italiano,
quindi quasi europeo. E’ il primo che prende il nome Francesco (a proposito: il
Vaticano ha dato l’annuncio scritto chiamandolo Francesco I e nell’elenco dei
papi si trova l’ordinale anche per quanti non ebbero un secondo, ciò non toglie
che si può chiamarlo solo Francesco), ma non è un francescano, bensì un
gesuita. Il primo gesuita, il che non è cosa di poco conto per la storia e per
gli equilibri vaticani. Tante primazie, anche dove non reali, segnano una
speranza dei fedeli: che, pur nella continuità, il suo pontificato segni una
rottura. Con cosa? Con quanto ha affondato il pontificato del predecessore,
quindi dalla corruzione di certi costumi sessuali agli intrighi legati allo
Ior, la banca vaticana.
Sebbene senza entrare nelle questioni di fede, però, ritengo
che sia altro il banco di prova, altra la partita su cui sarà giudicato, in
futuro: l’interpretazione della religiosità nella società secolarizzata. Joseph
Ratzinger affrontò la questione con potenza teologica, affermando (riassumo
rozzamente) che si deve al cristianesimo la valorizzazione dell’individualità,
quindi la radice delle culture moderne, illuminismo compreso. Il che lo portò
ad uno scontro con l’islam, dopo che il suo predecessore, Karol Wojtyla, che fu
capo di grande potenza politica e storica, aveva invece promosso giornate di
preghiera comune, fra le religioni monoteiste. E’ un po’ come se a Bergoglio si
chieda, ora, di affrontare il problema con potenza umana. E non è affatto
semplice.
L’occidente, come ogni altra parte del mondo sviluppata e
affrancata dalla superstizione, non rinuncia alla secolarizzazione, che porta
con sé libertà di pensiero e costumi. La chiesa cattolica conosce benissimo
questo problema, tanto che si pone il problema di riammettere alla comunione i
divorziati e pratica un’educazione alla famiglia che ha da tempo cancellato
anche la sola ipotesi che i rapporti sessuali seguano e non precedano il
matrimonio. Non sono questioni di cui si possa sorridere (come qualcuno, lo so,
sta già facendo), supponendo che siano frutto di eccessiva rigidità dottrinale
o di irriverente irrisione della fede. E già il fatto che il sintomo possa
rivelare cose opposte, la dice lunga. Sono questioni rilevanti perché il nostro
mondo, di cui la cristianità è così importante parte, è insidiato da
fondamentalismi religiosi.
Per quel che riguarda tutte le fedi, islam compreso, non è lecito
assimilare i fedeli tutti ai fondamentalisti. Non è lecito attribuire a tutti i
cattolici il fanatismo dell’inquisizione (e il nuovo papa è gesuita), benché
l’inquisizione sia parte della storia cattolica. Non è lecito assegnare a tutti
gli islamici il fanatismo assassino di chi si suicida pur di portare la morte
fra gli infedeli. Eppure quei pazzi sono dei fedeli. Ecco il cimento: tenere in
vita la fede, per chi crede, senza considerare che la verità interiorizzata
consenta sopraffazione degli altri. Per gli stati laici, cioè tutti quelli
civili, è normale. Per la chiesa è la sfida di muoversi fra un relativismo che
l’annichilirebbe e un assolutismo che la porterebbe fuori dalla storia. Gli
scandali passano, e quelli che permangono sonno essi stessi parte della storia,
ma questo dilemma è la frontiera che attende Bergoglio
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